ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 6 luglio 2017

La Madonna non è “gesuitessa!”


13 LUGLIO
         Dalla prima apparizione della Madonna, il 13 maggio 1917, la vita dei tre bambini di Fatima era diventata tutta un’offerta … ed anche un martirio per le contrarietà che molti facevano loro soffrire. Arrivò così il 12 luglio 1917. La mamma di Lucia, facendosi forte delle parole del parroco, le ripeteva: «Qui c’è il demonio che sta lavorando». 
         La mattina del 13 luglio 1917, Lucia, Giacinta e Francesco erano andate alla Cova da Irìa, era mezzogiorno, Lucia, la più grande dei tre, sgranava il rosario e tutti rispondevano ad alta voce. Ad un certo momento ella si alzò, guardò verso Oriente e gridò: «Toglietevi il cappello. Sta venendo la Signora!». La stessa nuvoletta cenerognola era lì, leggera e trasparente, il Sole si coprì e cominciò a soffiare un vento molto fresco, non pareva di essere in piena estate, un silenzio profondo regnava sulla folla. La Madonna parlava con Lucia, le chiedeva che tornasse il 13 del mese seguente, in agosto, e che continuasse a recitare il rosario tutti i giorni per ottenere la conversione dei peccatori, la fine della guerra e la pace nel mondo. Giacinta e Francesco ascoltavano l’invito della Madonna, quelli che si trovavano vicini ai bambini sentivano solo come un ronzio, ma nessuna parola. Lucia disse alla Madonna: «Vorrei chiederLe che ci dicesse chi è e supplicarLa di fare un miracolo, perché tutti siano testimoni che Lei ci è apparsa». La Signora promise: «In ottobre dirò chi sono e che cosa voglio e farò un grande miracolo che tutti vedranno, per esserne poi testimoni». 

Audivit Deus, et sprevit: * et ad níhilum redégit valde Israël (ps77)

Ma se Assad è un macellaio, come mai 500mila profughi (veri) siriani sono già ritornati a casa?


Non so se avete notato ma, sui media mainstream, la copertura cronachistica della liberazione di Mosul dall’Isis ha goduto di un’enfasi vagamente maggiore di quella riservata ad Aleppo, proprio una differenza quasi impercettibile. Nel primo caso c’era quasi da dolersi, lutti al braccio nei talk-show e scenari apocalittici come quelli prefigurati dell’editoriale da codice penale di Rula Jebreal a “Piazza pulita”, evocante stupri di massa da parte dei militari siriani e nefandezze di ogni genere dei russi, loro alleati. Oggi, invece, ecco che si festeggia la libertà, quella vera, perché non ha a che fare né con Assad, né con Putin e né, tantomeno, col grande orco iraniano. La libertà a stelle e strisce, almeno nella simbologia che ci viene appiccicata sopra.
Perché dobbiamo fermare il genocidio di Aleppo
D’altronde, la narrativa occidentale sulla Siria si basa su pochi punti precisi, ribaditi con martellante periodicità: il primo, ovviamente, è che la colpa della guerra e, quindi, dell’esodo di profughi sia di Assad, il quale ha represso le proteste pacifiche del suo popolo che chiedeva pane e democrazia, innescando la guerra civile che prosegue ormai da sei anni. Il “macellaio” è l’appellativo usato per il presidente siriano, termine ritenuto opportuno da politici e media occidentali per sottolinearne efferatezza e spietatezza. E chi osa difendere, magari non tanto lui, quanto la sovranità siriana, si ritrova metaforicamente con un coltellaccio in mano e il dito puntato dell’opinione pubblica indignata. Vai tu a spiegarglielo che è dura parlare di guerra civile, quando fin dall’inizio su territorio siriano erano presenti mercenari e volontari d 10 Paesi arabi diversi (più qualche addestratore USA, britannico e israeliano).

Vocazione cercavan, la trovarono?

Due vocazioni

Le storie incrociate di Papa Francesco e Don Milani.

Come è noto, lo scorso 20 giugno, in occasione dell’approssimarsi del quarantesimo anniversario della scomparsa di Don Lorenzo Milani, avvenuta il 26 giugno 1967, Jorge Mario Bergoglio si è recato in visita a Barbiana, vetusto popolo – oggi più che allora – di poche anime, situato in Mugello, ampia plaga dal mutevole paesaggio (ora gentile, ora assai aspro) che chiude a settentrione la vasta arcidiocesi fiorentina, e dove il celebre priore appunto mise in piedi la sua celebre scuola e terminò i suoi giorni su questa valle di lacrime. Sembra proseguire a tappe forzate il programma – che peraltro trova precise e solide fondamenta in quanto accaduto sul colle Vaticano dal 1963 a oggi – che Bergoglio si è proposto fin dalla sua elezione: sorrisi e semplicità distribuiti a destra e a mancina, ma profonda Riforma (in senso quasi luterano, vista anche la recente visita a Lund) della Chiesa, anche rispetto alle posizioni di Ratzinger, evidentemente sentite come troppo conservatrici e ostacolanti il dialogo con i fedeli (o meno fedeli, si veda alla voce Eugenio Scalfari) da parte dell’argentino. In questa cornice dunque il senso della preghiera sulla tomba del priore di Barbiana e il tenore del discorso tenuto nel piccolo paesino toscano, pieno di elogi e comportante una piena riabilitazione dell’operato educativo di Don Lorenzo Milani – che all’epoca trovò perplesso il pur riformatore Angelo Roncalli – tanto che per i corridoi vaticani non sono mancate voci su una possibile prossima beatificazione del sacerdote fiorentino.

