ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 20 settembre 2016

È da molto tempo che..

Le Profezie di Teresa Neumann


Le Profezie di Teresa Neumann

Sono innumerevoli i personaggi che hanno parlato della gravità di questa nostra epoca, e fra i tanti Teresa Neumann (biografia completa QUI), che è stata nelle sue visioni simboliche di una chiarezza e di una precisione incredibili nel descrivere, anticipandoli, i tempi che stiamo vivendo ora.

È da molto tempo che mistici e veggenti ci fanno predizioni sul futuro del mondo, precorrendo eventi che marcheranno in modo indelebile la storia dell'Umanità.

Moccoli americani per la pace assisiana

“Il raid Usa non è stato un errore”

In tanti lo avevano ipotizzato: il raid americano che ha ucciso più di novanta soldati siriani e feriti oltre cento non è stato un errore. A sciogliere ogni dubbio, ci pensa il vescovo di Aleppo per i cattolici di rito latino, monsignor George Abou Khazen che, all’agenzia Fides, ha detto: “Di certo, qui nessuno crede che la strage di soldati siriani provocata dal bombardamento Usa su una caserma sia stata un errore”.

Molti sono chiamati, ma pochi eletti

CHI RIFIUTA LA BENEDIZIONE

    Chi rifiuta la benedizione si attira la maledizione: questa è la legge. Non esistono scelte né comportamenti che siano moralmente neutri, indifferenti ma tutti hanno una valenza ben precisa nel complesso della vita morale 
di Francesco Lamendola  



La legge fondamentale della vita morale è che chi rifiuta la benedizione, si attira la maledizione; ovvero che non esistono scelte, né comportamenti, che siano moralmente neutri, indifferenti, ma tutti hanno una valenza ben precisa nel complesso della vita morale, e tutti producono effetti che ritornano a colui che li ha innescati, sia che fosse pienamente consapevole di ciò che faceva, sia che non lo fosse; perché l’ignoranza non costituisce una scusante e non attenua le conseguenze di ciò che è stato fatto.

Equinozio d'autunno

Il 20 settembre 1870: il senso di "estraneità" che ci assale constatando che nel 2016 la Chiesa ha finito per seguire il mondo

Ricordiamo l’ anniversario del 20 settembre 1870  la "breccia di Porta Pia" pubblicando, grazie al Centro Studi Federici, alcune pagine tratte dall’opera di di Mons. Giuseppe Sebastiano Pelczar: “Pio IX e il suo pontificato”:  pagine di"storia negata" e "nascosta" dai vincitori.
Per suggellare la fine definitiva dell'era papalina di Roma fu scelta la data dell'equinozio d'autunno tanto cara, oggi come ieri, ai movimenti esoterici.
Il Papa aveva ordinato agli eroici Zuavi e ai cattolici accorsi da tutto il mondo per difendere l'Ideale una resistenza del tutto simbolica.

L' Avvenire alla cannabis

Scovato il nemico, rinserrati i plotoni, squillano trombe e tromboni: in marcia verso Pontida, alabarde alla mano e inquisitori incorporati!
  
L’ Avvenire di martedì 20 settembre riporta a pagina 3 una riflessione di grande interesse di Carlo Bellieni su “Gli adolescenti e la cannabis: perché la mente non ci arriva” con sottotitolo: “Psicosi e danni al cervello: capire i segnali di ‘fumo’ “. Sono considerazioni preziose, fondate su precisi dati scientifici, che andrebbero diffuse in tutte le scuole, ma anche ben oltre: in famiglia, in parrocchia, sui luoghi di lavoro. Grazie, Avvenire!
Però, però…. in prima pagina dello stesso Avvenire, a firma del direttore Marco Tarquinio, appare un editoriale - che qualcuno potrebbe magari ben definire “delirante” - dal titolo perentorio: “Giù le mani dai Papi”, preceduto dall’occhiello altrettanto perentorio: “La doppia ignoranza di Salvini”. Davanti a tale presa di posizione (inaudita) contro un politico italiano, uno si chiede: ma di quale orribile sacrilegio si sarà macchiato il segretario federale della Lega? Avrà detto che Galantino capisce poco di Sodoma e Gomorra? Oppure che qualche cooperativa ‘bianca’ ha lucrato sui migranti? O ancora avrà scherzato su un bambolone gonfiabile simile a Marco Tarquinio portatogli sul palco? O… 

