ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 2 dicembre 2016

Game over?

Dezzani: Bergoglio scelto dal superclan Usa oggi perdente

Ratzinger “deposto” da un complotto gestito dai servizi segreti anglosassoni, con anche la collaborazione di Gianroberto Casaleggio. Obiettivo: insediare in Vaticano l’attuale pontefice “modernista”. Un piano del massimopotere, gestito da personaggi come George Soros e ora messo in pericolo dalla vittoria di Trump. Lo sostiene Federico Dezzani, che evoca “padrini occulti” dietro al pontificato di Bergoglio, di cui profetizza l’imminente fine. Nonostante il flop del Giubileo e «il sostanziale fallimento dell’Anno Santo», Papa Francesco oggi accelera la svolta modernista: crea nuovi cardinali a lui fedeli e concede a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere l’aborto. «Forse Bergoglio ha fretta, perché sa che il contesto internazionale che lo ha portato sul Soglio Petrino si è dissolto con l’elezione di Donald Trump», scrive Dezzani, secondo cui furono «l’amministrazione Obama e George Soros» a introdurre il gesuita argentino, «in forte odore di massoneria», dentro le Mura Leonine. Bergoglio? Sarebbe «la versione petrina di Barack Hussein Obama», in coerenza col “cesaropapismo”, grazie al quale ilpoterecivile estende la propria competenza al campo religioso, così da plasmare la dottrina «secondo le esigenze delpoteretemporale».
Una pratica bizantina, ancora viva nell’Occidente moderno? Senz’altro: «La Chiesa di Roma subisce, dalla notte dei tempi, gli influssi del mondo esterno: re francesi, imperatori tedeschi, generali corsi e dittatori italiani hanno sempre cercato di ritagliarsi una Chiesa su misura». Dopo il 1945, il Vaticano è stato «inglobato come il resto dell’EuropaOccidentale nell’impero angloamericano», subendone l’influenza politica, economica e ideologica: «Quanto avviene alla Casa Bianca, presto o tardi, si ripercuote dentro le Mura Leonine». Se poi ilpoteretemporale si sente particolarmente forte e ha fretta di imporre la propria agenda alla Chiesa cattolica, «indebolita da decenni di secolarizzazione della società e in preda ad una profondacrisid’identità», a quel punto – sostiene Dezzani – spinge più a fondo la “modernizzazione” dello Stato pontificio «cosicché il Papa “si dimetta”, come un amministratore delegato qualsiasi, e gli azionisti di maggioranza possano nominare un nuovo “chief executive officer” della Chiesa cattolica apostolica romana, sensibile ai loro interessi».
Ratzinger “licenziato” dalla Casa Bianca? «Durante la folle amministrazione di Barack Hussein Obama, periodo durante cui l’oligarchia euro-atlantica si è manifestata in tutte le sue forme, dal terrorismo islamico all’immigrazione selvaggia, dagli assalti finanziari alle guerre per procura alla Russia – continua Dezzani nel suo blog – abbiamo assistito a tutto: comprese le dimissioni di Benedetto XVI, le prime da oltre 600 anni (l’ultimo pontefice ad abdicare fu Gregorio XII nel 1415), e alla nascita di un ruolo, quello di “pontefix emeritus”, sinora mai attribuito ad un Vicario di Cristo vivente». L’interruzione del pontificato di Joseph Ratzinger, seguita dal conclave del marzo 2013 che elegge l’argentino Jorge Mario Bergoglio, è una vera e propria “rivoluzione”: «Ad un pontefice “conservatore” come Benedetto XVI ne succede uno “progressista” come Francesco, a un difensore dell’ortodossia cattolica succede un modernista che vuole “rinnovare” la dottrina millenaria della Chiesa». Non solo: «Ad un Papa che aveva ribadito l’inconciliabilità tra Chiesa Cattolica e massoneria ne subentra uno che è in fortissimo odore di libera muratoria».
E ad un pontefice «sicuro che solo nella Chiesa di Cristo c’è la salvezza» segue «un paladino dell’ecumenismo», talmente ardito da dichiarare ad Eugenio Scalfari nel 2013: «Non esiste un Dio cattolico, esiste Dio». Per Dezzani, il fondatore della “Repubblica”, «ben introdotto negli ambienti “illuminati” nostrani ed internazionali», in effetti «è un’ottima cartina di tornasole per afferrare il mutamento in seno alla Chiesa», strettamente sorvegliato dall’élite dipotere. Si passa dall’editoriale “Da Pacelli a Ratzinger, la lungacrisidella Chiesa” del maggio 2012, dove Scalfari ragiona a distanza sul pontificato “lezioso” di Ratzinger, rinfacciandogli una scarsa apertura alla modernità, a Lutero ed all’ecumenismo, al dialogo tête-à-tête del novembre 2016, dove Scalfari discetta amabilmente con Bergoglio di “meticciato universale”, «tema tanto caro alla massoneria», interprete del sincretismo culturale che è alla base della modernità stessa, alla cui creazione proprio il network libero-muratorio contribuì, a partire dal ‘700.
