ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 13 giugno 2016

Capolavoro di mistificazione e di untuosità gesuitica.

I REDUCI DI DOSSETTI

    Fate largo al glorioso reducismo dossettiano. Oggi una quantità di preti anziani i quali erano giovani nella stagione del Vaticano II sente che è arrivato il momento, se non proprio della vendetta, certo della rivincita morale 
di Francesco Lamendola  



Il tono di certi preti e di certi cattolici progressisti, fra il nostalgico e il trionfalistico, è quello di Mario Capanna in Formidabili quegli anni, nel quale la fierezza ideologica si mescola alla rievocazione narcisistica della propria (perduta) giovinezza, in un crescendo di auto-compiacimento emotivo e di auto-celebrazione (pseudo) teologica: della teologia della liberazione, ben s’intende. Negli anni Ottanta e Novanta, proprio mentre il comunismo si avviava al suo (inglorioso) tramonto, una pletora di sessantottini nostalgici e impenitenti si metteva a sfornare le proprie memorie, arieggiando Le ricordanze della mia vita di Luigi Settembrini e Una scelta di vita di Giorgio Amendola, tanto per ricollegarsi ai due massimi miti della storia nazionale, il Risorgimento e la Resistenza (Formidabili quegli anni è del 1988: un ventennio esatto dopo il ’68).

Il Martello dei vacanti


Sant'Antonio da Padova, il “Martello degli Eretici”


Quando la Chiesa Cattolica tribola, le sue virtù divine risplendono più forti di prima. E' nei momenti di grande tumulto che i grandi santi hanno fatto la loro comparsa. La Salvezza per la Chiesa di Cristo proviene da quegli uomini e quelle donne che combattono il “fumo di Satana” al suo interno e all'esterno con Fede, Speranza e Carità.
Nel tumultuoso XIII secolo, tra rivoluzioni materiali e spirituali, la Chiesa Cattolica fu sul punto di disgregarsi. Chierici disonesti e lontani da Cristo, laici approfittatori e regnati spergiuri avevano condotto Roma alla perdizione.

“Perché ormai è troppo tardi.” ?

Due note sulla controversia Dollinger-Ratzinger
sulla pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima


Su segnalazione dell'amico brasiliano Gederson Falcometa, pubblichiamo due note interessanti sull'argomento, precisando che non siamo in grado di verificarne l'attendibilità, anche se la seconda nota è chiaramente firmata da un sacerdote conosciuto in Brasile.

Il 23 maggio 2016 il sito brasiliano Fratres in Unum ha pubblicato l’articolo di Steve Skojec, apparso sul sito americano OnePeterFive il 21 maggio 2016e relativo alla smentita del Vaticano delle dichiarazioni di Padre Ingo Dollinger, pubblicate dallo stesso sito.
L'articolo pubblicato su Fratres in Unum è seguito da 10 commenti; noi ne riportiamo i due seguenti: il primo del 23 maggio, il secondo del 5 giugno.





Debito di ossigeno e di carisma?

Spagna, emorragia di religiosi. 
Nell’ultimo anno e mezzo 341 case appartenenti a Congregazioni religiose hanno chiuso definitivamente le porte per mancanza di vocazioni, e a causa dell’età elevate dei religiosi rimasti. Tradotto in altri termini, ogni giorno e mezzo ha visto la scomparsa, in qualche luogo della Spagna, di un punto di vita religiosa.


Tolleranza zero?

Il papa non è infallibile. Eccone otto prove


Equivoci, gaffe, vuoti di memoria, leggende metropolitane. Un elenco degli errori nei discorsi di Francesco. Il più disastroso in Paraguay

di Sandro Magister



ROMA, 13 giugno 2016 – "Come aveva detto Benedetto XVI, la tolleranza deve essere zero": così papa Francesco nella sua intervista a "La Croix" del 16 maggio scorso, a proposito degli abusi sessuali sui minori.

Ma se si ripercorrono tutti gli scritti e i discorsi di papa Joseph Ratzinger, la formula "tolleranza zero" proprio non la si trova. Mai. E nemmeno qualche formula equivalente.

Eppure essa ritorna nelle cronache vaticane come un mantra, l'ultima volta pochi giorni fa, il 4 giugno, in occasione dell'uscita del motu proprio per la rimozione dei vescovi colpevoli di "negligenza" nel trattare i casi di abuso.

Sprechen sie Deutsch?