Ciascuno sentiva parlare la propria lingua

LA LINGUA DI MARCO D'AVIANO

 In che lingua predicava padre Marco d’Aviano, visto che lo capivano genti diverse? Forse il segreto del famoso frate cappuccino era, semplicemente, il segreto stesso del Vangelo: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete 
di Francesco Lamendola  


Del frate cappuccino Marco d’Aviano (1631-1699), famoso predicatore oltre che religioso in fama di grande santità, del quale ci siano già altre volte occupati, si raccontavano, lui ancor vivo, cose straordinarie: non solo di guarigioni miracolose ed altri prodigi, ma anche che egli, che pure non conosceva se non l’italiano e il latino, riuscisse a farsi capire dalle folle di tutta Europa, che accorrevano commosse ad ascoltare le sue prediche, e specialmente in Germania e nei Paesi Bassi spagnoli, durante i suoi viaggi missionari, i quali avevano lo scopo di  rinsaldare gli uomini nella fede e di metterli in guardia contro il pericolo ottomano, che batteva alle porte di Vienna (fu lui, infatti, il principale artefice diplomatico della Lega Santa, che inflisse all’esercito turco la decisiva sconfitta del Kahlenberg del settembre 1683).
Qual era il segreto di padre Marco?

Un cattolico suonato?

"Giusto far entrare gli islamici in chiesa Ma per convertirli"

L'autrice di «Sposati e sii sottomessa» ci racconta la sua via al cristianesimo


“L’unità nella diversità”

Spirito missionario e “spirito di Assisi”


La riunione interreligiosa del 20 settembre 2016 sarà il quinto incontro di Assisi in presenza di un Papa. Giovanni Paolo II ne ha presieduto tre: il primo ebbe luogo il 27 ottobre 1986, in occasione dell’Anno internazionale della pace promosso dall’ONU; il secondo nel 1993, durante la guerra nei Balcani; il terzo, proposto in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, si è tenuto il 24 gennaio 2002. Papa Benedetto XVI ha poi convocato il 27 ottobre 2011 una riunione delle religioni per la pace in occasione del venticinquesimo anniversario del primo incontro.

Da trent’anni – sulla scorta di Leone XIII, che condannò il Parlamento mondiale delle religioni di Chicago dell’11-27 settembre 1893, sulla scorta di Pio XI nell’enciclica Mortalium animos «sull’unità della vera Chiesa» del 6 gennaio 1928 e dell’Istruzione del Sant’Uffizio De motione œcumenica del 20 dicembre 1949 – la Fraternità San Pio X si oppone a questo “spirito di Assisi”.

Emerito, chi era costui?

Tornano i raduni di Assisi, senza traccia delle correzioni ratzingeriane

Martedì il papa alla Giornata mondiale di preghiera per la pace. Una spettacolarizzazione che Joseph Ratzinger aveva avversato e soppresso

Assisi, Basilica di San Francesco Superiore (foto laPresse)
Roma. E’ un ritorno alle origini, al modello impostato trent’anni fa da Giovanni Paolo II e condiviso da Francesco, che del dialogo ecumenico e interreligioso è assoluto sostenitore, anche considerato l’attuale scenario globale segnato da conflitti e tensioni anche a sfondo religioso. Il programma della visita di martedì del Papa ad Assisi, per la Giornata mondiale di preghiera per la pace, è più simile allo schema del 1986 che a quello di cinque anni fa, con le correzioni volute da Benedetto XVI.

lunedì 19 settembre 2016

Centosettanta vi sembran tanti?

