PIETRO ORLANDI
Le contraddizioni nel comportamento e nelle dichiarazioni di Pietro
Orlandi sulla scomparsa di sua sorella Emanuela, avvenuta a 16 anni di
età il 23 giugno del 1983 a Roma, cominciano a provocare disagio anche
tra i suoi fan. Trascurarle o limitarsi ad attribuirle al lutto non
elaborato nonostante siano passati ben 29 anni è ormai un po' troppo
semplicistico e riduttivo.
EMANUELA ORLANDI Così
come non ha senso continuare a rilanciare qualunque sua affermazione - a
volte l'una l'opposto dell'altra - senza mai vagliarla criticamente.
Mettendo
in fila tutti i dubbi e le contraddizioni di Pietro Orlandi, si ottiene
una lista di undici punti interrogativi: cose che Orlandi non ha mai
detto, cose che non ha mai spiegato, cose che ha detto e fatto
contraddicendosi a 360 gradi.
Per capire meglio quel che sta succedendo proprio in questi giorni,
può essere utile, e serio, rivedere quegli 11 interrogativi, che
corrispondono ad altrettanti punti oscuri, per nulla privi di
importanza.
Il fratello di Emanuela Orlandi
Sono sicuro che molti lettori, arrivati in fondo, si convinceranno
che accanto e attorno al mistero della sorte di Emanuela Orlandi c'è un
altro mistero che continua, quello del fratello Pietro.
1) - Pietro Orlandi attribuisce improvvisamente molta importanza alla
lettera anonima pubblicata domenica 20 maggio da alcuni giornali, come
per esempio La Stampa. La missiva figura da un anno nel libro di Pietro
Orlandi "Mia sorella", edito nel maggio dell'anno scorso, ed è stata
ricevuta da sua madre, Maria Pezzano, nel febbraio 2008 e da lei
consegnata ai magistrati.
EMANUELA ORLANDI CERCASI
La lettera dice che Emanuela è morta, la sera stessa della scomparsa
la sera del 22 giugno '83, mentre era in compagnia di don Piero Vergari
nella solita basilica di S. Apollinare e che è stata sepolta la sera
stessa nel cimitero di Prima Porta. Ma perché allora da mesi e anzi da
anni lo stesso Pietro parla ovunque, in tv e sui giornali, di pista
internazionale e lo ha fatto anche in tempi recenti?
2) - Perché insiste a dire "mia sorella è stata rapita in quanto
cittadina vaticana", visto anche che la cittadinanza con quanto scritto
nella lettera anonima non c'entra nulla?
3) - Perché, nonostante una tale missiva, il legale rappresentante
proprio di Maria Pezzano, avvocato Ferdinando Imposimato, insiste a
dichiarare, e lo ha fatto anche molto di recente, che Emanuela invece è
viva è sta in Turchia o in altro Paese orientale? A chi bisogna credere?
4) - Il 10 maggio dell'anno scorso Pietro Orlandi ha fatto a una
serie di giornali, da Vanity Fair a Italia Sera e al Secolo XIX, una
dichiarazione ben precisa: "Io so chi ha rapito mia sorella". E allora,
se lo sa, perché non ne fa mai il nome?
5) - Pietro Orlandi dà tanta importanza alla lettera anonima
pubblicata il 20 maggio 2012 dai giornali e da lui pubblicata nel maggio
dell'anno scorso, secondo la quale Emanuela sarebbe sepolta nel
cimitero di Prima Porta. Ma allora perché mai ha insistito come un matto
per ispezionare la tomba di De Pedis, che si trova in S. Apollinare e
non a Prima Porta?
TOMBA DEPEDIS6)
- A pagina 206 e 207 del mio libro del 2002, "Mistero vaticano. La
scomparsa di Emanuela Orlandi" , riporto una lettera anonima spedita
nell'ottobre 1993 dal Vaticano da un mittente che la intitolava
"TESTIMONIANZA RACCOLTA IN CONFESSIONE". Nella lettera si legge che
Emanuela la sera in cui scomparve andò a Civitavecchia in auto con un
prelato amante della bella vita e che il mattino dopo, rientrata a Roma,
decise di non tornare più a casa. L'allora appena nominato avvocato
della signora Pezzano, Ferdinando Imposimato, cercò di farmi togliere
quella lettera dalle bozze anche minacciandomi di querela. Poiché io
invece la pubblicai assieme al resto venni duramente rimproverato dalla
Pezzano perché "con quella lettera ha offeso la memoria di mia figlia".
ali agca
Come è possibile allora che abbia consegnato lei stessa ai
magistrati, nel 2008, la lettera anonima oggi alla ribalta? E come mai
Pietro anziché nasconderla l'ha pubblicata? Si tratta infatti di una
lettera che Emanuela la offende davvero. A fronte di questa
contraddizione, qualcuno potrebbe dedurne che nella lettera da me
pubblicata ci possa essere qualche particolare che non si voleva far
trapelare. Da notare che io l'ho pubblicata come un esempio delle molte
maldicenze che gli Orlandi hanno dovuto sopportare.
Piero Vergari7)
- Pietro Orlandi dice che lui sua sorella la cerca ovunque convinto che
sia viva. Ma allora perché l'ha cercata in una tomba per giunta vecchia
di 22 anni quale è quella di De Pedis? E se è convinto o anche solo
spera che sia viva, perché ha pubblicato e oggi ritiene importantissima
una lettera che la dà per morta fin dalla sera del 22 giugno 1983?
