ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 28 dicembre 2016

Cosa sta arrivando?

L’assassinio dell’Ambasciatore russo ad Ankara: una rappresaglia di Obama e/o la NATO per Aleppo?

Funerale di Stato per ambasciatore Karlov
Mancano pochi giorni nefasti al presidente uscente Obama per tentare di disarticolare il sorprendente avvicinamento tra D.Trump e Putin, quello che cerca in tutti i modi di impedire la CIA, adesso utilizzata per demonizzare lo zar Vlady Putin. I governi della Russia, della Turchia e dell’Iran, all’unisono dei loro multimedia, si sono “infilati i guanti” ed hanno segnalato come autori dell’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara, se non la NATO, direttamente gli USA e/o la CIA, attraverso i suoi agenti locali.

Frullato di Chiesa

Postato da 

Bancarotta spirituale

PRINCIPIO DI IRRESPONSABILITA' 

    Pirati della strada corsari della vita. Il problema è la diffusione del principio di irresponsabilità. La spregevole corporazione in automobile. Il nuovo Innominato è Gesù lo capì Dostojevski:"se non c’è Dio, tutto è permesso" 
di Roberto Pecchioli  


Sarà il Natale con il suo carico di feste, ma anche, per molti, di tristezza esistenziale, sarà il tempo che fugge, ma ci sono alcune notizie che fanno soffrire e riflettere più che in altri periodi dell’anno. In questi giorni, ancora una volta, si è ripetuto il triste fenomeno dei pirati della strada. A Sottomarina, una giovane e bella ragazza è stata travolta ed uccisa sulle strisce pedonali. Il suo carnefice è fuggito, poi individuato, è stato denunciato a piede libero anche se omicida, giacché così prevede una delle tante leggi assurde, contrarie al senso comune. In Friuli, un altro mascalzone se l’è data a gambe dopo avere investito un piccolo di quattro anni. Brutte fratture, ma pare che il bimbo se la caverà. La spregevole corporazione dei pirati in automobile è in aumento, ma non è certo un caso. Talvolta si tratta di giovani o giovanissimi con in corpo alcool o sostanze stupefacenti, altre volte sono stranieri senza patente o dediti alla malavita, ma non è questione etnica, statistica, né materia per sociologia spicciola. Il problema è la diffusione del principio di irresponsabilità. 

L’ignorante fa proseliti


La "rivoluzione"  di Bergoglio:  Ignoranza  Dispotica - e anche contagiosa.
La storiaccia  è  ridicola e allarmante insieme.   Ma devo ricapitolare le puntate precedenti per i non addetti ai lavori. Appena diventa papa, Bergoglio  epura  parecchi cardinali, come se avesse una lista preparata dei “nemici”  da eliminare. Fra  questi spicca  Raymond Burke,   che oltretutto non è dalla sua parte nel sinodo sulla famiglie che apre alla Comunione ai divorziati: lo toglie dalla Segnatura Apostolica, di cui era prefetto,   a fare il “patrono” dell’Ordine di Malta. Insomma da ministro vaticano (“posto di potere”, secondo lui) ,  lo rimuove ad un compito  di cappellano,  (che lui crede) più basso, ornamentale, togliendogli (lui pensa) la sola cosa che Bergoglio capisce: il potere. In più offendendolo platealmente, perché non è mai accaduto in Vaticano che qualcuno sia “rimosso” senza essere “promosso”, ossia chiamato ad una carica più alta, almeno sulla carta.

I cubicularii

            

Alla paventata ammonizione che seguirà la mancata risposta ai dubia, c'è chi già si ingegna per dire che essa non ha alcun precedente storico e che non trova riscontro nel diritto canonico. Il prof. De Mattei ha dimostrato che questo non è vero, e che l'ammonizione del Pontefice incorso in errore venne praticata già con Giovanni XXII. 

Osservatori romani & spinelli

Vittorio Feltri: attento Scalfari, Papa Bergoglio ti prende in giro

Perché, Eugenio, fai così? Perché tu che hai avuto tutto dalla vita, ti vuoi dotare infine anche di orecchie d' asino sia pure aureolate? Sei stato fascista, poi azionista, perché ora ambisci a fare il sacrista senza neanche aver fatto le scuole serali di dottrinetta all' oratorio?
Punti a un sacello in cattedrale, dove deporre le ossa come Ser Ciappelletto, che si beffò dei frati per farsi tumulare in odore di santità? La strada promette bene: disquisisci da pari a pari con il Pontefice, il quale si rivolge a te dal basso in alto. Ma ho il dubbio sottile che l' astuto gesuita ti voglia adescare alla fede cattolica abusando della tua vanità, di cui sei ricco forse addirittura come di euro e dollari.

La Messa é finita?

SANTA MESSA BARAONDA DA CIRCO 

    Se l’Eucarestia introduce nella vita divina, che c’entra la baraonda del segno di pace? o gli applausi nel bel mezzo di un funerale o dopo un'omelia, come se si fosse al circo o allo stadio: tutto questo è mondano e paradossale 
di Francesco Lamendola  




Scambiatevi un segno di pace, dice il sacerdote, durante la Messa – la nuova Messa, sia ben chiaro; perché, prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, non esisteva nulla del genere, e nessuno se lo sarebbe mai sognato – allorché si avvicina il momento dell’Eucarestia, appunto per predisporre l’animo dei fedeli all’esortazione di Gesù: Vi lascio la pace, vi do la mia pace, peraltro omettendo il seguito di quella frase, riportato nel Vangelo di Giovanni (14, 27): ve la do, non come la dà il mondo, cosa che sfuma alquanto il senso della raccomandazione di Gesù, che è tutto giocato sulla contrapposizione fra il mondo e il Vangelo.
Ebbene, a quel punto scoppia, sovente, la baraonda: i fedeli non si limitano a scambiarsi una stretta di mano con il proprio vicino, a destra e a sinistra, ma si girano all’indietro, si protendono in avanti, escono dai banchi, camminano lungo le navate, vanno in cerca di quante più persone possibile alle quali stringere calorosamente le mani, con grandi sorrisi e ammiccamenti, come una scolaresca cui il maestro abbia detto: Vi lascio cinque minuti di libertà, fate quel che volete: è come se foste in ricreazione.

Tombola di fine anno?


Motus in fine velocior? Un riepilogo

1) Dopo l'Esortazione Apostolica di Papa Francesco "Amoris Laetitia", seguita ai due Sinodi vaticani sulla famiglia, quattro Cardinali (i tedeschi Brandmüller e Meisner, l'americano Burke e l'italiano Caffarra) rivolgono al Papa, prima in forma riservata e poi - dato il suo prolungato silenzio - pubblicamente, 5 quesiti in forma di "Dubia", chiedendogli di chiarire alcune ambiguità contenute nel documento, le quali toccano questioni attinenti i fondamenti della morale cattolica e i Sacramenti della Chiesa (basti pensare al tema dell'Eucarestia ai c.d. divorziati risposati).

2) Il Papa continua a tacere e poco prima di Natale, in un'intervista, il card. Burke immagina un termine temporale (fissato dopo l'Epifania, senza ulteriori dettagli) trascorso infruttuosamente il quale si prenderà in considerazione l'idea di una correzione formale del Papa, una roba di cui non si ha traccia da diversi secoli.

Farcene una ragione.. come a babbo morto?

Una Curia Romana “semper reformanda”?


Giovedí scorso, 22 dicembre, Papa Francesco ha ricevuto i Prelati della Curia Romana per il tradizionale scambio degli auguri natalizi. Quest’anno il discorso, che il Pontefice è solito rivolgere ai presenti per l’occasione, si è incentrato sulla riforma della Curia Romana. I media si sono praticamente limitati a riportare il passaggio riguardante le resistenze all’opera di riforma, nelle quali si è voluto vedere un riferimento ai quattro Cardinali che hanno sottoposto al Papa alcuni dubia a proposito dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia:
In questo percorso risulta normale, anzi salutare, riscontrare delle difficoltà, che, nel caso della riforma, si potrebbero presentare in diverse tipologie di resistenze: le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano delle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso “in veste di agnelli”). Questo ultimo tipo di resistenza si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione.

Papa Francesco ci ha ormai abituati a questo stile e a questo linguaggio, per cui, a mio parere, non mette conto disquisire sull’opportunità per un Pontefice di esprimersi in tali termini: Papa Bergoglio è cosí; dobbiamo farcene una ragione. Mons. Georg Gänswein, nell’intervista rilasciata l’estate scorsa alla Schwäbische Zeitung, aveva giustamente rilevato: «Che nei discorsi, rispetto ai suoi predecessori, di tanto in tanto sia un po’ impreciso, e addirittura irrispettoso, si deve solo accettare. Ogni Papa ha il suo stile personale».

martedì 27 dicembre 2016

L'uomo mancato

VANGELO FARLOCCO DI ROUSSEAU

    Liberarsi dal vangelo farlocco di Rousseau per tornare al Vangelo di Cristo. Come aveva ben visto Chesterton l’uomo moderno che non crede più a Dio non è diventato razionalista bensì capace e disposto credere in qualsiasi cosa 
di Francesco Lamendola  



Non è esatto affermare che l’uomo moderno si è allontanato dal vangelo; anzi, lo ha abbracciato in pieno; solo che è il vangelo sbagliato. Vangelo, o Evangelo, sta per “lieto annuncio”: eu anghélion; e il “lieto annuncio” sta, nel medesimo tempo, per una visione globale del mondo e per una norma indefettibile d’azione: ora, l’uomo moderno possiede una cosa del genere, ed è la filosofia di Jean-Jacques Rousseau.
Qual è il nocciolo della filosofia di Rousseau, che è una “filosofia”, appunto, non nel senso di discorso speculativo sulla natura del reale, bensì in quello di “lieto annuncio”? È molto semplice, e lo si può riassumere in una sola frase: L’uomo è buono, ma infelice, perché si trova in catene; la società è cattiva, ed è essa che lo ha incatenato; spezzate quelle catene, rifate la società, e l’uomo ritroverà, insieme, sia la libertà che la felicità. Bello, no? Suona bene; è convincente; è rassicurante; e, allo stesso tempo, offre una chiara linea dazione all’individuo, sempre e comunque (ma l’individuo astratto, ossia l’Uomo; non già l’individuo concreto, ossia la singola persona), contro la società. La società è il male; cambiatela, e diverrà la fonte di ogni bene, e tutti vivranno felici e contenuti. Un vangelo adatto per dei microcefali, per degli imbecilli, per dei minorati mentali, quali son diventati gli uomini moderni; e un vangelo così facile che qualsiasi deficiente, appunto, lo può mandare a memoria e sentirsene infervorato, lanciandosi all’assalto per la edificazione del Nuovo Mondo, che sarà, infallibilmente, più Bello, più Buono e più Giusto.

