Si è infatti risolta in un discorso pronunciato in italiano (profughi e immigrati masticano quasi tutti l'inglese), una lingua sconosciuta e inafferrabile,
di Domenico Cacopardo Italia Oggi 21.4.2016
La visita di papa Francesco a Lesbo è stata un'occasione perduta. Si è infatti risolta in un discorso pronunciato in italiano (profughi e immigrati masticano quasi tutti l'inglese), una lingua sconosciuta e inafferrabile, affidata a improbabili traduttori, e in una sorta di «relaese» (liberazione) di tre famiglie musulmane detenute nel campo di concentramento realizzato nell'isola. Insieme a tutti gli altri (circa trecento persone) i liberati erano in attesa di deportazione in Turchia secondo le decisioni dell'Unione europea, volute da Angela Merkel. Non è chiaro quali criteri abbiano ispirato il papa e la Comunità di S. Egidio nella scelta dei fortunati. Qualunque sia stato il criterio è facile immaginare il disappunto e la delusione degli altri, il cui cuore s'era aperto alla speranza all'annuncio dell'arrivo del vicario di Cristo.