19 Settembre: Nostra Signora di La Salette  

La santa Vergine descrisse un mondo dove i vari potentati avrebbero sempre più osteggiato la fede cristiana, e dove nella stessa Chiesa sarebbe entrato il fumo di Satana, fino all’apostasia di preti, vescovi, cardinali… Sembra un’esatta descrizione di ciò che sta avvenendo oggi.

di Paolo Gulisano
z-lsltt2Nel cuore delle Alpi francesi, in un alpeggio a 1600 metri di altezza, esattamente 170 anni fa la Madonna apparve a due ragazzi del vicino villaggio di Corps, Mélanie Calvat di 15 anni e Maximin Giraud di 11 anni. Era il 19 settembre del 1846. Erano passati sedici anni dalla prima apparizione di Maria avvenuta in Francia nel 1830  a Rue de Bac, nella casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli. Dodici anni dopo, nel 1858, sarebbe stata la volta di Lourdes, una delle più celebri apparizioni di tutta la storia. Se di quest’ultima si parla molto, ed è ancora oggi la meta di tanti pellegrini, La Salette è sta invece – purtroppo  abbastanza dimenticata, e forse non a caso, visto il contenuto dei messaggi che la Madonna diede ai due veggenti, e attraverso di loro alla Chiesa e al mondo.

San Gennaro non basta ai fans papalini*

Il miracolo di San Gennaro si ripete anche oggi

Anche oggi, 19 settembre 2016, la reliquia di San Gennaro ha compiuto il miracolo della liquefazione del sangue come ogni anno. Questo momento è tanto atteso sopratutto dai napoletani. Ma cosa succede se il sangue non si scioglie?


E il creativo sarebbe Jorge?

Globale e poco europeo, così il cristianesimo sopravvivrà

Le religioni muoiono, ma il cattolicesimo sopravvivrà alle Cassandre. Meno europeo e più globale

La religione, una festa nelle Filippine, dove i cattolici sono destinati a crescere fino a toccare quota cento milioni entro il 2050 (foto LaPresse)
E’ tutta questione di ripensare la presenza, trovare nuove forme, lavorare d’ingegno. Benedetto XVI l’ha ribadito al suo biografo Peter Seewald, quando ha rapidamente risposto circa la scristianizzazione dell’Europa nelle “Ultime Conversazioni” (Garzanti e Corriere della Sera), il suo testamento spirituale. E’ un’evidenza, ma forse più che passare in rassegna l’elenco delle chiese vuote e chiuse e dismesse, magari convertite in mercati ortofrutticoli o saloni da ballo con ottimo parquet – tutte cose che ormai conosciamo a memoria – sarebbe utile capire che il problema è la fede, assopita e distratta. Ripartire insomma da qui, dalla questione centrale e fondamentale dell’essere cristiano. Testimoniare cioè in modi diversi, il che non significa che essi debbano essere trasgressivi. Anche perché la storia secondo cui il cattolicesimo ( o addirittura il cristianesimo) è in agonia, destinato a morte certa, è in realtà una boutade buona per titoloni di giornale e discussioni di qualche circolo luterano cinquecentesco.

Buonismo a tutto campo

COMPASSIONE PER QUESTA FOLLA

La compassione di Gesù non può essere strumentalizzata per “mostrare” che a Gesù andava bene tutto anche l’errore, non può essere rovesciata per “dimostrare” che Gesù essendo misericordioso amava anche il peccato 
di Francesco Lamendola  