Teologi di area germanofona: Amoris laetitia dovrebbe portare a una revisione del catechismo

amorisKathpress, agenzia cattolica d’Austria, ha pubblicato un interessante articolo a proposito del dibattito su Amoris laetitia. Vi si trovano alcune opinioni di teologi che rendono ben conto delle diverse interpretazioni che solleva il testo, non solo sul tema specifico dei divorziati risposati, ma più in generale su cosa rappresenta l’intero documento.
Secondo il teologo pastorale Rainer Bucher, professore a Graz, dopo Amoris laetitia vi sarebbe la necessità di “ri-contestualizzare la teologia morale e il diritto canonico”, mentre Eva-Maria Faber, professoressa di teologia fondamentale, insieme al collega di Bressanone Martin Lintner, arriva alla conclusione che le principali decisioni strategiche dell’esortazione dovrebbero anche tradursi in una revisione del catechismo.

domenica 12 giugno 2016

La posta in gioco

VERO E FINTO CRISTIANESIMO

La posta in gioco tra vero e finto Cristianesimo è la necessità della Redenzione. Fra Chiesa cattolica di sempre e quella modernista dilagante fra il Vangelo della Tradizione e quello taroccato e stravolto dai progressisti 
di Francesco Lamendola



Se dovessimo sintetizzare in una formula, il più possibile comprensiva e sintetica, la posta in gioco nel contrasto, oggi palese, fra vero e finto Cristianesimo, fra la Chiesa cattolica di sempre e quella modernista ormai dilagante, fra il Vangelo come ci è stato affidato dalla Tradizione e il vangelo taroccato e stravolto dai teologi progressisti e dai preti demagoghi, diremmo semplicemente: la necessità della Redenzione.
Per il vero Cristianesimo, questo è il punto centrale; per quello fasullo, è una questione secondaria, che quasi non emerge, o che sparisce addirittura (e non certo a caso) nel gran cicaleccio a proposito d’impegno sociale, di accoglienza e inclusione, di misericordia a senso unico, di gioiosità e letizia, e via zuccherando e gigioneggiando.

Prove di nuova religione imperiale?

Il grande retroscena per capire cosa è accaduto e accade in Vaticano e nella politica italiana ed europea


Robert Spaemann e Josef Seifert, due filosofi cattolici, amici e collaboratori di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, demoliscono l’Amoris laetitia (e il pensiero) di Bergoglio. Il cardinale Mueller definisce “eretica” l’affermazione di “uno dei più stretti consiglieri” di Bergoglio. Mentre il catto-conservatore americano George Weigel, che sta con Bergoglio, se la prende con Benedetto XVI perché è ancora “papa emerito”, mentre – secondo lui – doveva tornare semplicemente vescovo. Sono fatti di questi giorni. Nella Chiesa è in corso un terremoto. Ma per capirlo bisogna partire dagli antefatti.

ACCADDE NEL 2013
Non era mai accaduto, in 2000 anni, che un papa iniziasse il suo pontificato dicendo: “Pregate per me perché io non fugga per paura davanti ai lupi”.
Per un curioso caso proprio quel papa, senza alcun grosso motivo dichiarato, poi “rinuncia” al ministero (il diritto canonico lo ammette, ma per gravissimi motivi).
Tuttavia decide – primo nella storia – di essere “papa emerito”, dicendo nel suo ultimo discorso: “la mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”.
Fu vera rinuncia? Nel febbraio del 2014 pubblicai su “Libero” un’inchiesta su questa domanda e sulle cause di quella vicenda misteriosa, anche perché era evidente che Ratzinger non aveva problemi di salute.

Pittoreschi sbandamenti del regnante pontefice

Un papa eretico?
 Il sagace editore Marco Solfanelli pubblica, al seguito di una proposta avanzata dall'autorevole Roberto de Mattei, il voluminoso Ipotesi teologica di un papa eretico, un saggio scritto dal celebre pensatore brasiliano Arnaldo Xavier da Silveira, che si è formato alla scuola del concittadino Plinio Correa de Oliveira.
 L'autore propone un puntuale, esauriente esame delle due diverse e contrarie soluzioni del problema posto ai  teologi dall'eventualità (ipotetica) di un Papa eretico.
 Al proposito è citato dall'autore il caso di un papa del VII secolo, Onorio I, il quale (secondo il giudizio di un suo successore, Leone II) “non illuminò questa Chiesa apostolica con la dottrina della tradizione apostolica, ma tentò di sovvertire l'immacolata fede con un profano tradimento”.

Perché impedire al Papa di sognare?



Papa Bergoglio e... la luna

Il Papa sogna le chiese sempre aperte a chiunque voglia entrare, a qualunque ora, e trovarvi un sacerdote disponibile.
Sogna, cioè, che non ci sia stato tra i cristiani di crollo demografico, il crollo dei matrimoni sacri, la curva dei divorzi e degli aborti, il crollo dei battesimi e la chiusura dei seminari. Sogna che nei seminari restati aperti non ci sia più accesso agli psicoanalisti e ai teologi rahneriani.