Federico Dezzani si concentra su Bergoglio, che considera «la versione petrina di Barack Obama», al punto che «si potrebbe sostenere che sia stato il presidente americano ad installare il gesuita ai vertici della Chiesa»? Sarebbe un’affermazione «soltanto verosimile», precisa, visto che «sono gli stessi ambienti che hanno appoggiato Barack Obama (e che avevano investito tutto su Hillary Clinton nelle ultime elezioni) ad aver preparato il terreno su cui è germogliato il pontificato di Bergoglio». In altre parole, è il milieu «dellafinanzaangloamericana, di George Soros e dell’establishment anglofono liberal». Se si riflette sugli ultimi tre anni di pontificato, continua Dezzani, l’azione del Papa sembra infatti ricalcata sull’amministrazione democratica. Obama si fa il paladino della lotta al surriscaldamento globale, culminata col Trattato di Parigi del dicembre 2015? Bergoglio risponde con l’enciclica ambientalista “Laudato si”. Obama «ed i suoi ascari europei, Merkel e Renzi in testa», incentivano l’immigrazione di massa? Bergoglio «ne fornisce la copertura religiosa, finendo col dedicare la maggior parte del pontificato al tema». Ancora: Obama legalizza i matrimoni omosessuali? «Bergoglio si spende al massimo affinché il Sinodo sulla famiglia del 2014 si spinga in questa direzione».
Gli “automatismi” continuano, estendendosi anche al welfare. La Casa Bianca vara una discussa riforma sanitaria che incentiva l’uso di farmaci abortivi? «Bergoglio allarga all’intera platea di sacerdoti, anziché ai soli vescovi, la facoltà di assolvere dall’aborto». Ma è possibile «insediare in Vaticano» un pontefice «in perfetta sintonia con l’amministrazione democratica di Obama» e, sopratutto, «espressione degli interessi retrostanti», che Dezzani definisce «massonici-finanziari»? E’ il tema della ricostruzione di Dezzani, che parte dalla “resa” di Ratzinger. Se si vuole attuare un “regime change”, il primo passo è «sbarazzarsi della vecchia gerarchia». Dinamica classica, «già vista in Italia con Tangentopoli, che spazzò via la vecchia classe dirigente italiana spianando la strada ai governi “europeisti” di Amato e Prodi». In Germania, la Tangentopoli tedesca «decapitò la Cdu e favorì l’emergere della semi-sconosciuta Angela Merkel». A Firenze, lo scandalo urbanistico sull’area Castello «eliminò l’assessore-sceriffo Graziano Cioni e avviò la scalata alpoteredi Matteo Renzi». O ancora, in Brasile, dove «lo scandalo Petrobas ha causato la caduta di Dilma Rousseff e la nomina a presidente del massone Michel Temer».
Stesso schema, sempre: «Accuse di corruzione (fondate o non), illazioni infamanti, minacce, sinistre allusioni, carcerazioni preventive, battage della stampa, false testimonianze, omicidi: qualsiasi mezzo è impiegato per “scalzare” i vecchi vertici indesiderati». In Vaticano, nel mirino finirono «Ratzinger e il suo seguito di cardinali conservatori, da defenestrare a qualsiasi costo per l’avvento di un pontefice modernista». Ed ecco, puntale, lo scandalo “Vatileaks”, cioè lo smottamento – lungamente incubato – che ha condotto al ritiro di Ratzinger. L’analisi di Dezzani parte dagliUsa. Aprile 2009: Obama è insediato alla Casa Bianca da appena tre mesi «e con lui quell’oligarchia liberal decisa a sbarazzarsi di Benedetto XVI». In Italia esce “Vaticano SpA”, il libro di Gianluigi Nuzzi che “grazie all’accesso, quasi casuale, a un archivio sterminato di documenti ufficiali, spiega per la prima volta il ruolo dello Ior nella Prima e nella Seconda Repubblica”. Ovvero: «Mafia, massoneria, Vaticano e parti deviate dello Stato sono il mix di questo bestseller che apre la campagna di fango e intimidazione contro Ratzinger».
L’autore, secondo Dezzani, «è uno dei pochi giornalisti italiani ad essere in stretti rapporti con il solitamente schivo Gianroberto Casaleggio: Nuzzi ottiene nel 2013 dal guru del M5S una lunga intervista e, tre anni dopo, partecipa alle sue esequie a Milano». Nuzzi è una prestigiosa “penna” del “Giornale”, di “Libero” e del “Corriere della Sera”: è lecito supporre che «confezioni “Vaticano SpA” e il successivo bestseller “Vatileaks”, avvalendosi delle fonti passategli dagli stessi ambienti che si nascondo dietro Gianroberto Casaleggio ed il M5S»? Ipotetici, veri manovratori: «I servizi atlantici e, in particolare, quelli britannici che storicamente vivono in simbiosi con la massoneria». Il biennio 2010-2011 vede Ratzinger «assalito da ogni lato dalle inchieste sulla pedofilia, il tallone d’Achille della Chiesa cattolica su cui l’oligarchia atlantica può colpire con facilità», infliggendo ingenti danni. “Scandalo pedofilia, il 2010 è stato l’annus horribilis della Chiesa cattolica” scrive nel gennaio 2011 il “Fatto Quotidiano”.
È lo stesso periodo in cui l’argentino Luis Moreno Ocampo, primo procuratore capo della Corte Penale Internazionale ed ex-consulente della Banca Mondiale, valuta se accusare il pontefice Ratzinger di crimini contro l’umanità, imputandogli i “delitti commessi contro milioni di bambini nelle mani di preti e suore ed orchestrati dal Papa”. Poi arriva il 2012, ancora con gli americani in prima linea. Lo rivela Wikileaks, svelando l’esistenza di un documento «indispensabile per capire le trame che portano alla caduta di Ratzinger». È il febbraio 2012 quando John Podesta, futuro capo della campagna di Hillary, scrive a Sandy Newman un’email intitolata: “Opening for a Catholic Spring? just musing…” ossia: “Preparare una Primavera cattolica? Qualche riflessione…”. Già allora, Podesta era «un papavero dell’establishment liberal», capo di gabinetto della Casa Bianca ai tempi di Bill Clinton, nonché fondatore del think-tank “Center for American Progress”, «di cui uno dei principali donatori è lo speculatore George Soros». E Sandy Newman? Creatore di potenti think-tanks progressisti (“Voices for Progress”, “Project Vote!”, “Fight Crime: Invest in Kids”) in cui si fece le ossa, fresco di dottorato, il giovane Obama.