La compassione è quell’atteggiamento dell’animo per cui si partecipa intimamente alla sofferenza o alla sventura altrui, ci si immedesima con chi soffre o è tribolato, e ci si sente istintivamente spronati a fare, per quanto possibile, qualcosa per lui, onde alleviare i suoi patimenti o, almeno, se non si può fare altro, mostrargli che gli si è vicini, che ci si  sente solidali con il suo soffrire; che quanto gli accade non ci lascia freddi e distaccati.
Compatire viene dal tardo latino compăti, formato da cum e pati, cioè soffrire insieme con qualcuno, o, meglio ancora, sopportare insieme con qualcuno: perché, in latino, patior, deponente, significa sopportare, tollerare, consentire, indica cioè non un generico soffrire (insieme a qualcun altro), ma proprio un sostenere un peso, una prova, una difficoltà, una offesa, con lui; implica, cioè, la condivisione volontaria, l’acconsentire a qualcosa e, nello stesso tempo, il fatto di porsi in maniera attiva per sostenere qualcuno, e non il chinarsi a subire un destino.

Contro l’errore ecclesiologico luterano

L’INFALLIBILITÀ, L’UNITÀ E LA PRIMITIVA ANTICHITÀ DELLA SINAGOGA  E DELLA CHIESA SECONDO IL PIGHIUS

Albert Pigge detto il Pighius di Kampen

ALBERT PIGGE

Le analogie tra la Sinagoga veterotestamentaria e la Chiesa di Cristo contro l’errore ecclesiologico luterano

Nella situazione ecclesiale attuale è interessante studiare la figura di un grande teologo del Cinquecento, l’olandese Albert Pigge detto il Pighius di Kampen (donde l’appellativo Campensis), che studiò a Lovanio attorno al 1490 ove ebbe come maestro il futuro papa Adriano VI, l’allora Florisz Boeyens di Utrecht. Egli fu nominato baccelliere e poi dottore in teologia a Colonia, infine seguì a Roma papa Adriano VI (1522-1523). Papa Paolo III nel 1535 lo nominò prevosto di S. Giovanni in Utrecht ove morì nel 1542. Il Pighius ha scritto vari saggi, dei quali il più noto e il più interessante per i nostri giorni è il Hierarchiae Ecclesiaticae assertio (Colonia, 1538), che ebbe altre due edizioni nel 1558 e nel 1572 (1).

Il Pighius ha studiato l’eresia luterana più dal punto di vista ecclesiologico dell’autorità della Chiesa gerarchica e specialmente del Papa  che da quello dogmatico della giustificazione. Quindi nel suo Hierarchiae Ecclesiasticae assertio ha affrontato e approfondito in maniera molto ampia la questione del compito della Chiesa e del Romano Pontefice.


Dai frutti del sincretismo li riconosceranno?

Dialogo interreligioso contro Congresso eucaristico Così si perde l'intuizione da cui nacque Assisi 1986 Ieri si è aperto il meeting interreligioso per la pace ad Assisi, su cui sono puntati tutti i riflettori dei media, mentre si chiudeva a Genova il Congresso Eucaristico nazionale, sostanzialmente ignorato. Una diversità di trattamento a cui non è estranea la decisione del Papa di recarsi ad Assisi e non a Genova. Ma trenta anni fa Giovanni Paolo II ad Assisi aveva chiaramente annunciato Cristo come vera pace.

domenica 18 settembre 2016

Un amore eternamente fedele

IO NON TI DIMENTICHERO' MAI

 Anche se una madre si scordasse di suo figlio io non ti dimenticherò mai. Anche l’amore di Dio ha un limite "il nostro". Dio ci ama tutti d’un amore immenso ma non può far sì che chi rifiuta il Suo amore non ne paghi le conseguenze 
di F. Lamendola  

  


Non si può capire sino in fiondo il senso, il valore e la portata dell’amore di Dio verso l’uomo, se non facendo un confronto con l’amore umano, il solo che noi conosciamo (o crediamo di conoscere), che noi frequentiamo (anche troppo), del quale ci riempiamo continuamente la bocca, e, insomma, dal quale siamo letteralmente ossessionati.
Nell’amore umano, la massima manifestazione, e, in un certo senso, la prova della sua sincerità, della sua intensità e della sua “serietà”, sembra consistere nella durata, o  meglio, nella promessa della durata: Ti amerò per sempre, diciamo, e questa audace, appassionata affermazione ha l’effetto di convincere, soprattutto colui che la pronuncia, che si tratta di un sentimento vero, autentico, forte e assolutamente credibile.