«Terribile come schiere di vessilli spiegati»

La Virgo potens, nel racconto di un esorcismo

Il Figlio di Dio, facendosi carne, divenne anche figlio di Maria; così ogni uomo, diventato in Lui figlio di Dio, diventa in Cristo anche figlio di Maria. Lo speciale potere che Dio ha dato a Maria Vergine contro il demonio è usato da Lei a beneficio dei suoi figli.
La Santa Chiesa nella sua Liturgia attribuisce a Maria Santissima l’espressione del Cantico: «Terribile come schiere di vessilli spiegati» (Ct 6,4), vedendo in Lei il potentissimo aiuto contro le potenze anti-cristiane, anzitutto quelle preternaturali di satana e dei suoi alleati.
Qualche anno fa, il Padre Francesco Bamonte, Sacerdote dei Servi del Cuore Immacolato, esorcista nella diocesi di Roma e presidente dell’associazione degli esorcisti italiani, ha dato alle stampe un libro dal titolo La Vergine Maria e il diavolo negli esorcismi. Queste pagine raccolgono la testimonianza viva e diretta di questa realtà che egli ha toccato più volte con mano durante il suo ministero: l’irriducibile contrasto tra Maria Immacolata, la tutta Grazia, e il diavolo, padre di ogni peccato, con l’attestazione consolantissima della perenne vittoria della Santa Vergine che schiaccia ogni volta la testa a satana, com’è rivelato dalla Genesi (cf. 3,15).

Mysterium iniquitatis

MYSTERIUM INIQUITATIS

    Il mistero dell’iniquità: è un’espressione tremenda un po’ oscura che certi cristiani ottimisti buonisti e progressisti non amano rammentare e tuttavia ne parla il Nuovo Testamento. L’uomo malvagio della fine dei tempi è l’Anticristo?
di F.Lamendola  



Mysterium iniquitatis, il mistero dell’iniquità: è un’espressione tremenda, un po’ oscura, che certi cristiani ottimisti, buonisti e progressisti, non amano rammentare; e tuttavia ne parla il Nuovo Testamento, ne parla San Paolo, là dove afferma nella maniera più esplicita che, prima del ritorno del Signore e la fine dei tempi, vi sarà una grandissima prova: verrà un uomo dell’iniquità, profanerà tutte le cose sante, pervertirà il cuore di molti uomini e provocherà la loro perdizione, allontanandoli dalla verità e facendosi adorare, lui uomo, al posto di Dio.

L'eclissi argentina

I casi di coscienza contro la verità rivelata Così s'afferma il ribaltamento della morale cattolica di Michel Schooyans

Pubblichiamo in esclusiva per l'Italia un breve saggio di monsignor Michel Schooyans ("Dalla casuistica alla misericordia - Verso una nuova arte di piacere?"), dedicato all'eclissi della morale cattolica perseguita da teologi e pastori della Chiesa. Monsignor Schooyans è professore emerito dell'Università di Louvain-la-Neuve (Belgio), membro della Pontificia Accademia di Scienze Sociali e consulente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. È autore di numerosi libri e saggi su bioetica, demografia, politiche globali dell'ONU. Su richiesta personale di Giovanni Paolo II, che lo volle come collaboratore della Santa Sede, ha scritto anche una Via Crucis per le famiglie (2001). Data la lunghezza del saggio lo pubblicheremo in tre parti.

sabato 11 giugno 2016

VaticanSchengen

TV2000 sdogana l'#omosessualità
Cari amici,
la Tv dei vescovi, TV2000, sdogana gli amori omosessuali. È dolorosamente necessario investire 15 min. di tempo e vedere il video per rendersene conto: 





Questa puntata di TV2000, pagata con i nostri soldi dell’8 per mille, è la prova pratica di cosa significa la «nuova teologia» della falsa misericordia da cui scaturisce l’«etica della situazione». È la dolorosa messa in pratica di gravi errori teologici di cui scriveva padre Cornelio Fabro più di 42 anni fa. La citazione è lunga ma vale la pena se siete interessati a capire come siamo giunti a questi abissali livelli:

"... Il coraggio, uno non se lo può dare."

