ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 13 ottobre 2016

L'inascoltata


Fatima in una visione d'insieme
  
Cristianità n. 17-18 (1976) e Cristianità n. 301-302 (2000) (*)



                                                  


Presupposti e lineamenti generali delle apparizioni

Primo presupposto: il dogma della comunione dei santi

1. Per capire l’insieme di visioni e di comunicazioni, di cui furono favoriti Lucia, Francesco [1908-1919] e Giacinta [1910-1920], bisogna aver presente, anzitutto, la dottrina cattolica sulla comunione dei santi. Le preghiere e i meriti di una persona possono andare a beneficio di un’altra. Così, le preghiere, i sacrifici e l’olocausto della vita stessa, offerti dai tre bambini, soprattutto dopo esser stati spiritualmente beneficiati dalle apparizioni della Regina di Tutti i Santi, è logico che potessero servire a un gran numero di anime e perfino a nazioni intere. Quindi, la Madonna è venuta a sollecitare ai tre preghiere e sacrifici. A Giacinta e a Francesco ha chiesto anche l’olocausto della vita, come vittime espiatorie per i peccati degli uomini. A Lucia ha chiesto di restare in questo mondo per compiere una missione di cui poi parleremo.

Rispedirà al mittente o li kommissaria tutti?

AMORIS LAETITIA. 5.000 ADESIONI IN POCHI GIORNI ALLA DICHIARAZIONE DI FEDELTÀ ALL’INSEGNAMENTO IMMUTABILE SUL MATRIMONIO.
Sta assumendo proporzioni inattese l’adesione alla Dichiarazione di Fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio, e alla sua disciplina ininterrotta. I promotori della Dichiarazione,l’Associazione Supplica Filiale (al Santo Padre) fanno saper che fino a questo momento si sono registrate oltre cinquemila adesioni alla Dichiarazione, che conta fra i primi firmatari i i cardinali Carlo Cafarra, Raymond Burke e Janis Pujats.

Disonora la madre

UN NUOVO RITO IN CHIESA PER CELEBRARE LE NOZZE GAY. L’ULTIMA IDEA DEL VESCOVO DI ANVERSA

Mons. Bonny: "Basta applicare a tutti lo stesso modello". In passato aveva chiesto di archiviare l'Humanae vitae
Mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa
Roma. A un anno dalla conclusione del Sinodo ordinario sulla famiglia e a pochi mesi dal documento che ne ha tirato le conclusioni – l’esortazione Amoris laetitia – nella variegata chiesa europea c’è chi propone una propria interpretazione – che va ben al di là delle determinazioni sinodali – della nuova prassi che si dovrebbe applicare a quelle “situazioni nuove” (per usare una formulazione assai udita tra i padri nell’ultimo biennio di confronto voluto dal Papa) presenti nella società.
Il vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny, ha proposto di creare “un rito alternativo” che consenta la benedizione delle coppie omosessuali, dei divorziati risposati e dei conviventi. Nel suo ultimo libro, Puis-je? Merci. Désolé (Posso? Grazie. Mi spiace), pubblicato in Belgio martedì scorso, il presule sostiene la necessità di uscire dagli schemi consueti, di smetterla di “applicare a tutti lo stesso modello” e di aprirsi alla “evoluzione in una varietà di rituali in cui si possa riconoscere il rapporto d’amore tra omosessuali, anche dal punto di vista della chiesa e della fede”. Il volume è pensato come una serie di interrogativi posti ragionando sullo stato della fede nel mondo contepornaeo. Domande che però già contengono le risposte e ribadiscono la linea che il vescovo di Anversa aveva già esplicitato più volte.
ARTICOLI CORRELATI  Cassare l'Humanae Vitae non basta, ora il vescovo Bonny vuole il sì alle nozze gay  Il Papa: "La teoria gender è una guerra mondiale contro il matrimonio"  La teologia col forcone del vescovo di Anversa contro Paolo VI e Wojtyla
In un’intervista concessa al quotidiano De Morgen, alla fine del 2014 e cioè poco dopo la conclusione del primo Sinodo, Bonny era netto: “La chiesa deve riconoscere la relazionalità presente nelle coppie formate da persone dello stesso sesso”, aggiungendo che “troppe persone sono state escluse per troppo tempo”. Basta, insomma, con “i traumi” dovuti alla “discriminazione”.
Da abbattere, sosteneva, era “il dogma della chiesa” che conferisce l’esclusività alla relazione tra uomo e donna, e questo perché “i valori intrinseci sono per me più importanti della mera questione istituzionale. L’etica cristiana si basa su relazioni durature dove esclusività, fedeltà e cura per l’altro sono centrali”. Nel libro, mons. Bonny conversa con il teologo Roger Burggraeve e con il giornalista Ilse Van Halst, ribadendo che “non possiamo continuare a dire che non ci sono altre forme di amore diverse dal matrimonio omosessuale. Lo stesso amore che troviamo in un uomo e una donna che vivono insieme lo troviamo in gay e lesbiche”.
Quanto ai divorziati risposati, e nonostante quanto esplicitato in Amoris laetitia, Bonny è favorevole alla benedizione della seconda relazione anche perché “la chiesa ortodossa già da molto tempo ha la pratica di confermare una nuova relazione per ragioni di misericordia, che consente di ritrovare un posto nella comunità”. Soluzione, quella ortodossa, che il Sinodo ha però negato, osservando che – disse il relatore generale, il cardinale Péter Erdo – “non può essere valutata giustamente usando solo l’apparato concettuale sviluppatosi in occidente nel secondo millennio”. Il vescovo di Anversa, poche settimane prima dell’apertura dell’assemblea straordinaria sulla famiglia (ottobre 2014) aveva mandato in stampa un documento plurilingue da lui redatto in qualità di vescovo dell’Europa occidentale in cui domandava di superare il contenuto della Humanae vitae di Paolo VI dal momento che il Papa “andò contro il parere della commissione di esperti da lui stesso nominata, della commissione di cardinali e vescovi che avevano lavorato su questo tema, della grande maggioranza dei teologi morali, dei medici e degli scienziati, delle famiglie cattoliche”.
Una posizione che va oltre anche le parole del Papa che, solo una settimana fa, ribadiva che un conto è l’accoglienza di tutti nella chiesa e un altro è l’avallare la teoria del gender. Inoltre, diceva lo scorso gennaio nel discorso alla Rota Romana, “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. La famiglia “fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo – aggiungeva – appartiene al sogno di Dio e della sua chiesa per la salvezza dell’umanità”.
di Matteo Matzuzzi | 12 Ottobre 2016 ore 18:52


