Sì: il Concilio fu un colpo di Stato. Mossa furba e modus operandi: strana gente questi progressisti sono talmente certi che il loro progresso rappresenti il bene assoluto che non osano dichiarare apertamente le loro intenzioni
di Francesco Lamendola
Ne abbiamo già parlato in svariate occasioni (cfr., in particolare, Il Concilio Vaticano II partì con il piede sbagliato?; e Il Concilio Vaticano II è stato un colpo di mano dei teologi “progressisti” per scavalcare il Magistero?, pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia, rispettivamente il 25/01/2018 e il 01/02/2018), ma si tratta di una questione cruciale, per cui non è male ritornarvi continuamente sopra: poiché solo chiarendo una volta per tutte quel che avvenne fra il 1958 e il 1965, fra l’elezione di Giovanni XXIII e la conclusione del Concilio, si può arrivare a capire con una certa chiarezza quel che sta accadendo oggi nella Chiesa cattolica, quali siano le reali dinamiche in gioco nella disastrosa deriva modernista e neoprotestante, e da dove abbia avuto origine il male che si sta allargando a macchia d’olio, arrivando ormai a minacciare, dopo la liturgia e la pastorale, lo stesso Deposito della Fede, ossia la vera dottrina e l’autentico Magistero, preposto a difenderla ed insegnarla fedelmente, del tutto inalterata.
Come è noto, si discute, anche e soprattutto tra i fautori del Concilio, se esso corrisponda ad una discontinuità, come sostiene la cosiddetta scuola di Bologna, o ad una continuità con la Chiesa ed il Magistero precedenti. Tale discussione non ci appassiona più di tanto, e infatti lasciamo ai primi di sostenere che il loro rifiuto della Tradizione tridentina non corrisponde a un ripudio della Tradizione in se stessa, ma, semmai, al ritorno ad una Tradizione ancora più antica, e dunque più “autentica” ed “evangelica”, che sarebbe, secondo loro, la Tradizione vera, contrapposta a quella, un po’ artificiale, un po’ retriva, un po’ oscurantista, dei Padri tridentini, tutti impregnati nello scontro con il protestantesimo. Mossa furba, senza dubbio, che rivela la malizia raffinata dei suoi sostenitori: come se ciò non corrispondesse a una forma di storicismo e, pertanto, come se non rivelasse fin troppo bene i loro reali intenti: non già di riallacciarsi a un mitica purezza originaria del Vangelo, ma scardinare la Tradizione esistente alla vigilia del Concilio e sostituirla, di fatto, con una nuova Chiesa ed un nuovo Magistero, peraltro senza avere la franchezza di dirlo chiaro e tondo, ma, anzi, cercando di far sì che se ne accorgano il minor numero di fedeli possibile.