Il negazionismo è reato. Un altro passo verso lo Stato totalitario  di Paolo Deotto

.
zzzzbvglDa ieri sera se si è democratici e politicamente corretti è d’obbligo gioire, perché, finalmente, “il negazionismo è reato”. Ne parlano tutti gli organi di informazione: Il Sole 24oreRepubblicaAnsaSecolo XIX, eccetera.
Poiché non sono né democratico né politicamente corretto, ho tutto il diritto di non gioire e infatti viene da piangere nel vedere l’ex “Patria del Diritto” che sforna normative che sarebbero solamente ridicole, oltre che mal scritte, se non fossero il segnale di qualcosa di ben più grave.
Normative ridicole, perché, ad esempio, punire il cosiddetto “negazionismo” è semplicemente cretino, perché la Storia non si scrive a colpi di norme di legge che stabiliscano a priori cosa sia accaduto nel passato. La Storia è per sua natura soggetta a revisioni continue, soprattutto la Storia più recente, ancora inquinata dalle passioni e dai diktat dei “vincitori” (o presunti tali) che stabiliscono cosa vada ricordato e cosa vada invece falsificato o dimenticato.

Specchio della gerarchia..

8/1000 non fa la felicità : ridateci le chiese che sanno di chiesa!


Ben volentieri pubblichiamo un intervento di nostro affezionato Lettore il quale « trovato un articolo molto interessante.
Ci ho rimesso mano per adattarlo meglio alle mie “convizioni ».


L’8 PER MILLE NON FA LA FELICITÀ.
Dopo aver fatto una visita alla chiesa “a damigiana” di Porto San Giorgio, la chiesa di S. Tommaso di Lido Tre Archi, la chiesa di 
San Gabriele dell'Addolorata a Campiglione di Fermo, la chiesa in vetro cemento di Sant'Antonio a Fermo (che è in fase di rifacimento perché cade a pezzi). 
La nuova chiesa della parrocchia San Pio X a Porto Sant’Elpidio nord, la nuova chiesa di San Marone a Civitanova Marche, mi viene spontaneo dire: LE CHIESE MODERNE SONO BRUTTE.

Tu Vuò Fa' L'Anglicano


Una comunità luterana

La libertà deviata che ha animato Lutero 
Libertà e uguaglianza: le due parole che hanno fatto la storia moderna hanno Lutero come padre. Solo che bisogna intendersi sul loro significato. Libertà? A Lutero interessa quella dei principi. Papa e vescovi non obbediscono alla sua idea di riforma? Bene, vuol dire che la riforma la faranno i principi da lui investiti dell’autorità spirituale. La libertas ecclesiae scompare? Che importa, trionfa il vero vangelo di Gesù Cristo così come insegnato alla suola di Wittenberg, definita propria della “Chiesa cattolica di Cristo”.

Vili conigli

La chiesa dei rivoluzionari e il popolo bue (seconda parte)

“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”. (Mt 5, 11)
 

Le “espressioni come “sviluppo della dottrina” e “compassione pastorale” sono in genere dei pretesti per cambiare l’insegnamento di Cristo, contro il suo significato e la sua integrità perenne così come gli Apostoli l’hanno trasmessa a tutta la Chiesa e come è stata fedelmente preservata dai i Padri della Chiesa e dagli insegnamenti dogmatici dei Concili Ecumenici e dei Papi. Alla fine quei religiosi vogliono un’altra Chiesa, ed anche un’altra religione: una religione naturalistica, adattata allo spirito del tempo. Dei simili chierici sono veri lupi travestiti da agnelli, e flirtano spesso col mondo. Non già pastori coraggiosi, ma vili conigli”.

Una sola pietra per abbattere il gigante Golia

Davide e Golia
 
Proprio mentre ci consacravamo al Cuore immacolato di Maria nella basilica di San Pietro, sabato scorso, veniva resa pubblica un’altra clamorosa mossa a sorpresa nell’inesorabile quanto rapido processo di stalinizzazione della Chiesa Cattolica. Già ai primi di novembre del 2014 – appena un anno e mezzo fa – i vescovi erano stati spronati a dare prontamente le dimissioni al compimento dei settantacinque anni d’età, a meno che, per il «desiderio di un miglior servizio alla comunità», non avessero già deciso “spontaneamente” di ritirarsi prima o ricevuto l’ordine, peraltro comunicato «in fraterno dialogo», di togliersi dai piedi anche senza grave causa, quella che il codice prevede in caso di rimozione. D’ora in poi, con il motu proprio intitolato Come una madre amorevole, basterà una semplice negligenza nell’esercizio delle proprie responsabilità: non una colpa personale, ma un inadeguato trattamento di colpe altrui che abbiano provocato danni di ordine «fisico, morale, spirituale o patrimoniale».
 