κακός εὐαγγἐλιον

Fenomenologia di Bergoglio. Torna il dio pagano e Bergoglio è il suo profeta

Dal dio “non cattolico” al dio “ingiusto”, prosegue con coerenza l’insegnamento di una neoreligione pagana che nega il fondamento stesso del cristianesimo.
di Patrizia Fermani
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Il 15 dicembre Bergoglio ha completato la propria Summa Theologiae, dicendo che Dio è stato ingiusto nel mandare in croce il proprio  Figlio.  E’ stato un regalo di Natale che merita ancora qualche noticina, data la sua forza innovatrice e la perfetta consonanza con le aspettative del nostro tempo.
Anzitutto,  dall’enunciato del teologo vaticano si possono enucleare due idee fondamentali.  La prima è quella della negazione di Dio come Giustizia in sé. Infatti  dal  punto di vista giudaico cristiano Dio  è Giustizia in sé  in quanto Bene sommo e il criterio della  giustizia dell’uomo si misura sulla aderenza  alla volontà e alla legge di Dio. Dunque  se Dio è ingiusto significa che contraddice se stesso, si dimette da depositario del Bene e dalle sue leggi, pone se stesso come  Contraddizione e quindi non può neppure pretendere  che le Sue leggi siano osservate,  anzi non vi sono più leggi divine credibili e vincolanti.  Infatti se non esiste Dio come Giustizia non ci sono neppure leggi supreme inderogabili da osservare, non esiste il peccato e non è giustificata alcuna penitenza. Non esiste né Bene né male e ogni uomo è libero di fare tutto quello che gli aggrada, almeno di fronte a Dio. Dunque secondo il teologo vaticano la stessa  idea  fondamentale di Dio che noi abbiamo ricevuto  deve essere rovesciata radicalmente,  per liberarci dal peso di Dio.

Laudato noo!

BOFF: HO AIUTATO IL PAPA A SCRIVERE LA LAUDATO SI’. FARA’ UNA GROSSA SORPRESA. FORSE PRETI SPOSATI O DONNE DIACONO.

Leonardo Boff, il notissimo esponente della teologia della liberazione, ha concesso un’intervista al giornale tedesco Kölner Stadt-Anzeiger. Boff, che ha 78 anni, ha parlato liberamente della Chiesa, e ha rivelato alcuni particolari dei suoi rapporti con il Pontefice, e di possibili future decisioni.


Laetitia coactuum

Amoris Laetitia: la logica dell’eresia

(di don Alfredo Morselli su Messainlatino.it)
1. Se si cede su un punto, salta tutto.
Il Cardinale Caffarra, in occasione di un importante convegno svoltosi a Roma, nel novembre 2015 [1], rispondendo a una domanda circa la possibilità di ammettere alla ricezione dell’Eucarestia i divorziati civilmente risposati, affermò che ciò “non è possibile”: e questo perché “una tale ammissione vorrebbe dire cambiare la dottrina del matrimonio, della Eucarestia, della confessione, della Chiesa sulla sessualità umana e quinto, avrebbe una rilevanza pedagogica devastante, perché di fronte a una tale decisione, specialmente i giovani, potrebbero concludere legittimamente: – allora è proprio vero, non esiste un matrimonio indissolubile – ” [2].

Onda su onda, sarà sommerso?

Papa Francesco chiede ad Anne Hidalgo di inviargli delle «onde positive»



Pubblichiamo questo articolo accompagnato da altri due che trattano la ormai inaccetabile predilezione di Papa Francesco per gli migranti e per l'indiscrimata invasione dell'Europa che questi stanno realizzando.
L'argomento sta ormai interessando con preoccupazione tutti i popoli d'Europa, solo Francesco sembra non accorgersene e anzi sembra contento proprio per la scontettezza degli Europei.
Il paradosso è tale che trova giustificazione solo nel fatto, ormai sotto gli occhi di tutti, che Francesco agisce non al servizio della Fede e della tradizione cristiana dell'Europa, ma al servizio del Nuovo Ordine Mondiale a cui preme la distruzione di ogni tradizione religiosa per l'edificazione di un regime mondiale anticristiano, sostenuto da una inventata nuova religione mondiale propedeutica all'avvento dell'Anticristo.

Et fiat Tenebra?


I giorni di Channukkà, la festa ebraica delle luci


A Casale Monferrato si celebra con i rappresentati delle religioni monoteiste, a Palermo si festeggia a Palazzo Steri, che fu il tribunale dell’Inquisizione, per illuminare un posto storicamente buio, mentre a Cosenza, dove i lumi natalizi sono a forma di «menorah» (il candelabro ebraico a sette bracci), si accende in piazza.  

Dal Piemonte alla Sicilia si festeggia Channukkà, la festa ebraica delle luci, iniziata quest’anno assieme al Natale.

Pastor vel Lupus?

FRANCESCO, LA CURIA E IL GOVERNO. EPISODI CHE RENDONO PERPLESSI. MA QUESTO PAPA E’ BUONO?



Ormai i rimproveri del Papa alla Curia non sorprendono più nessuno. Diciamo che hanno assunto un tono quasi rituale. Dalla lettura delle sue parole sembra che si sia scagliato contro eventuali resistenze alla riforma curiale. Ma questo può lasciare perplessi. Fino ad ora la riforma si è centrata sull’accorpamento di alcuni pontifici consigli e dicasteri, e nel varo della nuova Segreteria per le Comunicazioni. Ma non sembra che nessuna di queste iniziative abbia suscitato particolari malumori. E il progressivo spogliamento della Segreteria dell’Economia di alcune ampie prerogative che il Pontefice stesso le aveva assegnato è avvenuto con l’assenso del Pontefice stesso. E anche lì non sembra che i principali interessati si siano incatenati ai cancelli di San Pietro. Chi è riuscito a manovrare per riavere i soldi e il potere che il primo Motu Proprio sembrava sottrarre è ben soddisfatto. E Pell anche se si sente un po’ tradito, e forse un po’ ingenuo, per aver creduto alle esortazioni tipo “vada avanti senza guardare in faccia nessuno” provenienti da Alto Loco ha assorbito la botta da vecchio atleta australiano.
Allora forse lo sdegno del sovrano aveva altri motivi e bersagli.

lunedì 26 dicembre 2016

«La cosa è grave ma non seria»


                                                                    IL CONFRONTO

Nella cultura zoologica la differenza tra gli animali reali ed immaginari è più sfumata di quanto possa apparire. Più incisivo, inoltre, pare sia stato il recupero della cognizione idolatrica degli stessi. Manca solo la formulazione canonica del culto di venerazione a motivo della positività della loro connotazione e del sovvertimento dell’ordine naturale. Le cose, comunque, cambiano quando dall’analisi zoolatrica si passa a quella iconografica verificabile nei simboli dei casati prestigiosi o della stirpe di sangue blu come l’effige, nello stemma, dell’aquila imperiale o del drago. L’aquila e il drago, tra l’altro, sono simboli altamente significativi anche della tradizione cristiana. Con l’aquila si identifica l’Apostolo Giovanni, che riuscì a penetrare i misteri Soprannaturali. Descritta nell’Apocalisse (Ap 8,13) l’aquila, inoltre, rappresenta l’Angelo che annuncia agli abitanti della terra i castighi che Dio permette come strumento della Sua giustizia. Invece il drago (figura del demonio), punto importante di riferimento, è sconfitto dal sangue dell’Agnello dopo essere stato affrontato dall’arcangelo Michele (Ap 12,7) che lancia le sue milizie (spirituali) contro le potenze infernali.

Erode abita qui

sebirblu.blogspot

"Festeggiamenti del Natale assenti ad Aleppo dopo anni": la "bufala dell'anno" sulla Siria va al Corriere della Sera


Festeggiamenti del Natale assenti ad Aleppo dopo anni: la bufala dell'anno sulla Siria va al Corriere della Sera



Sulle conseguenze di un probabile attentato con LSD contro il Corriere della Sera ce ne eravamo già occupati, in agosto, per un, davvero delirante, articolo che accusava Putin di utilizzare un diabolico marchingegno, denominato Nooskop, capace di “manipolare le menti”.

Attentato che si direbbe essersi reiterato in questi giorni. Non troviamo, infatti, nessuna altra spiegazione davanti a quanto pubblicato sul Corriere, a firma Andrea Riccardi, già Ministro per la cooperazione internazionale nel governo Monti - artefice delle Sanzioni alla Siria -, e fondatore di quella “Comunità di Sant'Egidio” così cara a Bush e agli altri Signori della Guerra.

E dopo il mal di pancia?