Il vescovo di Sulmona-Valva ultima vittima del “gender diktat”

Il gender diktat ha fatto una nuova vittima illustre. E’ ora infatti il turno del vescovo di Sulmona-Valvadon Angelo Spina, il quale si trova, suo malgrado, al centro di una furiosa polemica a causa di alcune sue dichiarazioni “politically uncorrect,” rilasciate in un’intervista apparsa sul sito web “La Fede Quotidiana”.

L’INTERVISTA “INCRIMINATA”

L’unica colpa del vescovo molisano è stata quella di aver espresso le proprie considerazioni, anche in virtù del suo ruolo di pastore della Chiesa cattolica, riguardo l’indiscutibile profonda crisi nella quale versa oggi l’istituto della famiglia.
Interrogato a tale riguardo, don Spina ha puntato il dito contro due responsabili principali:
«Direi che i problemi sono due e interagiscono. Politica e clima culturale ostile remano contro la famiglia naturale fatta da uomo e donna. Partiamo dalla politica. Penso che non le attribuisca la cura che merita. In quanto al clima culturale è negativo e spesso addirittura ostile».
In particolare, ciò che ha fatto sobbalzare i paladini del verbo LGBT sono state le sue parole di denuncia nei confronti dell’asfissiante clima culturale odierno, monopolizzato da una potente e danaruta lobby,interessata ad imporre il proprio diktat ideologico con il decisivo supporto di media e stampa compiacenti:
«Oggi il mondo è impregnato da una ideologia che spaccia per diritti quelli che in realtà sono arbitrio. La stessa politica in Italia ne ha dato prova correndo per approvare la legge sulle unioni civili che certamente non erano la priorità, ma sono figlie di potenti e ricche lobby. Io non discuto i diritti individuali, ma non è possibile accostare come è stato fatto, la famiglia naturale composta da uomo e donna aperti alla vita con altri tipi di unione. Spiacevolmente anche la stampa e i media spesso danno una pessima informazione, orientata a far credere che tutto sia lecito e permesso nel nome di una falsa libertà».
Parole evidentemente scomode e troppo “forti” per la comunitàLGBT+ che non ha perso tempo a scagliarsi contro don Spina, capitanata dalla stessa parlamentare PD Monica Cirinnà, che ha subito commentato così, sulla sua pagina Facebook, le esternazioni del Vescovo:
“Giorni fa ho fatto due assemblee nella sua diocesi, sale gremite da chi vuole il rispetto dell’art. 3 Cost., è uguaglianza non libero arbitrio”.
L’onorevole Cirinnà, che si vanta di aver riempito due sale in Molise per fare propaganda riguardo la legge da lei voluta sulle “unioni civili”, farebbe bene a sapere e a raccontare anche che l’intera provincia di Campobasso detiene il primato nazionale di non aver chiestonemmeno una unione da quando la legge è entrata in vigore.

