ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 13 dicembre 2016

“Aiuto, torna Gesù!”


Francia: Cattolici ringiovaniti. In rito antico.


Aiuto, torna Gesù!”, titolava  giorni fa Libération, il quotidiano della gauche (editore Rotschild, naturalmente), sentinella sempre attenta ai  possibili  disturbi dello status quo. Nessun pericolo in realtà: in Francia i cattolici sono, come sempre, il 5 per cento della popolazione,  una minoranza assoluta. La novità è che hanno abbandonato i socialisti e la sinistra, di cui erano i satelliti obbedienti, ed hanno determinato la vittoria alle primarie di François Fillon. Il candidato di centro destra, filorusso, ha dichiarato che “la famiglia deve essere al centro delle politiche pubbliche”; Hollande ha deliberatamente e sistematicamente smantellato le notevoli (ed efficaci) misure di sostegno alla natalità e alla famiglia: ridotta di un terzo  la durata del  congedo maternità,  sostanziale cancellazione di una maggiorazione di pensione per  le donne che hanno allevato tre figli o più, rincaro delle mense scolastiche per famiglie numerose, tagli al sostegno all’affitto per tali famiglie, abbassamento del  tetto per  il quoziente familiare…”Risultato: 19 mila nascite in meno nel 2015”,  denuncia Ludovine de la Rochère.

Tale Chiesa, tale Italia

Il governo della vergogna 

Il nuovo esecutivo, le modalità della sua nomina e della nomina, in particolare, di alcuni ministri: tutto suona come il più vergognoso oltraggio alla libertà e alla dignità del popolo italiano. Questi nuovi grotteschi burattini hanno perso completamente il pudore. È l’ennesima prova della dittatura sotto cui viviamo. Fino a quando durerà la sopportazione della gente?

di Paolo Deotto
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Mettiamocelo bene in testa: il 4 dicembre 2016 non è successo assolutamente nulla. Abbiamo festeggiato la vittoria del “No” al referendum, una vittoria con margini assolutamente chiari e pesanti. Abbiamo spiegato a Renzi e alla sua corte dei miracoli spacciata per governo che li volevamo fuori dai piedi. Lo sapevano tutti, noi come loro, che il vero oggetto del referendum non era quell’aborto di riforma costituzionale, ma se dare o meno un calcio nel sedere al governo. Il calcio nel sedere è stato dato ed era un bel calcione.
Il 4 dicembre 2016 abbiamo vinto? Nossignori, quel giorno forse lo abbiamo sognato. In soli otto giorni la sottocasta, i burattini ben pagati diretti dalla vera casta, che non abita a Roma, sono tornati a galla, sono di nuovo lì, a “governare” un ex-grande paese come la nostra Italia, a continuare l’opera di distruzione iniziata con tanto impegno,ancora felicemente regnante il presidente cingolato Napolitano, con la tragicomica sequenza Monti-Letta-Renzi.

Informate l'amico del giaguaro che é meglio cambi mestiere^

Avvenire
(Luca Geronico) Una «visita di cortesia» al presidente Bashar al-Assad dopo quella di una delegazione di Damasco, lo scorso novembre in Vaticano, per la creazione a cardinale del nunzio Mario Zenari. È lo stesso cardinale-nunzio in Siria a confermare ad Avvenire l' incontro con Assad e la consegna di un messaggio di Francesco al leader di Damasco. Una lettera di Francesco, fa sapere la sala stampa del Vaticano, per dare un segnale di «particolare affetto per l' amato popolo siriano», duramente provato in questi ultimi anni.Un nuovo appello - dopo quello deciso e accorato durante l' Angelus di domenica in piazza San Pietro - rivolto al presidente Assad e alla comunità internazionale per «porre fine alle violenze», trovare una «soluzione pacifica delle ostilità» condannando «ogni forma di estremismo e di terrorismo da qualsiasi parte esse provengano». Bergoglio - afferma la Sala stampa vaticana - chiede pure al presidente siriano di «assicurare che il diritto internazionale umanitario sia pienamente rispettato» in particolare per quanto riguarda la «protezione dei civili e l' accesso degli aiuti umanitari ».