-
Pietro Orlandi continua a spiegare che lui le tracce della sorella le
cerca ovunque. Ma allora perché non le va a cercare anche in Salita
Monte del Gallo visto che sa benissimo cosa ho scritto nel mio libro del
2008 intitolato "Emanuela Orlandi, la verità"?
Nel libro ho scritto che una mia fonte vaticana mi ha spiegato di
avere saputo da due agenti del Sisde che Emanuela è morta la sera stessa
della scomparsa. Morta per la precisione in una casa di Salita Monte
del Gallo, strada vicina al Vaticano sul lato che va verso il Gianicolo.
Perché Pietro Orlandi non la cerca anche lì? Perché fa finta di non
conoscere questa notizia su Salita Monte del Gallo, lui che è sempre
pronto a rilanciare le notizie più improbabili?
8) - Crede a Alì Agca, a Sabrina Minardi, alle telefonate anonime a
"Chi l'ha visto?", a chi per strada gli dice "la persona che fece salire
in macchina Emanuela la conosci bene" e alle lettere anonime a sfondo
clerico sessuale, crede cioè a un insieme di "rivelazioni" peraltro
assolutamente inconciliabili tra loro, però preferisce far finta che non
esista quanto scritto da un giornalista di lungo corso come il
sottoscritto, con 35 anni a L'Espresso e una dozzina di libri nella sua
carriera, certamente credibile almeno quanto quei personaggi e quegli
anonimi. Pietro Orlandi è libero ovviamente di credere a quel che gli
pare, ma l'ostracismo posto nei miei confronti, del tipo "O io o lui",
in varie sedi televisive e giornalistiche non pare certo un contributo
all'accertamento dei fatti e della verità sulla fine di sua sorella.
Semmai, appare un tentativo di evitare che certe notizie arrivino
all'opinione pubblica.
sabrina minardi bruno giordano stampa1
In particolare, che l'anonimo della telefonata a "Chi l'ha visto?"
mentisse è ormai provato in modo assoluto dai controlli nella tomba di
De Pedis. Il telefonista infatti ha detto: "Riguardo al fatto di
Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi
è sepolto nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare". La
magistratura è andata "a vedere chi è sepolto nella cripta", De Pedis
ovviamente, ma la soluzione del caso non c'è.
9) - Nell'ottobre dell'anno scorso ho consegnato ai magistrati
inquirenti le registrazioni delle mie conversazioni telefoniche del 2004
con l'avvocato Gennaro Egidio, fin dal 1983 legale rappresentante sia
degli Orlandi che dei Gregori, famiglia della quale faceva parte la
giovanissima Mirella, scomparsa tre settimane prima di Emanuela. Di tali
registrazioni ho anche pubblicato le trascrizioni. Dalle telefonate si
apprende che è lo stesso avvocato degli Orlandi a negare che Emanuela
sia stata rapita: "Si stratta di una scomparsa, ma non di un rapimento",
e spiega brevemente il perché della sua affermazione.
Come mai Pietro Orlandi, che dà retta a qualunque "rivelazione" e
segnalazione anonima, continua a far finta di non sapere cosa ha detto e
spiegato il suo stesso avvocato di famiglia dopo ben 21 anni che si
occupava del caso?
chiesa sant apollinare
10) - Pietro Orlandi si guarda bene anche solo dal nominare Salita
Monte del Gallo e preferisce ignorare quanto ammesso dallo stesso
avvocato di famiglia, però corre a cercare Emanuela a Londra sulla base
di una telefonata in diretta tv platealmente falsa ricevuta lo scorso 17
giugno (2011) mentre con il giornalista Fabrizio Peronaci presentava il
loro libro "Mia sorella".
Quella sera il falso "ex agente segreto del Sismi, nome in codice
Lupo", alias Luigi Gastrini, ha telefonato a Tele Roma Uno per
annunciare in diretta a Pietro Orlandi che "Emanuela è viva e sta a
Londra". Con la stessa telefonata in diretta il sedicente 007 ha anche
avvertito Pietro Orlandi che scavando avrebbe avuto la sgradita sorpresa
di scoprire che suo padre aveva maneggi illeciti di danaro "con
l'Istituto Antonveneto". Peccato che la banca Antonveneta sia nata ben
19 anni dopo il 1983 al quale faceva riferimento "l'ex 007″.
Per scoprirlo, e scoprire quindi che il "Lupo" mentiva, bastava un
banale controllo su Google. Per farlo, a me e ad altri colleghi sono
bastati meno di 30 secondi. Eppure non se ne sono accorti e non hanno
fatto controlli né un impiegato esperto di banca come Pietro Orlandi,
impegnato nella banca vaticana IOR per oltre un quarto di secolo, né un
giornalista del Corriere della Sera come Peronaci. Il primo infatti è
partito con tanto di battage pubblicitario e troupe televisiva per
Londra. Il secondo ha avvalorato sulla pagina 3 del Corriere della Sera
di domenica 19 giugno 2011quanto aveva detto Gastrini.
Resta un piccolo mistero: come mai Gastrini, che vive in provincia di
Bergamo, quel 17 giugno sia stato al corrente di quel che avevano in
programma una tv romana e abbia sentito l'esigenza di telefonare in
diretta. Sta di fatto che dopo qualche mese Gastrini è stato incriminato
per millantato credito.