Stop and go..!

Muller lascia con lo stop ai lefevbriani
Secondo l'agenzia francese Media-presse l'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Muller ha sottoposto una lettera alla Fraternità San Pio X ponendo tre condizioni: una nuova professio fidei, una dichiarazione dottrinale in cui accettare il Vaticano II e la legittimità della messa novus ordo. E questo avrebbe gelato la trattativa.

Domenica scorsa presso le Cappelle della Fraternità S. Pio X, la comunità sacerdotale fondata dal vescovo Marcel Lefevbre, sarebbe stata resa nota una lettera inviata dall'ormai ex prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Gherard Muller, a monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità.

Credenti conformisti, cattolici distratti

Gesù respinto, incompreso, insidiato



Rileggiamoci questi tre passi biblici: Isaia, 53, 3, 5: Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia, / era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. / Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori / e noi lo giudicavamo castigato, / percosso da Dio e umiliato. / Egli è stato trafitto per i nostri delitti, / schiacciato per le nostre iniquità. / Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su d lui; / per le sue piaghe noi siamo stati guariti
Giovanni, 3, 14-15, e 8, 28: Eppure nessuno è mai salto al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo; e come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo. […]
Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che IO SONO e o faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.
 Luca, 24, 25-26:  Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse tali sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
 Credenti conformisti, cattolici distratti, chi sa quante volte li abbiamo già letti; ma ne abbiamo davvero compreso la sostanza? La sostanza è che Gesù è venuto nel mondo per riscattarci dal male, dal peccato e della morte, non per mezzo di chiacchiere o di trucchetti da illusionista, ma per mezzo delle sue stesse sofferenze: è il grandioso mistero della Redenzione, di cui oggi si sente così poco parlare, specie da parte di quelli che dovrebbero farlo. Il clero non parla più delle sofferenze di Cristo; dunque, non parla più della Redenzione, nel suo vero significato. Gesù diventa uno dei tanti maestri di saggezza che si sono succeduti nel corso della storia; non tropo di verso da Buddha, Lao Tzu, Confucio, Pitagora, Socrate e qualche altro. E invece no: Per le sue piaghe noi siamo stati risanati. C’è un legame inscindibile fra le piaghe di Cristo e la nostra salvezza: non si può aggirare questo punto, non è lecito minimizzarlo; si traviserebbe l’intera Rivelazione.

In hoc signo


Nel pugnetto di Charlie sta san Giuda Taddeo


(di Cristina Siccardi) Nella manina di Charlie Gard, il bimbo di 10 mesi condannato a morte dalla Corte d’Appello inglese alla fine del maggio scorso, i genitori Connie Yates e Chris gli hanno posto una medaglia che riporta l’effige di san Giuda Taddeo, il santo dei casi impossibili e accanto al piccolo gli hanno messo due preghiere all’Angelo custode.
L’avrebbero assassinato pochi giorni fa, il 30 giugno, staccandogli i macchinari che lo tengono in vita, ma l’esecuzione è stata rinviata a motivo della campagna mediatica che i coniugi hanno lanciato con un video-appello, nel quale supplicano di poter avere più tempo per dire addio al figlio, dopo che il 28 giugno la Corte dei diritti umani ha approvato la decisione della “giustizia” britannica di concludere definitivamente le terapie sanitarie sul bambino, ricoverato all’ospedale Great Ormond Street di Londra.

I due metodi


Portogallo, gli incendi e Fatima


Pubblichiamo un articolo di Padre Alfonso Gálvez, apparso sul sito spagnolo Adelantelafe, tradotto da Edith Liccioli (qui l’originale in lingua spagnola) https://adelantelafe.com/portugal-los-incendios-fatima/
  L’Umanità attuale si è abituata a non chiamare le cose con il loro nome o a occultare quello che le risulta sgradevole. Si può dissimulare ciò che risulta sgradevole in due modi: nascondendo la verità o fabbricando menzogne. Però bisogna dire che queste due maniere di distorcere la realtà generalmente procedono in stretto sodalizio.
In ogni caso, a nessuno dovrebbe sorprendere questa situazione, dato che tutto sembra indicare che stiamo vivendo in un momento storico in cui il Padre della Menzogna sta esibendo tutto il suo potere. Dei due suddetti procedimenti – occultamento della verità o la sua falsificazione –, ognuna delle due Società, quella Civile e quella Ecclesiastica, ha dimostrato le sue preferenze per uno dei due metodi. La Società Civile ha scelto, in quanto strumento più pratico ed efficiente, la Legge del Silenzio, senza peraltro scartare l’uso dell’altro procedimento quando lo ritenga necessario.

mercoledì 5 luglio 2017

Perché l’apostasia non sia troppo grande»…

Fatima e l”apostasia nella Chiesa



Dieci anni fa, nel 2007, su 30 Giorni, rivista mensile già allora vicina al cardinal Bergoglio, e sui cui scrivevano vari giornalisti di Comunione e Liberazione, tra cui Andrea Tornielli, esce un lungo articolo su Fatima.