Cremate i cappellani

Alcune cose sul Natale – di Luciano Pranzetti

Redazione13/12/2016
Nell’imminenza del divino Natale di Gesù, si moltiplicano, da parte del laicismo e dell’agnosticismo giornalistico, televisivo, salottiero  e stradaiolo, le discussioni imperniate sulla rappresentazione di questo misterioso evento come di un pasticcio mitico, creato ad arte dalla Chiesa e sostitutivo di altri precedenti miti. Con questo intervento redatto nel 2013, ma tuttora attualissimo, l’amico Luciano Pranzetti già confutava, con argomentazioni chiare e precise, queste falsità.
PD
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Parlammo, lo scorso anno, in occasione di un incontro parrocchiale, dei Magi e della loro “stella guida”, proponendoci di affermare, con logica metodologia – il rationabile obsequium paolino – la soprannaturalità dell’evento astrale  adducendo, a sostegno della nostra convinzione, le argomentazioni e le verità della Tradizione e del sacro  Magistero e concludendo che la ragione può e deve, senz’altro, ammettere essersi trattato di un prodigio, operato dalla potenza di Dio, quale annuncio per la nascita del Figlio, ma di non poterne indicare o chiarire la dinamica. Evitammo perciò di soffermarci sul Natale, inteso come evento storico e teologico, poiché avremmo diluito assai il nostro intervento di cui sopra. Provvediamo oggi, anche perché l’argomento va preso singolarmente in quanto gli interrogativi e le interpretazioni che esso suscita esigono che se ne parli e se ne scriva quasi per monografia; ciò che faremo, seppur concisamente. Lo spunto da cui partiamo è una conferenza che un docente di antropologia – di palese tessera catto/gnostica – della Pontificia Università Gregoriana (!) ha tenuto, nello scorso 19 novembre, presso la sala parrocchiale di San Giuseppe, in Santa Marinella (Roma), sul tema: “ Natale indoeuropeo”organizzato da un’Associazione culturale di marca guénoniana.
Che tale convegno fosse stato locato in una Parrocchia è piuttosto grave, ma a parziale discolpa del titolare, va detto che probabilmente egli ignorava il dna del gruppo ma che avrebbe dovuto chiedere, almeno a noi suoi collaboratori, qualche notizia in merito. Ma così vanno gli uomini di Chiesa nel sec. XXI.
Durante lo svolgimento, il docente “gregoriano” ha tracciato una sequenza di conglomerati elementi semantici e simbolici della mitologia classica, egizia, nordica, indoeuropea, nonché delle confessioni islamica, buddista ed induista, trattando in modo particolare il culto di Mithra e collegandone le figure, i tipi e le supposte analogie  al Natale cristiano. Un’operazione, è evidente, di forte connotazione erudita, sapienziale e sincretistica, cioè neognostica, condotta con virtuosismo dialettico, affabulatorio  e magistrale dominio delle connessioni  con cui  l’autore ha disegnato una scena culturale in cui il Natale di Gesù, al pari di altri grandi iniziati – quelli descritti dal pasticcione Eduard Schuré – appare come fatto straordinario ma non unico, al massimo una summa di tutti gli altri. Mito o realtà? – si domandò. Tanto l’uno che l’altro – si rispose – nulla pregiudicando qualsiasi ipotesi all’importanza e alla pregnanza innovativa del messaggio di Cristo. Professata, in premessa, la nostra ferma posizione di cattolico profondamente credente nell’unicità del prodigio del Natale di Cristo per niente affatto assimilabile a pagani teoremi e mitologemi, chiedemmo al camuffato docente “pontificio-gregoriano” se considerasse apprezzato e probante il nuovo, ma trascurato indirizzo ermeneutico  che fonda l’indagine di studio sulla accertata storicità del Natale e, soprattutto, sull’autenticità del 25 dicembre indicato quale giorno esatto della nascita di Cristo. Ci aspettavamo una maggiore pertinenza nella risposta che, in sintesi, s’è coagulata nella considerazione che un giorno o l’altro, un mese o l’altro, un anno o l’altro  non siano così  cogenti ai fini dell’accettazione del mistero dell’Incarnazione di Cristo.
Crediamo, però, che proprio l’autenticazione documentale del 25 dicembre, come verificato riporto di una tradizione che nasce ab antiquo, dia alla stessa tradizione il sigillo probativo e asseverativo certificante un evento che viene, purtroppo anche da esponenti del clero, relegato ora nel mito ora nel simbolismo. Per questo abbiamo creduto opportuno stilare questo breve quadro perché si abbia contezza di alcuni aspetti che, nella maggior parte della pubblicistica, vengono trascurati o interpretati con la lente del deleterio metodo storico/critico /scientifico, così come  paradossalmente appare anche nel libro dell’emerito Benedetto XVI – L’INFANZIA DI GESU’ – Ed. Rizzoli 2012. Vogliamo, però, preliminarmente attestare, per onestà intellettuale, che la più parte di questo nostro percorso  è tratto da un pregevole lavoro del Prof. Michele Loconsole –“Quando è nato Gesù?” – ed. San Paolo 2011 . A lui vada il nostro sentimento di stima e di gratitudine per l’opera apologetica con cui, da anni, egli  “bonum certamen certat” (II Tim 4,7), combatte la buona battaglia a gloria del Signore, della Verità, per il bene della sua Santa Eterna Chiesa.
I fatti sono questi: nel 1947, in località Qumran, in alcune grotte dei costoni prospicienti il Mar Morto, furono rinvenuti,  chiusi in giare, manoscritti e papiri – i famosi Rotoli del Mar Morto – riportanti  argomenti  biblico/teologico/liturgici appartenuti alla comunità essenica che, a ridosso del 70 d.C., ai primi segnali della distruzione di Gerusalemme da parte di Tito e della caduta della rocca di Masada, aveva messo in salvo la propria biblioteca nascondendone  i rotoli, appunto, nelle giare interrate sotto strati di sabbia. Tra questi documenti figura una Cronaca o Libro dei Giubilei (Masḥafa Kufālē) redatta nel II sec. a. C.  In essa – come attesta  I Cronache 24,10 – è riportata la successione delle 24 famiglie o classi sacerdotali che debbono prestare servizio al tempio, da un sabato all’altro.
Questo rotolo, tradotto nel 1958 dall’erudito Shamarjahu Talmon, dell’università ebraica di Gerusalemme, che ha messo in rapporto la cronologia ebraica con il calendario gregoriano, ci dice che la classe di Abia – quella a cui apparteneva Zaccaria padre di Giovanni il Battista – era VIII nell’ordine di turnazione e svolgeva il servizio in due periodi:  24/30 marzo e  24/30 settembre. I primi padri della Chiesa – Ippolito, Giustino, Ireneo – testimoniano che i cristiani erano soliti, già dal II sec., celebrare il Natale di Cristo il 25 dicembre, e sono attestazioni  piuttosto autorevoli  e  di accertata autenticità se si pensa che, per circa 100 anni, la successione apostolica e gerarchica della Chiesa, e la memoria di essa, fu tenuta dai diretti discepoli di Gesù e, via via, dai loro familiari e conoscenti. Ciò significa che il 25 dicembre era comunemente accettato come vera data del natale di Cristo.
Torniamo, però, al Libro dei Giubilei.  Esso conferma la tradizione della Chiesa paleocristiana in maniera assai netta e indiscutibile. Facciamo allora due conti: Zaccaria entra nel Tempio per il turno a lui spettante (Lc.1,1/25) il 24 settembre rimanendo sino al 30 del mese. In questo periodo, nel giorno della cerimonia dell’incensazione, riceve, dall’arcangelo Gabriele, l’annuncio del concepimento di Elisabetta e del nome del nascituro: Giovanni. Dopo 9 mesi, circa, il 24 giugno nasce Giovanni il Battista, evento che la Chiesa primitiva celebrava già in questa data. Ora tale  elemento ci consente di avanzare altre conclusioni. Maria di Nazareth (Lc. 1,26/38) apprende dall’arcangelo Gabriele la sua prossima divina maternità e, contemporaneamente, il messaggero le comunica che sua cugina, l’anziana Elisabetta, è già nel sesto mese di gravidanza per cui nel 24/25 marzo si fissa la data del divino concepimento e, nel frattempo, si certifica che Elisabetta ha concepito nell’ultima settimana di settembre. Maria va in visita della congiunta e l’assiste per tre mesi, sino alla nascita di Giovanni. Tre mesi da Elisabetta e altri sei a Nazareth dànno  il 25 dicembre quale compimento della divina gestazione e, perciò, giorno della nascita di Gesù.
Due sono le obiezioni che si oppongono a questo ragionamento, e particolarmente quelle riferite ai pastori  e allo stesso periodo di servizio di Zaccaria. Vediamo la prima. Si ritiene  non  credibile, oltre che non possibile che, nel mese di dicembre, a Bethleem paese posto ad 800 m d’altezza, con un clima notturno estremamente rigido, pastori e greggi stiano all’addiaccio su quegli altipiani. Tale circostanza è da configurare, per buon senso, soltanto nei mesi estivi dell’alpeggio. La cosa è, invece, spiegabilissima e ragionevole. Il TALMUD, uno dei più importanti – seppur nefasti – testi del giudaismo rabbinico, nel trattatoMAKKOTH 32b, enumera ben 613 precetti (mitzvòt) di cui 248 obbligatori o positivi e 365 divieti o negativi. Il testo in questione fu redatto tra il II e il VII sec. d.C. e riporta antichi precetti e divieti mosaici. Tra questi vi son quelli che contemplano il tema della “purità” degli animali. Ed ecco che, per quanto concerne le pecore, il Talmud le classifica in tre categorie di purezza: 1) pecore bianche totalmente pure che, al ritorno dal pascolo, possono stazionare all’interno della città e accanto alle mura, sotto tettoie e negli stazzi; 2) pecore pezzate, pure a metà, che non possono entrare nel centro abitato dovendo, perciò,  sostare all’esterno e a ridosso delle mura; 3) pecore interamente maculate che non possono  avvicinarsi alle mura e debbono, pertanto, restare nei pascoli. Ciò spiega come i pastori (Lc.2,8/12) che accorsero all’invito degli angeli fossero nella località, e nessuno può pensare che fossero all’aria aperta perché avranno avuto riparo – come è costume dei pastori – in capanne col gregge riunito negli stazzi e al coperto delle tettoie di frasche e paglia. A smontare un’ eventuale obiezione circa la veridicità che fosse una notte invernale sta l’indicazione di Luca che ci dice come i pastori stessero di turno a guardia delle greggi.
Ora, siccome nel solstizio estivo le notti, alla latitudine di Bethleem, sono molto corte e calde, non si vede la necessità che i guardiani si diano il turno, cosa invece credibile se solo si pensi alla lunghezza e alla glacialità delle notti nel solstizio invernale. Da ciò ne deriva che il servizio di Zaccaria non può essere stato espletato nel periodo  fine marzo- primi di aprile, ma in fine settembre.  Appare logico che qualora non fosse stato così, la Chiesa non avrebbe avuto la minima  difficoltà, nel solco della sua tradizione, a celebrare il Natale non il 25 dicembre ma il 25 giugno. Ma noi sappiamo che la Tradizione ha basi storiche molto solide che, spesso, travalicano la comprensione della ragione stessa per via dell’aspetto trascendente dei suoi contenuti.
Un’ultima considerazione che reputiamo  importantissima poiché tende a rimettere i termini di una questione nei giusti parametri e perimetri storici spegnendo ogni altra qualsiasi farandola che ancora gironzola negli ambienti intellettualoidi alla Corrado Augias. Mi riferisco alla “vexata quaestio” che vede la Chiesa cattolica imputata, e quindi responsabile, dell’erasione della festività mitraica dedicata al Sole vittorioso, cioè il famoso “Sol invictus”  nonché dell’inglobamento della stessa ricorrenza solstiziale, tramite operazione sincretistica, nel contesto natalizio cristiano. Le cose non stanno così, primo: perché la Chiesa non compie mai operazioni sincretistiche ma soltanto di bonifica (sono semmai taluni uomini di chiesa dei nostri tempi che amano giocare con miti e antropologìa); secondo: perché i fatti ci dicono che non fu la Chiesa, ma Roma – con i suoi imperatori – che tentò di occupare il 25 dicembre, apice del solstizio invernale, per cancellare ed oscurare la  festività cristiana di molto precedente.
Ma scrutiamo la storia: il culto del DIO SOLE era stato introdotto a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222 d.C.), di ritorno con le sue legioni dall’oriente, ma ufficializzato per la prima volta da Aureliano (214 – 275) soltanto nel 274, il quale  proprio il 25 dicembre dello stesso anno consacrava un tempio dedicato al culto del Sol Invictus. La festa pagana prese in tal modo il titolo dal giorno di nascita, o di risalita, del “Sole invitto”, le cui cerimonie cultuali apparvero a Roma  soltanto sul finire del III sec. Stranamente, ma è così, ancora durante il regno di Licinio (imperatore dal 308 al 324), il culto alla divinità solare veniva celebrato, a Roma, il 19 dicembre e non il 25 dicembre. Questa festa, nell’Urbe  come altrove, era celebrata in diverse date dell’anno tra cui, spesso, il periodo tra il 19 e il 22 dicembre. Pertanto, non fu il Natale di Gesù –  come attesta, lo dicemmo sopra, Ippolito (170 -235) e come dimostra l’antico calendario dei martiri, la “Depositio Martyrum”(336) – ad occupare il giorno 25 dicembre a danno della festività mitraica, ma furono gli imperatori che, come Giuliano, nell’intento di restaurare o proteggere il culto della nuova divinità, provarono a scalzare la nuova religione cristiana e la sua più importante manifestazione.
Ciò sia dato “pro veritate”                                                                                                                                                                                                                                                                    
Prof. Luciano Pranzetti
Il prete di Cremona che non vuole il presepe studi almeno la retorica 