Vi spiego parole e mosse di Papa Francesco. Parla il vaticanista Magister


“Uno degli obiettivi di Francesco è la pluralizzazione della Chiesa. Lo dice lui stesso: quel che gli sta a cuore è avviare processi. Cosa significhi e dove porterà è tutto da vedere”. E’ quello che pensa Sandro Magister, scrittore e giornalista, vaticanista de l’Espresso, sulle ultime mosse di Papa Francesco.
Magister, il Papa non è stato tenero giovedì con i cardinali nel suo discorso prenatalizio.
Credo che nelle sue parole emerga una visione molto pessimista, soprattutto rispetto alla gerarchia. Francesco percepisce un’opposizione al suo pontificato, di un clero che considera incapace di prossimità alla gente.
Eppure il mondo “tradizionalista” contro cui si è scagliato viene spesso considerato come minoritario, più attivo sul web che protagonista nella quotidianità cattolica.
Intanto Bergoglio un giorno sì e uno no riserva delle bordate agli oppositori. Il discorso alla Curia è solo l’ultimo grano di un rosario continuo.

Odiunt, non amant

IDENTITA' E LIBERTA' LAICISTA 

    La libertà laicista è un mostro disumano che vuole azzerare radici, storia, identità. A nessuno importa quel che è bene per la comunità. L’errore clamoroso e l’infedeltà al Vangelo della chiesa neomodernista
 di Francesco Lamendola





Se la civiltà moderna trova la sua più coerente e compiuta espressione nel sistema economico e finanziario e nello stile di vita americani, dal punto di vista ideologico “puro”, cioè considerata in sé e per sé, in quanto struttura ideologica dello spazio culturale, sociale e anche individuale, essa trova la più perfetta espressione nell’attuale ordinamento dell’Unione europea.
Coloro i quali pensano che l’Unione europea sarebbe una buona cosa, se solamente fosse l’Europa dei popoli e non delle banche, se fosse una realtà viva come avrebbe dovuto essere, e non un freddo computo ragionieristico sulla partita doppia delle spese e delle entrate, s’immaginano tuttavia che essa sia riformabile, anzi, che sia nata da un giusto bisogno, o da una giusta serie di bisogni, e sia stata poi allontanata dai suoi obiettivi originari da fattori esterni, eliminati i quali, essa potrà rientrare nel suo alveo, come un fiume che rientra nel suo letto dopo essere stato artificialmente deviato. Purtroppo le cose non stanno così: l’Unione europea è nata, sin dall’inizio, anzi, sin dall’inizio è stata concepita, esattamente come ciò che essa è; semmai la realtà attuale è ancora troppo “indietro” rispetto ai piani segreti di coloro che l’hanno pensata e voluta (vedi, ad esempio, il Piano Kalergi, e le attuali strategie del Gruppo Bilderberg, della Commissione Trilaterale e di altri gruppi di potere ancora più occulti e ancora più “globali”, oltre che più inquietanti); la meta finale, per essi, è ancora relativamente lontana, nondimeno essi sono pazienti e tenaci, dispongono sia dei mezzi, sia del tempo necessari per spingere il nostro continente sempre più in là, dal punto di vista sociale, culturale, finanziario, monetario, sempre più vicino all’idea che essi hanno della società futura: un luogo neutro, asessuato, algido, in perenne progresso tecnologico, dove non c’è spazio, anzi, non deveesserci spazio alcuno, per la tradizione, e, soprattutto, per la tradizione e l’identità religiosa, ovviamente quella cristiana e specialmente cattolica.

Babbei di Natale

"Non vogliamo turbare le altre religioni". E le scuole censurano il Natale

L'ideologia entra nelle scuola italiane. A Floro vietano ai bimbi di cantare "Astro del Ciel". E a Pontevico sparisce Gesù dalle canzoni di Natale. Così il Belpaese si sottomette al multiculturalismo
Adesso le scuole censurano il Natale. Non per colpa dei bambini, ovviamente.


Cupio non dissolvi

IL VERO CONTRO IL RELATIVISMO 

    Dobbiamo ritrovare il concetto e il criterio del vero per uscire dalla palude del relativismo.Cosa sia il vero lo abbiamo sempre saputo fino a quando la cultura del sospetto e deliri della modernità non ci hanno confuso le idee 
di Francesco Lamendola




Come figli di quella civiltà moderna di cui andiamo così scioccamente fieri, ma che dovremmo chiamare, piuttosto, la prima, compiuta anti-civiltà della storia, stiamo sprofondando sempre di più nella palude del relativismo; e, benché vediamo le conseguenze disastrose che ciò comporta, non facciamo nulla per tentar di uscirne, anzi, si direbbe che facciamo di tutto per affondare ulteriormente, come se fossimo afferrati dal demone del cupio dissolvi, da una masochistica, selvaggia euforia di auto-distruzione.
Eppure, la strada per uscire dalla palude c’è, lo sappiamo bene, e sappiamo anche da quale parte dovremmo cercarla: nel ritrovare il concetto e il criterio del vero, perno di ogni certezza, presupposto di ogni sapere, condizione indispensabile per qualsiasi costruzione sociale, politica, economica, culturale, senza di cui nulla si può fare, progettare, costruire, che non sia viziato e minato da una terribile, insuperabile fragilità, da un peccato originale che porterà a cattivo fine qualunque iniziativa, per quanto intrapresa con entusiasmo e generosità..

Discepoli di un Bambino maestro

Mi porto sempre dentro quanto insegnava un mio amico pedagogista abruzzese: «Gli occhi del Bambino[1] sono belli, ma sono anche vuoti: perciò essi vanno riempiti di conoscenze, di vita». È proprio così: educare non è solo il socratico “tirar fuori” quanto di buono c’è dentro l’interiorità del Bambino, ma è anche “metter dentro” di lui quanto di valido la comunità di vita in cui egli è stato accolto ha elaborato a tanti livelli, in primis la lingua: l’educazione è anche una traditio lampadis, come ha affermato un gigante della pedagogia moderna, il boemo Comenio.
Arrenderci dinanzi ad ogni Bambino

domenica 25 dicembre 2016

Il giogo per gli animali da tiro

L’UNESCO proclama lo Yoga patrimonio dell’umanità. Perchè questi signori amano le pratiche orientali e odiano il Cristianesimo


1- Lo Yoga patrimonio dell’umanità, proclamato dall’UNESCO, ossia dalla Massoneria.
2- Conoscere lo scopo dello Yoga
3- Come è arrivata la “spiritualità orientale’ in Occidente. Breve storia di una ciarlatana Helena Blavatsky
4- La luce di Lucifero. I maesti tibetani in “contatto telepatico” inviano i loro apostoli
5- Le Nazioni Unite: un’organizzazione di Goym al servizio del Novus Ordo
6- Una famiglia di occultisti con un importante compito
7- Il transumanesimo, gli alieni e il rifiuto di Dio.

-A cura di Floriana Castro Agnello-

1- LO YOGA PATRIMONIO DELL’UMANITA’ PROCLAMATO DALL’UNESCO, OSSIA, DALLA MASSONERIA

YOGA HUXLEY BLAVATSKYLo Yoga è stato ufficialmente aggiunto oggi alla lista dei Patrimoni orali ed immateriali dell’umanità grazie ad una decisione presa all’unanimità dai 24 membri di uno specifico Comitato intergovernativo dell’Unesco riunito per la sua 11/a sessione ad Addis Abeba, in Etiopia, dal 28 novembre al 2 dicembre 2016.  In un comunicato diffuso a New Delhi il ministero della Cultura indiano si rallegra per la decisione e ricorda che l’Onu aveva già fissato nel 2014 il 21 giugno di ogni anno come la Giornata internazionale dello yoga.
Sono così diventati 13 i Patrimoni orali e intangibili dell’umanità indiani,(quelli che l’UNESCO considera tali, almeno…)  fra cui i più recenti sono la Danza Chhau (2010) che propone pagine antiche del Mahabharata e del Ramayana, i canti buddisti del Laddakh (2012), il Sankirtana, canto rituale, suono dei tamburi e danza di Manipur (2013), l’artigianato in rame dei Thathera del Punjab (2014) e il Ramlila, la tradizionale performance del Ramayana (2008). (1)
Non sorprendetevi se tra i patrimoni dell’UNESCO l’agenzia specializzata dell’ONU che dichiara lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni con l’istruzione, la scienza, la cultura- non verrà mai inserita nessuna pratica di origine cristiana. Da anni diffondiamo la frase del primo direttore dell’UNESCO, Julian Huxley  (22 giugno 1887 – 14 febbraio 1975) che così si esprimeva sulla Chiesa Cattolica:
“Quanto alla Chiesa cattolica, essa dovrà essere gradualmente purgata dalle sue dottrine intransigenti e particolari e non conserverà che le espressioni basilari della religione condivisibili con una vasta fraternità religiosa e culturale che dovrà includere tutti i culti e tutte le civiltà”.