Ne riporto alcuni passaggi:

Questa è guerra, non una pacifica migrazione


MIGRANTI: OCCORRE UN CAMBIO DI PARADIGMA


Naturalmente  –  ma cosa vi credevate? –   Spagna e Francia chiudono i loro porti ai “migranti” africani, solo noi li accogliamo senza limiti. Macron: l’80 per cento dei “migranti” sono migranti economici  (vero), vanno respinti o riportati indietro. Però il soccorso in mare è un obbligo assoluto,  non potete esimervi, voi italiani. Ve lo chiede, anzi ve lo ingiunge l’Europa.  Aggiunge un tocco di sapida demenza a questo  circolo vizioso il nostro Gentiloni. Il quale da giorni se la prende non con Spagna e Francia  o Germania, ma  – indovinate? –   con Ungheria  e Polonia perché non accettano la loro quota  di negri e musulmani estranei alla loro cultura  a loro modo unica,   ben conoscendo quel che accade in Germania e in Svezia. Pretende, il Gentiloni, che Varsavia e Budapest  che vengano punite  dalla UE con multe colossali.  E l’Austria  manda le truppe al Brennero per respingere  i  “migranti”…
Quando le cose sono così  attorcigliate nell’assurdo, è  segno che  sulla questione dei migranti si adotta un paradigma  erroneo. Urge un “cambio di paradigma”.  Il nuovo paradigma è lì, del  resto, con la  massima evidenza: solo che non lo si vuol vedere.

Un velo pietoso..?

VATICANO: COMPLIMENTI PER LA SELEZIONE DELLE ELITES.

Il  monsignore delle  orge  sodomitiche con cocaina in Vaticano, monsignor Luigi Capozzi  è un “ardente sostenitore di Papa Francesco”. E’ il segretario del cardinal Coccopalmerio, il difensore di “Amoris Laetitia” dai “Dubia”, ardente sostenitore anche  lui di  El Papa, in passato ha fatto dichiarazioni sugli “aspetti positivi” delle coppie omosessuali.  E aveva proposto un  segretario kulattone e drogato per la carriera vescovile.
Mi resta il dubbio se Capozzi sia lo stesso “prelato appartenente ad un importante ordine religioso”  il quale da mesi, hanno scritto i giornali,  “nel tardo pomeriggio  si mette a passeggiare avanti e indietro nei pressi di Sant’Anna, l’ingresso principale del Vaticano, ad adescare turisti e molestare militari, “come se una forza improvvisa, trascinante, irrefrenabile si impossessasse di lui fino ad indurlo a perdere ogni freno” .  Penso sia un  altro pervertito  impunito. Anche lui sicuramente sostenitore ardente di Papa Francesco.

L'etica della situazione

Cari cattolici : “Quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?”Vi dovete decidere,SI Si,NO NO

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Cari cattolici. Vi dovete decidere, secondo l’aut aut che pure nel Vangelo c’è:
sì sì, no no

«C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: “Quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?”. Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano. Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia». 
La situazione diventa pericolosa quando questo o quell'altro pastore, oppure arcipastore, cominciano a parlare della Parola di Dio come se esercitassero un potere su di Essa. Inginocchiati davanti al padrone di questo mondo, mettono disordine negli uomini. Subordinano la loro vita con Dio al proprio discernimento, come e fino a che punto li obblighi il Decalogo inciso dal dito di Dio nei loro cuori per la difesa dell'amore affidato al loro lavoro, come debbano comprendere la propria esperienza del bene e del male soprattutto alla luce dei loro condizionamenti storici.

Lo corrigeremo !?


Se la correzione la fa il popolo  


È cominciato tutto con i manifesti. Ricordate? Quelli comparsi improvvisamente nella notte tra il 3 e il 4 febbraio a Roma: « A France’, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali... ma n’do sta la tua misericordia? ». Niente più di una pasquinata, ovviamente; ma, col senno di poi, possiamo forse ritenerli un’avvisaglia di ciò che sarebbe accaduto in seguito.
Passano le settimane e scorre un po’ di acqua sotto i ponti. 

Fuori uno.. due..tre.. etc

 Müller fuori. Ma il vero attacco è contro "Veritatis splendor"


Domenica 2 luglio, proprio nel giorno in cui papa Francesco ha rimosso il cardinale Gerhard L. Müller da prefetto della congregazione per la dottrina della fede, da tutte le chiese cattoliche di rito romano, all'inizio della messa, è salita a Dio la seguente preghiera, chiamata "colletta" nel messale:
"Deus, qui, per adoptionem gratiæ, lucis nos esse filios voluisti, præsta, quæsumus, ut errorum non involvamur tenebris, sed in splendore veritatissemper maneamus conspicui. Per Dominum nostrum…".
In italiano, nella traduzione ufficiale:
"O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa' che non ricadiamo nelle tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore…".
La sorte – o la divina provvidenza? – ha quindi voluto che la cacciata del cardinale Müller sia stata accompagnata dalla corale invocazione liturgica che lo "splendore della verità" continui a illuminare la Chiesa.