venerdì 10 giugno 2016

Il Diavolo non riuscirà a divorare la Chiesa

LA DONNA VESTITA DI SOLE

    Apparve in cielo una donna vestita di sole con la luna sotto i piedi e una corona di 12 stelle. L’errore tipico dei cristiani dell’epoca presente che si definiscono adulti è quello di credersi capaci di innalzarsi fino a Dio 
Francesco Lamendola  




Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole…: è l’incipit di uno dei passi più belli e giustamente famosi di tutta la Sacra Scrittura, il capitolo dodicesimo de suo ultimo libro, quello dell’Apocalisse. Pochi altri brani della Bibbia hanno esercitato una suggestione altrettanto potente e hanno avuto una influenza altrettanto profonda e duratura sul pensiero teologico, sulla spiritualità (specialmente mariana) e, soprattutto, sulle arti figurative: non c’è quasi una chiesa cristiana che non contenga una scultura, un bassorilievo, un fregio, o un dipinto, un mosaico, una vetrata, ispirati alla stupenda immagine dell’apparizione della Donna vestita di sole. Con la luna sotto i suoi piedi e il capo circonfuso da una corona di dodici stelle: Signora del mondo e del tempo; Regina dell’universo, del passato, del presente e del futuro; mirabile Ausiliatrice, e Intermediaria fra Dio e gli uomini; segno vivo di Fede, di Speranza e di Carità; guida, conforto e sostegno di tutte le anime angosciate e sofferenti.

Né in cielo né in terra.

                         Tertium non datur


Un paio di settimane fa sono stato intervistato da La nuova Bussola Quotidiana sulle dichiarazioni fatte da Mons. Georg Gänswein il 21 maggio 2016 alla presentazione del volume di Roberto Regoli Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI. Il testo del discorso di Mons. Gänswein è stato pubblicato da ACI Stampa. Come c’era da aspettarsi, Antonio Socci si è buttato a capofitto sul discorso con una serie di commenti su Libero e sul suo sito (quiqui e qui). La mia intervista è stata pubblicata sulla Nuova BQ il 25 maggio. Pensavo che ormai la disputa si fosse placata, ma invece l’altro ieri Maurizio Blondet c’è tornato sopra, fra l’altro facendo un fuggevole riferimento anche alla mia intervista (mi chiedo: ma non ci sono stati nel frattempo interventi piú autorevoli del mio sulla questione?).

L’ira di Dio, il timor di Dio: non sono fantasie, esistono


Gradualità della legge e legge della gradualità. Una risposta

Avevo promesso che non avrei più parlato di me stesso, e invece rieccomi qua (è proprio vero che dei giornalisti non ci si può fidare).
Dopo che ho manifestato dubbi e perplessità circa l’insegnamento contenuto in Amoris laetitia (eccessivo ricorso alla morale della situazione, ambiguità diffusa, rischio di sfociare nel soggettivismo e nel relativismo), alcuni amici mi hanno detto: «Da te proprio non ce l’aspettavamo! Tu che eri amico di Martini! Tu che hai scritto a favore della comunione ai divorziati risposati e contro le discriminazioni ai danni degli omosessuali!». Implicita l’accusa di essere in contraddizione con me stesso.

Una terribile menzogna

Avete detto diaconesse?

Il 12 maggio scorso, mentre riceveva in udienza le circa novecento Superiore generali delle Congregazioni femminili  (si veda la foto sopra)
Papa Francesco si è detto favorevole all’apertura di un’inchiesta sullo statuto delle diaconesse nei primi secoli della Chiesa.
Egli ha inteso dare così soddisfazione alle rivendicazioni di queste religiose che chiedono sempre più posti nel governo della Chiesa
o anche la possibilità di pronunciare l’omelia durante la Messa.

Senza dubbio siamo al cospetto di una nuova spinta che mira a costituire delle diaconesse nella Chiesa cattolica, al pari di quello che oggi sono i diaconi permanenti.
Già al momento del tristemente celebre sinodo sulla famiglia, il canadese Mons. Durocher, vicino al Papa, propose un «processo che potrebbe aprire alle donne l’accesso al diaconato permanente». Segno che la battaglia è in atto, sono le dichiarazioni del cardinale Kasper riportate nel quotidiano italiano La Repubblica del 13 maggio, che facevano seguito a quelle del Papa: «Credo che adesso si aprirà un confronto feroce. Su questo tema la Chiesa è divisa in due».
Una terribile menzogna 

Quando oggi si vedono delle ragazze servire Messa, quando si vedono le donne che provvedono alle letture durante la Messa o a distribuire la Comunione mentre il celebrante rimane seduto, quanto si sa che esse possono già pronunciare l’omelia nelle «liturgie della parola» distinte dalla «liturgia eucaristica», si può essere solo inquieti per questo nuovo passo di cui ha parlato Papa Francesco. Ma in questa sempre più grande protestatizzazione della Chiesa, la cosa più odiosa è lo pseudo appello alla Tradizione fatto a guisa di giustificazione: perché non istituire un diaconato femminile permanente visto che esisteva già nei primi secoli della Chiesa?