Un nuovo tipo di partita con il nemico di sempre..


Come evitare che il diavolo ci metta “in saccoccia”. Un ricordo del padre Amorth

    «Sia lodato Gesù Cristo!». Salutava sempre così il padre Gabriele Amorth. Stare in sua compagnia provocava una sensazione un po’ strana. Da un lato, considerata la sua abitudine a trattare con il diavolo, era inevitabile  restarne inquietati. Dall’altro però era anche consolante. Perché il padre Amorth più che del diavolo parlava  di Dio, e sempre come di un padre amoroso.
Amorth, conosciuto come l’esorcista più celebre e quindi come uno che si occupava di cose cupe, in realtà esaltava la vita. Ma non in modo generico o sentimentale. L’origine, la fine e il significato della vita umana: questo gli interessava.
Ricordo quando difendeva la creazione divina. La vita, diceva, nasce da Dio. Gli scienziati dicono che c’è stata una particella iniziale e poi l’evoluzione, fino alla scimmia e all’uomo, ma prima? La questione sta sempre in quel prima.
Per lui la vita era dono. C’è forse qualcuno che ha chiesto di venire al mondo? No. Tutto è dono, ma oggi lo vogliamo rifiutare. Milioni di bambini uccisi con l’aborto, diceva, rappresentano un tremendo rifiuto del dono di Dio.
Non dobbiamo chiederci da che cosa veniamo, ma da chi. E la risposta è una sola: da Dio creatore, che ci ha pensati da sempre, così come siamo.
E poi la fine della vita. Amorth ne parlava spesso. Diceva: facciamo finta che non succederà mai, ma non ci sono eccezioni. Non possiamo sfuggire alla morte, ed è inutile accumulare tesori, perché non contano nulla. L’unica domanda che conta è: quando moriamo, dove andiamo?  Saremo felici o disperati?
Amorth aveva questa concretezza, alla quale non siamo più abituati. Le sue domande erano radicali, così come le risposte. Dopo la vita, spiegava, non ci sono che due possibilità: paradiso o inferno. Va bene, c’è anche il purgatorio, ma è transitorio.
Su questa terra, aggiungeva, abbiamo due limiti, spazio e tempo, ma nell’eternità non ci saranno. È chiaro che ciò che conta è l’eternità, rispetto alla quale la vita terrena è nulla. Eppure non ci pensiamo.
A che cosa serve la vita? Ecco un’altra domanda radicale che il padre Amorth non aveva paura di porre. E altrettanto radicale era la risposta: serve a guadagnarsi la salvezza eterna. Scopo della vita, creata per amore, è la salvezza in Gesù Cristo.
In queste sue argomentazioni c’è tutta la semplicità del Catechismo di San Pio X, che Amorth citava sempre, a volte quasi scusandosi: «Che ci volete fare, sono cresciuto con quello!». E così davanti a padre Amorth si restava anche un po’ interdetti. Dopo tanta sociologia religiosa, con lui si era riportati al dunque.
Una volta gli chiesi: lei si occupa molto del demonio e dunque del male, ma è possibile che il buon Dio ci abbia condannati al male? Rispose: ma figliolo caro, Dio non ci ha condannati al male, ci ha donato il libero arbitrio, ci ha voluti liberi, e così ci ha resi grandi. Con la libertà ha voluto renderci partecipi della sua libertà e ci ha donato il gusto di arrivare liberamente alla verità. Se ci avesse forzato, ci avrebbe utilizzati. Invece, con la libertà, ci ha donato anche la possibilità di determinare il destino della nostra esistenza e di manifestare la nostra gratitudine.
Anche gli angeli, spiegava, furono creati da Dio, ma , ahinoi, alcuni di loro caddero nel peccato di superbia. Si videro talmente belli, talmente forti e così potenti da pretendere di essere come Dio. Di qui una scelta terribile: la ribellione motivata dall’orgoglio. Hanno ceduto alla tentazione più grande, quella che poi il demonio ripropone continuamente a ogni creatura.