Scrociati all'attacco

Comunione in ginocchio, la crociata del vescovo
Il vescovo di Imola vieta senza motivo la comunione in ginocchio appellandosi a non meglio precisati abusi. Ma è un'imposizione irricevibile, che non è normata da nessuna legge della Chiesa. Anzi è una pratica raccomandata, come dimostrano l'esempio di Benedetto XVI e il recente appello del prefetto del Culto divino Sarah.
Tempi duri per chi si accosta alla comunione senza conformarsi alle “mode” del momento. Mentre in moltissimi sono ormai abituati a riceverla direttamente in mano, succede che i fedeli che invece vogliono prenderla in bocca e in ginocchio questo venga rimproverato dai celebranti. E’ uno dei frutti della creatività liturgica moderna che è imperniata su uno svilimento del senso del sacro. Ma ora a fare uno scatto in più è addirittura un vescovo, che ha espressamente proibito i suoi sacerdoti dal comunicare i fedeli che si mettono in ginocchio. La misura nasce da una lettera scritta dal vescovo di Imola Tommaso Ghirelli, che “spinto da quanto il ministero episcopale mi chiede e da richieste di molti fedeli laici, disorientati per talune arbitrarie prassi liturgiche” ha richiamato “a tutti e singoli i presbiteri e membri della Chiesa di Imola, alcune norme liturgiche da rispettare nella celebrazione dei divini misteri”.

La nostra discesa etica e civile

Il miglior interesse di Charie? essere ucciso!



Tra alcune generazioni, quando i primi storici della civiltà post europea scriveranno sulle convulsioni finali della civilizzazione a noi contemporanea dedicheranno capitoli importanti alla vicenda del piccolo Charlie.  Ormai abbiamo imparato a conoscere Charlie Gard, il bimbo inglese di pochi mesi affetto da una malattia rarissima e finora incurabile, la cui terribile vicenda è diventata un simbolo di questa nostra discesa etica e civile. Attaccato, per sopravvivere, a macchine costose, il piccolo è stato oggetto di una spaventosa sentenza di un tribunale inglese, sostanzialmente approvata dai parrucconi della sedicente corte europea dei diritti dell’uomo, un nome che scriviamo rigorosamente in lettere minuscole.
Ecco un estratto della prosa giuridica frutto di 25 secoli di civiltà: “[è] pienamente lecito e nel miglior interesse di Charlie che si interrompa la ventilazione artificiale”. Hanno altresì dichiarato legittimo il rifiuto a trasferire altrove il povero malato per essere sottoposto a trattamenti sperimentali, le cui spese, tanto per essere chiari, sarebbero state affrontate dalle famiglia e dai tanti generosi che l’hanno sostenuta economicamente. Un magistrato italiano ha concluso amaramente che la decisione, “oltre a costituire una gravissima ingiustizia, ferisce nel profondo una civiltà millenaria e la sua cultura giuridica, religiosa, politica, creando un precedente incredibile. “
Non siamo in grado di addentrarci nel labirinto giuridico che ha destituito i genitori della potestà genitoriale, né vogliamo commentare il devastante totalitarismo di un mondo – il nostro- nel quale sono i cosiddetti “tecnici”, con la copertura dello Stato e delle sue leggi a decidere della vita e della morte. Ci sarà tempo, purtroppo, per le analisi sociologiche e per i cultori della filosofia del diritto. Ciò che a noi, semplici osservatori, uomini della strada, sembra davvero enorme è quella frase buttata lì da professionisti del diritto: staccare la macchina, ovvero uccidere Charlie, è “nel suo migliore interesse”. Lo hanno scritto senza arrossire, poi sono tornati a casa e magari hanno salutato i loro figli. E’ tutto legale, tutto tremendamente legale, non è un incubo da cui ci si risveglia in un bagno di sudore. Sembra un principiante quel malavitoso di un libro di Brecht che, ordinando un assassinio, raccomanda “tutto deve essere legale”. Quei delinquenti almeno rischiavano la galera, i nuovi Dottor Morte sono protetti dalla giurisprudenza e dobbiamo loro, oltreché l’obbedienza obbligata – loro sono “la legalità!”, anche il rispetto, la deferenza sempre pretesa dall’ autorità costituita. No, stavolta no. Oggi e senza tentennamenti “je suis Charlie”.

martedì 4 luglio 2017

Chiedete e non ottenete perché chiedete male

San Giuda Taddeo Patrono dei casi difficili – Novena e Preghiera


Chi è cattolico – e si spera praticante – ben conosce la storia di San Giuda Taddeo, uno dei Dodici Apostoli chiamato da Gesù a seguirlo nella prima ora che la santa Tradizione ha sempre tenuto in altissima considerazione, tanto da essere stato proclamato Patrono dei casi difficili.
Che cosa significa il Patronato, dovremo saperlo bene. Riguardo ai nostri amati Patroni in Cielo, però, la potenza, la fedeltà e la magnificenza delle grazie non ha eguali sulla terra, perché Essi godono dei “Favori divini”. Infatti, come ben insegna la dottrina cattolica, non sono i Santi di testa loro a prodigare grazie e favori, Essi attingono da Dio, perché vivono in Dio. Ricordiamo le bellissime parole della Vergine Santissima ai tre Pastorelli di Fatima: “Dio vuole che si faccia la Consacrazione al mio Cuore Immacolato…. a chi la praticherà prometto la salvezza“, vediqui.

Il velo e gli anelli..

Uso del velo
Articolo tratto dal n. 1273 di Fides, bollettino domenicale del Priorato San Pio X di Buenos Aires


Per duemila anni le donne cattoliche hanno coperto il loro capo con un velo, prima di entrare in chiesa o sempre quando si trovavano in presenza del Santissimo Sacramento (come quando la Sacra Eucarestia è portata agli infermi). Il Codice di Diritto Canonico tradizionale – quello del 1917 – al canone 1262 obbligava le donne a coprirsi il capo “specialmente quando si accostano alla santa Messa”.