SOLIDARIETÀ DAI PROPRI FEDELI

In mezzo a tale pesante clima di persecuzione mediatica, monsignor Spina ha ricevuto l’appoggio e la solidarietà dei propri fedeli della concattedrale di San Bartolomeo a Bojano dove don Angelo è popolare ed amatissimo. I cittadini del piccolo comune molisano stanno utilizzando la rete Internet per cercare di far sentire il più possibile la propria voce in difesa del loro pastore attaccato ingiustamente.
Di seguito riportiamo uno dei numerosi messaggi di sostegno apparsi in rete :
“Il Vescovo di Sulmona-Valva, mons. Angelo Spina sta subendo, in queste ore, un feroce attacco mediatico ad opera di UAAR, truppe cammellate LGBT e Cirinná solo per aver ribadito il valore della famiglia naturale e tradizionale! Sosteniamolo!”.

L’UNICA VERITA? NESSUNA VERITA’

Il vergognoso attacco che sta subendo il vescovo di Sulmona-Valvarivela ancora una volta il carattere totalitario ed intollerante dell’odierno diktat etico. La dittatura LGBT+ arriva addirittura a pretendere che le proprie folli idee siano propagate ed imposte urbi et orbi con il silenzio/assenso della stessa Chiesa cattolica.
Si assiste così ad curioso e già visto paradosso, per il quale, la Cirinnà e i sostenitori di ogni tipologia di diritto, in nome del principio di non-discriminazione, negano ai rappresentanti cattolici il diritto a professare il proprio credo religioso.
Un’evidente e macroscopica contraddizione che mette in luce come ilclima culturale odierno, opportunamente condannato da don Angelo Spina, sia quello di non poter proclamare alcuna verità al di fuori dell’unica verità accettata e praticabile: il non avere nessuna verità.

Rodolfo de Mattei

https://www.osservatoriogender.it/il-vescovo-di-sulmona-valva-ultima-vittima-del-gender-diktat/
La dignità di Tobia e la bomba nella morale cattolica
di Claudio Crescimanno 12-10-2016
Vendola, il compagno e il piccolo Tobia
Nel disperato tentativo in atto ormai da tempo, ad ogni livello, di normalizzare tutto ciò che riguarda il mondo gay, non poteva non fare notizia, debitamente riferita con la giusta dose di simpatia da tutti i media, il battesimo del piccolo Tobia, il bambino che i notiziari e i giornali dicono, pudicamente, essere nato otto mesi fa in America, ma che meglio si dovrebbe dire essere stato otto mesi fa strappato dalla madre e consegnato al suo padre biologico, Eddy Testa, e relativo “compagno”, Nichi Vendola, per diventare il “figlio” di due uomini, privato definitivamente di una mamma.
Il rito è avvenuto in un piccolo paese sul confine tra Lazio e Campania, come richiesto dai due omo-pseudo-genitori.
A commento del fatto ci sono anche le parole di parroco e vescovo del luogo, che dietro al laconico comunicato sembrano trattenere a fatica il compiacimento per questo gesto che manifesta una Chiesa doverosamente “aperta”, “in-dialogo”, “non-discriminante” e via dicendo.
Il parroco dichiara tranquillamente ai giornali che i genitori hanno fatto il regolare percorso di preparazione. Ora, si dovrebbe capire a chi si riferisce. Prima possibilità: con la parola genitori ci si riferisce all’uomo da cui proviene il seme e alla donna che lo ha portato in grembo e partorito: è evidente che non si tratta di questo, visto che la donna in questione si trova di la dall’Altantico; seconda possibilità: i genitori sono la coppia che lo ha adottato (ammesso che un bambino che ha ancora entrambi i genitori biologici al mondo abbia bisogno di adozione): ma non può essere nemmeno questo, visto che né la legge canonica né, per ora, quella italiana permettono l’adozione di un bambino da parte di due uomini. Dunque, ammesso che si parli di loro, a che titolo il signor Vendola e il signor Testa hanno fatto questo percorso di preparazione?
Non pago, il parroco aggiunge che i padrini scelti dalla coppia sono persone di fede. Benissimo. Ora, è noto che il compito primario dei padrini è aiutare i genitori o, nel caso di inadempienza, sostituirli nell’assicurare l’educazione cristiana del bambino. Quindi possiamo legittimamente aspettarci che, consapevoli del loro compito, tra qualche anno cominceranno con bel garbo a spiegare al piccolo Tobia che i due uomini che lo crescono vivono una vita incompatibile con le esigenze della fede in cui lui è stato battezzato?!
Il vescovo aggiunge a questo l’immancabile riferimento a Papa Francesco, senza per altro precisare dove e quando il Pontefice abbia detto che due persone dello stesso sesso siano genitori, e che la Chiesa li possa considerare garanti dell’educazione cristiana di un bambino.
Ecco allora alcune precisazioni.
È evidente che la Chiesa e ogni cristiano, non può che gioire del fatto che un bambino riceva il battesimo e diventi così Figlio di Dio ed erede della vita eterna. Ed è per questo che la legge canonica non pone che condizioni minimali alla celebrazione di questo sacramento. 
In linea con questo, noi non possiamo che rallegrarci del battesimo del piccolo Tobia, divenuto ora cristiano, e sperare con tutto il cuore che le condizioni basilari ci fossero, così che per il presente, ma soprattutto per il futuro, questo nuovo cristiano possa crescere e vivere secondo l’incommensurabile dignità che ha ricevuto.
Dinanzi a questa vicenda restano, infatti, due interrogativi, uno riguardante il presente e uno il futuro; uno legato alla risonanza che può avere ciò che è accaduto in quella parrocchia del basso Lazio, e uno riguardante il futuro di questo bambino. 
Il primo interrogativo è questo, e lo abbiamo già accennato: quando nelle formule che il sacerdote pronuncia durante il rito di questo sacramento, più volte, ci si riferisce ai “genitori” in questo caso chi rispondeva? I già citati signori Vendola e Testa? Questo sarebbe gravissimo e fuorviante! Significherebbe che durante un’azione liturgica della Chiesa si riconosce esplicitamente che due persone dello stesso sesso sono genitori e costituiscono una famiglia; e dato che lex orandi est lex credendi, cioè che la liturgia della Chiesa esprime e condiziona la sua fede, compiere un atto del genere significherebbe mettere una bomba nel fondamento di tutta la morale cattolica.
Il secondo interrogativo riguarda il futuro del bambino, e anche questo lo abbiamo già accennato: che speranza realistica ci può essere che il piccolo Tobia venga davvero cresciuto da cristiano? Possiamo sperare, tutti noi ma soprattutto chi si è assunto le responsabilità del caso, che le persone che circondano questo bambino lo educhino a comprendere la bellezza, il valore, la verità assoluta di tutto, tutto, ciò che insegna la divina Rivelazione e che si compendia nel Catechismo della Chiesa Cattolica, nella fede e nella morale?
Come si vede, la questione va ben al di là del fatto singolo, se non come apripista di un problema che si può facilmente prevedere diventerà sempre più grande.