Più che la decisione presa per rispetto delle altre religioni, scandalizzano le argomentazioni addotte. Ma il cappellano la Bibbia l'ha mai letta?

Rinunciabile o no?


Un processo a Francesco  
    
Un Papa che non capisce i princìpi non negoziabili è per me, che sono laico e devoto, un filosofo che non accetta la ragione, la mette di lato, che risolve tutto nella storia. Il pamphlet di Valli con postilla sul relativismo all’ingrosso
                              
Papa Francesco (foto LaPresse)

Dall’interno della chiesa o se preferite del mondo cristiano-cattolico è nato e si consolida un “caso Bergoglio”.
Il Papa è messo in discussione apertamente. Cardinali dissenzienti, tra i quali l’ottimo Arcivescovo emerito di Bologna Carlo Caffarra, così simile a Pio IX nel volto ottocentesco, rispettosamente scrivono al Beatissimo Padre sul “divorzio cattolico” della Amoris laetitia, esortazione pontificia seguita ai famosi due sinodi sulla famiglia, e non ricevono altra risposta se non una sorta di censura morale, più qualche controverso sberleffo del selfie-gesuita confidente di Francesco, il Reverendo Padre Spadaro della Civiltà Cattolica, e di vari cortigiani anche laici. Apocalittici intelligenti e argomentati contestano tutto nel segno del rigetto (il Papa non è il Papa, ci sono due papi l’un contro l’altro armati, il problema è che ormai si tocca una dimensione eretica: letteratura Socci). I tradizionalisti come il professor Roberto de Mattei, in uno con una vasta rete di bloggers combattivi, insistono nella loro critica dottrinale spietata degli errori, cioè delle eresie moderniste, di cui il successore di Pietro si renderebbe colpevole protagonista. Ora arriva un pamphlet di Aldo Maria Valli per Liberilibri (titolo: “266. Jorge Mario Bergoglio Franciscus P.P.”).

La “quinta colonna”

CHIESA, SIONISMO E POTERI DEVIATI 

    Sionismo e poteri deviati uniti per distruggere la Chiesa di Cristo. E' con Giovanni XXIII e con Paolo VI che ha inizio in modo talora subdolo ed occulto la rivoluzione all’interno della Chiesa, corrosa poco a poco e dal di dentro 
di Cinzia Palmacci




La teoria della congiura contro la Chiesa di Cristo, sostenuta dal libro di Maurice Pinay “Complotto contro la Chiesa” (I ed., Roma, 1962), è divinamente rivelata nel Vangelo di Giovanni (IX,22): “I giudei cospiravano di espellere dalla Sinagoga chiunque riconoscesse che Gesù era il Cristo”. Questo testo è particolarmente interessante anche per quello che rivela a proposito del Comunismo. Nel primo capitolo intitolato "Il Comunismo come distruttore", definisce il Comunismo, "...tra tutti i sistemi rivoluzionari, quello più perfetto, più efficiente e spietato, atto a distruggere qualunque istituzione politica, sociale, economica e morale. Tra le istituzioni morali odia la Santa Chiesa Cattolica, e tutte le manifestazioni culturali e cristiane che rappresentano la nostra civiltà umana". Inoltre, il testo di Pinay, individua negli Ebrei, senza ombra di dubbio, gli inventori del Comunismo. E come tutte le correnti rivoluzionarie di origine ebraica che hanno attaccato duramente il Cristianesimo, il Comunismo non fa eccezione. Lo scopo principale del Comunismo, aggiunge Pinay, è il tenace perseguimento del dominio sul mondo e del potere assoluto su tutti i popoli della terra. 

Clac si gira e si comprano

Cattorottamati, scelgono il disonore, perdono la poltrona
Caro direttore,
“Mi sono posto il problema della controfirma a questa legge (lo ha fatto anche Leone) ma se mi rifiutassi non solo apriremmo una crisi appena dopo aver cominciato a turare le falle, ma oltre a subire la legge sull’aborto la Dc perderebbe anche la presidenza e sarebbe davvero più grave”. Scriveva così Giulio Andreotti sul proprio diario personale nei giorni in cui l'Italia introduceva l'aborto gratuito di Stato nel maggio del 1978. Era il governo Andreotti quater, sarebbe caduto il 20 marzo 1979 per essere sostituito dal quinto governo Andreotti che durerà appena quattro mesi e mezzo. Per subire ciò che riteneva una cosa grave, la perdita della presidenza, la Democrazia Cristiana non dovrà attendere molto; il 28 giugno 1981 nascerà il governo del repubblicano Spadolini. La legge 194 che si avvicina a contare sei milioni di aborti porta in calce la firma di soli politici cattolici.
Ora che Renzi è caduto con gran fragore, ho ripensato a questi fatti vedendo in televisione un Angelino Alfano perdere con una certa facilità la propria compostezza.