Durante il concilio Vaticano II, i giornalisti chiesero a Don Bugnini se le donne dovessero continuare a coprirsi il capo; e questi rispose che il tema non era stato discusso. I giornalisti interpretarono la sua risposta come un “no” e pubblicarono questa informazione erronea nei loro diversi giornali del mondo intero. Da allora, la maggioranza delle donne cattoliche abbandonarono la tradizione.

Sanctus Antonius in vinculiis


Gli indemoniati anonimi


Abbiamo evocato Satiricus e ora ve lo beccate!

Partiamo da una lieta notizia: c’è ancora spazio per la santità nella Chiesa. Si tratta in particolare della devozione a sant’Antonio e la forma è quella delle catene – sanctus Antonius in vinculiis – le catene di sant’Antonio, appunto.


La seconda fase dell’èra bergogliana?


Fedeli, obbedienti e flessibili. Così il Papa vuole i suoi collaboratori
Fase 2 del pontificato, tra manovre curiali e tensioni africane


Roma. Che il Papa argentino e il cardinale tedesco non fossero in sintonia significa ribadire un’ovvietà. Per Francesco, Gerhard Ludwig Müller – il prefetto della Dottrina della fede sostituito sabato scorso – scontava il peccato originale di essere “rigido” e la traduzione perfetta del pensiero papale la diede a mezzo intervista ben tre anni fa l’ascoltatissimo Oscar Rodríguez Maradiaga, il porporato honduregno che Bergoglio ha messo alla guida del C9 e che è tra i massimi consulenti del corrente pontificato: “E’ un tedesco, un professore di Teologia tedesco. Nella sua testa c’è solo il vero e il falso. Però io dico: fratello mio, il mondo non è così, tu dovresti essere un po’ flessibile quando ascolti altre voci. E quindi non solo ascoltare e dire no”.

Ossimori viventi


#Biggar e #Paglia gli abortisti prolife!

sia lecito, il che è probabilmente qualcosa di inaudito dal punto di vista cattolico”».
[Il professore e rabbino Avraham Steinberg, neo membro ordinario del Consiglio 
Pontificio per la Vita ]

Ho esaurito gli aggettivi per descrivere Paglia, che ogni volta che parla fa danni inenarrabili. Oggi, su Avvenire, vi è l’intervista di Moia (QUI), gran turiferario di regime. Attenzione alla domanda e soprattutto alla risposta di Paglia:

Al buon intenditor, poche parole bastano!?

«FULMINI E SAETTE → SULLA CROCE DI SAN PIO»

                                         
Arma le mani di folgori e le scaglia contro il bersaglio.
Lo annunzia il suo fragore, riserva d'ira contro l'iniquità. 


Giobbe 36,32-33
           
 "Arma le mani di folgori e le scaglia contro il bersaglio.
  Lo annunzia il suo fragore, riserva d'ira contro l'iniquità.”
  Giobbe 36,32-33

*

Tanta paura ieri pomeriggio a San Giovanni Rotondo.

Un violentissimo temporale ha rovesciato le sue abbondanti acque con fulmini e saette che hanno addirittura colpito la croce della nuova chiesa dedicata a San Pio da Pietrelcina.

Mai successo.

Dalla periferia del dialolgo

Edizione Straordinaria - Caso Don Minutella Palermo

Come volevasi dimostrare...


RADIO DOMINA NOSTRA: AVVISO URGENTE AI TANTI CHE HANNO SEGUITO LA VICENDA DEI PARROCCHIANI DI SAN GIOVANNI BOSCO

IL VESCOVO HA RISPOSTO!
Sì, HA RISPOSTO!
SEMBRA INCREDIBILE, EPPURE HA RISPOSTO!

La parola-totem

A che scopo dialogare con chi ignora il dialogo?



Dal Concilio Vaticano II, specialmente con la Gaudium et Spes, sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, e la Nostra Aetate, sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, una parola è venuta di gran moda fra i cattolici progressisti: “dialogo”; una parola passe-partout, che dovrebbe essere auto-evidente e far cadere tutti i muri, tutte le incomprensioni, aprire tutte le serrature, sciogliere tutti i cuori, anche i più induriti; una parola che, fino a quel momento, la Chiesa non aveva mai adoperato, o, se lo aveva fatto, l’aveva fatto in un senso completamente diverso, molto più generale, ma anche molto più spirituale: non un dialogo umano, fra soggetti umani, ma il dialogo fra l’uomo e Dio e dell’uomo con il suo prossimo, sempre nella luce e sotto lo sguardo di Dio. 

lunedì 3 luglio 2017

Non moriremo cattolici?