ANCORA SU VENDOLA E IL BATTESIMO SHOW DEL PICCOLO TOBIA. COSA AVREBBE DOVUTO FARE IL PARROCO


Visto che più di qualcuno mi ha chiesto cosa pensi io della vicenda “battesimo-del-figlio-dell’amico-di-Vendola-comprato-in-America”, e sorvolando sulla questione preliminare del perché-a-qualcuno-importi-quello-che-penso-io, provo a dare qui una risposta.
Questione preliminare è quella canonica, non perché il diritto sia tutto (anzi), ma perché senza quei riferimenti non sappiamo di che stiamo parlando, come si dà in effetti il caso per molti che pure prendono la parola in materia. L’assioma pare essere “il battesimo non si può negare”. È un dogma che si impone anche nelle facoltà teologiche, e con una qualche ragione di fondo: se non si dicesse così, il seminarista sempliciotto e disattento, diventato prete, comincerebbe ad atteggiarsi a «giudice in terra del bene e del male», dando il via a una serie di complicazioni che tutti preferiamo evitare.
Ma veniamo al Can. 843 - §1: I ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano ben disposti e non ne abbiano dal diritto la proibizione di riceverli.
Il “non possono” è dunque molto ben circostanziato e condizionato. A cosa si riferisca il canone con quelle tre condizioni (ma soprattutto con le prime due: la terza è fin troppo ovvia) lo aveva spiegato tre anni prima una Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede (una volta tanto, non c’entra Ratzinger: porta la firma di Šeper, e del resto era ancora il 1980). L’istruzione si chiama “Pastoralis actio” e ne riporto di seguito due numeri (30 e 31):
«30. Potrebbe capitare che si rivolgano ai parroci dei genitori poco credenti e praticanti solo occasionalmente, o anche non cristiani, i quali per motivi degni di considerazione chiedono il battesimo per il loro bambino. In questo caso si cercherà, con un colloquio perspicace e pieno di comprensione, di suscitare il loro interesse per il sacramento che chiedono e di richiamarli alla responsabilità che si assumono. La Chiesa, infatti, non può venire incontro al desiderio di questi genitori, se essi non danno la garanzia che, una volta battezzato, il bambino riceverà l’educazione cattolica richiesta dal sacramento; essa deve avere la fondata speranza che il battesimo porterà i suoi frutti (40). Se le garanzie offerte — ad esempio la scelta di padrini e madrine che si prenderanno seria cura del bambino, o l’aiuto della comunità dei fedeli — sono sufficienti, il sacerdote non potrà rifiutarsi di amministrare senza indugio il battesimo, come nel caso dei bambini di famiglie cristiane. Ma se le garanzie sono insufficienti, sarà prudente differire il battesimo; tuttavia i parroci dovranno mantenersi in contatto con i genitori, in modo da ottenere da essi, per quanto è possibile, le condizioni richieste da parte loro per la celebrazione del sacramento. Se poi non fosse possibile neppure questa soluzione, si potrebbe proporre, come ultimo tentativo, l’iscrizione del bambino in vista di un catecumenato, all’epoca della scolarità.
31. Le presenti norme, già promulgate ed entrate in vigore (41), richiedono alcuni chiarimenti. Deve essere chiaro, anzitutto, che il rifiuto del battesimo, non è una forma di pressione. Del resto non si deve parlare di rifiuto, né tanto meno di discriminazione, ma di un rinvio di natura pedagogica, che tende, secondo i casi, a far progredire la famiglia nella fede o a renderla più cosciente delle proprie responsabilità. Quanto alle garanzie, si deve ritenere che ogni assicurazione che offra una fondata speranza circa l’educazione cristiana dei bambini merita di essere giudicata sufficiente. L’eventuale iscrizione in vista di un futuro catecumenato non deve essere accompagnata da un apposito rito, che potrebbe essere considerato come l’equivalente del sacramento stesso. Deve essere chiaro, inoltre, che tale iscrizione non è veramente un ingresso nel catecumenato e che i bambini così iscritti non sono da considerarsi catecumeni con tutte le prerogative proprie di quello stato. Essi dovranno essere presentati, in seguito, ad un catecumenato adeguato alla loro età. A questo proposito, si deve precisare che l’esistenza di un Rituale per i bambini giunti all’età della catechesi, nell’Ordo initiationis christianae adultorum (42), non significa affatto che la Chiesa preferisca o consideri come normale il rinvio del battesimo a quella età. Infine, in quelle regioni in cui le famiglie poco credenti o non cristiane costituiscono la maggioranza della popolazione, al punto da giustificare da parte delle Conferenze Episcopali l’introduzione di una pastorale d’insieme che prevede un intervallo più lungo di quello stabilito dalla legge generale prima della celebrazione del battesimo (43), le famiglie cristiane che vi dimorano conservano integro il loro diritto di far battezzare prima i loro bambini. In questo caso si amministrerà, dunque, il battesimo, come desidera la Chiesa e come meritano la fede e la generosità di quelle famiglie».