Scrive Newman: «Ci deve essere una Primavera cattolica, in cui i cattolici stessi chiedano la fine di una “dittatura dell’etàmedia” e l’inizio di un po’ didemocraziae di rispetto per la parità di genere». E Podesta: «Abbiamo creato “Cattolici in Alleanza per il Bene Comune” per organizzare per un momento come questo, ma non ha ancora la leadership per farlo. Come la maggior parte dei movimenti di “primavera”, penso che questo dovrà avvenire dal basso verso l’alto». Lo scambio di email hacketrato ora da Wikileaks, aggiunge Dezzani, si inserisce perfettamente nel contesto degli ambienti anglosassoni liberal, «gli stessi dove si discute da anni della necessità di un Concilio Vaticano III che apra a omosessuali, aborto e contraccezione». Il mondo ha bisogno di un nuovo Concilio Vaticano, scrive nel 2010 un membro del “Center for American Progress”, che parla apertamente di una “primavera cattolica” «che ponga fine alla dittatura medioevale della Chiesa, sulla falsariga della “primavera araba” che ha appena sconquassato il Medio Oriente».
Di lì a poche settimane, continua Dezzani, «parte infatti la manovra a tenaglia che nell’arco di una decina di mesi porterà alla clamorose dimissioni di Benedetto XVI: è il cosiddetto “Vatileaks”, una furiosa campagna mediatica che attaccando su più fronti (Ior, abusi sessuali, lotte di palazzo, la controversa gestione della Segreteria di Stato da parte del cardinale Bertone) infligge il colpo di grazia al già traballante pontificato del conservatore Ratzinger, dipinto come “troppo debole per guidare la Chiesa”». L’intero scandalo, insiste Dezzani, poggia sulla fuga di notizie, «un’attività che dalla notte dei tempi è svolta dai servizi segreti». Notizie «trafugate» sono quelle che consentono a Nuzzi di confezionare il secondo bestseller, il libro-terremoto che esce nel maggio 2012: “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI”, poi tradotto in inglese dalla Casaleggio Associati con l’emblematico titolo “Ratzinger was afraid: The secret documents, the money and the scandals that overwhelmed the pope”.
Chi è la fonte di Nuzzi, il cosiddetto “corvo”? «Come nel più banale dei racconti gialli, è il maggiordomo, quel Paolo Gabriele che funge da capro espiatorio per una macchinazione ben più complessa», sostiene Dezzani. Notizie “trafugate” sarebbero anche quelle che compaiono sul “Fatto Quotidiano”, utili a dimostrare che lo Ior, gestito da Ettore Gotti Tedeschi, per il giornale di Travaglio «non ha alcuna intenzione di attuare gli impegni assunti in sede europea per aderire agli standard del Comitato per la valutazione di misure contro il riciclaggio di capitali», né di «permettere alle autorità antiriciclaggio vaticane e italiane di guardare cosa è accaduto nei conti dello Ior prima dell’aprile 2011». Gotti Tedeschi, ricorda Dezzani, verrà brutalmente licenziato dallo Ior il 25 maggio, lo stesso giorno dell’arresto del maggiordomo Gabriele, «così da alimentare il sospetto che i “corvi” siano ovunque, anche ai vertici dello Ior, Gotti Tedeschi compreso».
Notizie “trafugate”, infine, sarebbero anche gli stralci pubblicati da Concita De Gregorio su “La Repubblica” e da Ignazio Ingrao su “Panorama” nel febbraio 2013, «estrapolati da un presunto dossier segreto e concernenti una fantomatica “lobby omosessuale in Vaticano”: sarebbe la gravità di questo documento, secondo le ricostruzione della stampa, ad aver convinto Ratzinger alle dimissioni». Si arriva così all’11 febbraio 2013: durante un concistoro per la canonizzazione di alcuni santi, Benedetto XVI, visibilmente affaticato, comunica in latino la clamorosa rinuncia al Soglio Pontificio. «Fu costretto alle dimissioni sotto ricatto? Era effettivamente spaventato?». Ratzinger smentisce nel modo più netto. Di recente ha ribadito che «non si è trattato di una ritirata sotto la pressione degli eventi o di una fuga per l’incapacità di farvi fronte». E ha aggiunto: «Nessuno ha cercato di ricattarmi».
L’11 febbraio 2013, Ratzinger aveva affermato di «non essere più sicuro delle sue forze nell’esercizio del ministero petrino». Lo si può capire: era «fiaccato da tre anni di attacchi mediatici, piegato dallo scandalo “Vatileaks”». Così, l’anziano teologo – 86 anni – ha scelto le dimissioni. Tutto calcolato? «Le disgrazie del “conservatore” Ratzinger ed il massiccio cannoneggiamento che ha indebolito i settori della Chiesa a lui fedeli, spianano così la strada ad un Papa modernista, che attui quella “Primavera cattolica” tanto agognata dall’establishment angloamericano», scrive Dezzani. «Il Conclave del marzo 2013 (durante cui, secondo il giornalista Antonio Socci, si verificano gravi irregolarità che avrebbero potuto e dovuto invalidarne l’esito), sceglie così come vescovo di Roma l’argentino Jorge Mario Bergoglio: primo gesuita a varcare il soglio pontificio, dai trascorsi un po’ ambigui ai tempi della dittatura argentina». Duro il giudizio di Dezzani: «La ricattabilità è un tratto saliente dei burattini atlantici, da Angela Merkel a Matteo Renzi». Inoltre, il nuovo vescovo di Roma «è salutato con gioia dalla massoneria argentina, da quella italiana e dalla potente loggia ebraica del B’nai B’rith, che presenzia al suo insediamento».