BENEDETTO XVI :” IL SIGNORE VINCERA’ ALLA FINE 

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“Il Signore vincerà alla fine.” Questo l’incoraggiamento rivolto dal papa emerito Benedetto XVI ai cinque nuovi cardinali “creati” ieri, mercoledì 28 giugno 2017, dal suo successore papa Francesco. Lo scrive it.zenit.org
Dopo la celebrazione del Concistoro nella Basilica Vaticana, i cardinali novelli si sono recati assieme al Pontefice al Monastero “Mater Ecclesiae” nei Giardini vaticani per salutare Joseph Ratzinger.
Joseph Ratzinger si è intrattenuto in francese con il cardinale del Laos, Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, e con il cardinale arcivescovo di Bamako, Mali, Jean Zerbo. Con il cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez e con il cardinale arcivescovo di Barcellona, Juan José Omella, invece ha parlato lo spagnolo.
Alla fine dell’incontro, Benedetto XVI ha rivolto alcune parole ai cardinali novelli e ha assicurato che “il Signore vincerà alla fine”.
I nuovi porporati hanno poi ricevuto la benedizione da parte di Benedetto XVI e di papa Francesco.
tratto da Zenit. IT
https://benedettoxviblog.wordpress.com/2017/07/03/benedetto-xvi-il-signore-vincera-alla-fine/