Questa è la dottrina cattolica, la sana e prudente prassi della Chiesa che niente di buono vuole negare a qualcuno e ogni scandalo vuole risparmiare a tutti. Il resto sono chiacchiere da bar, buone ultime quelle di Moia martedì su Avvenire, perché – e qui si giunge sul piano teologico-sacramentale – i sacramenti non sono biglietti che dànno accesso al Paradiso, sono strumenti che appesantiscono la colpa se non vengono usati adeguatamente: non siamo protestanti e sappiamo che il sacramento vale ex opere operato, ma se con ciò vogliamo affermare che solo per questo non necessitino di fede non siamo neanche cattolici – stiamo vagheggiando di magia. Qualcuno obietterà: «Tanto se trovi un prete che ti fa questo discorso basta bussare ad altre porte fino a trovarne uno accomodante». Vero, ma dipende sempre da quello che stai cercando: se vai dal prete eretico il battesimo vale lo stesso, ma se chiedi il battesimo per ciò che è e che significa, sarà meglio ottenerlo con tutti i crismi, o sarà più “giudizio di condanna” che “rimedio e difesa dell’anima e del corpo”.
E qui arriviamo al punto: «Che cercate?» In estrema sintesi, se io fossi stato il prete a cui si fossero rivolti i due ladri di bambini, di primo acchito non avrei visto alcuna condizione per l’amministrazione del battesimo; ma se alla fine i due mi avessero convinto, avrei almeno posto come condizione (sine qua non!) dell’azione liturgica la massima discrezione mediatica. È cosa pienamente fattibile: non hanno problemi a criptare e secretare tutto quando si tratta di soldi, non vedo perché sia impossibile battezzare un bambino senza che tutta Italia venga a saperlo. Abbiamo forse saputo che ha mangiato ieri sera, Tobia? Se suo padre e il di lui complice nel sottrarlo alla madre non sono disposti a questo, non ho il minimo appunto per credere alla loro buona fede. E a quel punto sono costretto a pensare che il prete e il vescovo siano due coglioni (ah, su queste cose è comunque meglio essere coglioni che in malafede).
La malafede, invece, la vedo cubitale nella filigrana di certi corsivi di certi quotidiani cattolici, in cui spira forte la cortigianeria, quell’attitudine a non scontentare il potente anche (e soprattutto!) quando non si capisce bene che cosa voglia di preciso, il potente. Di loro scrisse il poeta dicendo il suo “Addio” «a chi […] sceglie a caso, / nell’inclinamento del momento, / curando però sempre di riempirsi la pancia». Allora si fiuta l’ultima frase comprensibile che gira per l’aria e si imbastiscono esercizî di retorica, appunti dialettici, sponde e attacchi, finalizzati a nient’altro che a dare prova al padrone di essere segugî affidabili. E me ne scusino i segugî, i quali davvero tengono molto più alle carezze del padrone che alla pancia piena.
Questo è quello che penso, se a qualcuno interessa. Non credo sia una posizione immisericordiosa, e se forse è ruvida non lo è meno giustamente del giudizio di Salomone. Rimando invece nettamente al mittente, cioè al corsivo di Luciano Moia, l’accusa di essere “fuori bersaglio” quando sostengo questa tesi: fuori bersaglio è piuttosto la sua tiratina d’incenso, perché qui si parla di utero in affitto e lui ciancia di omosessualità (si porta meglio in società, vero, ma non c’entra lo stesso). In ultima analisi, il rilievo mediatico che la celebrazione ha avuto – e di certo io non c’ero, in quella chiesa – desta vivo il sospetto che il lavacro lustrale sia stato voluto e ottenuto dai due signori di cui sopra più per loro stessi, e per sfregiare l’ambiguità e l’imbecillità di certi contesti ecclesiali, che per il povero innocente di cui hanno fatto spettacolo. «Accedit verbum ad elementum – diceva sant’Ambrogio – et fit sacramentum». Se fosse bastato l’opus operatum anche le mani di Pilato sarebbero risultate pulite. 