Lo stesso Bergoglio è un libero muratore? «Più di un elemento di carattere dottrinario, dal diniego che “Dio sia cattolico” all’ossessivo accento sull’ecumenismo, fanno supporre di sì», sostiene Dezzani. «Ma è soprattutto l’amministrazione democratica di Barack Obama e quella cricca di banchieri liberal ed anglofoni che la sostengono, a rallegrarsi per il nuovo papa». Bergoglio è il pontefice che «attua nel limite del possibile quella “Primavera Cattolica” tanto agognata (matrimoni omosessuali, aborto e contraccezione)». E’ il Papa che «sposa la causa ambientalista», che «fornisce una base ideologica all’immigrazione indiscriminata», che «sdogana Lutero e la riforma protestante». Ancora: è il pontefice che «sostanzialmente tace sulla pulizia etnica in Medio Oriente ai danni dei cristiani per mano di quell’Isis, dietro cui si nascondono quegli stessi poteri (Usa, Gb e Israele) che lo hanno introdotto dentro le Mura Leonine». È anche il primo Papa ad avere l’onore di parlare al Congresso degli Stati Uniti durante la visita del settembre 2015, prodigandosi per «sedare i malumori nel mondo cattolico americano contro la riforma sanitaria Obamacare».
L’ultimo clamoroso intervento di Bergoglio a favore dell’establishment atlantico, continua Dezzani, risale al febbraio 2016, quando il pontefice etichettò come “non cristiana” la politica anti-immigrazione di Donald Trump. Un «incauto intervento», che per Dezzani rivela «il desiderio di sdebitarsi con quel mondo cui il pontefice argentino deve tutto», ma c’era anche «la volontà di mettere al riparo la sua opera di “modernizzazione” della Chiesa». La vittoria di Hillary Clinton, cioè della candidata di George Soros e dell’oligarchia euro-atlantica, «era infatti la conditio sine qua non perché la “Primavera Cattolica” di Bergoglio potesse continuare». Al contrario, «la sua sconfitta ha smantellato quel contesto geopolitico su cui Bergoglio ha edificato la traballante riforma progressista della Chiesa», sostiene sempre Dezzani. «Come François Hollande, come Angela Merkel e come Matteo Renzi, Jorge Mario Bergoglio, benché vescovo di Roma, oggi non è altro che il residuato di un’epoca archiviata». Dezzani lo considera «un figurante senza più copione, fermo sul palco, ammutolito ed estraniato, in attesa che cali il sipario».
«Ultimo sussulto», da parte di Bergoglio, per «blindare la sua opera», il conferimento a tutti i sacerdoti della facoltà di assolvere dal peccato dell’aborto. A ciò si aggiunge «una terza infornata di cardinali (più di un terzo del collegio cardinalizio è ora formato da prelati a lui fedeli), così da imprimere un connotato “liberal” anche al futuro della Chiesa di Roma». Ma, per Dezzani, «è ormai troppo tardi», perché «la ribellione dentro la Chiesa alla sua “Primavera Cattolica” è iniziata». Quattro cardinali hanno di recente sollevato gravi contestazioni al documento “Amoris Laetitiae”, con cui Bergoglio ha chiuso i lavori del Sinodo sulla Famiglia, «contestazioni cui il pontefice non ha ancora risposto». E soprattutto: «Alla Casa Bianca non c’è più nessuno a proteggerlo. Anzi, c’è un presidente in pectore che, forte del voto della maggioranza dei cattolici americani, ne gradirebbe forse le dimissioni sulla falsariga di Benedetto XVI». Un’analisi buia, estrema e sconcertante. In premessa, Dezzani la definisce “verosimile”. Poi però la sottoscrive senza più incertezze: per Bergoglio, dice, «la fine si avvicina».
Ratzinger “deposto” da un complotto gestito dai servizi segreti anglosassoni, con anche la collaborazione di Gianroberto Casaleggio. Obiettivo: insediare in Vaticano l’attuale pontefice “modernista”. Un piano del massimo potere, gestito da personaggi come George Soros e ora messo in pericolo dalla vittoria di Trump. Lo sostiene Federico Dezzani, che evoca “padrini occulti” dietro al pontificato di Bergoglio, di cui profetizza l’imminente declino. Nonostante il flop del Giubileo e «il sostanziale fallimento dell’Anno Santo», Papa Francesco oggi accelera la svolta modernista: crea nuovi cardinali a lui fedeli e concede a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere l’aborto. «Forse Bergoglio ha fretta, perché sa che il contesto internazionale che lo ha portato sul Soglio Petrino si è dissolto con l’elezione di Donald Trump», scrive Dezzani, secondo cui furono «l’amministrazione Obama e George Soros» a introdurre il gesuita argentino, «in forte odore di massoneria», dentro le Mura Leonine. Bergoglio? Sarebbe «la versione petrina di Barack Hussein Obama», in coerenza col “cesaropapismo”, grazie al quale il potere civile estende la propria competenza al campo religioso, così da plasmare la dottrina «secondo le esigenze del potere temporale».