In cielo, dice l’Apocalisse, c’è stata una battaglia tra angeli fedeli e angeli traditori. E questi ultimi si sono autocondannati all’inferno. L’inferno, spiegava Amorth, esiste eccome, come esiste il giudizio di Dio, ma non è stato creato da Dio: se l’è costruito chi ha voluto opporsi a Dio. Insomma, all’origine del male c’è una ribellione. La superbia e l’orgoglio al posto dell’amore e della riconoscenza.
Non esistono vie di mezzo, diceva Amorth. Non credete a chi parla di una terza via. O con Gesù o contro Gesù.
I tre principi del satanismo, spiegava, sono i seguenti: fai quello che vuoi, non devi ubbidire a nessuna legge, sei tu il dio di te stesso. Da qui nascono tutti i mali. E nessuno può dire: né con il Signore né con satana. Chi dice così rinnega Dio e le sue leggi. Chi dice così sta dalla parte del diavolo.
Purtroppo, diceva ancora, oggi tanti non credono al demonio, e così lui «se li porta tutti in saccoccia». E tra questi, notava sconsolato, ci sono anche tanti preti.
Raccomandava: non dimentichiamo mai che il demonio odia Dio ed è per questo che ci vuole portare all’inferno. La sua tattica è semplice, è la stessa usata con Adamo ed Eva: la tentazione. Ci fa credere che la legge di Dio non sia per noi un bene, ma un male, e così ci spinge alla disubbidienza.
Guardate, diceva, com’è trattato oggi il sesto comandamento: non commettere atti impuri. Nessuno più lo prende in considerazione, neanche nella Chiesa. Ecco il demonio all’opera. Che dice: non preoccuparti dei comandamenti, l’importante è che tu faccia esperienze. La parola «esperienza» è diventata la chiave per fare quel che si vuole. Il demonio è astuto: cerca di convincerci che il male sia un bene. E noi ci caschiamo.
Occupandosi degli indemoniati, il padre Amorth naturalmente aveva una certa dimestichezza con il demonio, e gli parlava direttamente. Raccontava: «Una volta gliel’ho detto: tu sei monotono nel tentare l’uomo, usi sempre lo stesso sistema. E sapete che cosa mi ha risposto il diavolo? Hai ragione: sono monotono, uso sempre lo stesso metodo, ma è un metodo che rende!».
I suoi esorcismi furono migliaia, forse più di cinquantamila. Gli insegnarono che il diavolo è intelligente, ma tutto sommato prevedibile, e dunque non imbattibile. Spiegava: io con lui ho un confronto continuo. Diceva anche che le possessioni possono essere di diverso tipo, ma hanno in comune un sintomo: l’avversione al sacro.
Il diavolo, mi disse una volta, vuole restare nascosto. Finché è nascosto, può agire indisturbato. Ha paura di essere scoperto, perché sa che io gli darò lo sfratto dalla persona indemoniata.
Amorth metteva in guardia dalle pratiche occulte: messe sataniche, messe nere, sedute spiritiche. Ripeteva che la magia, soprattutto in alcune sue forme africane poi arrivate in America Latina, favorisce la presenza del demonio. Mai – ammoniva –  lasciarsi attirare dalla magia, nemmeno per semplice curiosità.
Trascorreva le sue giornate a fare esorcismi: ore e ore a pregare e a lottare. Diceva che, come per le malattie, la cura va fatta il prima possibile. Più passa il tempo, più è difficile cacciare il demonio. Il diavolo, sosteneva, può possedere anche bambini piccoli, perfino bambini ancora non nati.
Il fatto che nei seminari non si parli più del diavolo, o se ne parli molto poco, gli procurava sincero dispiacere. Diceva: se i giovani preti non conoscono il diavolo, non lo potranno combattere.
Ultimamente era anche dispiaciuto per l’uso indebito che alcuni facevano del suo nome. Fu costretto a precisare: «I miei collaboratori sono pochissimi, fidati e riservati, nessuno di loro si fa pubblicità approfittando del mio nome». Sapeva che anche l’esorcismo può diventare business.
La lista d’attesa, per farsi esorcizzare o semplicemente per avere un colloquio con lui, era lunghissima. Ora potrà riposarsi. A meno che non sia impegnato, anche lassù, in un nuovo tipo di partita con il nemico di sempre.
Aldo Maria Valli