Disonora il Padre°

La lettera di una coppia gay a Papa Francesco:" Siamo una famiglia per la Chiesa?"

Insieme da 52 anni, grazie alla legge Cirinnà lo scorso agosto sono convolati a nozze, ma a Gianni e Franco non basta, hanno bisogno di essere accolti anche dalla Chiesa

Che cosa vuol dire famiglia? Se lo chiedono Gianni e Franco, rispettivamente 83 e 79 anni, una tra le prime coppie omossessuali unite civilmente in Italia.
O meglio lo chiedono a Papa Francesco in una lettera pubblicata su La Stampa: " Le domando Santità, dopo aver vissuto per 52 anni con il mio compagno, dopo esserci scambiati amore e sostegno, dopo aver condotto una vita a due, seguendo i canoni di correttezza ed onestà verso gli altri, siamo una famiglia?".
La lettera recapitata al Convitto Santa Marta e destinata al pontefice è scritta a mano in un linguaggio semplice ma efficace, volto non a fare del sarcasmo ma a cercare di trovare una soluzione ad un problema che affligge migliaia di coppie gay che si trovano nella stessa situazione: "Da oggi, come tratterà il clero noi coppia unita civilmente? Siamo anziani, fra non molto ci presenteremo in Chiesa per l’ultima Benedizione. Saremo accolti o respinti?", recita la raccomandata.

95 bis?: Bingo!



In visita a Roma mille evangelici e cattolici provenienti dalla Germania


Una settimana di visite e incontri nella capitale all’insegna dell’ecumenismo
“Con Lutero dal papa”: questo il motto di un “pellegrinaggio ecumenico” di mille tedeschi, evangelici e cattolici, in questi giorni in visita a Roma. Iniziata il 10 ottobre scorso, la “gita” organizzata in vista del Cinquecentenario della Riforma protestante, culminerà con un’udienza dal papa, oggi 13 ottobre, durante la quale la delegazione interconfessionale si farà promotrice di 95 “nuove” tesi per il movimento ecumenico.

“Nulla avviene per caso”


Sforziamoci di farci santi


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In risposta a quanti stanno alimentando un clima scandalistico per demonizzare la figura di Padre Stefano Maria Manelli, alzando la voce come strilloni per vendere giornali, pubblichiamo l’ennesima testimonianza firmata.
Sono una persona molto devota della Madonna del Buon Consiglio che si venera nel suo santuario omonimo, in località Piano della Croce di Frigento, dove ho avuto modo di conoscere la comunità dei Frati Francescani dell’Immacolata.

De muris ad intra

«Parlano di ponti e nella Chiesa mettono i muri»Monsignor Negri, arcivescovo di Ferrara, reagisce al dossier sul fondamentalismo cattolico pubblicato dalla rivista "La Nuova Europa": «È uno schema di comodo, senza contenuti culturali, da cui però vengono tirate conseguenze assolutamente scorrette». «Si vadano a riprendere il discorso di don Giussani alla Dc lombarda nel 1987, quello di "meno stato, più società". È fondamentalismo anche questo?».


«Un disagio fortissimo, quasi uno sgomento». La voce al telefono di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, esprime benissimo il sentimento che cerca di esternare. Ma cos’è che provoca questo disagio a monsignor Negri? La lettura di un corposo dossier dedicato al fondamentalismo cattolico, pubblicato da “La Nuova Europa”, periodico emanazione di Russia Cristiana.