Il Dio bonaccione

http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/12/les-quatre-mousquetaires-de-la.html
L’OSSERVATO SPECIALE 

 Le cronache di questi giorni mostrano un Bergoglio attivo ed incisivo nell’ambito della realtà sociale ed ecclesiale. Lo abbiamo visto soffermarsi su qualche fenomeno dalla soluzione precaria e raccogliere consensi aderendo all’iniziativa di coloro che invocavano l’amnistia per gli ospiti delle Case Circondariali. Sulla scia dei manifestanti l’associazionismo papalino, di portata generalmente ampia, ha contribuito ad ingigantire le rivendicazioni auspicate dagli abituali avversari della Chiesa. Gli effetti indesiderati, invece, sono più evidenti passando al rinnovamento spirituale la cui affermazione va di pari passo con la localizzazione del potere. Il potere Apostolico, infatti, colpisce quanti osano ricordare che, oltre alla pastorale della misericordia, c’è anche – nella sfera dei rapporti pubblici e privati con Dio – la pastorale della giustizia Divina.

Pong-ping-ciao!


Cina. Due vescovi impresentabili, per farne uno nuovo


cina
Su "Avvenire" di oggi Agostino Giovagnoli ha salutato con molto ottimismo le due ordinazioni episcopali fatte in Cina a fine novembre, più una terza in arrivo all'inizio di questo mese. Le ha presentate come la felice sperimentazione di "un 'modus operandi' che potrebbe costituire la sostanza di un accordo formale tra le due parti", cioè tra Roma e Pechino, ormai vicino alla meta.

La teologia dell'acqua calda

MISERICORDIA E GIUSTIZIA DI DIO

    È un inganno parlare sempre della misericordia di Dio e mai della Sua giustizia. Filosoficamente parlando qualunque asserzione taccia volutamente o no una parte della verità equivale ad una alterazione di quest'ultima 
di Francesco Lamendola  

  

Filosoficamente parlando, qualunque asserzione taccia, volutamente o no, una parte della verità, equivale ad una alterazione di quest'ultima: e una alterazione della verità non rappresenta una parte della verità, bensì una falsità, una menzogna.
Facciamo un esempio pratico. Un giudice iniquo (o imbecille, fate voi) sta interrogando l'imputato. Gli chiede:
Ammetti di aver colpito a morte il tal dei tali?
Quello risponde: Sì, è vero. Ma lui era entrato in casa mia, di notte, armato. Non sapevo se fosse venuto per rubare, o per fare del male a me e alla mia famiglia. Mi sono difeso.
Ma il giudice: Rispondi alle mie domande. Lo hai ucciso, sì o no?
Sì.
Allora ti dichiaro colpevole di omicidio. La seduta è tolta. Avanti un altro.
Ecco: ignorare o tacere una parte della verità può avere conseguenze gravissime, perché falsa completamente il quadro. Se manca una parte della verità, quello che resta non è una parte di essa, ma un qualcosa di lontanissimo dalla verità: una menzogna, appunto.  
Ora torniamo alla filosofia. Poniamo che un filosofo, come in effetti è accaduto, affermi: Il reale è incomprensibile; dunque, l'esistenza è assurda.