Padre Amorth, l’ultimo esorcista


di Giuliano Guzzo
Si raccontava che il cardinale Bellucci, l’alto prelato del film La Grande Bellezza, interpretato da Roberto Herlitzka, in gioventù fosse stato un grande esorcista ma era veramente difficile crederlo, mondano e appassionato di cucina com’era diventato. Padre Gabriele Amorth (1925-2016), il sacerdote paolino spirato ieri all’età di 91 anni, invece no: non è mai divenuto cardinale ma, soprattutto, non ha mai smesso di vestire credibilmente i panni – assai scomodi in un’epoca che ridicolizza la fede salvo poi tuffarsi tra lotterie, oroscopi ed esoterismi vari – di esorcista. Anzi, fino all’ultimo nessuno ha messo in dubbio il suo primato planetario di combattente del Diavolo, prima, sia ben chiaro, conquistato sul campo con oltre 160.000 riti di liberazione compiuti su indemoniati.
Anche per questo davanti alla sua morte, sopraggiunta dopo un ricovero di alcune settimane per complicanze polmonari, sono due – almeno tra i cattolici – i sentimenti dominanti: la tristezza e la gratitudine. La tristezza per la perdita di un uomo che, divenuto esorcista della diocesi di Roma nel 1986 per mandato firmato dal cardinale vicario di allora Ugo Poletti (1914-1997), non si è mai tirato indietro neppure quando si trattò di affermare cose ecclesialmente scorrette; come quando, per esempio, puntò il dito contro le infiltrazioni massoniche presso la Santa Sede: «La massoneria – disse – ha i rami dappertutto. Anche in Vaticano, purtroppo. Esiste. Perché è basata sul denaro, sulla carriera. Si aiutano reciprocamente». Parole, si converrà, assai pesanti che però l’anziano sacerdote paolino, uno che non le mandava a dire, non pensò mai ritrattare.
Oltre alla tristezza, però, c’è anche la gratitudine dei cattolici per l’operato infaticabili di un servitore della Chiesa i cui vertici – almeno quelli terreni – anziché sostenerlo arrivarono, talvolta, a deriderlo. «Non mi dica che lei davvero ci crede», fu per esempio l’esclamazione sprezzante di un’eminenza importante della Santa Sede davanti ad affermazioni sull’esistenza del Diavolo che non solo padre Amorth non ritrattò, ma alle quali fece seguire un invito che il suo interlocutore non prese molto bene: «Lei dovrebbe leggere il Vangelo». Ecco, il più famoso esorcista del mondo, come chi l’ha conosciuto può confermare, era così: un uomo di fede non disposto a scendere a compromessi in un mondo nel quale, purtroppo anche fra personalità della Chiesa, i compromessi non sembrano dare più scandalo.
Invece padre Amorth – divenuto prete dopo essere stato, diciottenne, partigiano e laureato in giurisprudenza – di mediazioni non ha mai voluto sentir parlare. Neppure quando, negli anni passati, esegeti come Hubert Haag pubblicavano libri fuorvianti sin dal titolo – «Addio al diavolo» – e si cercò di attribuire in tutti i modi ad un teologo del calibro di Hans Urs von Balthasar (1905-1988) l’idea di «inferno vuoto», apertamente respinta dallo stesso von Balthasar (cfr. Von Balthasar H.U. Sperare per tutti. Breve discorso sull’inferno, Jaca Book 1997, p. 123). L’anziano sacerdote paolino è insomma rimasto al suo posto di combattimento fino all’ultimo e se oggi, dopo la sua morte, vi sono ancora anche giovani disposti ad abbracciare la fede integralmente, sapendo che è combattimento prima che avventura, battaglia quotidiana prima che scampagnata esistenziale, buona parte del merito è anche sua.
http://www.campariedemaistre.com/2016/09/padre-amorth-lultimo-esorcista.html