La fede o c’è, o non c’è

CONTRASTO "MONDO E VANGELO"

    Anche per san Giovanni Calabria fra mondo e Vangelo il contrasto è insanabile. Don Calabria 1873-1954 santificato da Giovanni Paolo II nel 1999 è stato il fondatore dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Provvidenza 
di Francesco Lamendola  




Don Giovanni Calabria (Verona, 8 ottobre 1873-ivi, 8 dicembre 1954), santificato da Giovanni Paolo II nel 1999, è stato il fondatore dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Provvidenza, la cui missione è rivolta all’aiuto dei bisognosi in un orizzonte di trecentosessanta gradi, ma con una particolare attenzione ai bambini e ai giovani orfani o poveri, ai quali occorre imparare un mestiere per entrare da persone oneste nella vita della società; più tardi, anche per i portatori di handicap e per la gioventù dei Paesi poveri.
Un tratto assai caratteristico della personalità di don Calabria era l’abbandono assoluto alla Provvidenza, al punto che, per statuto, i membri della sua Opera non devono chiedere nulla in cambio di quel che fanno, ma devono donare sempre, gratuitamente, secondo la sua lapidaria massima: La fede o c’è, o non c’è;come dire che, se si ha fede, l’aiuto di Dio non verrà mai a mancare, secondo l’assicurazione di Gesù Cristo (cfr. Matteo, 6, 225-26): Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o che berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?

lunedì 12 dicembre 2016

Habemus dubia

Non si può più tacere

L’analisi di numerose dichiarazioni di Papa Francesco rivela che siamo in presenza di un’eterodossia tale da non poter più avere dubbi nel dire che non vi è continuità con la Tradizione o, in altre parole, che tali dichiarazioni non sono proferite alla luce della Fede cattolica. L’intento dottrinale di tali esternazioni non può essere sminuito affermando che si riferiscono ad un ordine prettamente pastorale, dal momento che anche una dottrina pastorale è comunque una dottrina.
I tre munera, o uffici, della Chiesa sono: l’insegnare, il reggere, ed il santificare. Questi uffici vanno esercitati dai ministri della Chiesa per la salvezza delle anime. In quanto si tratta della salvezza delle loro anime, i fedeli hanno l’obbligo di vigilare, per assicurarsi che queNon sti uffici siano esercitati in modo adeguato. Se non lo sono, hanno il diritto di palesarne il fatto. Allo stesso tempo, se un ministro inferiore della Chiesa vede che un prelato abusa del suo munus docendi (non insegnando la Fede o insegnando dottrine ad essa contrarie), ha l’obbligo di esercitare lo stesso munus per rivelarne l’abuso e per comunicare la verità.

Vermilingui abbattuti

Chiesa cattolica, così i gesuiti hanno perso il referendum


Anche i Gesuiti hanno perso il referendum. O almeno le loro due riviste prestigiose Civiltà Cattolica (pubblicata a Roma) eAggiornamenti sociali, Milano. Esplicitato alla vigilia il loroappoggio al Sì, sono rimaste travolte dalla valanga di Noinsieme a tutto l’establishment economico e politico schieratosi con Renzi.

Fake pope


“Trump aiutato da Putin” e altre fake news – Lotta senza esclusione di colpi in Usa

Rigor mortis (tuae)

Un giovane risponde a Papa Francesco


S. Messa tradizionale: Oxford Oratory, 2009


Sì, la Messa antica è rigida – è questa una delle ragioni per cui noi giovani l’amiamo

Essa è bella, profondamente cattolica e senza compromessi


In un’intervista pubblicata recentemente, Papa Francesco ha detto che era perplesso davanti ai giovani che sono attratti dalla Messa latina tradizionale. « Cerco sempre di capire che cosa c’è dietro persone che sono troppo giovani per aver vissuto la liturgia preconciliare e che però la vogliono. A volte mi sono trovato davanti a persone molto rigide, a un atteggiamento di rigidità. E mi chiedo: come mai tanta rigidità? »
(citazione dalla conversazione introduttiva in
“Jorge Mario Bergoglio - Papa Francesco, Nei tuoi occhi è la mia parola- Omelie e discorsi di Buenos Aires, a cura di Antonio Spadaro, Rizzoli editore, 2016, Milano”

Come persona nata dopo le riforme liturgiche, ma che preferisce la Messa antica, sento di poter rispondere a questa domanda.

Serve nequam!



Appena terminati i Mattutini, dopo una notte insonne trascorsa nelle più aspre penitenze, scende nella cappella di Santa Marta il novello Savonarola. Emaciato di digiuni, il volto austero, nel freddo più rigido dell'inverno come nella canicola dell'estate romana, il fustigatore dei vizj si appresta a celebrare il divin Sacrificio, circondato da pochi eletti desiderosi di far tesoro delle sue alate parole.

La penombra del sacello, che profuma di cera e di incenso, risuona dei passi di qualche prelato, delle voci sommesse di pie monache, del ritmato ticchettio della piccola pendola della sacristia che, alle cinque in punto, scandisce i suoi rintocchi proprio mentre egli sale all'altare, preceduto da due monsignori in cotta. La Messa è celebrata nel silenzio più assoluto, mentre i famigli recitano il Rosario ed un anziano Cardinale dice l'ufficio, muovendo le labbra in silenzio, la veste caudata raccolta compostamente.

domenica 11 dicembre 2016

Chi eri tu per non essere giudicato?

LA VIA DELLA VITA E DELLA MORTE

    Didaché: la via della vita e la via della morte. La Dottrina dei 12 Apostoli uno dei testi più antichi e ispirati della Chiesa. Dobbiamo ritrovare le leggi morali inscritte nelle nostre coscienze e il senso della domanda su Dio di Francesco Lamendola  



Uno degli aspetti da cui appare più evidente il fatto che la modernità è una vera e propria malattia è la crescente, sempre più diffusa, sconcertante irresponsabilità delle singole persone riguardo alle loro scelte e ai loro comportamenti: persone che, forse, già non sono più realmente tali, ma anonimi componenti - partecipanti sarebbe già dire troppo, perché indicherebbe una volontarietà - della massa, nella quale vivono costantemente immersi e alla quale hanno delegato, in un certo senso, il proprio giudizio etico, estetico, intellettuale, spirituale, in quasi ogni ambito del reale, compresa la loro stessa vita, e, anzi, incominciando proprio da quella.
Gli uomini moderni, infatti, hanno una strana pretesa: replicano all’infinito i medesimi eccessi, si immergono coscienziosamente negli stessi errori (non vogliono chiamarli “peccati”, perché non riconoscono la relazione filiale con il loro Creatore), e poi si lamentano che troppe cose, nella loro vita, non vanno bene, protestando contro il destino, accusando il prossimo, incolpando i figli, i mariti, le moglie, i vicini, i colleghi, e naturalmente i dottori, se niente va per il verso giusto, se la loro salute non è come dovrebbe, se i loro meriti non vengono riconosciuti come meriterebbero, e se la loro quotidiana esistenza è costellata di fastidi, di contrarietà, di pene. E, per completare questo capolavoro di saggezza, si arrabbiano terribilmente con chi fa notar loro la contraddizione.

La coppa del Nonno?

AMORIS LAETITIA, DUBIA, ERRORI. S’I FOSSE PAPA…ANDREI A TROVARE BENEDETTO XVI, IL “NONNO”.


“S’i fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei”,
cioè metterei nei guai, scriveva quel bello spirito di Cecco Angiolieri. Ma certamente il povero Francesco non aveva intenzione di mettere nei guai nessun cristiano; però, ahimè, con la sua esortazione apostolica Amoris Laetitia qualche problema l’ha creato, altroché.
Ci riferiamo a qualche cosa che la maggior parte di chi ci legge conosce bene e meglio di noi. Cioè al nodo dei divorziati risposati, senza che il primo matrimonio sia stato riconosciuto nullo dalla Chiesa. Possono avere l’eucarestia? Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno detto di no. Francesco in una noticina dell’esortazione apostolica ha fatto capire che in certi casi, sì.

Di mamme ce ne sono..?