Ordalia per l’«eresia kasperiana»?

“Amoris laetitia”: nella storia di sedici secoli fa una prefigurazione di ciò che potrebbe succedere?


Sono passati sedici secoli, ma la Chiesa si ritrova a fare i conti con una situazione analoga. Se allora in discussione c’era la divinità di Gesù, adesso c’è l’indissolubilità del matrimonio.
La tesi, che può sembrare avventata, non è sostenuta da uno qualunque, ma da un esperto di storia della Chiesa e di patrologia, Claudio Pierantoni, attualmente docente di filosofia medievale all’Universidad de Chile.
Già firmatario della cosiddetta «Lettera dei quarantacinque», la petizione inviata mesi fa a Francesco per chiedergli di chiarire i punti oscuri di «Amoris laetitia», ora il professore pubblica un saggio, «La crisi ariana e la controversia attuale su “Amoris laetitia”: un parallelo», nel quale, mettendo a confronto ciò che accadde milleseicento anni fa, mentre dilagava l’eresia ariana, con quanto succede oggi in seguito all’esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, scopre sorprendenti analogie.
Nell’anno 318 o 319 dopo Cristo, osserva Pierantoni, quando le tesi del teologo Ario infiammarono in breve tempo l’intero Oriente romano, qualcuno pensò che tutto sommato si trattasse soltanto di «un paio di frasi imprudenti sulla relazione del Figlio con il Padre», eppure quelle formulazioni portarono allo scoperto profondissime divergenze dottrinali, e quindi pastorali, all’interno dell’episcopato dell’epoca, scatenando così una polemica che evidentemente era latente e che spinse l’imperatore Costantino a convocare addirittura un concilio per risolverla.
Allo stesso modo, spiega Pierantoni, dopo che alcuni esponenti di primo piano della Chiesa cattolica hanno preso pubblicamente le distanze da «Amoris laetitia» e in alcuni casi sono arrivati a chiedere al papa di spiegare in modo più chiaro quanto sostiene nel documento,  sono emerse sensibilità diverse e orientamenti contrastanti, tali da evocare le più accese discussioni teologiche e dottrinali di tanti secoli prima e da portare lo stesso professor Pierantoni a chiedersi se non  sia per caso necessario, oggi come ai tempi di Ario, riunirsi in un concilio per affrontare quella che, dal nome del cardinale che ispira l’azione di Francesco, il docente arriva a chiamare l’«eresia kasperiana».

CattAyatollah

Quando l’ignoranza si fa sociologia

Ci è stato segnalato l’articolo di Stefano Filippi: La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa, pubblicato su Il Giornale del 28 novembre 2016.
Siamo andati a leggerlo e ci siamo accorti che parlava di “fondamentalisti” che si oppongono a papa Bergoglio. L’Autore fa una lunga disamina e cerca di risalire all’origine del termine “fondamentalismo”, chiamando in causa anche il Papa, ma, per meglio far comprendere di che si tratta, ha pensato bene (o male? … punti di vista!) di interpellare nientemeno che Massimo Introvigne che, come tutti sanno, è la massima autorità italiana in materia.

L’autore riporta che Introvigne non si preoccupa tanto dei “nemici del Concilio, i sedevacantisti, i lefebvriani e quanti lo considerano [Bergoglio] un antipapa al pari dei pontefici dopo Pio XII…”  “Introvigne si dice preoccupato piuttosto dalla «realtà più diffusa e informale di persone che non aderiscono a questi gruppi, vanno a messa nella loro parrocchia o alla messa tradizionale in latino, ma sviluppano, divulgano o assorbono posizioni fondamentaliste»”.

Troppo difficile!:domanda di riserva, per favore..

Verità, non compassione. E' questo che i cardinali chiedono al Papa     

Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner, scrivendo a Francesco, hanno fatto ciò che era necessario La fede è minacciata dalle suggestioni moderne. Serve la parola di Pietro
            
“Dobbiamo aspettare la parola di Pietro. Solo lui ha ricevuto da Cristo il comando di confermare i fratelli nella fede" (foto LaPresse)

Ciò che sta accadendo negli ultimi tempi sia nella Chiesa sia nella società mi fa sempre di più pensare a Gedeone. Come lui e il popolo d’Israele furono assaliti dai Madianiti e ridotti “in grande miseria” (Gdc 6,6), anche noi siamo a nostra volta astutamente assaliti dai Madianiti postmoderni, la cui inesorabile praxis ci getta nel caos d’una “selva oscura”, nella quale non è solo difficile ma anche pericoloso cercare “la diritta via” che è stata “smarrita” (Dante). Spesso mi rivolgo ai miei amici con le parole di Gedeone: “Signor mio, se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato?” (Gdc 6,13)

Tu chiamale se vuoi rispostine..