Quelli che andavano da padre Amorth: «Ci liberò da Satana»

I racconti di chi ha creduto negli esorcismi: diceva che la guarigione era la capacità di perdonare se stessi A tu per tu «Era un uomo mite e scherzoso ma durante il rituale si trasformava»


(Ansa)(Ansa)
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ROMA «Quando sarò di là, al diavolo gli faccio un mazzo così...» promise don Gabriele Amorth, tre mesi fa, nell’ultimo incontro a Roma con Francesco Casadei, nome d’arte di un giornalista lombardo che proprio dal vecchio sacerdote fu esorcizzato dieci anni fa e alla sua storia ha dedicato un libro, «A tu per tu con il diavolo» (Edizioni San Paolo). Ci sarà anche Casadei domani alle 15, ai funerali di don Gabriele in via Alessandro Severo, nella Casa Generalizia dei Padri Paolini. 
E ci sarà probabilmente pure Francesco Vaiasuso, gallerista siciliano di 45 anni, un altro che don Gabriele - con le preghiere e l’acqua benedetta - avrebbe tirato fuori definitivamente dal tunnel di quella che veniva ritenuta una possessione grave, dopo almeno 500 esorcismi ricevuti tra il 2002 e il 2007 tra Alcamo e Palermo: «È un combattimento spirituale, non siamo dei pazzi - dice Vaiasuso, che ha raccontato tutto nel libro La mia possessione (Piemme) -. E la salvezza è spirituale. Ti libererai di Satana solo quando imparerai a perdonare te stesso, tuo padre, il tuo nemico. A non lamentarti più. A non arrabbiarti». 
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Roma, chi era don Gabriele Amorth, scrittore ed esorcista
Parole che lasciano il segno, come quelle di Francesco Casadei, che oggi ha 52 anni e racconta di vivere in pace: «Conobbi don Amorth il giorno di Pasqua del 2005. Andai da lui perché, pur essendo un tipo razionale, a un certo punto mi cominciarono ad accadere cose strane. Pensieri malvagi che mi coglievano all’improvviso: prendi quel coltello e uccidi tua moglie.. . E ancora: un dolore al ginocchio che non passava pur dopo due operazioni, finché un prete mio amico mi unse la parte con l’olio degli infermi e il dolore per un attimo sparì. Ma dieci anni fa non c’erano esorcisti, in Lombardia. Intorno a me trovavo solo derisione e porte chiuse. Così, con mia moglie, partii per Roma. Padre Amorth mi mise subito la sua stola al collo e una mano sulla testa, poi iniziò il rituale: persi il controllo, cominciai a urlare e scalciare. Divenni un pendolare, ogni 2 settimane ero da lui a ricevere la preghiera. Dopo 4 mesi e mezzo mi sentii liberato. Don Gabriele non aveva mai paura, durante l’esorcismo era una belva feroce. Poi però tornava subito l’uomo mite e scherzoso di sempre ».
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http://www.corriere.it/cronache/16_settembre_18/quelli-che-andavano-padre-amorth-ci-libero-satana-7bc18450-7dab-11e6-a52b-23618613e7e7.shtml