Dall’utero a Lutero

caffarra
Pubblichiamo il testo integrale della relazione tenuta dall’ostetrica Flora Gualdani (fondatrice dell’opera Casa Betlemme) al secondo corso di formazione dell’associazione “Vita è” svolto presso la Fraternità Francescana di Betania
(Cella di Noceto, 29-31 ottobre 2016). La relazione aveva ad oggetto «Humanae vitae ed Evangelium vitae: siamo tornati all’anno zero? Riflessioni da un’esperienza dentro la pastorale» ed è stata tenuta alla presenza del cardinale Carlo Caffarra.
Flora Gualdani
Buonasera a tutti, ringrazio gli organizzatori di questo bel corso. Per me è un onore parlare di fronte ad alcuni miei maestri, primo tra tutti Sua Eminenza il cardinale Caffarra. E’ da lui, insieme al professor Sgreccia, anch’esso oggi cardinale, che ho imparato nei primi anni ’80 all’Università Cattolica del Sacro Cuore i fondamentali di quello che diremo in questi tre giorni. Iniziamo con una lode a Gesù per averci riuniti qui. Diciamo insieme: Alleluja! Lode e gloria a Te, Signore Gesù.
Mentre Sua Eminenza ci parlerà dal punto di vista più alto della Chiesa e della teologia, io vi dirò qualcosa dalla mia postazione ostetrica che sta più in basso, sul piano della pastorale: tra i bordi delle strade, le corsie degli ospedali e le sacrestie. Vi racconterò come vedo la situazione delle encicliche Evangelium vitae ed Humanae vitae, come le ho viste trattate ed attuate in mezzo secolo di esperienza.
Questa parte fondamentale della dottrina della Chiesa sta vivendo una situazione difficile. Ed è un capitolo che porta con sé altri pezzi di Magistero come Familiaris consortioDonum vitae e Veritatis splendor.
Cercherò di fare una specie di anamnesi raccontandovi alcune informazioni, un excursus di episodi e sintomi con cui sono giunta ad una mia diagnosi del problema, e poi vi esporrò alcune linee della terapia che secondo me è necessaria per risollevare questa parte basilare della dottrina.
L’ambulatorio ostetrico è un confessionale speciale, e dopo cinquant’anni mi sono fatta alcune convinzioni precise, ascoltando il cuore e la vita concreta di tante donne. Ad una certa età ti accorgi che con l’esperienza cresce anche la capacità di sintesi e di visione delle cose: è un pò come vedere le realtà dall’alto, dall’oblò di un aereo. Siccome io e il cardinale Caffarra siamo coetanei, può darsi che certe nostre osservazioni siano coincidenti.
DUE PREMESSE IMPORTANTI
Premetto: tutto quello che vi racconterò non è per fare polemica né per giudicare nessuno ma è un’osservazione leale del periodo storico in cui ci troviamo a navigare. Se non prendiamo atto onestamente della realtà dei fatti che ci riguardano, non possiamo muoverci per migliorare la pastorale.
Inoltre, alcune cose che racconterò, anche con dolore, sono frutto di un profondo amore che nutro per la Chiesa cattolica. Ho dato tutta la mia vita e consumato i miei beni per amore della Chiesa. E’ per amore della Chiesa che abbandonai in anticipo la mia amata professione ospedaliera all’inizio degli anni ‘90. Avevo davanti le mie due grandi passioni: l’ostetricia e la pastorale della vita nascente. Ad un certo punto scelsi di servire quella che vedevo messa peggio cioè la Chiesa. Il vescovo di Bangkok, durante la guerra in Cambogia, voleva che rimanessi e aprissi una casa là. Ma io sentivo che la mia missione era qua nel nostro occidente gaudente e disperato, dove stava emergendo il degrado morale e la povertà culturale su questi temi.
Il mio piccolo “ospedale da campo” l’avevo già aperto ai tempi del Concilio, nel 1964, tirando su Casa Betlemme e usando il balsamo potente della misericordia. Ne ho parlato lo scorso giugno al convegno “Bioetica, Miseria e Misericordia” organizzato dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/07/bioetica-miseria-e-misericordia-lopera-di-casa-betlemme/).
Avevo anche fatto la mia esperienza di “Chiesa in uscita”, incontro alle periferie esistenziali cioè in mezzo alle guerre e ai disastri, negli angoli più poveri della terra: India e Bangladesh, Africa e Cina, dall’Irpinia terremotata all’inferno della Cambogia, poi la Bosnia Erzegovina ai tempi dello stupro etnico.
Cercando di rimanere sempre attenta ai segni dei tempi, ad un certo punto mi accorsi che era urgente aprire un altro reparto nell’ospedale da campo: il reparto della formazione, per aiutare la Chiesa a trasmettere il messaggio dell’Humanae vitae. Per prepararmi frequentai gli ambienti universitari romani a scuola dai giganti, i miei maestri tra scienza e fede. Le loro lezioni le ho riportate a Casa Betlemme che è diventata così una scuola di vita dove sono passati in tanti: vergini e prostitute, analfabeti e professori, piccoli e anziani, artisti e giornalisti, vescovi e sbandati, famiglie ferite. E tante coppie di innamorati.
E’ un luogo dove la morale si è incarnata e la teoria è diventata prassi. Diverse giovani coppie si sono appassionate di quest’enciclica e sono diventate collaboratrici dell’opera. Alcune sono qua e le ringrazio.
Vi racconto quale fu l’episodio che mi convinse a prendere il treno per Roma, ad andare a scuola dai giganti. Eravamo nell’81 ai tempi del referendum sulla legge 194. Ci fu un convegno della Chiesa aretina dove un ginecologo abortista intervenne interpellando i responsabili. Domandò cosa avesse da proporre la chiesa come alternativa all’aborto. C’era la risposta dell’Humanae vitae ma quella risposta nessuno seppe darla. Mi turbò la gravità di questa omissione. Ma io non ero abbastanza preparata per fare supplenza. Così presi il treno per Roma e andai al Policlinico Gemelli dove incontrai figure come il genetista Jérôme Lejeune, la ginecologa Anna Cappella e la psichiatra Wanda Połtawska.
LA QUESTIONE DELL’OBBEDIENZA: DALL’UTERO A LUTERO
Dopo la firma dell’Humanae Vitae si scatenò quello che sappiamo contro Paolo VI e la sua enciclica: il bioeticista Renzo Puccetti ci ha scritto un magnifico trattato (I veleni della contraccezione, ed. Studio Domenicano, Bologna 2013) e stasera nello spettacolo dopo cena ripasseremo alcuni passaggi. All’epoca ero ancora giovane e non riuscivo a comprendere il perché di quella guerra contro l’enciclica. Così, con quella dose d’incoscienza e spirito d’avventura che mi hanno sempre aiutato, presi la mia fiat cinquecento ed andai a Roma a suonare il campanello di Padre Häring, una delle grandi menti che guidava la resistenza internazionale contro l’Humanae vitae. Lo stesso feci a Firenze con don Enrico Chiavacci. Era l’altro illustre teologo moralista che si opponeva a Paolo VI. Entrambi mi ribadirono la bontà della loro tesi. Tra noi ci fu un vivace scambio di idee, faccia a faccia.
Quando mi fui preparata alla scuola dei giganti, come dicevo, feci tesoro delle loro lezioni per aprire a Casa Betlemme il reparto formazione. All’inizio pensavo – ingenuamente – che la mia diocesi avrebbe accolto a braccia aperte questo specifico servizio pastorale, una scuola sull’Humanae vitae. Invece con i miei pastori, nel fare obbedienza, ho dovuto esercitare tanta paziente umiltà, tipicamente femminile. Ci sono voluti quarant’anni per avere la prima approvazione ufficiale di questa opera. Finché accogli le ragazze madri e fai – gratis – una meritoria opera sociale, ti battono le mani e ti danno premi. Quando invece parlavo di morale e del no alla contraccezione, la cosa si faceva complicata. Compresi che se volevo la libertà di parola dovevo parlare in casa mia. E spalancai le porte.
Con tutti i miei vescovi c’è stato un buon rapporto, ma ad un certo punto li ho interrogati sulla loro posizione di fronte all’Humanae vitae. Volevo capire francamente da che parte stavano. Un primo vescovo mi disse che dovevo lasciar perdere con questi insegnamenti «…perché gli sposi lo sanno da sé come fare in camera da letto». Un altro vescovo mi ordinò (alzando la voce) di smettere di andare in giro ad insegnare queste cose, e mi proibì anche di riunire i giovani a casa mia per fare corsi. Si spinse oltre e mi disse: «finché io sarò vescovo, tu non sarai mai espressione della Chiesa». Chiesi spiegazione di cosa non andasse nel mio apostolato ma non ebbi risposta. Feci obbedienza e gli dissi: «Eccellenza, farò quello che mi chiede: stia sicuro che appena torno a casa mi attacco al telefono e disdico tutti gli appuntamenti in diocesi». All’epoca ero ancora pressoché da sola e giravo le quattro vallate aretine, più volte a settimana, per tenere incontri: una fatica da follia. «Per quanto invece riguarda i giovani a casa mia, Eccellenza, le dico che la mia casa se l’è sudata il mio babbo da emigrante, e la bocca me l’ha regalata la mia mamma! Per cui lì sono libera di riunire chi voglio». Per due anni, facendo obbedienza, non andai più in giro a parlare, ma a casa mia gridavo a squarciagola, e i giovani si affascinavano. Poi un vecchio prete mi convinse a riprendere il microfono con questa riflessione: «ma se ogni volta che vai a Roma ai congressi internazionali il Papa vi esorta a proseguire in questo apostolato e poi il vescovo te lo vieta, tu a chi devi dare retta?». In fondo era quello che facevo in ospedale: se un primario e un assistente hanno vedute diverse, io obbedisco al primario. E così ricominciai a parlare in giro.
Un altro vescovo ancora, che mi stimava, mi consigliò di non insistere sull’Humanae vitae, dicendomi: «Vedi Flora, tanto appena muore Giovanni Paolo II, vedrai che queste cose finiranno». Riuscii soltanto a balbettare: «Ma Eccellenza, è la dottrina!». Devo dire che, tra tutte, questa fu la mazzata più forte che ho ricevuto. Il tono era delicato e suadente, ma nella sostanza era come se mi avesse detto: hai sprecato inutilmente la tua vita. Uscii da quel colloquio disorientata, stordita. Per rimanere in piedi di fronte a certe coltellate, ti inginocchi in adorazione silenziosa. E poi riparti.