Per favore, fate in fretta 

Cattolici sull’orlo di una crisi di nervi.                                                                                                
Se il proselitismo è una solenne sciocchezza, va riconosciuto che chi ha espresso questo pensiero non corre certo il rischio di ricadervi.
Si definisce proselitismo “la tendenza a fare proseliti e l’attività svolta per cercarli e formarli”. Ma cos’è un proselito?
proṡèlito (non com. ed erroneo proṡèlite, pro-ṡèlita) s. m. (f. -a) [dal lat. tardo (eccles.) prosely̆tus, e questo dal gr. προσήλυτος, propr. «sopravvenuto»]. – Nell’antica religione ebraica, chi si convertiva dal paganesimo al giudaismo (il termine indicava, in origine, lo straniero dimorante nel territorio d’Israele). In seguito, per estens., il nuovo seguace di una religione, di un’idea, di un partito, di una corrente letteraria, artistica, e sim.: cercare, fare, trovare, acquistare proseliti.
Cosa vi sia di sciocco in tutto ciò non è dato a sapersi, ma se qualcuno per errore (non certo per proselitismo) dovesse diventare cattolico sotto il vigente papato, con ogni probabilità diverrebbe seguace di una strana religione dove ognuno può dire e fare ciò che vuole purché sia interpretabile ambiguamente oppure apertamente contro la dottrina, e in cui incorre in rischio di scomunica unicamente chi è sospettato di associazione mafiosa e chi per sbaglio getta l’umido nell’indifferenziato.
Per un cristiano non è mai stato semplice convincere qualcuno della bontà del proprio pensiero, in quanto questo è di solito poco conciliabile col pensiero del mondo e poco accondiscendente verso i capricci dell’uomo; è sempre stato arduo e rischioso cercare di illustrare efficacemente i propri argomenti per quanto giusti, buoni e razionali, ma almeno una volta, intendo “prima”, era possibile farlo.
Se trovavi qualcuno che, in preda al delirio, sosteneva che l’acqua è asciutta, e tu, grazie al tuo minimo buon senso, a quel po’ che rimaneva di raziocinio, e magari sostenuto dalla tua fede che ti faceva conservare uno straccio di lucidità, gli facevi notare che sbagliava, una volta, sempre “prima”, avevi qualche speranza che servisse a qualcosa.
Adesso, da quando è arrivato Lui, se fai notare all’uomo medio lo stesso errore, questi avrà pronta la risposta: “ma lo dice anche la Chiesa”, oppure “lo dice anche il Papa”.
Sei già avviato verso l’angolo. Cosa puoi fare? Incassi il colpo e tenti di arrampicarti su lisce superfici per salvare capra e cavoli?
Ma il Papa non voleva dire proprio asciutta, si è espresso male, non conosce la lingua e la cultura europea ed è stato preso alla sprovvista. In realtà quello che dice va letto alla luce della tradizione e…
E a questo punto ti viene mal di pancia, non riesci nemmeno a finire il pensiero perché ti rendi conto che stai dicendo cose insostenibili, non ci credi nemmeno tu. Se Lui dice che l’acqua può essere anche asciutta mentre la tradizione esclude categoricamente questa possibilità, c’è qualcosa che non funziona. O meglio c’è qualcuno che non funziona.
Allora pensi che potresti semplicemente dire la verità, che suonerebbe più o meno come segue:
Quello che dice la Chiesa, la vera Chiesa, è una cosa, quello che dice il Papa, questo Papa, è un’altra. La vera e unica Chiesa di Cristo, e con lei tutti i cristiani, hanno sempre detto che l’acqua è bagnata. Questo Papa dice che l’acqua è sì bagnata, ma col discernimento, l’accoglienza, il condono, le convergenze parallele, il bonus Renzi, la rava e la fava può diventare anche asciutta. Se vuoi sapere cosa pensa veramente la Chiesa, la vera Chiesa, non ascoltare questo Papa. Sia detto con rispetto, ma prendiamo atto che tra Lui e la sana dottrina c’è una sostanziale e oggettiva incompatibilità.
Solo che a questo punto dovresti aspettarti un:
Ah, bella roba i cristiani, fino a ieri predicavano l’obbedienza e adesso dicono il contrario di quanto afferma il loro principale! Ma chi sei tu per insegnare al Papa il suo mestiere? Questo poi, che è un leader mondiale della lotta alla povertà e allo sfruttamento, che vuole un mondo senza frontiere, che sta modernizzando finalmente una Chiesa rimasta indietro di almeno duecento anni! Che presunzione!
Perciò non sai cosa dire: a difendere l’Indifendibile non ce la fai, e non è nemmeno giusto. Dicendo la verità sicuramente non verrai capito e sarai causa di scandalo, perché nel 99 percento dei casi chi avrai di fronte sarà completamente a digiuno di cosa sia la Chiesa, chi l’abbia istituita e a quale fine. Probabilmente penserà che la Chiesa sia una onlus fondata da un rivoluzionario socialista a scopi filantropico-assistenzialistici; insomma, più o meno quello che pare pensare anche l’attuale occupante del Soglio Pontificio.
Diciamolo: fino a quando c’era Ratzinger, pur con tutti i limiti e le incongruenze non risolte del pensiero postconciliare, chi tentava di dare ragione della propria fede aveva un minimo di spalle coperte: dall’alto non si lanciavano anatemi come ai bei tempi, ma si sentiva parlare ancora di valori non negoziabili, di relativismo, di legge naturale. E uno vi si poteva attaccare per farsi forza.
Da qualche anno siamo stati abbandonati. Chi voglia condurre uno straccio di battaglia con il proprio vicino di scrivania sul diritto a vivere del concepito, o anche solo tentare di difendere l’intrinseca malvagità della sodomia con la propria parrucchiera, si deve rassegnare ad essere additato come estremista, mancante di misericordia, nemico della nuova chiesa di Francesco così semplice e generosa col mondo.
E sarà pur vero che pope Francis fa di tutto per avvicinarsi al mondo, ma assistiamo alla penosa scena di una chiesa che fa un passo verso il mondo, e questo ne fa due dalla parte opposta, cioè verso l’abisso, incoraggiato da cotanta esibita insipienza.
E’ inutile girarci attorno. Gli attuali vertici della Chiesa rappresentano un grande pericolo per la Chiesa stessa, un grave ostacolo alla conversione delle anime, un enorme impedimento per chi cerca di presentare agli altri la bellezza e la ragionevolezza della vera fede, con tutto ciò che di buono per la società intera si porta appresso.
Chi ci dovrebbe confermare nella fede, ci invita in pratica a vivere tenendo nascosto ciò che di più bello abbiamo, ciò in cui crediamo e che ci è stato insegnato dalla Chiesa, quando ancora si preoccupava di insegnare qualcosa anziché occuparsi maldestramente di “patti sociali per il lavoro”.
Fare proselitismo, così come fare apologetica, che sarebbero dei solenni doveri per un cristiano che volesse esercitare la vera misericordia, è diventata un’impresa disperata. Come vincere una battaglia quando generale e colonnelli ordinano ai propri soldati di girarsi e colpire le proprie retrovie. Incomprensibile, inaudito, oserei dire intollerabile.
Come se Gesù avesse detto: “Chi crede alle chiacchiere delle gerarchie moderniste avrà la vita eterna”. Oppure “Bergoglio è la via, la verità, e la vita”. O anche “Se osserverete, e soprattutto riuscirete a capire l’Amoris Laetitia, avrete la salvezza”. Non mi pare abbia detto questo, anche perché l’Amoris Laetitia ho il sospetto che non l’abbia capita nemmeno chi l’ha scritta. Altrimenti dove sarebbe il problema nel rispondere ai dubia?
