Quante sono le opere di misericordia? le opere di misericordia sono 14: 7 di ordine spirituale e 7 corporale, Gesù le ha insegnate nel Vangelo. Una cosa piuttosto curiosa, che si sta verificando nella "neochiesa" di Bergoglio
di Francesco Lamendola
Qualunque bambino che frequenta il catechismo sa che le opere di misericordia, cioè le opere che scaturiscono dal cuore buono (tale è l’etimologia della parola: cor misericors, da misèreo, ho pietà), sono quattordici: sette di ordine spirituale e sette corporale. Non sono un’invenzione dei preti o dei moralisti: Gesù le ha insegnate nel Vangelo (Matteo, 25). Le prime sette sono: 1) consigliare i dubbiosi; 2) insegnare agli ignoranti, 3), ammonire i peccatori; 4) consolare gli afflitti; 5) perdonare le offese; 6) sopportare pazientemente le perone moleste; 7) pregare Dio per i vivi e per i morti; le seconde sono: 1) dar da mangiare agli affamati; 2) dar da bere agli assetati; 3) vestire gli ignudi; 4) alloggiare i pellegrini; 5) curare gli infermi; 6) visitare i carcerati; 7) seppellire i defunti.
Ora si sta verificando una cosa piuttosto curiosa: la Chiesa cattolica, nelle persona di molti suoi esponenti, dal falso papa Bergoglio in giù, fino all'ultimo don Olivero e all'ultimo don Farinella, per non parlare dei neoteologi alla Enzo Bianchi, parlano sempre e solo delle sette opere di misericordia corporale, ma non parlano affatto delle opere di misericordia spirituale, le quali, semmai, sono più necessarie di quelle, secondo l'esplicito insegnamento di Gesù Cristo che, rivolto alla sorella di Lazzaro, disse:Marta, Marta, tu ti agiti e ti affanni per molte cose, ma una sola cosa è necessaria; Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta. Insomma, pare che la Chiesa dei nostri giorni, la chiesa che non pochi chiamano ormai, con sfacciata impudenza, la chiesa di Francesco, come se la Chiesa non fosse solo ed esclusivamente di Gesù Cristo, sembra aver fatto proprio un aspetto dell'eresia americanista degli ultimi anni del XIX secolo e dei primi del XX (nonostante la condanna formale di Leone XIII con la lettera apostolica Testem benevolentiae nostrae, del 1899), cioè la distinzione fra virtù attive e passive, affermando la necessità delle prime e tacendo del tutto sulle seconde, come se solo le opere di misericordia corporale fossero necessarie, e non le altre.