Un importante sacerdote, educatore e professore di teologia mi spiegò: «Vedi Flora, la morale che insegni tu (quella dell’Humanae vitae) è una morale vecchia, perché guarda al singolo atto». Lui educava i giovani citando Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi”. Anche i responsabili della pastorale familiare una volta mi rimproverarono così: «mica pretenderai che tutte le coppie usino i metodi naturali!». Risposi: «quello che pretendo è che tutte le coppie sappiano davvero cosa sono i metodi naturali, il loro reale valore scientifico ed umano, la loro praticabilità».
Poco tempo fa un alto prelato mi disse che questa proposta è “di nicchia”, per poche coppie speciali. Un’altra delle obiezioni che ho ricevuto recentemente dal mondo ecclesiastico sull’Humanae vitae è che sarebbe stata scritta in “un altro contesto storico”, e quindi sarebbe superata. Siamo cioè nella linea di quei pensatori cattolici alla moda che affermano che l’uomo è cambiato, la sessualità è cambiata e quindi sarebbe la dottrina che va adeguata. E non viceversa.
Dopo quarant’anni di cammino in mezzo a queste prove, alla fine è arrivato un vescovo che invece si è presentato a Casa Betlemme ad ascoltare. Si metteva in prima fila a prendere appunti, mettendomi in imbarazzo. Aveva capito l’importanza di questo apostolato, ne vedeva i frutti. Ogni anno portava i suoi giovani sacerdoti da noi per una giornata di formazione su teologia del corpo e Humanae vitae. Nel Natale 2005 volle riconoscere Casa Betlemme come associazione pubblica di fedeli, cioè opera non più mia ma della Chiesa e ci disse: «voi adesso potete andare anche a New York a parlare, e il vostro annuncio sarà a nome della Chiesa». Quel vescovo poi è diventato cardinale e si chiama Bassetti. Il nostro caro Gualtiero.
Un ultimo cenno sull’obbedienza: il fondatore di questa fraternità Francescana, Padre Pancrazio Gaudioso, definisce l’obbedienza “la prima delle virtù”. Una decina d’anni fa mi rimproverò pubblicamente: sapeva che da un paio d’anni avevo smesso di andare in giro a formare i suoi novizi su questi temi. Fu molto severo. Io gli spiegavo che, in questo apostolato, il mio timore era anche di dover affrontare le obiezioni autorevoli dei teologi. E lui mi rispose sorridendo: «sono loro che devono aver paura di te!». Feci obbedienza e ricominciai.
Vi ho fatto questa lunga carrellata non per criticare i miei pastori ma, al contrario, per testimoniare quanto è stata feconda l’obbedienza verso di loro. Quanto più costa fatica, tanto più porta frutto. Il fuoco amico è quello che fa più male. Ma c’è sempre la forza dello Spirito Santo che ti sostiene. La pastorale la fanno i pastori e quindi – ripete la Madonna – dobbiamo pregare per loro. Però dobbiamo anche tenere gli occhi aperti, vigilare. E non temere. Io prego ogni mattina per ognuno dei miei sette vescovi. Li ringrazio per le cose che, a modo loro, mi hanno fatto comprendere. Perché certe cose le capisci soltanto se le patisci. A volte mi è sembrato di aver vissuto l’effetto della palla: più la schiacci in basso e più rimbalza in alto.
UN’ALTRA DERIVA: L’ANGELISMO.
Un’altra deriva che ho incontrato nella pastorale la definirei “angelismo”. Tanto agli sposi che ai consacrati spiego che Dio non ci ha dato le ali ma i genitali. Ai consacrati ripeto che sarebbero degli illusi se pensassero che portare un abito, pur prezioso, li preserva dalla concupiscenza.
Con gli sposati capita invece questo. Un primo esempio. Ho frequentato Medugorje fin dai primi tempi. Mi sono resa conto di quanto sia importante ciò che raccomanda la Chiesa su questo luogo speciale di pellegrinaggio: l’accompagnamento pastorale. Ho notato che tanta gente torna infatti con un grande entusiasmo spirituale ma non incarna la propria conversione dalla cintola in giù, nelle scelte della vita morale. Magari continuano a portare la spirale o ad assumere la pillola: per ignoranza, perché non sanno. Così anni fa mi recai dal parroco di Medugorje proponendogli un servizio pastorale con cui aiutare i pellegrini a conoscere il Vangelo della vita. Sono sempre più convinta che è un annuncio fondamentale da portare nei grandi luoghi della fede, dove transita tanta gente. Il parroco era interessato ma mi dirottò dal vescovo di Mostar e così feci, spiegandogli la mia proposta. Dal tenore severo della sua risposta compresi che i tempi non erano maturi. E feci obbedienza.
Un secondo esempio. Agli sposi ricordo che l’utilizzo dei metodi naturali non è di per sé una garanzia di santità coniugale (se usati quale chiusura alla vita), come nemmeno il mettere sù una famiglia numerosa è sinonimo di santità: una famiglia numerosa è auspicabile, ma la perfezione degli sposi cristiani non sta nel numero di figli. Anche uno può essere troppo di fronte a certe situazioni cliniche gravi (l’eroismo non è obbligatorio), oppure – per altri – tre figli potrebbero essere espressione di egoismo.
Procreazione responsabile” significa cioè apertura ragionevole alla vita, ma apertura: con i metodi naturali che non sono una tecnica cattolica per non fare figli ma uno stile di vita fatto di conoscenza di sé ed esercizio della virtù per amore nella reciproca fedeltà, lasciando a Dio l’ultima parola. E’ quello che ha scritto Paolo VI nell’Humanae vitae al n. 31: le leggi della trasmissione della vita, inscritte nella nostra natura, vanno rispettate con amore & intelligenza. In questo documento, Paolo VI in fondo non ha fatto altro che riproporre in chiave moderna un antico comando biblico: non disperdere il seme ovvero non dividere l’atto. Quindi non si tratta di un’invenzione dei pontefici moderni.
Ho incontrato invece certi ambienti cattolici dove usare l’intelligenza e la ragione viene purtroppo considerato un peccato (un po’ come sosteneva Lutero). Tempo fa una coppia venne a criticare l’uso dei metodi naturali dicendomi che loro non avevano bisogno di imparare la disciplina della continenza, cioè i metodi naturali, perché avrebbero accolto tutti i figli che Dio gli avrebbe mandato. Intenzione perfetta! Io però mi permisi di osservare che anche loro, prima o poi (e per motivi vari) dovranno fare i conti con la castità, il cui esercizio non si improvvisa. Infatti ho conosciuto coppie che hanno avuto tre o quattro gravidanze ravvicinate, faticosamente subite perché senza alcun discernimento per distanziarle (l’equivoco sulla “fecondità ad oltranza” fu sottolineato da Giovanni Paolo II anche durante l’Angelus del 17.7.1994), e poi – sfiancate – sono entrate in crisi con la sessualità. Ad un certo punto la donna entra nella paura di un’altra gravidanza e comincia a vivere male l’intimità coniugale, l’uomo si sente rifiutato e cerca i surrogati. E’ una situazione pericolosa perché la coppia può scoppiare.
Di solito a quel punto possono accadere due cose al confessionale: o il prete manda la coppia da noi ad imparare i metodi naturali. Però è una chiamata un po’ tardiva, perché ci troviamo davanti coppie terrorizzate, il cui unico obiettivo è evitare assolutamente un’altra gravidanza. E faranno molta più fatica a fidarsi e così a imparare bene.
Oppure il prete benedice la loro contraccezione usando la logica del proporzionalismo: «Vi siete già aperti abbastanza alla vita, adesso siete giustificati ad usare la pillola o altro». Da noi in Toscana c’è un detto: “poggio e buca fa pari”. Traduce bene il proporzionalismo, concetto che il Magistero – come sappiamo – ha dichiarato contrario alla morale cattolica.
LA DISINFORMAZIONE E I SUOI DANNI PASTORALI
Uno dei problemi di fondo è la disinformazione su questo capitolo. Un’ignoranza grave di cui ho toccato con mano i danni fuori e dentro le sacrestie (Cfr. Flora Gualdani, Occidente, procreazione e Islam. Testimonianza per il Sinodo sulla famiglia. Parte II, ed. ilmiolibro 2015). Abbiamo un magistero chiaro ed approfondito su matrimonio, famiglia e trasmissione della vita. San Giovanni Paolo II ha prodotto, già da prima del Concilio, un insegnamento magnifico e sterminato per aiutarci a comprendere l’amore umano e la teologia del corpo. Qualcuno ha affermato che quelle riflessioni di Wojtyla su questo campo sono come l’Everest che svetta sopra tante colline. Eppure negli ambienti cattolici, anche ad alti livelli, le sue centoventinove catechesi sull’amore umano sembrano qualcosa di sconosciuto. Il biografo Weigel dice che questo insegnamento giovanpaolino è «una bomba ad orologeria» che, quando finalmente verrà scoperta in tutta la sua grandezza, esploderà producendo effetti spettacolari (Cit. in Y. Semen, La sessualità secondo Giovanni Paolo II, ed. San Paolo, Milano 2005).
Il Santo Padre era particolarmente attento a questo fronte bioetico che considerava fondamentale per la famiglia. Dopo ogni congresso internazionale ci riceveva per informarsi sui progressi sia della scienza che della pastorale a livello mondiale. Così mi è capitato a volte di trovarmi, insieme alle mie maestre, faccia a faccia con san Giovanni Paolo II. Una sera, superando tutti gli appuntamenti in agenda, volle riceverci prima di cena nel suo appartamento.
Nel 1996 spiegò che «è ormai maturo il momento in cui ogni parrocchia e ogni struttura di consulenza della famiglia e alla difesa della vita possano avere a disposizione personale capace di educare i coniugi all’uso dei metodi naturali. E per questa ragione raccomando particolarmente ai Vescovi, ai parroci e ai responsabili della pastorale di accogliere e favorire questo prezioso servizio» (P. Pellicanò, Giovanni Paolo II. Mandato d’amore, ed. San Paolo, Milano 2012).