Il cardinale Müller risponde (a suo modo) ai dubia su Amoris laetitia

muller crocifissoCome sappiamo la lettera con i 5 “dubia” circa l’interpretazione del capitolo VIII dell’esortazione Amoris laetitia è stata inviata da 4 cardinali al Papa e per conoscenza al prefetto della Congregazione della Dottrina della fede, il cardinale Gerhard Ludwig Müller
L’inoltro dei “dubia” alla Dottrina della fede rientra in una prassi consolidata nella Chiesa Cattolica, perciò il pensiero del cardinale Müller in proposito è decisamente interessante. Ieri, 1 dicembre, in un’intervista concessa al portale web austriaco kathpress.at, il prefetto ha sottolineato che la sua congregazione agisce «con l’autorità del Papa» e non può «partecipare alle controversie». Quindi, ha aggiunto, che non è sua intenzione rispondere alla lettera dei 4 cardinali. Indica anche che è necessario un dibattito «obiettivo», distante da ogni «polarizzazione».

giovedì 1 dicembre 2016

La Guillotine

Postato da 

La campagna di stampa contro i cattolici “fondamentalisti”. Il nuovo scisma è già in atto e i cristiani fedeli a ciò che ha insegnato Cristo saranno perseguitati da cristiani che hanno tradito Cristo… Qualunque totalitarismo, e a maggior ragione quello infernale che ha occupato la Chiesa, nasce, compie la rivoluzione e sopravvive alla presa del potere solo individuando un nemico per il quale non può e non deve provare pietà.

Giovedì 1° dicembre 2016.
È pervenuta in Redazione:
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Caro Alessandro,
ti scrivo qui, alla tua rubrica che, come molti, seguo appassionatamente. Ti scrivo per l’articolo di Stefano Filippi apparso su il Giornale, dal titolo “La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa”. Come avrai letto anche tu, si parla di noi cattolici saldamente legati alla tradizione, come dei fondamentalisti. Paragonati ai jihadisti più spietati. L’articolista riporta ciò che disse Bergoglio: “Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento”. E prosegue citando direttamente anche te: “È un fatto, però, che molti scritti su siti e giornali usano spesso toni esagerati, canzonatori verso il Papa, con vignette che se fossero pubblicate altrove farebbero gridare allo scandalo. Un esempio su tutti: un fotomontaggio pubblicato da uno degli intellettuali cattolici più accaniti contro Bergoglio, Alessandro Gnocchi, lo raffigura vestito da Lutero che sghignazza davanti a un crocifisso infranto a terra. Lo si trova nella rubrica Fuori moda sul sito Riscossacristiana.it. In questi termini, la contestazione antiromana è senza precedenti”. Filippi conclude ricordando la lettera dei quattro cardinali a Bergoglio che, in modo non certo adeguato per un Papa, risponde: “E a ogni buon conto, le critiche non mi tolgono il sonno”. Io non mi ritengo violento, nemmeno nel pensiero. Non mi ritengo un “talebano cattolico”, altro termine spesso affibbiato a chi segue la vera Chiesa di Cristo. Sono un peccatore, certamente, ma non un criminale. Non accetto queste definizioni perché sono false. A questo punto ti chiedo: siamo forse giunti ad un nuovo tempo di persecuzione per i cristiani? Stiamo per arrivare ad un nuovo scisma?
Grazie, in Cordibus Jesu et Mariae.
Giovanni Cismondi

Non ditelo a bergogliavvenire che scrive il contrario*

Aleppo, bimbi cristiani pronti al martirioook



“Ad Aleppo – continua il racconto della suora – la persecuzione nei confronti dei cristiani c’è ed è evidente. Ero ad Aleppo per un periodo di riposo e, quando è scoppiata la guerra, ho capito che Dio mi voleva lì per una nuova missione. Ad Aleppo non ci sono cristiani solo di nome, ma cristiani-testimoni, cioè possibili martiri. Le mamme chiedono ai monaci di tatuare il segno della croce sulle braccia dei figli, e li preparano alla possibilità del martirio. I giovani sono preparati, e dicono che i terroristi possono togliere loro la vita, ma non il cielo”.
Suor Guadalupe mette a nudo un pericoloso deficit di comprensione, tipico delle società europee, affermando che “il Medio Oriente non si può valutare con criteri occidentali, sia quanto alla politica, sia quanto alla sfera religiosa”. Sul conflitto in corso è chiara: “Non è una guerra civile, ma un’invasione di terroristi, protagonisti della persecuzione, anzitutto ai danni dei cristiani. La persecuzione è aperta e che sia contro le minoranze è dimostrato anche dal fatto che ai cristiani che vengono rapiti viene imposta la conversione forzata all’islam. I cosiddetti ribelli sono in realtà terroristi jihadisti“.

Trovategli una badante..