Eh sì, avete letto bene: in questa Europa dove l’allarme terrorismo islamico è praticamente quotidiano e dove può anche capitare che un prete venga sgozzato durante la messa, per qualche intellettuale la vera emergenza è il fondamentalismo cattolico.

Curriculum Laetitie


papa-cupichCupich, prossimo cardinale: su Amoris laetitia la penso come i vescovi argentini e il Papa


L’arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, è una delle nomine a cardinale più rilevanti tra quelle comunicate domenica da Papa Francesco in vista del concistoro del prossimo 19 novembre. E’ rilevante sotto molti aspetti: è una figura di vescovo particolarmente apprezzata dal Papa che lo ha nominato alla guida della diocesi che fu del cardinale George; è un vescovo degli Stati Uniti che propone una pastorale diversa rispetto a quella ritenuta da “guerrieri culturali” di altri suoi confratelli; e, quindi, incarna al meglio il discorso che lo stesso Bergoglio fece ai vescovi americani nel corso della sua visita negli Usa del 2015.

mercoledì 12 ottobre 2016

Porta inferi

Video: Angelina Jolie ammette di aver partecipato ad un sacrificio rituale della loggia

ANGELINA JOLIE SATANIC MASONIC RITUAL

1° Star, occultismo e patti col diavolo-  2° Angelina Jolie e il sacrificio rituale-  3° La carriera della Jolie decolla-  4° Caritatevole matriarca dal cuore d’oro- 5° Shiloh, la figlia di Brangelina al servizio di un esperimento inumano- 6° Sangue, becchini e coltelli le ossessioni della Jolie


La soluzione del problema non sta nel matrimonio dei preti.

La pedofilia nel clero, una crisi morale e dottrinale

(di Roberto de Mattei) Il quotidiano Il Tempo di Roma, diretto da Gian Marco Chiocci ha pubblicato, l’8 ottobre, un’ampia inchiesta dedicata alla diffusione della pedofilia nel clero italiano. Un triste fenomeno che vede finora 130 sacerdoti condannati e 100 sotto processo. Per sradicare il fenomeno, ha dichiarato don Nicola Bux, in un’intervista allo stesso quotidiano, «bisognerebbe avere il coraggio di dire che la pedofilia è connessa all’omosessualità. Tutti lo negano, ma gli studi e gli esperti affermano che è così». Riportiamo l’editoriale di Roberto de Mattei apparso su Il Tempo, con il titolo Crisi morale e dottrinale. 

Uno strappo , e daje..!

Papa Francesco e i transessuali. Le obiezioni di Spaemann jr
Spaemann
In un precedente post del 3 ottobre, Settimo Cielo ha pubblicato tal quale, come uscito dalla bocca di papa Francesco, il racconto da lui fatto in aereo, nel volo di ritorno dall'Azerbaijan a Roma, della vicenda di un transessuale spagnolo al quale aveva dato calorosa udienza in Vaticano assieme alla "sua sposa".
Il racconto fatto dal papa non coincide del tutto con quello reso noto dallo stesso transessuale, Diego Neria Lejarraga, nei giorni della sua udienza in Vaticano, avvenuta il 24 gennaio 2015. Nella riscrittura papale alcuni particolari sono spinti al limite della caricatura, al fine di caldeggiare non solo la piena accoglienza nella Chiesa di persone con una simile storia, ma anche, se "sposate", a dare loro l'assoluzione e la comunione, legittimando di fatto le loro convivenze.

Collaborazionisti

I vescovi italiani che collaborano all’ autodemolizione

(di Cristina Siccardi) La svendita della Fede è un fatto contemporaneo ormai conclamato. L’autolesionismo teologico-ecclesiastico-pastorale, dal Concilio Vaticano II in poi, ha condotto ad un’autodemolizione, per usare l’espressione di Paolo VI (Discorso ai membri del Pontificio Seminario Lombardo, 7 dicembre 1968), senza precedenti nella Storia della Chiesa.

Qualche cosa di peggio

UN GRAVE EQUIVOCO

C’è un grave equivoco in agguato fra il Vangelo e il mondo. Redenzione e misericordia del Signore, umanesimo cristiano, Lutero e cattive interpretazioni del dialogo interreligioso: alcuni autentici spropositi teologici 
di Francesco Lamendola  



  
C’è un grave equivoco in agguato – diciamo equivoco, per quelli che sono in buona fede; ma è qualche cosa di peggio, per altri – secondo il quale non vi sarebbe alcuna problematicità, alcuna dicotomia, e tanto meno una qualche opposizione, fra il Vangelo e il mondo.
Secondo questi cattolici incredibilmente ottimisti - ma forse non sono veri cattolici, bensì dei modernisti, cioè il contrario di quel che deve essere un cattolico – il mondo, in sé e per sé, sarebbe fondamentalmente buono; quindi, Gesù si sarebbe incarnato per confermare, più che portare, la pace agli uomini. Infatti, in un mondo fondamentalmente buono, che bisogno c’è della Redenzione? Tutti si salvano, il peccato diventa una quisquilia, e il Diavolo, un babau per i bambini di un tempo passato; a quel punto, non si capisce bene cosa Gesù sia venuto a fare sulla terra, se non a confermare le buone disposizioni e i buoni proponimenti degli esseri umani.