Dobbiamo domandarci: come sono state recepite le raccomandazioni pastorali di san Giovanni Paolo II? Vi ho accennato qualche episodio della mia esperienza con i pastori. Una volta una coppia venne da me disorientata perché un monsignore aveva detto loro di usare tranquillamente la spirale. Io risposi così: andate dal monsignore e ditegli (a nome mio) che gli aborti della vostra spirale saranno scritti in cielo nel suo registro, non nel vostro. Poi la coppia venne a seguire un laboratorio e alla fine mi ringraziò con queste parole: «Ci hai insegnato a spostare una montagna con la punta del mignolo!». E come loro, tanti altri sono tornati felici a ringraziare. Alcuni per aver raggiunto, con i metodi naturali, la gravidanza desiderata.
Oppure capita di trovare parroci che arruolano, come guide dei fidanzati, coppie di conviventi. Negli ultimi anni la disinformazione si è purtroppo allargata anche sulla questione della PMA. Una sera mi telefonò un frate chiedendo indicazioni su una “provetta cattolica” a cui voleva indirizzare una brava coppia di sposi che stavano soffrendo per l’infertilità. Troppe volte coloro che hanno la grave responsabilità di orientare gli sposi al confessionale, non sono abbastanza preparati e non conoscono, per esempio, le ragioni per cui il Magistero dice sempre no alla fecondazione extracorporea, eterologa od omologa che sia.
La stessa cosa vale per le donne consacrate. Una giovane madre superiora, intellettualmente preparata e monaca di clausura, alla fine di un corso che aveva voluto che io tenessi nel suo monastero, si era resa conto che la propria disinformazione in materia era tanto grave da averla portata a spingere le coppie verso la fecondazione artificiale e ad assumere contraccettivi, senza che lei ne conoscesse i danni. Era convinta di fare opera di carità verso la sofferenza di quelle coppie. La superiora uscì sconvolta di dolore nel prendere coscienza della sua ignoranza: le sue lacrime erano interminabili nel colloquio personale che facemmo. Si meravigliava, piangendo, che nel suo percorso formativo nessuno le avesse spiegato certe cose. Ma anche quella ferita è diventata feconda. Dopo il corso, quelle monache hanno scoperto un nuovo impegno vocazionale, cioè portare tutti questi drammi nella loro preghiera e dare consigli giusti.
Fin dagli anni ’80 ho cercato di portare la teologia del corpo e l’Humanae vitae dentro i conventi e i monasteri, e posso testimoniarvi quanto sia importante la formazione specifica in questo vangelo della sessualità per qualunque donna, prima ancora che per la coppia.
Un anno fa ho tenuto a Roma un corso ad un gruppo di suore cinesi, su invito di don Rocco Huang della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Sono rimaste completamente affascinate dalla teologia del corpo, tradotta in una vita di consacrazione verginale. La prossima settimana tornerò nella capitale per la seconda edizione di questo corso. Dove parteciperanno stavolta anche sacerdoti della Chiesa sotterranea cinese.
Un’altra annotazione sulla situazione pastorale dell’Humanae vitae è dunque questa: si tratta di un vangelo della sessualità che viene ancora rifiutato e deriso dalla nostra cultura occidentale mentre viene riconosciuto con entusiasmo dai popoli lontani e poveri. Pensiamo a quello che di grande ha fatto Madre Teresa nelle bidonville di Calcutta (cfr. D. Zanelli e M. Bicchiega, Madre Teresa e il fertility day, http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/09/madre-teresa-e-il-fertility-day/), oppure a quello che è successo nella Cina comunista grazie ai Billings (cfr. Mondo e Missione, ottobre 2004).
Sul fronte sanitario, si incontrano purtroppo medici cattolici che quando gli dici dei metodi naturali ti parlano ancora dell’Ogino-Knaus. Medici cattolici e farmacisti che svolgono benemerita attività pastorale, mentre benedicono la pillola del giorno dopo e la contraccezione in genere. Che non parlano dell’abortività, più o meno elevata, di tutta la contraccezione farmacologica.
Trovare un medico che rimane fedele al Magistero e non prescrive la pillola estroprogestinica è cosa rarissima. Ci sarebbe da discutere se certa ignoranza sia colpevole o voluta. Ma non vogliamo giudicare le persone. Su questo punto ho perso per strada, nei decenni, diversi bravi collaboratori medici. Perché qui “cade l’asino”: nell’obbedienza alla verità tutta intera, anche a quella parte più scomoda che brucia. E’ il concetto del martirio.
IL MARTIRIO DELLE IDEE E DEL CUORE
Da diversi anni ripeto ai miei collaboratori di prepararsi a quello che definisco il martirio delle idee e del cuore. Il martirio delle idee significa che, per rimanere fedeli alla verità tutta intera, spesso sarete chiamati a trovare il coraggio di rinunciare alla carriera, imparare ad accettare forme di isolamento e tribolazione nel vostro ambito professionale. Molti di voi l’avranno sicuramente già sperimentato. Il martirio del cuore significa che per rimanere fermi nella vostra posizione, dovrete accettare di perdere per strada certe amicizie, a volte anche le più care. Dolorosamente, ma in letizia francescana. Del resto Gesù stesso ha precisato che è venuto, con il suo annuncio esigente, a portare divisione anche all’interno delle famiglie.
Per quanto mi riguarda, potrei raccontarvi tanti episodi in cui mi sono trovata a combattere per difendere il vangelo della vita nella mia professione, dentro le corsie degli ospedali. Scontri verbali, a volte durissimi. Quando arrivò la legge 194, in ospedale capirono presto quale era la mia posizione e un gruppo di ardenti volontarie femministe venne ad intimarmi dicendo che non dovevo intrattenermi con le donne che erano in lista per abortire. Era successo infatti che qualche donna, dopo il colloquio con me, era scesa dal lettino di preanestesia ed era tornata a casa. Fecero togliere il crocifisso dalla camera d’attesa ma non era sufficiente: vollero chiamare anche l’imbianchino perché nella parete era rimasta l’ombra del Crocifisso.
Era un clima pesante dove più volte, a fine turno, mi sono ritrovata le gomme dell’auto bucate. O quel giorno in cui l’anestesista mi afferrò infuriato scaraventandomi sopra un lettino: rischiai molto perché il lettino aveva le ruote ed era in cima alle scale del reparto.
Ho passato tutta la vita accanto ai ginecologi dentro i reparti di ostetricia. Diversi di loro inizialmente aderirono all’applicazione di quella legge mortifera perciò infame. Era una legge “voluta dal popolo”: e quindi, ubriacati dall’ideologia del ‘68, loro non si sentivano personalmente responsabili di tutto quel sangue innocente. Con il tempo però alcuni di loro, chi prima e chi dopo, sono entrati in crisi e alla fine hanno preferito cambiare strada: qualcuno l’ho visto cambiare ospedale, qualcun altro cambiare specializzazione. Il sangue caldo che cola sui guanti di lattice è qualcosa che ustiona l’anima oltre che la pelle. Chi invece ha continuato a fare gli aborti, l’ho visto farlo sempre più malvolentieri. Tanto che, nella preparazione degli orari di turno, quando facevano il calendario mensile, ognuno cercava il modo di evitare le mattine dedicate alle IVG. Esattamente lo stato d’animo opposto che provavamo all’uscita dalla sala parto, con il bimbo in braccio, a condividere la gioia delle famiglie. Gioia che permane ancora dopo mezzo secolo quando le incontro per strada.
In certe circostanze ho sentito il dovere morale e professionale di scontrarmi (talvolta in modo molto forte) con i ginecologi abortisti, anche se erano i miei primari. Quando li rimproveravo energicamente, richiamandoli alle loro gravissime responsabilità, sentivo che gli toccavo la coscienza e che gli facevo del bene. Ero il loro tormento. Mi davano ragione, ma mancava loro il coraggio di disobbedire alle “alte protezioni” che avevano alle spalle. Capivo la loro debolezza, perché quel coraggio può venire soltanto dalla forza della fede. A quarant’anni di distanza, devo dire con stupore che ho incontrato lungo i decenni molta più stima professionale (e personale) proprio da parte di quei ginecologi con cui mi ero scontrata apertamente in reparto, piuttosto che da parte di quelli cattolici che avrebbero dovuto sostenermi ma preferivano il dialogo tiepido e conciliante.
Nel difendere il Vangelo della vita si incontrano obiezioni severe ed altre più sottili, mitragliate da cui fai più fatica a difenderti. Su questo punto vi invito a portare sempre con voi una frase profetica scritta da san Giovanni Paolo II nel 1984: «la fedeltà a questi due documenti (Humanae vitae e Familiaris consortio) deve essere spesso pagata a caro prezzo: si è spesso derisi, accusati di incomprensione, di durezza e altro ancora. E’ la sorte di ogni testimone della verità, come ben sappiamo. Con semplice ed umile fermezza siate fedeli al magistero della Chiesa in un punto di così decisiva importanza per i destini dell’uomo» (Discorso ad un centinaio di sacerdoti partecipanti ad un seminario su Humanae vitae e procreazione responsabile, L’Osservatore Romano 2 marzo 1984).
Per quanto mi riguarda, essere accusati di durezza è una cosa che vivo ormai da decenni e non mi fa più né caldo né freddo. Ho notato che, quando la verità che andiamo ad annunciare è dura e alcuni non la vogliono ascoltare, spesso aggirano il problema dicendo che sono dure le persone. Quando c’era Giovanni Paolo II, dalle mie parti dicevano che ero “papista”. Oggi so di essere classificata tra quelli “intransigenti” e “integralisti”. Noi, per l’esattezza, vogliamo essere semplicemente integrali cioè fedeli alla verità tutta intera, anche a quella parte più scomoda. I marchi e i cartelli che mi porto sulla schiena saranno smeraldi e schegge di diamante a decoro del vestito da sposa con cui un giorno mi presenterò davanti a Gesù.