Dopo la Lettera Misericordia et misera: uno scenario confuso

(di Tommaso Scandroglio) Per la Chiesa l’aborto è sia un peccato che un delitto. Ciò a dire che non è solo una grave offesa a Dio, ma è anche un illecito giuridico perché reca un vulnus, oltre che al nascituro, anche a tutta la comunità dei credenti, all’intera Chiesa. Duplice quindi sarà la pena: la penitenza sacramentale comminata dal confessore e che dovrà essere soddisfatta dal penitente (Codice di diritto canonico, can. 981) e una pena giuridica che nel caso dell’aborto rientra nel genus delle “censure” e tra queste nella species della scomunica latae sententiae (cann. 1331 e 1398).
Questa particolare pena consiste nella esclusione della comunità dei credenti intesa come corpo giuridico-sociale (can. 2257 § 1 Codice previgente) e si incorre in essa ipso facto, cioè nel momento stesso in cui si compie la condotta delittuosa. Una successiva sentenza della autorità competente ha valore solo declaratorio. Chi può rimettere la scomunica latae sententiae?

3 passi nel deserto


AUTORAZZISMO

    Autorazzismo odio di sé denatalità 3 passi nel deserto. Vivere secondo le proprie usanze è consentito solo all’Altro. Una grottesca autoflagellazione che rifiuta l’eredità ricevuta aborriamo essere eredi dunque non vogliamo eredi 
di Roberto Pecchioli


Un immigrato moldavo, padre di famiglia, uno che lavora come può nonostante diabete e cardiopatia, e cerca di tenere sotto controllo la famiglia che si sfascia a causa dell’emigrazione, si dice sbalordito che gli italiani accettino senza vere reazioni l’invasione degli africani promossa e favorita da governo e clero, non reagiscano dinanzi a tutto ciò che hanno davanti agli occhi e che, oltretutto, pagano di tasca propria. Mette tutto ciò a confronto con la Russia, che pure non ama, e fa un facile pronostico: l’Italia è spacciata.

Gesuiti si nasce, poi ci si incrementa


PADRE SPADARO E TWITTER. IL SOSPETTO ( E FORSE PIÙ…) DI UN PUPPET ACCOUNT PER CRITICARE I 4 CARDINALI.

La Civiltà Cattolica non passa per essere una rivista di lettura leggere; anzi, è piuttosto seriosa, e questa atmosfera permea un pochino anche i suoi responsabili. Mi ricordo – erano i primi anni in cui mi occupavo di religione – i colloqui con i direttori di allora, Roberto Tucci, Bartolomeo Sorge, Giampaolo Salvini. Adesso sembra che dalle mura di Villa Malta spiri di tanto in tanto un’aria giovanile, con qualche tratto di goliardia. Colpa dei social media, e in particolare di Twitter, di cui l’attuale direttore, padre Antonio Spadaro, è un grande maestro. Tanto da…

Ma non erano 300?..e sono morti!


Il cardinale Hummes: "I dubbi su Amoris laetitia? Quei cardinali sono quattro. Noi siamo duecento"

L'ex prefetto della congregazione per il Clero risponde a Burke, Brandmüller, Caffarra e Meisner: "Il Papa è sereno e va avanti per la sua strada"


Vermilingui in bolletta

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No Renzi, no Bergoglio

ABUSIVI E ANCHE INFEDELI

Non solo abusivi ma anche infedeli. Abbiamo delle istituzioni profane che non sono più credibili e degli uomini delle istituzioni che non sono autorevoli. Il gregge è allo sbando perché i pastori sono venuti meno al loro dovere 
di Francesco Lamendola  




La nostra crisi attuale, tanto nella società profana che in quella religiosa, è, fra le altre cose – ma non fra le ultime – una crisi di legittimità e, quindi, di autorevolezza.
Una istituzione è tanto più credibile, quanto più sono credibili i suoi rappresentanti; ed è tanto più autorevole, quanto più tali rappresentanti sono autorevoli. La loro autorevolezza viene sia dai comportamenti, dagli atti, dalla serietà, dall’onestà, dalla trasparenza, dalla preparazione e dalla dedizione, sia dalla legittimità del loro insediamento, sia, infine, dal fatto d’interpretare fedelmente il proprio ruolo istituzionale e di svolgere la propria parte nel perseguimento di obiettivi comprensibili e condivisibili, coerentemente con il mandato ricevuto.
Se manca anche una sola di queste caratteristiche, l’autorevolezza s’incrina e il patto di fiducia fra la società e i suoi rappresentati incomincia a scricchiolare; si aprono le crepe nell’edificio sociale, si deteriorano e si logorano le relazioni reciproche fra governati e governanti, e aumentano la perplessità, la sfiducia, la frustrazione.
In questo particolare momento storico, le prime istituzioni ad aver perso di autorevolezza sono quelle della sfera politica. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per esempio, anche se si atteggia a super-premier, non è mai stato votato dagli italiani, non è mai stato eletto in Parlamento – e, infatti, non è né deputato, né senatore; per giunta, ha la doppia carica di Presidente del Consiglio e di segretario del suo partito, il Partito Democratico; e solo a stento e con fatica si è deciso a sbarazzarsi della terza, quella di sindaco di Firenze: tutto questo ha indebolito fatalmente la sua credibilità e la sua autorevolezza.