Fly theology

IL TEATRINO APOCALITTICO SULL'AEREOPLANO (di Piero Nicola)

 Dobbiamo ricordare che negli ultimi tempi "vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo" (Mt. 24, 15), e che "sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore , se possibile, anche gli eletti" (Mt. 24, 24)? Sarà comunque logico che l'Anticristo, presente in ogni tempo (II Tes. 2, 7 - I Gv. 2, 18; 4, 3), debba essere abile ingannatore. Ma dove sta oggi l'inganno peggiore?
  E allora quale meraviglia se il provato scaltro e falso maestro rilascia ai giornalisti una verità, utile a lui e alla sua dottrina?

Fra eretici ci s'intende

Domenica 26 giugno 2016, un giornalista tedesco, nella conferenza stampa sull'aereo che riportava Papa Francesco in Italia dopo la prima tappa del suo Pellegrinaggio caucasico (Armenia), fece al Santo Padre questa domanda:  Lei oggi ha parlato dei doni condivisi delle Chiese, insieme. Visto che Lei andrà – fra quattro mesi – a Lund per commemorare il 500° anniversario della Riforma, io penso che forse questo è il momento giusto anche per non ricordare solo le ferite da entrambe le parti, ma anche per riconoscere i doni della Riforma, e forse anche – e questa è una domanda eretica – per annullare o ritirare la scomunica di Martin Lutero o di una qualsiasi riabilitazione. Grazie.

Poi si legge il foglietto..

Tu chiamale, se vuoi, coincidenze…

Coincidenze? Per alcuni è comodo definirle così.
Alcune agenzie di stampa hanno riportato la notizia che un violento fulmine è caduto sulla Cupola di Piazza San Pietro la mattina del 7 ottobre, giorno dedicato alla Beata Vergine del Santo Rosario. Era già accaduto un tale fatto (quel fulmine fu persino fotografato [foto in alto]), sempre durante una festa mariana, quando l’11 febbraio del 2013 (giorno dedicato a Nostra Signora di Lourdes), il papa Benedetto XVI annunciò al mondo intero la sua decisione di rinunciare al pontificato. La rinuncia di un romano pontefice è un drammatico e tragico evento per la Chiesa cattolica. Vorremmo far notare che, il 6 ottobre, papa Francesco ha firmato un’aberrante dichiarazione congiunta con l’arcivescovo anglicano di Canterbury. Coincidenze? È probabile che, in Vaticano, abbiano “liquidato” la faccenda in questo modo.

martedì 11 ottobre 2016

La luce esiste e da qualche parte, indubbiamente risplende

GESU' LUCE DEL MONDO

Qual è la luce che l’uomo cerca, di cui ha nostalgia, e senza la quale sente di non poter vivere degnamente la propria vita? C’è un passo del Vangelo in cui questa vera luce si rivela agli uomini da Gesù Cristo stesso 
di Francesco Lamendola  




Gli uomini sono al buio delle cose, diceva Francesco Guicciardini nei Ricordi, specialmente riferendosi ai pensatori e ai teologi che cercano di scandagliare la realtà invisibile; e diceva bene, perché l’uomo, da se stesso, non è capace di rischiarar quel buio, non sa trovare le risposte alle grandi domande che lo attanagliano.
D’altra parte, gli uomini - o, almeno, quelli di loro che s’interrogano con onestà intellettuale e con animo puro e disinteressato – sanno di essere al buio; e lo sanno appunto perché sentono il desiderio di sapere, ma vedono che esso trova un appagamento solo parziale e insufficiente; ma proprio questo loro disagio, questa loro sofferenza interiore, rivelano ad essi che la luce esiste; che essa, da qualche parte, indubbiamente risplende, e che la natura umana è fatta in modo tale da tendere naturalmente verso quella luce, come una candela è fatta per essere accesa, e, in tal modo, rischiare l’ambiente tutto intorno.

Chi sono gli immorali?




Arcivescovo maronita di Aleppo al Senato italiano, “le tregue terrorizzano la popolazione” 



L’accorato appello dell’arcivescovo cattolico greco-melkita di Aleppo, mons. Jean-Clément Jeanbart
http://oraprosiria.blogspot.nl/2016/10/laccorato-appello-dellarcivescovo.html?m=1