LA DIAGNOSI SULL’HUMANAE VITAE
Dopo questo excursus sulla mia esperienza pastorale dentro l’Humanae vitae e il Vangelo della vita, vi sintetizzo la mia personale diagnosi del problema in otto punti.
Punto primo. La resistenza contro l’enciclica di Paolo VI e contro gli approfondimenti di Giovanni Paolo II ha purtroppo dato i suoi frutti. E’ da quella resistenza teologica e pastorale che siamo arrivati alla mentalità relativista che oggi va per la maggiore anche dentro le comunità cattoliche: “Credo in Dio ma la morale a modo mio”. Una mentalità cattoprotestante focalizzata sulla morale sessuale. Renzo Puccetti traduce così: «nel grande ospedale da campo che è la Chiesa sembra proprio che l’intero padiglione della clinica morale sia stato chiuso, o peggio, sia stato demolito piazzando le cariche ai pilastri portanti della coscienza e del peccato. Non solo la terapia, ma persino la profilassi è svanita […]» (Prefazione a M. Bicchiega, La Regolazione Naturale della Fertilità: una frontiera della bioetica tra scienza, fede e cultura, Tesi di licenza presso Istituto Superiore di Scienze Religiose “Beato Gregorio X” di Arezzo, collegato alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, ed. youcanprint 2015, Premio Achille Dedè).
Punto secondo. La “mancata recezione” dell’Humanae vitae è una questione da ribaltare. In certe facoltà teologiche s’insegna che l’Humanae vitae è da considerare fallita perché non è stata recepita. Ma dobbiamo chiederci: perché il popolo di Dio non l’ha recepita? L’esperienza di Casa Betlemme, come vi ho detto, è la dimostrazione che – se si vuole – questa enciclica può diventare vita vissuta. Qui faccio rispondere altri due grandi miei maestri, i medici australiani coniugi Billings, i primi due laici che furono ammessi a partecipare ad un sinodo (dedicato alla famiglia, nel 1980): «Non è la prima volta, nella storia della Chiesa Cattolica, che una crisi all’interno della Chiesa stessa è stata sanata dallo Spirito Santo, che agisce attraverso i laici. Alcuni vescovi, più sacerdoti ed un largo numero di teologi, hanno mancato di informare i cattolici sull’insegnamento ufficiale della Chiesa o hanno dato consigli contrari all’insegnamento della Chiesa mascherandoli come “soluzioni pastorali”» (Lyn e John Billings, Due vite per la vita, ed. San Paolo, Milano 1998, p. 141).
Punto terzo. La contraccezione è una proposta vecchia e il futuro è dei metodi naturali. Quando si dice che Paolo VI con l’Humanae vitae è stato profetico, dobbiamo fare attenzione. Alcuni tendono soltanto a sottolineare che la profezia è stata nel coraggio di porsi contro la politica mondiale antinatalista e neomalthusiana. Ma dobbiamo sottolineare anche l’altra faccia della profezia: nel bel mezzo del ‘68 e davanti alla celebrazione dell’arrivo della pillola (io c’ero ed era come un isterismo di massa), Paolo VI affermò solennemente l’inadeguatezza della soluzione contraccettiva alla questione della “procreazione responsabile” e alla felicità degli sposi. E la storia gli ha già dato ragione. Dal mio ambulatorio posso confermare: la contraccezione è una proposta vecchia, il futuro è dei Metodi naturali (www.confederazionemetodinaturali.it). Ne va della qualità dell’amore e della qualità della generazione. I metodi naturali sono la strada autentica per costruire famiglie solide in una società dell’amore liquido. E anche la provetta non ha futuro. Perché la natura non tollera a lungo la violenza.
Non rassegniamoci da perdenti. E preghiamo – tra l‘altro – perché l’ONU non accetti di dichiarare il 28 settembre la giornata mondiale “dell’aborto sicuro”.
Punto quarto. E’ l’epoca del peccato contro il Creatore. Lo scorso 27 luglio Papa Francesco, incontrando in Polonia i vescovi a porte chiuse, ha affermato di essere d’accordo col suo predecessore Benedetto XVI quando diceva: «Questa è l’epoca del peccato contro il Creatore». Il riferimento era al gender ma io mi permetto di allargare lo sguardo. L’umanità sta accellerando il suo più grave divorzio da Dio. L’uomo si sta staccando sempre più dal progetto originario di Dio sulla famiglia, dall’ordine della Creazione: da quando ha messo le mani sull’albero della vita, prima con la contraccezione e poi con la tecnologia riproduttiva. Superando le leggi della sua natura, l’uomo si illude di essere libero e di costruire felicità. Ma è il peccato più vecchio del mondo.
Un tempo la vita umana era sacra, intangibile. Oggi invece è sacro l’aborto, è diventato un “diritto umano fondamentale”. Ormai il fronte bioetico si è spostato sull’abortività della contraccezione e sull’inizio della vita. Si allentano le difese della coscienza e si smarrisce il senso del male, che diventa un bene senza pentimenti.
Il figlio era una benedizione e un dono. Oggi è diventato o un errore da evitare, oppure un diritto a tutti i costi. Nella dittatura del desiderio.
Il figlio nasceva da un rapporto sessuale tra un uomo e una donna. Oggi invece sta diventando un bel prodotto commissionato ad un laboratorio, sottoposto a severi controlli di qualità, con procedure di selezione e di scarto.
Il pancione a luna piena di una donna, era un tabernacolo e un mistero: oggi è diventato un contratto d’affitto. E presto ci stamperanno sopra un codice a barre per evitare scambi di provette.
La medicina era un’arte a servizio della dignità, della salute e della vita umana: oggi, pur di esaudire tutti i desideri, è diventata una scienza che somministra anche la morte, per non discriminare nessuno. Fuorché il bambino.
Adesso ci troviamo nel momento storico cruciale in cui si cerca di convincere la gente a normalizzare tutto questo. Si dice che è in corso una rivoluzione copernicana, dove noi cattolici siamo considerati “i medioevali”. Si dice che è tutto “oblativo”, che affittare l’utero sarà un dono, come lo sarà donare sperma o ovuli: “…per aiutare chi soffre”. E così la dottrina della Chiesa cattolica appare sempre più come un fastidioso intralcio al progresso, cercano di confinarla in un angolo. La Chiesa è sotto assedio. E la gente fatica a comprendere le nostre ragioni: le ragioni del bene dell’uomo.
Casa Betlemme nacque da un’intuizione nel 1964 mentre mi trovavo in Terra Santa, dentro la grotta di Betlemme. A Roma c’erano i lavori del Concilio Vaticano II. Dentro quella grotta mi resi conto che un giorno la procreatica sarebbe diventata una questione epocale e drammatica. E che il terzo millennio sarebbe dovuto tornare a genuflettersi davanti al Creatore: al Dio Bambino.
Punto quinto. Ci si è dimenticati che l’uomo è sempre educabile perché redento da Cristo. Questo è un problema fondamentale su cui san Giovanni Paolo II insisteva molto. Ci siamo dimenticati che con l’evento cosmico ed eterno dell’Incarnazione per la Redenzione, Cristo ci ha donato la Grazia. E Wojtyla tuonò verso i teologi e pastori che stavanomontando la resistenza anche contro di lui. Fu un lungo discorso severo e profetico, che è datato 2 marzo 1984 ma sembra scritto per oggi. Lo riprese per intero anche al n. 103 della Veritatis splendor e quindi ce lo dobbiamo rileggere perché è fondamentale: «Sarebbe un errore gravissimo concludere da ciò che la norma insegnata dalla Chiesa è in se stessa solo un “ideale” che deve poi essere adattato, proporzionato graduato alle, si dice, concrete possibilità dell’uomo: secondo un “bilanciamento dei vari beni in questione”. Ma quali sono le “concrete possibilità dell’uomo”? E di quale uomo si parla? Dell’uomo dominato dalla concupiscenza o dell’uomo redento da Cristo? Poiché è di questo che si tratta: della realtà della redenzione di Cristo. Cristo ci ha redenti! Ciò significa: Egli ci ha donato la possibilità di realizzare l’intera verità del nostro essere. Egli ha liberato la nostra libertà dal dominio della concupiscenza. E se l’uomo redento ancora pecca, ciò non è dovuto all’imperfezione dell’atto redentore di Cristo, ma alla volontà dell’uomo di sottrarsi alla grazia che sgorga da quell’atto. Il comandamento di Dio è certamente proporzionato alle capacità dell’uomo: ma alle capacità dell’uomo a cui è donato lo Spirito Santo; dell’uomo che, se caduto nel peccato, può sempre ottenere il perdono e godere della presenza dello Spirito». La nostra «carità pastorale verso gli sposi», spiegava, «consiste nell’essere sempre disponibili ad offrire loro il perdono dei peccati, attraverso il Sacramento della penitenza, non nello sminuire ai loro occhi la grandezza e la dignità del loro amore coniugale […]. Di questo sguardo più profondo della nostra anima sacerdotale hanno bisogno gli sposi, ha bisogno tutta la Chiesa». Era il periodo in cui san Giovanni Paolo II parlava anche della “legge della gradualità”, cioè del cammino graduale che però non vuol dire “gradualità della legge”, come se l’insegnamento della Chiesa fosse un bell’ideale astratto adatto solo per poche coppie speciali. In questo modo la sana dottrina finirebbe in vetrina, verrebbe elegantemente messa in bacheca con la tecnica dell’imbalsamazione: si lascia intatto l’esterno, ma svuotandola dentro, con le mani abili degli “adattamenti pastorali”.
Punto sesto. E’ calata la fede? Il sesto grande problema è che quando aumenta la paura dell’impopolarità e non si ha più il coraggio di annunciare al mondo certe cose scomode, io credo che sia calata la nostra fede. La mia diagnosi è che c’è in gioco drammaticamente proprio la nostra fede. E’ la mancanza di fede che ci fa cadere nel grave peccato di omissione nell’annuncio. Anche Caterina da Siena era severa quando diceva che «a forza di tacere il mondo è guasto, e la Sposa di Cristo è impallidita».