Prima ancora di soffermarci sulla natura di questa istituzione che non è sopravvissuta al primo millennio, sottolineiamo che essa non è stata trasmessa fino a noi, e non senza ragione come vedremo. Di conseguenza, la veduta di Papa Francesco attiene all’archeologismo (a) condannato da Pio XII e non alla Tradizione.

D’altronde, le diaconesse di allora sarebbero rimaste scandalizzate se qualcuno avesse proposto loro di servire all’altare o di distribuire la Comunione durante l’azione liturgica. Questo fu loro sempre espressamente vietato e intervenivano gravi ammonimenti ecclesiastici se una di loro si fosse avventurata anche solo a toccare un sacro lino come la palla (1).

E sarebbero ancora rimaste scandalizzate se si fosse detto loro che un giorno si sarebbe presa in considerazione l’idea che delle donne ancora sposate potessero diventare diaconesse. Esse infatti dovevano avere almeno sessant’anni per diventare diaconesse, dovevano essere vedove di un solo marito o vergini e in ogni caso vivere in perfetta continenza.

L’istituzione delle diaconesse nell’antichità

Chi erano allora queste diaconesse dei primi tempi della Chiesa?
Ne parla già San Paolo nella sua Lettera ai Romani: «Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa (he diakonos) della Chiesa di Cencre» (Rm. 16, 1-4). Ma a detta degli stessi moderni: «non si può dedurne che questo appellativo indichi la specifica funzione di “diacono”» (2).
In effetti, i termini diakoniadiakonos, ecc., assenti nell’Antico Testamento, ma frequenti nel Nuovo, hanno un primario significato generale che allora indicava il servizio, il servitore. In base a questo senso lato, essi si applicavano primariamente a Cristo, servitore di Dio, ma anche a tutti i cristiani.
Ora, diversi indizi lasciano pensare che è in questo senso lato che è stato impiegato il termine nei confronti di Febe. Non si può quindi usare questo testo per rivendicare un’istituzione apostolica al diaconato femminile, com’è il caso del diaconato maschile, che invece è chiaramente affermato in Atti 6, 1-6.

L’istituzione delle diaconesse lo si riscontra in Oriente nel II secolo e solo nel V in Occidente.

Il ruolo delle diaconesse

Per comprendere in cosa consistette questa istituzione, occorre immergersi nel contesto dell’epoca, dove la separazione degli uomini e delle donne era molto marcata, soprattutto in Oriente. Qui, ancora oggi, peraltro, gli uomini e le donne non si mischiano in chiesa e hanno porte separate per accedervi. E sorgerebbero degli inconvenienti a sbagliare l’accesso: ne hanno fatto le spese in Irak i nostri giovani volontari della parrocchia! [aa]

Questa separazione allora era tale che talvolta diventava complicato per il diacono l’esercizio del suo ministero in aiuto delle persone di sesso femminile. Lo stesso vescovo aggregava a sé delle donne come intermediarie, per esempio nella visita alle ammalate. Esse quindi si occupavano della cura dei poveri e dei malati del loro stesso sesso, assicuravano l’ordine e il silenzio nei ranghi femminili in chiesa, erano generalmente presenti agli incontri di una donna col vescovo, il sacerdote o il diacono. Concorrevano anche alla formazione particolare delle catecumene o si incaricavano delle constatazioni corporali indispensabili se una vergine veniva accusata di infedeltà al suo voto di castità.

Non avevano alcuna funzione liturgica, salvo quelle imposte dalla decenza. Infatti, allora i battesimi degli adulti erano i più numerosi e venivano fatti solo per immersione totale del corpo, come l’attinente unzione delle catecumene che non si faceva solo sulle spalle, ma su tutto il corpo; era quindi a queste diaconesse che si affidavano tali funzioni, sempre alla totale dipendenza del sacerdote o del vescovo. E mentre spettava alle diaconesse ungere l’intero corpo delle catecumene, questo veniva fatto solo dopo l’unzione propriamente sacerdotale fatta sulla testa dell’interessata. Ogni altra funzione era loro strettamente interdetta e in nessun caso potevano accostarsi all’altare durante le funzioni liturgiche.