Prodigio visto da centinaia di cristiani del ventre della Vergine di Guadalupe in Messico



03:24

teofilo9200 13 ottobre 2012. Finalmente Antonio Norrito vi descrive un prodigio avvenuto il 24 de aprile 2007 avvenuto nella Basilica di Santa Maria di Guadalupe dopo la Messa ai bimbi non nati per aborto è apparsa una figura di luce sul grembo della famosa immagine mariana impressa nel telo del mantello di San Juan Diego Cuauhtlatoatzin. Con questo prodigio la Madonna ci vuole dire di tenere il bimbo in grembo nonostante la paura della gravidanza, dei problemi economici e di una cultura permissivista e contro la vita umana.

Oremus pro eisdem

Da Trump a Hofer


Certe volte la propaganda del Sistema riesce e certe volte no. Questa è la prima differenza che salta all’occhio nel confronto tra l’elezione di Donald Trump in America e la sconfitta di Norbert Hofer in Austria.
La piccola repubblica austriaca, spesso vantata per i motivi più diversi da chi mal ne conosce la storia, non è certamente un paese invivibile, insicuro o particolarmente soggetto al terrorismo e la disoccupazione come per esempio lo è la Francia o in misura minore la stessa Italia.
Eppure, a partire dal 2000 almeno, le cose sono cambiate in modo piuttosto rapido e sempre per la solita infausta ragione: la politica migratoria assurda e assassina, specie verso l’islam, da parte delle sinistre e dei verdi, dei poteri forti e dei gruppi bancari.
L’economista mondialista Alexander van der Bellen (Vienna, 1944), che da domenica 4 dicembre 2016 è il nuovo presidente austriaco, aveva probabilmente perso nell’elezione precedente, tenutasi il 22 maggio scorso: l’elezione fu annullata dalla Corte costituzionale austriaca per irregolarità e per i voti inventati attribuiti proprio al nuovo presidente. E ciò in seguito alla denuncia di Hofer e dei suoi: anche per questo l’attuale elezione è emblematica. Ha vinto chi aveva fruito dei brogli alla precedente tornata elettorale, ha perso chi li aveva denunciati!
Nel piccolo microcosmo mitteleuropeo e germanico, questa piccola elezione è davvero rappresentativa. Con Hofer erano in genere i contadini, i montanari, gli abitanti dei piccoli centri e i ceti impiegatizi e operai. Con il neo-presidente invece tutti i giornali, la casta in tutte le sue declinazioni, i poteri forti, la cultura, i sindacati…
Van der Bellen non è un austriaco da sette generazioni, ma è figlio di un padre russo e di una madre estone, entrambi fuggiti dal comunismo, partito in cui poi militerà il giovane Alexander… La carriera di Van der Bellen si è fatta prima con i social-democratici poi soprattutto con i Verdi. Il nuovo presidente austriaco ha dichiarato, almeno una volta, di appartenere alla massoneria, essendo stato iniziato ad Innsbruck negli anni ’70.
In tutte le questioni importanti è all’opposto di Norbert Hofer e della tradizione austriaca. Europeista convinto, vuole riempire l’Austria di profughi e poveracci, mantenendo e aggravando la linea lassista fin qui adottata da democristiani e social-democratici. Poca severità e poco rigore verso lo spaccio di droghe e la violenza urbana, tolleranza verso qualunque deriva etica (gender, nozze gay, utero in affitto), ma intransigenza assoluta verso ciò che i media hanno chiamato “l’ultra-nazionalismo” di Hofer.
Domanda: ma cos’è l’ultra-nazionalismo rispetto al puro e semplice nazionalismo?Un nazionalismo sostenuto dagli ultrà del calcio austriaco? I servizi televisivi italiani che hanno parlato dei due candidati, sono stati egualmente falsi e bugiardi come lo furono con Trump. Addirittura si è detto che con la vittoria del candidato dei verdi, l’Austria fuga le paure e i fantasmi del passato. Quale passato, di grazia? Quello nazional-socialista di 70 anni fa, in cui Norbert Hofer neppure esisteva? Quel passato in camicie brune in cui l’Austria fu occupata manu militari dai tedeschi, a prescindere dal fatto che molti austriaci auspicavano tale occupazione? Fu proprio l’Austria “nazificata” dell’Anschluss (1938) che accolse i genitori di Van der Bellen in quanto esuli anti-comunisti…
Norbert Hofer, il grande sconfitto, era un candidato politico e assieme simbolico.Politico nel senso più alto della parola, per la sua volontà di dare tutto per la sua amata patria e difenderla contro l’invasione degli stranieri e ancor di più dalle pastoie dell’Unione europea e delle sue arcigne e indebite commissioni. Ma anche un candidato simbolico: rappresentava al meglio la storia e l’identità austriaca.
Noi italiani, a volte assai campanilisti, non dobbiamo limitarci ora a gioire per la sconfitta di Renzi nel suo referendum. Dobbiamo anche guardare con più attenzione a ciò che succede intorno a noi e così saper captare i segni dei tempi e delle svolte storiche che si impongono. La vittoria di Trump, benché oltre Oceano, ha certamente il senso di una cesura storica senza precedenti. Ma anche le vicine e confinanti Austria e Francia debbono interessarci. Chi ama visceralmente la propria patria (senza nasconderne i difetti storici però) ama anche coloro che, nelle altre nazioni, hanno gli stessi sentimenti. Così Norbert Hofer, Marine Le Pen, Vladimir Putin, Donald Trump, e molti altri sono certamente uniti da più di ciò che li divide e li separa. Parafrasando Marx non ci resta che dire: patrioti del mondo intero unitevi, e fatelo presto! Il rullo compressore della modernità e del mondialismo, della globalizzazione e del secolarismo, vuole rendere indistinguibili i popoli, le culture, le etnie, le religioni, le società e intercambiabili gli individui, resi meri numeri di un ingranaggio mortale al servizio degli interessi dei soliti padroni del vapore.
Qualunque sussulto patriottico, qualunque volontà di recupero dei valori della tradizione (Dio, patria, famiglia, moralità, sussidiarietà, buon senso, difesa degli anziani e dei poveri, eroismo disinteressato per il bene comune…) è la benvenuta. Uniamo le forze per creare una alternativa almeno europea, se non mondiale, al pensiero unico laico, al dio mercato, alla distruzione delle identità e delle storie di ognuno.
Così facendo, dall’Austria all’America, dall’Italia alla Francia, avremo lottato per la civiltà umana come tale e contro i suoi potentissimi affossatori. 
di Enrico Maria Romano 
   http://www.campariedemaistre.com/2016/12/da-trump-hofer.html
Trump può restaurare la libertà religiosa
Il Primo Emendamento
Donald Trump ha promesso che avrebbe fatto di nuovo grandi gli Stati Uniti. Se vuole onorare la promessa, dovrà iniziare ripristinando in modo energico la nostra prima libertà di americani: il libero esercizio della religione.
Purtroppo, durante l’Amministrazione retta dal presidente Barack Obama, tale libertà si è ritrovata sotto attacco come non mai. Per fortuna, molti di questi attacchi potranno essere neutralizzati nei primissimi giorni dell’Amministrazione Trump. 

Trump dovrebbe infatti impegnarsi a proteggere il libero esercizio della religione di tutti gli americani di qualsiasi fede. Nel discorso con cui ne ha riconosciuto la vittoria elettorale, Hillary Clinton ha fatto riferimento alla «libertà di culto», ovvero alla devozione limitata alla sinagoga, alla chiesa o alla moschea. Ma ciò che i Padri fondatori hanno voluto proteggere è il diritto di tutti a vivere manifestamente la fede in pubblico e in privato ogni giorno della settimana, premesso che rispettino pacificamente il medesimo diritto degli altri.
La riduzione della libertà religiosa alla mera libertà di culto è stata una caratteristica degli anni di Obama. I luoghi di culto, per esempio, sono stati esentati dal mandato del ministero della Salute e dei Servizi Umani che obbliga i datori di lavoro a fornire contraccettivi e farmaci abortivi ai propri dipendenti. Ma le scuole religiose, per esempio il Wheaton College, in Illinois, così come altre comunità ed enti religiosi di beneficenza quali le Piccole sorelle dei Poveri, hanno ottenuto una semplice “concessione”: l’offerta di un modo alternativo di conformarsi a quell’obbligo sempre però in violazione del loro credo.
L’Amministrazione Trump può sistemare tutto subito. Trump può infatti indicare al proprio ministro della Salute e dei Servizi umani di correggere le linee guida del suo dicastero introducendo garanzie chiare a protezione della libertà religiosa. E il Congresso può votare una legge, che Trump suo firmare, che abroghi e rimpiazzi l’“Obamacare”.
L’Amministrazione Obama si è analogamente impegnata in una serie di azioni esecutive – alcune delle quali verosimilmente illegali – per promuovere una radicale agenda transgender. Anche a questo Trump può mettere fine.
Per esempio, i ministeri obamiani della Giustizia e dell’Istruzione hanno reso noto ai distretti scolastici di tutto il Paese che da oggi interpretano una legge del 1972, la Title IX, in modo da imporre alle scuole di permettere agli studenti l’uso dei bagni, degli spogliatoi e delle docce a seconda dell’“identità di genere” che essi dichiarano. Lo hanno fatto dicendo che il vocabolo “sesso” da oggi significherebbe “identità di genere”.
Lo stesso ha fatto il ministero obamiano della Salute e dei Servizi umani, sostenendo che un certo provvedimento che nell’“Obamacare” proibisce le discriminazioni sulla base del “sesso” intende dire “identità di genere”; e così le polizze di assistenza sanitaria debbono coprireanche le terapie di riassegnazione del sesso e i medici del settore sono obbligati a eseguirle.
Obama ha pure emesso degli ordini esecutivi che vietano agli appaltatori federali e aidestinatari esteri di aiuti federali comportamenti che il governo giudica “discriminatori” sulla base dell’«orientamento sessuale e dell’identità di genere», laddove una cosa semplice come dire che i maschi biologici non dovrebbero utilizzare le docce femminili può contare come “discriminazione”.
Tutto questo può essere smantellato immediatamente. Trump può abrogare gli ordini esecutivi di Obama e può indicare ai ministri sia dell’Istruzione sia della Salute e dei Servizi umani così come al procuratore generale federale si interpretare il vocabolo “sesso” esattamente come l’ha inteso il Congresso: ovvero come una realtà biologica e non come “identità di genere”.
Il Congresso può poi rendere permanenti questi ordiniratificando l’emendamento Russell(1), che protegge la libertà del personale religioso d’istituzioni religiose, e approvando il Civil Rights Uniformity Act, il quale specifica che nelle leggi civili americane il vocabolo “sesso” non significa “identità di genere” a meno che il Congresso non lo dica esplicitamente.
Trump dovrebbe altresì chiarire che, sotto la sua sorveglianza, il governo federale non penalizzerà alcun individuo o alcuna istituzione per il fatto di credere che il matrimonio è l’unione fra un marito e una moglie e di agire in base a questo.
Trump può emettere un ordine esecutivo che stabilisca che quando si tratta di status fiscale, accreditamento, licenze, contributi pubblici e contratti, nessuna entità del governo federale può penalizzare qualcuno che agisca sulla base delle proprie convinzioni riguardo al matrimonio fra un uomo e una donna. Inoltre, per scongiurare l’eventualità che un futuro presidente possa invalidare tale ordine, il Congresso può approvare, e il presidente ratificarlo in legge, il First Amendment Defense Act (2).  Di fatto, durante la campagna elettorale Trump ha promesso che se fosse diventato presidente avrebbe sottoscritto la proposta.
Che si tratti di molestare un ordine religioso di suore, di costringere medici a eseguire terapie di riassegnazione del sesso o d’impedire che le scuole trovino soluzioni di compromesso che accontentino tutti e che rispettino la privacy corporea di tutti gli studenti, l’Amministrazione Obama ha condotto una guerra culturale aggressiva e non necessaria.
Siccome lo ha fatto quasi esclusivamente mediante azioni esecutive, l’Amministrazione Trump può velocemente riparare a questi danni (3). E il Congresso può ratificare tutto rendendolo legge permanente. Ciò significherà fare passi enormi sulla strada che garantisce la coesistenza pacifica, rendendo davvero gli Stati Uniti di nuovo grandi.
Traduzione di Maurizio Brunetti e Marco Respinti
* Ryan T. Anderson, Ph.D., è William E. Simon Senior Research Fellow in American Principles and Public Policy presso The Heritage Foundation di Washington. Il suo libro più recente è Truth Overruled: The Future of Marriage and Religious Freedom (Regnery, Washington 2015). Il 1° dicembre l’Acton Institute for the Study of Religion and Liberty di Grand Rapids, in Michigan, lo ha insignito a Londra del 2016 Novak Award intitolato al teologo cattolico Michael Novak. Questo articolo è stato pubblicato il 9 novembre 2016 sul notiziario conservatore online The Daily Signal, edito da The Heritage Foundation, con il titolo "Make Religious Freedom Great Again
NOTE dei traduttori
(1) Steven Dane “Steve” Russell, deputato federale del Partito Repubblicano in rappresentanza dello Stato dell’Oklahoma, conservatore ed esponente dei “Tea Party”, ha proposto un emendamento alla legge federale di bilancio della Difesa per il 2017 che introduce eccezioni alla normativa “antidiscriminazione” voluta dall’Amministrazione Obama per i cappellani militari che si servono di determinati appaltatori.
(2) Il First Amendment Defense Act è una proposta di legge introdotta nella Camera federale dei deputati il 17 giugno 2015 per impedire la discriminazione di chi per morivi religiosi giudica negativamente l’omosessualità.
(3) Gli ordini esecutivi presidenziali equivalgono a decreti.

Eleison Comments CDXCI TRUMP'S  ELECTION

Commenti settimanali di 
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  10 dicembre 2016

Dobbiamo pregare per Trump. A partire dall’elezione del mese scorso
Egli avrà bisogno della stessa protezione del Cielo.

Elezione di TrumpLa cosa essenziale da dire sull’elezione nello scorso mese di Donald Trump come prossimo Presidente degli Stati Uniti è che si tratta di una tregua data da Dio dopo anni e anni di governo liberale, ma a meno che il popolo americano non ritorni seriamente a Dio Onnipotente, questa tregua sarà spazzata via da un ritorno in forza dei liberali per distruggere gli Stati Uniti una volta per tutte, come avrebbe fatto Hillary Clinton se fosse stata eletta.

Ora, è vero che non molte persone oggi pensano alla politica in termini di Dio Onnipotente, ma è esattamente questo il problema. A spingere Dio fuori dalla vita, soprattutto dalla politica, è stata una crociata condotta da massoni e liberali fin dalla fine del XVIII secolo. “Libertà da Dio” è stato l’inno della crociata della loro religione sostitutiva: l’umanesimo laico. Allo stesso modo, nel XX secolo il comunismo, con o senza questo nome, ha trionfato contro natura in tutto il mondo, perché ha agito come una religione, essendo, come diceva San Pio X, il messianismo del materialismo. E il liberalismo e il comunismo costituiscono il motivo per cui l’intero mondo occidentale ha virato a sinistra per centinaia di anni.

E questo è senza dubbio il motivo per cui un gran numero di elettori nell’elezione americana ha votato per la candidata che ha perso. Lei era nota in tutto il paese per le sue menzogne, immoralità e tradimento. La sua fedina penale era nota, incluso il sospetto che fosse stata responsabile, con il marito, dell’omicidio di ben oltre cinquanta uomini e donne che avevano sbarrato la strada alle loro ambizioni e carriera. Com’è possibile che qualcuno appena dignitoso abbia pensato di votare per lei, per non parlare di più della metà degli Americani che l’hanno votata (lei non ha vinto il collegio elettorale)? Lo stesso Paul Craig Roberts, eccellente commentatore sulla scena politica americana, è sconcertato da questa domanda. La risposta mancante è che sicuramente quella donna incarna la guerra contro Dio. Per i liberali, la loro religione è la libertà. Il fatto che lei abbia orgogliosamente infranto tutti i comandamenti di Dio non è stato un argomento contro di lei, ma a suo favore. Lei è un santo del liberalismo.

Ora il suo vincitore, Donald Trump, non è, a quanto pare, un uomo propriamente pio, e anche lui è un liberale per vari aspetti - chi non lo è? -, ma possiede una buona dose di quella decenza e generosità vecchio stile che sono state tipiche della migliore America e degli Americani. Perciò egli è istintivamente contro gli empi, e dopo anni e anni di liberali ipocriti sotto una serie di presidenti liberali che hanno calpestato tutti gli Americani dignitosi, egli ne aveva abbastanza, ed è entrato in politica “per restituire a questo paese un po’ di ciò che esso ha dato a me”. E dopo gli stessi anni e anni di ciò che è stato in realtà un sistema a partito unico, visto che dal tempo del governatore Wallace non c’è stato “un centesimo di differenza tra i repubblicani e democratici”, Trump, contraddicendo il sistema, ha dato voce alla frustrazione della gente e una serie di anime dignitose lo ha votato. Ma il sistema è furioso.

Perciò egli ora deve tenere duro. È diventato il nuovo Presidente in forza del dignitoso istinto contro l’ideologia liberale. Ma questo è un fuoco di paglia, perché lottare con l’istinto contro l’ideologia è come combattere contro i carri armati con le pistole a pallini. Per combattere una falsa ideologia è necessaria una vera ideologia, e per lottare contro la guerra a Dio è necessaria la pace con Dio, mantenuta nei termini di Dio e non dell’uomo. Ora, Dio è onnipotente e infinitamente buono, e può annullare il peggio che i suoi nemici possono tentare contro di Lui, con il minimo gesto del Suo mignolo, per così dire. Ma Egli non intende concedere la vittoria sulla Sinagoga di Satana se sa che la gente è pronta a ritornare quanto prima a Satana. La gente deve abbandonare Satana e deve ritornare sinceramente a Dio, che non si lascia ingannare.

E’ per lo stesso Donald Trump che si deve pregare, con Adorazione, Contrizione, Rendimento di grazie e Suppliche. Dio lo ha sostenuto per concedere questa tregua. Includiamo lui e il Presidente Putin nelle nostre preghiere, perché la tregua si prolunghi. Diversamente, essa potrebbe finire presto.

Kyrie eleison.
http://www.unavox.it/Documenti/Doc0991_Williamson_10.12.2016.html

Speciale Matrix: La Necessità di Affermare che la Russia Perde sul Campo, il Ridicolo Caso Palmira

Di FunnyKing , il 
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Speciale Matrix: la sentite vero? Lo so che la percepite. Avete quella sensazione sgradevole di vivere in una nebbia di menzogne. Sentite quel rumore di sottofondo fatto di politicamente corretto e verità indicibili. E lo so, capita persino a voi di sentirvi a disagio quando ascoltate o dite ciò che realmente percepite della realtà che vi circonda. Siete a disagio perché la vostra percezione interiore è diversa dalla verità ufficiale, dalle palesi e ridicole menzogne che essendo ripetute mille e mille volte diventano prima un luogo comune e poi una verità inoppugnabile di fronte alla quale chiunque anteponga un dubbio può essere insultato se non passibile di aver commesso un reato.
Ci sono moltissimi siti internet, pagine facebook, chat di Telegram e altri innumerevoli canali che a loro modo cercano di squarciare un attimo il velo di menzogna e ipocrisia ufficiale a corso forzoso.
Rischio Calcolato ha come prima ragione di esistenza questo scopo, da sempre, possiamo sbagliare come ovvio ma mai abbiamo avuto ne avremo lo scopo di ingannarvi. E dunque ecco questa nuova rubrica, ogni tanto faremo le pulci a qualche nota menzogna ufficiale. Ce ne sono tante, ricordatevi, in questo scorcio di secondo millennio NOI siamo dalla parte sbagliata della storia.
_______________
Ieri forse vi sarà capitato di vedere sui telegiornali che l’Isis si era ripresa la storica città di Palmira, devastata dai nostri alleati “ribelli moderati” e liberata grazie all’intervento dell0esercito Russo tanto che se ne celebrò l’evento Venerdì 6 Maggio 2016 con unfamoso concerto in cui L’orchestra del teatro Mariinskij di San Pietroburgo esegui alcuni brani di Sebastian Bach, Sergei Prokofiev e Rodion Shchedrin:
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Guardate bene questa foto, noterete l’Icona del presidente russo Vladimir Putin nell’anfiteatro romano di Palmira Liberata dai Terroristi armati da noi occidentali per rovesciare Assad.
Fu uno smacco clamoroso e anche un racconto difficile per la nostra Matrix. Infatti se vi ricordate le devastazioni causate al patrimonio artistico di Palmira e l’assassinio del responsabile del museo di Palmira furono occasione, l’ennesima, per i nostri merdosi media (l’ultra sionista TG la7 in testa), per affermare la necessità dell’intervento occidentale diretto.
E invece ci pensò Putin. E fece pure in fretta, ovviamente nessun media della nostra Matrix vi ha raccontato o vi sta raccontando dei feriti e i morti fra gli sminatori Russi che hanno messo in sicurezza (e continuano a farlo) il patrimonio dell’umanità di Palmira.Come noto la Russia è dedita esclusivamente  al bombardamento di ospedali pediatrici e al doping di stato su scala planetaria, ultimamente si sta dedicando a fare eleggere i candidati sbagliati con un certo qual successo.
Ieri sempre a partire dal Tg La7 arriva la clamorosa notizia da sbattere in prima senza nessuna verifica: l’Isis ha ripreso Palmira, i Russi sono stati (finalmente almeno una volta?) sconfitti sul campo. Grandi festeggiamenti in redazione.
Peccato che è un falso.
E’ vero che l’isis cioè i nostri mercenari, ci hanno provato, è vero che si sono avvicinati alla città. Ma è altrettanto vero che sono stati annientati nel deserto (dall’aviazione russa)-
Ed è assolutamente falso che abbiano “ripreso” Palmira.
Dunque ecco come si presentava ieri:
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Notate il riconquista Palmira?
e oggi Matrix ha dovuto fare una giravolta anche perché Palmira è tanto sotto il controllo Isis che se volesse Putin nell’anfiteatro ci potrebbe mandare a ballare il Bolshoi.
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Volete sapere come è andata? Da Palestina Felix:
Nel tardo pomeriggio di ieri a partire dai siti affiliati all’ISIS (la fogna conosciuta come al-amaq, che stranamente non viene mai censurata o rimossa dal web, forse perché gode della speciale protezione di CIA e mossad?) partiva un fuoco di sbarramento di panzane che parlavano di sconfitte e ritirate delle forze siriane nell’Est di Homs, e NIENTEMENO che dell’entrata di avanguardie takfire a Palmyra o, in alternativa, di disperati combattimenti nei frutteti circostanti.
“Ovviamente” questo florilegio di cazzate veniva ripreso immediatamente da nullità umane come leith fadel, la sua banda di seguaci e qualche piccolo imitatore italiota, che per qualche mese su Facebook e affini ha postato commenti pro-Siria per farsi un seguito di gonzi e poi ha iniziato a diffondere menzogne per demoralizzare i sostenitori di Assad e dell’Asse della Resistenza.
Nella notte continuavano ad arrivare notizie false e inventate dagli outlet terroristici, mentre una mia fonte degna di fede recitava:
  • Palmyra/Tadmur totalmente sicura e tranquilla, unico evento takfiro un’autobomba arrivata all’estrema periferia della cittadina, zona silos granari ed esplosa senza conseguenze
  • Vasta colonna di rifornimenti e rinforzi arrivata nel pomeriggio
  • Attacchi aerei siriani e russi in corso anche nella notte per infliggere il massimo di perdite ai terroristi
Pian piano si capiva che il tornado di balle scatenato dai takfiri e dai loro amici e quinte colonne non corrispondeva a niente di reale e cercava solo di creare panico nelle truppe sul terreno (magari convincendole a indietreggiare) e sconforto negli amici della Siria.
Messaggio arrivato oggi da un soldato siriano di stanza a Tadmur:
“[…] come già ti ho accennato vi é stato un tentativo di offensiva dell’ISIS, contenuto e respinto, si dice che appena due nostri camerati siano caduti, riposino in pace, in compenso dozzine e dozzine di cani wahabi sono stati uccisi; le notizie che avremmo abbandonato Al-Sawame o Sukkari sono del tutto false, fa male vedere che persino Russia Today ci casca e le pubblica per buone.
Non vi sono stati cambi di mano in alcuna località tranne in due e da quelle la ritirata era un espediente per fare esporre i terroristi e contrattaccarli, cosa che é stata fatta con perfetta riuscita; i due avamposti sono stati poi ri-occupati”.
Fatta luce sui fatti resta da analizzare il perché ieri, senza nessun controllo è stata lanciata la notizia della “caduta di Palmira”-
Ve lo dico io:
La nostra Matrix ha un disperato bisogno di vedere i Russi sconfitti sul campo, tanto bisogno che da credito e ufficialità a qualsiasi cazzata scritta da siti internet di propaganda islamica.
Siate Consapevoli, Siate Preparati.
p.s. e attenzione, si avvicina il giorno in cui post come questi saranno considerati un reato. Negli Stati Uniti in questi giorni vengono poste le basi legali.
Il piano in tre mosse per far cadere Putin
10/12/2016

putin e la nazionalizzazione della bancaLe sanzioni occidentali alla Russia, l’abbassamento del prezzo del petrolio e i costi dell’intervento militare in Siria hannopiegato l’economia russa nell’ultimo triennio. Tre fattori che stanno portando la strategia economica russa verso la strada delle privatizzazioni delle principali aziende statali.
Il crollo del valore del rublo sul mercato valutario internazionale è stato il primo effetto dovuto alle sanzioni imposte dall’Unione europea fino a quest’anno. La valuta russa ha infatti perso più del 15% del proprio valore sul dollaro, mentre ad oggi 1 euro vale più di 68.000 rubli (prima delle sanzioni non superava quota 50.000). Tale svalutazione ha avuto delle ricadute anche sull’inflazione, aumentata fino al 7.7%, come dichiarato da Elvira Nabiullina, Presidente della Banca Centrale russa.
Le sanzioni hanno poi colpito in maniera pesante il settore petrolifero russo, compromettendone le esportazioni. Scriveva ilSole 24 Ore nel settembre 2015: “Le sanzioni colpiscono l’esplorazione e l’estrazione di petrolio là dove è più difficile raggiungerlo: nell’Artico, nelle acque profonde, tra le rocce scistose che racchiudono lo shale oil”.
15056515_940308846111456_1883782837462463355_nUna crisi del settore che nasce in parallelo al crollo del prezzo del greggio a livello mondiale. Come riportato daMilano Finanza lo scorso 24 novembre, sempre il governatore della Banca Centrale russa ha affermato che il Paese è in grado di sostenere prezzi del petrolio ben più bassi di quelli attuali, fino a 25 dollari al barile (ad oggi il prezzo è attestato sui 46 dollari al barile ed è già considerato molto basso), rassicurando che “è uno scenario improbabile, ma non catastrofico, anche se potrebbe portare ad un indebolimento del rublo”. Deprezzamento che, come si è potuto osservare in precedenza, porta quasi inevitabilmente ad un aumento dell’inflazione, con conseguente contrazione dell’economia. A tutto ciò bisogna aggiungere l’aumento della spesa militare russa, impegnata nel difficile contesto siriano.
Come riportato da Repubblica nell’aprile 2016 il Cremlino avrebbe aumentato del 7.5% nell’ultimo decennio la propria spesa in armamenti. L’economia russa pare dunque essere soffocata da una morsa esterna e il governo sta cercando di correre ai ripari. Nel gennaio 2016 Vladimir Putin insieme al Ministro dell’Economia e dello Sviluppo russo Aleksej Uljukajev avevano annunciato l’inizio di un programma volto a privatizzare le principali aziende statali. Un vero e proprio cambio di rotta della strategia economica putiniana, che aveva fatto nella lotta al saccheggio economico perpetrato dagli oligarchi un suo punto fermo. Eppure oggi, a causa del volontario embargo posto dal mondo occidentale, la Russia si ritrova costretta a svendere i suoi gioielli proprio ad investitori provenienti dall’Occidente.
USA RUSSIALa prima impresa a cadere nella morsa delle privatizzazioni è stata Alrosa, colosso dei diamanti russi. Lo scorso luglio 2016 il Primo Ministro russo Dmitri Medvedev ha infatti annunciato la privatizzazione del 10.9% della quota pubblica del colosso diamantifero. Un’operazione che, come dichiarato dal Ministro dello Sviluppo russo, è stata coperta per il 60% da aziende provenienti da Europa e Stati Uniti. Guarda caso gli autori delle sanzioni alla Russia. Sul tavolo delle prossime privatizzazioni, poste già nel budget 2017, ci sono ancora la Sberbank, Banca di Stato russa, l’Aeroflat, la compagnia aerea nazionale, la Rosneft, compagnia petrolifera, la Transneft, compagnia che controlla gli oleodotti, la Sovcomflot, compagnia marittima e la Rostelecom, azienda telefonica. In un documento del maggio 2016 pubblicato da Intesa San Paolo in collaborazione con il Sole 24 Ore, si legge un paragrafo dedicato alle “maxi-privatizzazioni in Russia”, in cui si descrive il possibile ruolo che avrà Banca Intesa Russia nel nuovo programma economico del Cremlino.
Intesa Russia è l’istituto di credito leader per il sostegno finanziario delle imprese russe e, come si evince dal documento, conta di recitare un ruolo da protagonista nell’acquisizione delle quote delle società pubbliche russe (considerato che la Rivista Forbes l’ha inserita nella top 5 delle banche più sicure, solide e affidabili della Federazione russa). Nello stesso documento si può leggere poi che “a richiedere la partecipazione alle privatizzazioni delle imprese stataili russe sono state due banche americane e cinque europee: J.P. Morgan, Citigroup Global Markets, Barclays Capital, Deutsche Bank, Raiffeisen Investment, Credit Suisse, UBS e Unicredit”. Insomma le solite note. Vladimir Putin ha cercato di rassicurare il popolo russo dicendo che la strategia dello sviluppo economico rimarrà comunque nelle mani dello Stato russo. Lo scorso 14 novembre è stato però arrestato il Ministro dell’Economia Aleksej Uljukajev colpevole di aver tentato di acquisire illegalmente quote di un’altra azienda pubblica petrolifera, la Bashneft.Pare dunque che anche gli stessi membri del Governo remino contro la volontà di Putin di mantenere una certa sovranità economica del paese. Un evento che dovrebbe far inoltre comprendere come questa non troppo casuale congiuntura economica stia aprendo la strada al saccheggio da parte di compagnie occidentali e ad una non più improbabile crisi del Governo russo.


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