Punto settimo. La discesa della misericordia chiede il riconoscimento del peccato e il pentimento. Il primo grande dono della misericordia è il pentimento, cioè il riconoscimento del peccato, in modo che il Cuore sanguinante di Cristo possa cancellare quella miseria. Ma insieme al pentimento occorre la volontà di cambiare: solo allora la potenza del sacramento della confessione cancella il peccato. Ma se manca la coscienza del peccato, cioè il pentimento – che è un atto d’amore – manca la base dove far “atterrare” la misericordia di Dio. Oggi osserviamo un pericoloso rischio: somministrare con un certo buonismo una versione un po’ accomodante di misericordia che dimentica il fulcro cioè la gravità del peccato. Il peccato è una realtà tanto grave che soltanto Colui che è offeso (cioè Dio) può cancellarlo. E, per ripararlo, è dovuto venire Lui personalmente e farsi inchiodare.
In conclusione io credo che, nel Vangelo della vita, uno dei compiti più importanti che ci è richiesto è quello di portare la gente a sperimentare la misericordia infinita di Dio, ma dopo aver spiegato – con la nostra voce e la nostra vita – tutte le ragioni per cui comportamenti come adulterio, aborto, contraccezione, fecondazione in vitro, saranno sempre un peccato agli occhi del Creatore. Sono atti “intrinsecamente cattivi”. Nessuna moda, né maggioranze o trascorrere del tempo, li potrà mai configurare diversamente. Cosa diversa, invece, è il grado di colpevolezza personale, che solo Dio vede. Giovanni Paolo II, da uomo intelligente e grande santo, aveva già previsto questo pericoloso scivolamento e vi ha dedicato un’intera enciclica: «Nessuna assoluzione, offerta da compiacenti dottrine anche filosofiche o teologiche, può rendere l’uomo veramente felice: solo la Croce e la gloria di Cristo risorto possono donare pace alla sua coscienza e salvezza alla sua vita» (Veritatis splendor n. 120).
Punto ottavo. Dalla disinformazione alla confusione. Da qualche anno vado ripetendo una mia preoccupazione: se sopra la disinformazione ci seminiamo la confusione, alla fine raccoglieremo devastazione. Oggi sono in molti a sostenere che il popolo di Dio stia soffrendo di un certo disorientamento.
Un cattoprogressismo dall’ignoranza dottrinale dolosa, produce giustificazioni consolatorie. Cliniche per la fecondazione artificiale dove potete trovare il quadro di Padre Pio, oppure coppie che vanno in pellegrinaggio (accompagnate dal parroco) a raccomandarsi alla Madonna per il buon esito del ciclo di fivet. Di tutta l’enciclica Evangelium vitae io vorrei sottolineare oggi soltanto una frase: «nell’annunciare questo Vangelo, non dobbiamo temere l’ostilità e l’impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo» (Evangelium vitae n. 82).
Un altro sintomo assai significativo della febbre alta e dello sbandamento: fino a qualche anno fa ogni tanto veniva pubblicata una lettera aperta di teologi e associazioni che si ponevano apertamente in posizione critica e contestavano la Dottrina. Tutti conoscete la famosa lettera dei sessantatre teologi italiani che nel 1989 si accodarono alla cosiddetta Dichiarazione di Colonia, firmata da numerosi e influenti teologi mitteleuropei, sempre su ispirazione di Padre Häring, in dissenso al magistero di Giovanni Paolo II specialmente sulla morale sessuale. Oggi il quadro si è talmente ribaltato cheottanta personalità cattoliche (cardinali, vescovi e studiosi) hanno firmato una “Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina”. E le firme sono salite ad oltre seimila. La lettera è stata firmata significativamente il 29 agosto 2016, festa della decapitazione di san Giovanni Battista, martirizzato per avere sostenuto la verità del matrimonio. E tra i primi firmatari c’è il cardinale Caffarra. Sua Eminenza dice che in tempi di confusione o di buio dobbiamo tenere acceso come navigatore di bordo il Catechismo della Chiesa cattolica.
LA TERAPIA
Per concludere, vi espongo la terapia urgente per la cura dei due grandi “decapitati”: il primo e il sesto comandamento. Che riguardano il primato di Dio e la purezza della vita. Decapitati questi, anche gli altri crollano. Occorrono tre linee di azione.
Primo. La Chiesa è chiamata a compiere le opere misericordia corporale insieme a quelle di misericordia spirituale tra cui c’è “istruire gli ignoranti”. Di fronte a tanta diffusa ignoranza su questo capitolo della dottrina, credo che oggi si tratti di una delle più urgenti opere di misericordia. Significa formare formatori e annunciare il Vangelo della vita portando tra la gente tre materie: alfabetizzazione bioetica, teologia del corpo e procreazione responsabile con i metodi naturali per la regolazione della fertilità. A Casa Betlemme conduciamo questo tipo di apostolato moderno e itinerante, con uno stile che cerca di trasmettere un messaggio di profonda armonia tra scienza e fede. Istruire gli ignoranti significa fare cultura cioè studiare, scrivere e pubblicare, sfornare continuamente articoli e libri come fate voi: per contrastare la menzogna. Tertulliano affermava che un giorno «l’inchiostro degli scrittori sarà prezioso come il sangue dei martiri».
Secondo. Promuovere, vivendola, la parola castità. E’ la parola chiave, parola profetica in questa società decadente fatta di melma e di sangue. E’ virtù non banale ma basilare per ogni vocazione: per la fedeltà e la felicità degli sposi, per la salute dei nostri giovani, per l’equilibrio di una vita consacrata. C’è chi sostiene che “qualche cornetto ravviva il matrimonio”, e che “qualche vizietto” non danneggia la vocazione e non distoglie dall’apostolato. Invece è proprio la mancanza di castità che porta allo sfascio le famiglie, e ha portato tanti sacerdoti a sfregiare il volto della Chiesa. Sappiamo di non essere naturalmente casti perché la nostra natura umana, ferita dal peccato, tende alla concupiscenza. Servono la disciplina e la Grazia: la castità è una virtù che si conquista soltanto mediante la volontà e la preghiera. La castità ci matura come persone e ci educa all’umiltà poiché ti mette in ginocchio e ti fa riconoscere la tua fragilità. Eppure non si sente mai parlare della grande ricchezza della verginità. Oggi non si crede più al suo valore, si considera una cosa inutile e disumana.
Anche tutto il dibattito infuocato dei recenti Sinodi, se ci pensiamo bene, si ricapitola in fondo sulla grande questione della castità. E’ sempre quello il nodo che viene al pettine. Sulla comunione ai divorziati si discute infatti sul vivere “come fratello e sorella”. E non si propone la fedeltà al sacramento dopo il tradimento. Idem sulla contraccezione: si vuole aprire alla contraccezione perché si pensa che i coniugi non siano capaci di astinenza periodica cioè di vivere la virtù della castità coniugale con i metodi naturali. E lo stesso per il celibato dei sacerdoti: la questione parte sempre dal rifiuto della castità.
Terza pista da seguire nella terapia: la collaborazione fraterna e la rete tra realtà che vivono questo tipo di apostolato nella pastorale. La verità la puoi mitragliare ma non la gambizzi. Lo Spirito Santo non ha paura delle contestazioni e con la sua fantasia suscita lungo i secoli realtà e risposte adatte al momento storico. Le fa nascere e le fa incontrare. E’ il caso dell’opera Casa Betlemme e dell’associazione Vita è. Sono entrambe una risposta ai bisogni dei nostri giorni, e stanno collaborando. Quando l’allora vescovo Bassetti nel 2006, in una visita “Ad limina” dei vescovi italiani, parlò a Benedetto XVI di Casa Betlemme, il Papa gli disse: «Queste sono persone che vivono la Veritatis splendor». Il pontefice spiegava che dobbiamo avere «il coraggio di creare oasi e grandi terreni di cultura cattolica dove si vive il Disegno del Creatore» (Colloquio con i giovani, Roma 6 aprile 2006). Oasi come quelle di Casa Betlemme o come la Fraternità Francescana di Betania, pensata da Padre Pancrazio. La nostra collaborazione sarà una cosa sempre più preziosa per questi tempi difficili. Sta scritto dentro una visione profetica che il filosofo Maritain confidò all’amico Paolo VI: «saranno soprattutto i laici cristiani “semplici”, con la loro vita familiare e di lavoro, con la loro amicizia, la loro cultura e spiritualità, a rendere presente il Vangelo nel mondo futuro. Se nei secoli antichi furono i monasteri a tener vivo il seme del cristianesimo e della cultura in un mondo ostile e imbarbarito, domani saranno le famiglie e le piccole comunità di laici cristiani a costruire una costellazione di focolari per mantener viva la fiamma della fede e della preghiera. Nel migliore dei casi questi focolai di luce spirituale dispersi nel mondo diverranno un giorno come il fermento che farà lievitare tutta la pasta. Nel peggiore dei casi costituiranno una diaspora più o meno perseguitata, grazie alla quale la presenza di Gesù e del suo amore dimorerà, malgrado tutto, in un mondo apostata» (lettera del 14 marzo 1965).
In questa nostra amicizia dobbiamo sempre mettere al primo posto la preghiera, anche comunitaria, per non scivolare nell’intellettualismo o nell’attivismo. Perché per stare in piedi bisogna rimanere in ginocchio. Affidandoci alla protezione e alla strategia sapiente di Maria: la Perfetta Regista della storia e di ogni storia, la Madre Regina.
Concludo riassumendo la terapia con una mia ricetta semplice che fa bene a tutti. Davanti alla malattia delle 3S cioè soldi, sesso e successo, si risponde con la terapia delle 3P: povertà, purezza, piccolezza. Il tutto con una dose sempre abbondante di preghiera. Il risultato è assicurato, non ci sono controindicazioni e non ha effetti collaterali.
Grazie. Alleluja!

Libertà e Persona18 dicembre 2016