E’ facile constatare da tutto questo come siamo ben lontani dalle rivendicazioni femministe che sono all’origine della proposta di Papa Francesco…

Le condizioni per divenire diaconessa

Se le diaconesse non sono di istituzione apostolica, nondimeno si sono applicate ad esse le norme stabilite da San Paolo (I Tim. 3, 11 e 5,9-11) per poter diventare membri della comunità delle «vedove»: i capi della Chiesa le sceglievano tra le vedove anziane di più di sessant’anni che erano state sposate solo una volta. Più tardi si aggiunsero le vergini che avevano consacrato la loro verginità, e va da sé che tutte erano tenute alla perfetta castità. Infatti, tutte dovevano aver fatto professione monastica, perché quelle che allora si chiamavano «vedove» erano semplicemente delle religiose.

L’anzianità era importante, secondo la raccomandazione di San Paolo in I Tim. 5, 11-13:

«Le vedove più giovani non accettarle perché, non appena vengono prese da desideri indegni di Cristo, vogliono sposarsi di nuovo e si attirano così un giudizio di condanna per aver trascurato la loro prima fede. Inoltre, trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene.»

Tuttavia, c’erano delle eccezioni e il V secolo ci mostra che l’età minima era stata abbassata a quarant’anni (3). Ma allora esse dovevano risiedere in un monastero, almeno fino a cinquant’anni, «affinché esercitassero il loro ministero solo al riparo dagli uomini e non fossero esposte ai pericoli di una vita troppo libera.» (4).

L’ordinazione delle diaconesse

Al pari delle religiose odierne, allora alle diaconesse venivano assegnate queste funzioni con una consacrazione presieduta dal vescovo. LeCostituzioni Apostoliche risalenti al IV secolo ne riportano il rito (5).

Si trattava di una certa partecipazione al potere dell’Ordine com’è il caso del diacono?
Nient’affatto! Sant’Epifanio, che riporta molti degli elementi relativi alle diaconesse, è chiaro: 

«Se nel Nuovo Testamento le donne fossero state chiamate ad esercitare il sacerdozio o ad assumere un altro ministero canonico, prima di tutto la funzione sacerdotale avrebbe dovuto essere affidata a Maria. Ma Dio ha disposto diversamente, non affidandole neanche il potere di battezzare. Quanto all’ordine delle diaconesse, se esiste in seno alla Chiesa, non lo è per svolgere la funzione del sacerdozio o di qualche altro ministero simile. Le diaconesse sono destinate a salvaguardare la decenza che si impone nei confronti del sesso femminile, sia prestando il loro aiuto nell’amministrazione del battesimo, sia esaminando le donne che soffrivano di qualche infermità o erano state oggetto di qualche violenza, sia intervenendo ogni qualvolta fosse necessario scoprire il corpo di altre donne, affinché tali nudità non fossero esposte agli sguardi degli uomini che compiono le sacre cerimonie e non fossero viste dagli stessi diaconi.» (6).

L’estinzione delle diaconesse

Come dicevamo inizialmente, l’ordine delle diaconesse è totalmente sparito, per così dire, alla fine del primo millennio, ed ha conosciuto la sua «età d’oro» dal III al V secolo. In Occidente sono sparite nel VI secolo, con l’evoluzione del rito battesimale latino che da un lato abbandonò l’immersione totale del battezzato a favore del rito d’effusione, in vigore ancora oggi, e dall’altro riguardava sempre meno gli adulti. La stessa evoluzione c’è stata nella Chiesa d’Oriente, quantunque più lentamente.
Il titolo di diaconesse divenne quindi una semplice distinzione onorifica, molto spesso usurpata dalle stesse Superiore religiose…

Conclusione

Come si può vedere, l’antica istituzione delle diaconesse non ha alcunché a che vedere con una partecipazione delle donne al primo grado del potere dell’Ordine: il diaconato. Si è trattato invece di una consacrazione religiosa votata alla vita attiva, da cui l’uso del termine diakonos per designarla, per il suo significato che rinvia infatti alla nozione di servizio e dunque di servitore. All’epoca in cui la verginità consacrata si viveva unicamente sottoforma di vita contemplativa, le diaconesse si distinguevano dalle vergini consacrate per la loro vocazione attiva.

D’altronde, fu proprio questo titolo di diaconesse che molto più tardi venne ripreso dai protestanti per istituire delle vocazioni attive, essi che prima avevano denigrato tanto la vita consacrata e i voti religiosi. Si trattò allora di semplici associazioni caritatevoli, come il gruppo ospedaliero nel XIII distretto di Parigi, in cui le donne, assumendo l’impegno della verginità per il tempo dell’esercizio della funzione di diaconesse, si mettevano al servizio dei malati, dei poveri o dell’insegnamento popolare. In una parola, questi protestanti avevano una visione molto più corretta di ciò che furono le diaconesse dei primi tempi, rispetto alle attuali donne che avanzano rivendicazioni e sono impregnate di femminismo.