Perciò, come i quattro cardinali hanno supplicato il Pontefice di fornire loro una risposta, noi alziamo una supplica ai quattro cardinali, e a chiunque altro di autorevole si vorrà unire, affinché procedano rapidamente nell’azione intrapresa volta a correggere gli errori e le ambiguità di Bergoglio. Ne va della vera fede, del rispetto di Dio, della salvezza delle anime. E anche dei corpi, visto l’inqualificabile vicenda cui siamo stati costretti ad assistere negli ultimi giorni in merito al povero bambino inglese.
Ma non era la chiesa dei poveri e degli indifesi questa?
Vista la piega che stanno prendendo le democraticissime legislazioni occidentali, non è difficile immaginare che fra qualche lustro risuonerà l’accusa:
Dov’era la Chiesa, dov’era il Pontefice quando i tribunali europei in combutta con i governi mettevano a morte i bambini e gli anziani malati perché non pesassero sulla società?
Dovremo allora tristemente ricordare che non aveva tempo per occuparsi di acqua bagnata perché era tutta presa dall’acqua asciutta: si stava occupando di accompagnamento (senza una meta), di discernimento (senza un criterio), di fragilità (come fosse una virtù), di integrazione (della sodomia), di accoglienza (invasione), di dialogo (chiacchiere fumogene), di patto sociale (ma non c’era la Camusso?), di ecologia (ci eravamo appena liberati di Al Gore), di erotismo (Amoris Laetitia, ma ci era arrivato prima Alvaro Vitali), di dinamismo del giudizio (che cavolo è? Chiedere ad Avvenire), di valore simbolico della norma (la norma c’è, ma si può far finta che non ci sia), ed altri simili giochi di prestigio.
Se c’è del marcio dottrinale (e c’è), prima lo si rende noto ufficialmente e prima c’è la speranza che le verità di fede riemergano in tutto il loro splendore e la loro salvifica efficacia.
Di fronte alla papale ostilità, tutt’altro che misericordiosa, per ciò che è vero, non c’è più tempo da perdere. Ce n’è ancora meno dopo il licenziamento di Müller. Chi può farlo, per favore, intervenga.
di Marco Manfredini
Il Fatto Quotidiano
(Marzo Marzano) Per la generazione che sta facendo le sue scelte di vita i sacramenti non sono più neppure un omaggio obbligato a tradizione e genitori. La Fondazione Critica Liberale ha reso noto il suo undicesimo rapporto sulla secolarizzazione in Italia. I numerosi dati forniti sono assai interessanti soprattutto se guardati in una prospettiva storica, cioè nell' arco di almeno un ventennio. Se si segue questo criterio, si scopre che vi sono alcuni indicatori che attestano una secolarizzazione incalzante e massiccia. Il più importante è quello dei matrimoni concordatari (cioè cattolici), il cui numero è sceso in modo impressionante dal 1994 ad oggi: 23 anni fa si erano sposate in Chiesa 235.990 coppie, nel 2014 sono state meno della metà, 108.054. A questa impressionante diminuzione corrisponde l' aumento nel numero di matrimoni civili passati nello stesso periodo da 55.817 a 81.711. Su questo versante, c' è anche da presumere che siano in grande crescita le convivenze (condannate dalla Chiesa Cattolica), dato che il numero complessivo di matrimoni è calato, in vent' anni, di più di 100.000 unità, cioè di circa il 35 per cento, passando dal 292.000 del 1994 al 189.000 del 2014. È chiaro che, per poter essere valutati appieno, questi dati andrebbero messi in relazione all' evoluzione demografica e alla composizione religiosa (per via degli immigrati non cattolici) della popolazione nello stesso intervallo di tempo, ma è indubitabile che essi attestino la crescita di una massiccia disaffezione verso una forma cattolica di vita familiare. Nella stessa direzione va un altro dato, quello relativo alla quantità dei divorzi, raddoppiati nell' arco del ventennio 1994-2014. Anche se il rapporto non ci dice quanti di questi abbiano riguardato i matrimoni religiosi, il dato è comunque impressionante. E c' è da scommettere che lo sarà molto di più nel prossimo futuro, in ragione della recente introduzione del "divorzio breve" e delle nuove disposizioni sugli obblighi di mantenimento del coniuge. Per un terzo inequivocabile indicatore di secolarizzazione integriamo i dati del Rapporto con quelli dell' Istat: nel 1994 i figli (allora definiti "naturali") nati fuori dal matrimonio erano il 7,7 per cento dei nati vivi; secondo l' Istat, oggi sono quasi il 29 per cento dei neonati, la loro percentuale sul totale delle nascite è quadruplicata in poco più di un ventennio. Al contrario, la percentuale di battezzati tra i bambini è diminuita in modo sensibile, passando dal 92 per cento del 1994 al 76 del 2014. L' insieme di questi dati rende dunque evidente un distacco crescente della popolazione italiana dalle pratiche religiose cattoliche. E tuttavia nel Rapporto si trovano anche altre cifre, che parrebbero smentire questa tendenza, facendo piuttosto pensare a una tenuta o al limite a un leggero arretramento della cattolicità degli italiani. Si prenda il numero delle prime comunioni, in vent' anni disceso molto poco: dal 513.300 del 1994 al 446.521 del 2014. Lo stesso argomento vale per altri indicatori, quali la frequenza all' ora di religione, scesa in 20 anni di pochi punti e rimasta vicina al 90 per cento degli studenti o la percentuale di finanziatori della Chiesa Cattolica per il tramite dell' 8 per mille, anch' essa attestata intorno al 45 per cento delle scelte totali e all' 80 per cento tra coloro che esprimono una preferenza. Dunque cosa succede? Gli italiani sono schizofrenici? Si comportano in modo irrazionale e non coerente? Io non credo proprio e penso che queste importanti differenze possano essere spiegate in una chiave generazionale. Quasi tutte le inchieste campionarie fatte in questi anni ci hanno mostrato come il grande salto verso la secolarizzazione e il distacco netto dalla "religione dei padri" sia stato compiuto dalla generazione nata dopo il 1980. È tra i nati dopo quella data che la disaffezione verso la Chiesa dilaga e diventa un comportamento di massa. Sono costoro che, affacciatisi da poco nel loro segmento superiore all' età adulta e alle prese con le prime grandi scelte esistenziali, si sposano sempre meno, convivono sempre di più, fanno figli fuori dal matrimonio e li battezzano di meno. Nelle generazioni precedenti, la secolarizzazione pur presente aveva un ritmo più blando e aveva autorizzato molti gerarchi cattolici a sperare che l' Italia rappresentasse un' eccezione in un' Europa che stava diventando sempre meno religiosa. Nelle classi di età centrali, tra coloro che oggi mandano i loro bimbi al catechismo, è invece ancora diffusa quella che il sociologo inglese ha definito una religiosità "vaga", secondo la quale le persone si allontanano sempre di più dalla pratica regolare e dal nutrire autentiche convinzioni religiose, ma continuano a rimanere, per così dire, culturalmente affezionati alla tradizione spirituale da cui provengono. A messa ci vanno poco, ma i sacramenti ai figlioli li fanno prendere. E spesso si erano sposati in Chiesa, anche solo per non far piangere la mamma. La religiosità "vaga", scrive Voas, è uno stato di transizione, da un mondo religioso a uno senza Dio. Oggi quell' illusione non trova più appigli e pure i gerarchi cattolici sono costretti ad ammettere che anche l' Italia, pur con i suoi ritmi, è travolta dalla grande corrente della secolarizzazione che investe il mondo sviluppato (e non solo l' Europa, ma anche le Americhe, inclusa quella latina). Papa Francesco ha deciso di dedicare il prossimo sinodo al tema dei giovani. A discuterne saranno soprattutto anziani gerarchi. I giovani sono già andati via.