A queste donne, religiose o no, che oggi si appellano a San Paolo e alla diaconessa Febe per reclamare un diaconato permanente femminile, ricordiamo solamente  quest’altro insegnamento di San Paolo, per invitarle alla vera fedeltà all’insegnamento apostolico:

«Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. […] Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore; se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto. […]Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.» (I Cor. 14, 34-40).


NOTE

a - Cos’è l’“archeologismo”? Nell’enciclica Mediator Dei, Papa Pio XII metteva in guardia i cattolici contro l’errore chiamato “archeologismo” o desiderio imprudente ed eccessivo del ritorno a pratiche, espressioni o costumi dell’Antichità della Chiesa, ignorando il legittimo progresso dei secoli e l’esperienza multisecolare della Chiesa.
Ecco un passo di questo documento sempre attuale:

«Come, difatti, nessun cattolico di senso può rifiutare le formulazioni della dottrina cristiana composte e decretate con grande vantaggio in epoca più recente dalla Chiesa, ispirata e retta dallo Spirito Santo, per ritornare alle antiche formule dei primi Concili, o può ripudiare le leggi vigenti per ritornare alle prescrizioni delle antiche fonti del Diritto Canonico, così, quando si tratta della sacra Liturgia, non sarebbe animato da zelo retto e intelligente colui il quale volesse tornare agli antichi riti ed usi ripudiando le nuove norme introdotte per disposizione della Divina Provvidenza e per le mutate circostanze. Questo modo di pensare e di agire, difatti, fa rivivere l’eccessivo ed insano archeologismo suscitato dall’illegittimo concilio di Pistoia, e si sforza di ripristinare i molteplici errori che furono le premesse di quel conciliabolo e ne seguirono con grande danno delle anime, e che la Chiesa, vigilante custode del «deposito della fede» affidatole dal suo Divino Fondatore, a buon diritto condannò [Pio VI, CostituzioneAuctorem fidei, 28 agosto 1794].»

1 - Decretale di Papa Soter
2 – Commissione Teologica Internazionale, Diaconato, evoluzione e prospettive, 2003, cap. 2, § 4.
aa - Da parte nostra, ricordiamo che fino a pochissimi anni fa, soprattutto nelle nostre chiese di campagna, era usuale che le donne e gli uomini sedessero in chiesa su banchi separati, in genere sui banchi di sinistra le donne e su quelli di destra gli uomini. - NdT.
3 - Concilio di Calcedonia (451), can. 15.
4 - Novelles, VI, 6, Corpus juris civilis
5 - Costituzioni Apostoliche, VIII, 19-20.
6 – Sant’Epifanio, Hær., 79, 3. 


di Don Patrick de La Rocque, FSSPX (parroco di Saint-Nocolas-du-Chardonnet a Parigi)

9 giugno 2016




Pubblicato sul sito della Fraternità San Pio X in Francia: La Porte Latine

L'impaginazione è nostra


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1562_Don-de-La-Rocque_Avete_detto_diaconesse%3F.html

La cattedra dei farisei

La Cirinnà sale in cattedra dai Francescani per indottrinare i giornalisti sulla scrittura gay friendly La relatrice della legge sulle unioni civili invitata al workshop formativo per i giornalisti. Si parlerà di linguaggio da usare nei confronti delle temaiche Lgbt. Non è la prima volta che l'Ordine autorizza per la formazione dei giornalisti laboratori simili a senso unico, ma stavolta a destare curiosità è la location scelta: l'istituto francescano Seraphicum di Roma. Che, interepellato dalla Nuova BQ, si limita a rispondere: "Affittiamo le sale senza pregiudizi". La senatrice del Partito democratico Monica Cirinnà sale in cattedra in una Pontificia facoltà teologica per spiegare ai giornalisti la legge sulle unioni civili. L’iniziativa si terrà il 7 luglio a Roma,  all’auditorium del Seraphicum, complesso dei frati minori conventuali sulla via Laurentina, a pochi passi dall’Eur, che ospita anche la Pontificia facoltà teologica San Bonaventura.

Sogar häretisch

"Eretico". Il verdetto del cardinale Müller sul primo consigliere del papa

fernandez
In un'intervista sull'ultimo numero di "Herder Korrespondenz" il cardinale Gerhard L. Müller ha dato nientemeno che dell' "eretico" a un tizio che passa come "uno dei più stretti consiglieri del papa".
Ecco che cosa ha detto il prefetto della congregazione per la dottrina della fede: