ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 19 marzo 2018

Piazza ripulita!?

Papa Bergoglio, le "promozioni" e la maggioranza in Conclave

Francesco e il record di "nomine" in Vaticano. 803 "guardiani della rivoluzione" posizionati dal pontefice in questi cinque anni

Jorge Mario Bergoglio ha nominato ottocentotre persone da quando è diventato papa. La media, quindi, è di centosessanta "promozioni" l'anno.


Una ogni due giorni.
La "rivoluzione" del pontefice argentino passa anche attraverso il "piazzamento" dei "suoi" nei posti chiave. La Chiesa cattolica non può e non deve essere interpretata attraverso una lettura politica, ma la riforma di papa Francesco ha riguardato anche il Conclave. Uno stravolgimento in senso "proporzionale" dell'assise cardinalizia, che non potrà non influire sul futuro della Santa Sede e del cattolicesimo.

La speranza "una virtù rischiosa"?

LA DUPLICE DISPERAZIONE


La duplice disperazione dell’uomo moderno. E la dimensione della "speranza soprannaturale" ? i falsi preti e il falso papa acuiscono i dubbi tormentosi dell'uomo moderno, si direbbe che godano ad accrescerne la sua disperazione 
di Francesco Lamendola  

 0 800 super uccelli corvi

L’uomo moderno è profondamente abbattuto e infelice; ed è abbattuto e infelice perché la sua anima è rosa dalla disperazione. La sua disperazione è più o meno ben dissimulata, ma è profonda, cupa, quasi inguaribile; ed è così compenetrata con la sua natura, che dire modernità e dire disperazione è praticamente la stessa cosa. La ragione di questa compenetrazione è duplice: l’uomo moderno è doppiamente disperato - l’osservazione è di Franco Bertini, e noi la sviluppiamo ulteriormente -, sia perché non accetta la sua condizione di creatura finita, e quindi mortale, sia perché, nello stesso tempo, si rende conto di non poter sfuggire a se stesso, al proprio io finito, e quindi di non poter sottrarsi allo spettacolo del suo continuo morire, del suo quotidiano, incessante venir meno.
Qualcuno potrebbe obiettare che l’uomo ha sempre saputo di essere mortale e che, pertanto, la sua angoscia di morte non è una caratteristica specificamente moderna. Rispondiamo che l’uomo ha sempre saputo di essere mortale, ma non ha mai pensato, fino alle soglie della modernità, di estinguersi nel nulla con la propria morte. Al contrario, ha sempre pensato che la morte fosse l’inizio della vita vera: pensiero che si è enormemente espanso e perfezionato col cristianesimo, perché anche i greci e i romani – per limitarci al solo ambito della nostra civiltà – credevano, in linea di massima, in una sopravvivenza dell’anima alla morte fisica, e nondimeno, di fatto, guardavamo alla vita terrena come alla vita vera, alla vita piena; mentre il cristianesimo ha rovesciato la prospettiva, e ha fatto della vita eterna il proprio baricentro, e della vita terrena una semplice preparazione, e, di conseguenza, un pellegrinaggio. L’uomo cristiano, specialmente nell’epoca medievale, sapeva, sì, di dover morire, ma non ne era disperato, perché sapeva fin dalla sua infanzia che il suo vivere terreno sarebbe sfociato nel gran fiume dell’eternità; quel che lo teneva in ansia, semmai, era il timore dell’inferno, cioè dell’eterna dannazione, non quello della morte in se stessa. Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali; beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda [cioè la condanna, al momento del Giudizio finale, per le anime malvagie] no 'l farrà male: così san Francesco d’Assisi, nel Cantico delle creature. Ed è per questo che, come ebbe a dire la storica francese Régine Pernoud, Se vi fu, nella storia, un’epoca di gioia, questa fu il Medioevo (che è anche il titolo di un nostro articolo, pubblicato sul Corriere delle Regioni il 15/12/2016 e ripubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 31/12/17).

Un pontefice che nessuno s’aspetta.

La Salette & San Domenico Savio: “L’Inghilterra si convertirà”… E sarà l’inizio del Trionfo del Cuore Immacolato di Maria



Segreto di Nostra Signora di La Salette affidato a Massimino Giraud

« Il 19 settembre 1846 noi abbiamo visto una bella signora (…) Ecco ciò che quella signora mi ha detto. Se il mio popolo continua, ciò che sto per dirti arriverà al più presto; se cambia un poco, sarà più tardi. La Francia ha corrotto l’universo, un giorno sarà punita. La fede si spegnerà in Francia. Un terzo della Francia non praticherà più la religione o quasi. L’altra parte la praticherà ma non bene …

In seguito le nazioni si convertiranno e la fede si riaccenderà dovunque.

Una grande contrada del Nord dell’Europa, ora protestante, si convertirà e sull’esempio di quella contrada anche le altre nazioni del mondo si convertiranno.

Prima che questo accada si verificheranno nella Chiesa grandi turbamenti e poco dopo il Santo Padre, il papa, sarà perseguitato. Il suo successore sarà un pontefice che nessuno s’aspetta.

Mentre ci battiamo il petto


03_Ciò che conduce all’Anticristo e ciò che conduce al Trionfo del Cuore Immacolato…


Sotto l’artificio retorico del sogno, il prof. Massimo Viglione spiega con arguzia, in concreto, cosa succederà durante il Trionfo del Cuore Immacolato, quello che ci sarà in quel tempo e quello che non ci sarà più. Trovo molto edificante proporre qui i “suoi sogni” che ci aiutano a capire quale rinnovamento epocale si avrà con il regno di Maria, perché sono allo stesso tempo i “sogni di Dio”, i “sogni di Maria”, quanto loro vogliono realizzare su questa nostra povera terra che attende di essere rinnovata.
Mentre ci battiamo il petto supplicando sinceramente il Signore: “Miserere nostri, Domine, parce populo tuo” [Abbi pietà di noi, Signore, risparmia il tuo popolo], è necessaria una chiara presa di coscienza: quello che sta accadendo nel nostro mondo è terrificante, inutile illudersi, inutile e sterile parlare un altro linguaggio: non può essere soprasseduta tutta quella “mostruosa eterogeneità” di vizi, peccati e delitti che stanno facendo affogare la nostra terra in un oceano di male.

Il paganesimo anticristiano

PENSIERO DEBOLE ULTIMO ATTO


Pensiero debole, ultimo atto del "suicidio filosofico". Totalizzante e scarsamente propenso ad accettare "le critiche" ai suoi assiomi fondativi, il pensiero debole conduce a una "marmellata filosofica" senza verità e certezze 
di Francesco Lamendola   


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Siamo afflitti dal pensiero debole. La cultura odierna ne è impregnata, ne è condizionata, ne è presa in ostaggio; si direbbe che sia impossibile uscirne, che sia impossibile fare un passo al di qua, al di là, al di sopra o al di sotto di esso. È diventato il nuovo pensiero forte, se,  con questa espressione, si intende un pensiero totalizzante e scarsamente propenso ad accettare le critiche ai suoi assiomi fondativi: comoda posizione che consente tutti i vantaggi ed esclude qualsiasi rischio. È come sparare al piccione, ben sapendo che nessun piccione potrà mai sparare su di te. Fuori di metafora, il pensatore debole può criticare, deridere, svalutare qualsiasi pensiero diverso dal proprio, e sottrarsi, con la fuga, a qualsiasi contrattacco: in quanto pensiero debole, esso è liquido, è dappertutto e in nessun luogo, è impossibile fermarlo, dargli una forma, localizzarlo in uno spazio o in un tempo: spiacente, ma hai sbagliato bersaglio, non sono io; dovevi prendertela con lui, non con me. È figlio della scissione dell’io di Pirandello; e, prima ancora, è figlio, o nipote, dell’asportazione della metafisica di Kant. Sorge per sottrazione, si moltiplica per esclusione: paradossalmente, cresce sulla propria debolezza, sulla propria fragilità, sulla propria inconsistenza.

È l’ora di san Giuseppe

È l’ora di san Giuseppe, patrono della Chiesa e della famiglia



(di Cristina Siccardi) 
Celebrare la festa di san Giuseppe del 19 marzo (i primi furono i monaci benedettini nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai Francescani nel 1399; venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio XV) significa rendere onore liturgico al Patrono universale della Chiesa e all’ avvocato di ogni famiglia. Oggi più che mai occorre pregare ed implorare la sua intercessione per l’una e per l’altra realtà. Alla Vergine Maria si tributa il culto di iperdulia (al di sopra di tutti i Santi), mentre a san Giuseppe il culto di proto dulia (primo fra tutti i Santi).

Flammis urar succensus

  • DOPO IL CASO ALFIE

Eutanasia, Magistero contro Paglia e giuristi cattolici

Le vicende di Charlie, Isaiah e Alfie sono emblematiche degli effetti che la cultura della morte ha prodotto in buona parte degli ordinamenti giuridici europei, ma anche tra i cattolici. Come dimostrano i giudizi di Unione Giuristi Cattolici e monsignor Paglia a proposito di Dat.
Alfie con i suoi genitori
Le vicende di Charlie, Isaiah e Alfie sono emblematiche degli effetti che la cultura della morte, secondo l’efficace espressione di Giovanni Paolo II in  Evangelium Vitae, ha prodotto in buona parte degli ordinamenti giuridici del continente europeo. E, come noto, vi è una circolarità: la giuridificazione del disprezzo per l’esistenza nelle circostanze più deboli – particolarmente il concepimento, la vita prenatale, lo stato prolungato di malattia a prognosi infausta, la fase terminale – indebolisce la percezione sociale del valore della vita umana.

I tre bambini britannici hanno in comune la condanna a una morte umiliante - mediante la privazione della ventilazione artificiale - per decisione di tribunali inglesi su conforme parere dei medici “curanti”, ma contro
la volontà dei genitori. In tutti i casi, la motivazione consiste in sintesi nel fatto che, difettando prospettive di guarigione dei piccoli pazienti affetti da gravi patologie, la morte sarebbe la soluzione più consona alla loro dignità, dovendosi rigettare l’alternativa della prosecuzione di una vita ritenuta di qualità mediocre e sostenuta a tempo indeterminato con l’alimentazione, l’idratazione e la respirazione artificiali. 

L’uomo più influente e temuto nella chiesa attuale

RICCARDI: CHIESA SCONFITTA ALLE ELEZIONI. PEZZO GROSSO: SCONFITTA LA CEI, NON LA CHIESA.


Il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, ha rilasciato un’intervista all’Espresso. Pezzo Grosso l’ha letta, e ci ha subito inviato un suo commento, che vi offriamo. Una piccola nota: vi ricordate quanto da parte dei media di Chiesa si era detto che il Pontefice non aveva voluto sponsorizzare lo ius soli, qualche mese fa? Beh, ci sembra che il professor Riccardi sia di opinione diversa…

E Lui con chi ce l'ha?

Papa Francesco e San Pio: quando il Vaticano ce l'aveva col frate

Giovanni XXIII in realtà era molto critico con Padre Pio


Papa Francesco, rafforzato dall’endorsement del Papa emerito Benedetto XVI (intorno a cui si è, tra l’altro, creato un piccolo giallo su alcune parole “sfocate”, secondo alcuni, a bella posta), si è recato ieri a Pietrelcina e poi a San Giovanni Rotondo a omaggiare Padre (ora Santo) Pio.

Grande tripudio e gioia tra i fedeli e gli albergatori.

Il Papa, tra l’altro, non ha mancato la solita ingerenza sullo Stato italiano dicendo che “Un Paese che litiga non può crescere” forse dimenticando la sua Chiesa e i suoi veleni che trapelano quotidianamente.

Dunque il Papa è arrivato in elicottero (uno strumento molto lontano dall’asinello con cui si spostava Gesù) ed ha proseguito a piedi per pregare e per ammonire il popolo e proponendo come soluzione del problema dei giovani che non trovano lavoro la preghiera, peggio del reddito di cittadinanza o di nascita dei Cinque Stelle.

domenica 18 marzo 2018

La vera nozione delle “buone opere”

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Crisi della Chiesa: la vera nozione delle "buone opere", contro l'eresia luterana di Papa Francesco - Risposta ad una critica


Crisi della Chiesa:  la vera nozione delle “buone opere”, contro l’eresia luterana di Papa Francesco – Risposta ad una critica

Nota  previa:  Mi sono accorto solo il 9 marzo u.s. del cortese intervento critico del lettore Giorgio Giacometti, “postato” il 25 febbraio precedente.  Ho tentato di rispondere sul mio blog ma la risposta la “macchina” non me l’ha passata, forse per mia imperizia. Rispondo pertanto in maniera più articolata, con la presente replica, pubblicata come articolo autonomo.  Colgo l’occasione per ringraziare il generoso apprezzamento di Gederson Falcometa, sempre a proposito dello stesso articolo, sull’eresia luterana di Papa Francesco.


Passato?Presente!

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La “sorpresa” del papa emerito e il passato che ritorna

«Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per aver capeggiato iniziative anti-papali».
Scrive così Benedetto XVI nell’ultima parte della lettera inviata al prefetto della Segreteria vaticana per la comunicazione, facendogli sapere che, per ovvie ragioni, non scriverà la «breve e densa pagina» che gli era stata chiesta sugli undici libretti dedicati dalla Libreria editrice vaticana alla teologia di Francesco, visto che tra gli autori c’è proprio Hünermann.
Questa parte della lettera del papa emerito, com’è ormai noto, è stata resa pubblica dalla sala stampa della Santa Sede in ritardo, su pressione dei giornalisti, dopo che in un primo tempo era stata tenuta nascosta. Ma qui non vorrei tornare su come la lettera è stata gestita. Desidero invece capire un po’ meglio perché, per Joseph Ratzinger, evocare il nome di Hünermann e, in parte, anche quello di Jürgen Werbick, un altro degli autori scelti dalla Lev, significa riaprire una ferita.

The real Pigs

Il bambino nella valigia: immagine simbolo di Ghouta


Nell’estate del 2016 la commozione aveva il volto del bambino Omran. Ogni giornale, ogni televisione, ogni sito internet piangeva per quel bambino con il volto insanguinato ed impolverato estratto dai calcinacci della sua casa di Aleppo Est.
Nel piangere per quel bimbo ogni commentatore ometteva diligentemente una basilare verità: Aleppo Est non era un’oasi di libertà, ma un piccolo califfato su cui sventolava la bandiera di Jabhat Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida.
La vicenda del bimbo nella valigia è diversa, ma il principio è lo stesso. Quello scatto toccante e commovente viene utilizzato per confondere l’opinione pubblica e riproporre il copione di una guerra alimentata dalla spietata ferocia del “macellaio” Bashar al Assad e del suo alleato Vladimir Putin.

Come andrà a finire..

IL FALLIMENTO DI UNA CIVILTA'


La post civiltà cristiana e l'individualista di massa: "Stiamo allevando i nostri figli al fallimento?". Generazione Erasmsus: figli infelici di un esercito di mamme frustrate e padri insignificanti. Da dove dobbiamo ripartite? 
di Francesco Lamendola  

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L'uomo moderno va perdendo sempre più la sensibilità, cioè la capacità di sentire le cose in maniera profonda, ma tende a diventare, in compenso, sempre più ipersensibile riguardo a se stesso: tende cioè a diventare permaloso, irritabile, suscettibile, incapace di sopportare il più piccolo smacco, il più lieve rimprovero. Un esercito di mamme frustrate, nevrotiche, rancorose e vendicative, fallite come madri, come mogli e come amanti, si precipita a scuola o all'asilo per fare una scenata alla sventurata maestra che abbia osato riprendere il loro santo e innocente pargoletto, anche (e soprattutto) se si tratta di un bambino isterico, caratteriale, antisociale, violento, che fa vivere nell'ansia o nel terrore tutti i suoi compagni. Questi bambini diventeranno degli adulti sociopatici, pretenziosi, viziati, velleitari, narcisisti, potenzialmente distruttivi per sé e per gli altri: e andranno a infettare, con i loro comportamenti irresponsabili, sgradevoli, paranoici, schizoidi, gli ambienti di lavoro, le professioni, le aziende, i servizi, le università. Provocheranno sofferenze, ansie e morbose insicurezze nei loro compagni e nelle loro compagne, e tireranno su una generazione di bambini infelici ed egocentrici, schiavi e tiranni nello stesso tempo, che riprodurranno sugli altri, a loro danno, i meccanismi infernali che hanno subito e vissuto ad opera delle loro mammine invasive e dei loro padri insignificanti.

Chi combatte la buona battaglia

LA BUONA BATTAGLIA



Si deve combattere "la buona battaglia". La Verità e l'errore non stanno sullo stesso piano ontologico: opinare "come se fossero equivalenti", sarebbe un abbandonarsi al "relativismo", un tradimento verso la Verità che è Dio 
di Francesco Lamendola  

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Abbiamo detto, in più occasioni, che la vita è una guerra del bene contro il male e che il vero cristiano non è un pacifista, bensì un uomo di pace, ma nel senso che Gesù dà a questa parola: mai una resa unilaterale davanti al mondo. Il concetto si può esprimere così: per il cristiano, tutta la vita, dalla fanciullezza alla morte, non è che un’unica, buona battaglia; una battaglia che deve essere combattuta, perché rifiutarsi di combattere è la stessa cosa che aprire le porte al nemico e permettergli di compiere ogni sorta di malvagità, non solo contro i cristiani, ma contro tutti gli uomini, dal momento che il nemico, anche se lusinga e accarezza i peggiori vizi dell’umanità, in realtà ha un solo scopo: trascinarli tutti alla perdizione. Anche da ciò si vede il grado di follia e di infedeltà di quei pastori, di quei vescovi, i quali, disobbedendo alle stesse leggi della Chiesa, rifiutando di nominare, nelle loro diocesi, dei sacerdoti esorcisti: è come se consegnassero le anime dei fedeli nella bocca del demonio. E da ciò si vede la gravità inaudita e il danno incalcolabile che hanno provocato le parole di Sosa Abascal, il generale dei gesuiti, a proposito della inesistenza del diavolo, da lui ridotto a un mero simbolo del male. Anche in quel caso, è come se le anime fossero state ingannate e spinte in una situazione di estremo pericolo, proprio da colui che ha ricevuto la sacra missione di difenderle sempre, a ogni costo: anche a costo della sua stessa vita. Ma si tratta, evidentemente, di falsi pastori e di falsi sacerdoti: perché un vero sacerdote non direbbe e non farebbe mai cosa alcuna che possa mettere in pericolo le anime affidategli dalla pietà divina, né si macchierebbe di un così abominevole tradimento verso Gesù Cristo. Il quale, con i demonio, non scherzava: né quando metteva in guardia contro le sue male arti, né quando esorcizzava i posseduti. Ma Gesù, evidentemente, non aveva letto i libri di teologia della svolta antropologica, non era stato illuminati dallo spirito del Concilio Vaticano II e resta legato a delle forme di religiosità popolare, diciamo un po’ superstiziosa: non aveva le sottili finezze intellettuali di un Sosa, di un Kasper, di un Rahner. E nemmeno la misericordia di un Bergoglio…

E' soltanto la punta dell’iceberg

  • ECCO TUTTA LA LETTERA DI RATZINGER

Quei "volumetti anti papali" Vaticano alle comiche finali

Dopo indiscrezioni pressanti il Vaticano è costretto a pubblicare la lettera integrale inviata da Benedetto XVI al prefetto Viganò sui volumetti della Lev: Ratzinger rifiutò categoricamente una "recensione" dell'opera teologica su Papa Francesco perché contenente contributi di un teologo che contestò il magistero dell'attuale Papa emerito e di Giovanni Paolo II. Una figuraccia grottesca che mostra che cosa si intenda per comunicazione Oltretevere. 
La lettera mostrata da Viganò. Coperta dai libri la parte censurata
Tra gli autori dei volumetti dedicati alla "Teologia del Papa" c'è anche un teologo tedesco che aveva duramente e sistematicamente attaccato papa Giovanni Paolo II, la sua autorità in fatto di teologia morale e in particolar modo l'enciclica Veritatis Splendor. Per questo non era concepibile un contributo teologico di papa Benedetto XVI all'operazione voluta da monsignor Dario Edoardo Viganò. È questo il senso del paragrafo della lettera di diniego inviata dal papa emerito al centro in questi giorni di una polemica internazionale per l'evidente manipolazione da parte vaticana (clicca qui e qui)

El cabròn

Vinto da Viganò il moncherino d’oro



Abbiamo già scritto su questa storia ridicola della lettera che il cardinale Ratzinger ha inviato a monsignor Viganò e con la quale ha rilasciato a Papa Francesco il patentino di “teologo”; non ritorniamo quindi sull’argomento e ci limitiamo a dire qualche parola sugli sviluppi della vicenda, come riportati dai vaticanisti Sandro Magister e Marco Tosatti

Lettere truccate, fogli nascosti, righe occultate, giornalisti truffati, smentite e precisazioni seguite da nuove rivelazioni… insomma una farsa tragicomica avente per protagonista il responsabile vaticano per le “comunicazioni”. Se c’era bisogno di una controprova che questo moderno Vaticano è una contraffazione mal riuscita della serietà, monsignor Viganò, e chi sta al suo fianco e dietro le quinte, ha provveduto a dimostrare che si può fare di peggio… aspettiamoci dell’altro.
Per adesso, il primo moncherino d’oro a Viganò non glielo toglie nessuno.

Ma a parte gli imbrogli mal fatti, se guardiamo al merito della vicenda e a Ratzinger che elogia Bergoglio pur facendo capire che non lo approva, scopriamo che se Viganò è un pessimo comunicatore e Bergoglio è un vanaglorioso che sollecita pubblici elogi, Ratzinger è un vecchio rancoroso che teutonicamente non perdona.

sabato 17 marzo 2018

La malizia infernale e la superbia

CRISTIANI E NO


La malizia e la superbia veramente demoniaca, di certi teologi, membri del clero e quelle del falso papa, i quali pretendono di riscrivere il Vangelo; pretendono di averne scoperto il “vero” senso, evidentemente sinora ignorato 
di Francesco Lamendola  

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Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma una spada. Metterò il figlio contro il padre e il padre contro il figlio, la figlia contro la madre e la madre contro la figlia… Sono parole di Gesù Cristo. Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, io vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno, tre contro due e due contro tre. Sono ancora parole di Gesù Cristo. Parole che, forse, il signor Bergoglio non ha ben meditato, visto che, per lui, ogni causa di divisione deve essere rimossa; e se, per rimuoverla, bisogna riabilitare Lutero con tante scuse, se bisogna invitare gli islamici alla santa Messa, se bisogna dire che i Giudei non hanno alcuna necessità di convertirsi, ebbene, quello è un prezzo che vale la pena di pagare. Bisogna gettare ponti e solo ponti, secondo lui; e abbattere tutti i muri. Gesù, però, non parlava affatto in tal modo; Gesù diceva di essere venuto a portare la divisione, perfino all’interno di una stessa famiglia. Più chiaro di così…

La continuità nell'errore

La continuità nell'errore da parte dei Pontefici da Giovanni XXIII a Francesco I

Risultati immagini per a Giovanni XXIII e paolo vi

Se tutti i documenti del Concilio Vaticano II fossero giammai stati letti allora sia la sostanza che l'ammontare delle seguenti eresie tenterebbero a fare presumere od un'imprecisa citazione del Vaticano II , avendo letto e studiato tutto il Vaticano II attentamente si può assicurare che le oltre 400 referenze in sede presenti sono accurate e che il Vaticano II ha realmente professato l'eresia oltre le 200 volte; difatti, se ne sono riscontrate 240 circa. Andrebbero tenute a mente 
alcune cose durante la lettura di questo testo.

L'eresia consiste in una negazione o dubbio pertinace di una verità Cattolica (Codice 1325, Codice di diritto canonico del 1917), separante completamente dalla Chiesa Cattolica (Papa Leone XIII, Satis cognitum).
Allorché un documento è chiaramente ambiguo o contraddittorio il solenne Magistero Ecclesiastico di Papa Pio VI (Auctorem Fidei, 28/08/1794) insegna che occorre condannare le dichiarazioni eretiche secondo il modo in cui esse appaiono, nonostante le contraddizioni o le ambiguità in cui esse siano mimetizzate; inoltre, esso avvisa che coloro tolleranti le eresie, poiché velate da una cosciente ambiguità, non possono essere scusati, permettendo ai fedeli di essere condotti "da errori sottili verso la loro eterna dannazione". 

Giacché si flagella la sua parola

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Cristo doppiamente flagellato


Per Cristo i flagelli sono raddoppiati, giacché si flagella la sua parola. […] Fu flagellato dai flagelli dei giudei; è flagellato dalle bestemmie dei falsi cristiani […]. Quanto a noi, facciamo ciò che egli stesso ci aiuta a fare: «Io, quando mi erano molesti, mi rivestivo del cilicio e umiliavo nel digiuno l’anima mia [Sal 34, 13]» (sant’Agostino,Trattati su Giovanni, X, 4).

Ancora una volta, le parole dei Santi si dimostrano attualissime, anche se la situazione che avevano direttamente di mira non è la stessa. Mai, come oggi, si flagella di nuovo Cristo nella Sua parola – bestemmiando così la Sua stessa Persona di Verbo incarnato – distorcendola o mistificandola fino a farle dire l’opposto. Il caso dell’indissolubilità del matrimonio è solo quello più evidente, ma i principi introdotti con la rivoluzione antropologica, surrettiziamente realizzata nella Chiesa con il pretesto di aggiornarla, sono tali da annullare tutta la Rivelazione. Il punto di partenza e di arrivo di ogni discorso religioso, infatti, non è più Dio, ma l’uomo (peccatore) con le sue “fragilità”, le sue esigenze, i suoi problemi. La manipolazione linguistica ha fatto scomparire responsabilità e peccato, troppo scomodi per una facile quanto illusoria proposta di felicità terrena a buon mercato.

Chi più ne ha più ne metta

ANCONA. DIO, PATRIA E FAMIGLIA? VADE RETRO, DICE IL VESCOVO. PARLANO FUSARO E BLONDET!

Boldrini, Renzi, Bonino – e chi più ne ha più ne metta – purché di sinistra e anche sotto elezioni possono parlare in chiesa o in ambienti limitrofi. Ma un’iniziativa, strettamente culturale e religiosa, dal titolo “Dio Patria e Famiglia” fa storcere il naso all’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Angelo Spina. Se poi fra i relatori ci sono il filosofo anti-globalista (e perciò contro l’immigrazione selvaggia) e il giornalista e scrittori Maurizio Blondet, figuriamoci! Tante volte parole così pericolose, e così poco inclusive, accoglienti ed eventualmente  immigrazioniste potessero arrivare alle orecchie di mons. Galantino, e far fare brutta figura alla diocesi! Ora gli organizzatori non sono né casa Pound né qualche altro gruppo politico. Si tratta di un’associazione che da molti anni vivacizza il clima culturale della città con dibattiti e convegni filosofici, religiosi e, appunto, culturali. Molto seguiti. Ma nella Chiesa del politically correct uno slogan come quello è troppo, non lo digerisce.Così, ci avverte un comunicato dell’Associazione Oriente Occidente, che da molti anni organizza confronti e convegni ad Ancona su temi religiosi, etici e sociali, a tre giorni dal primo appuntamento parte dalla Curia il siluro. Ecco il comunicato:

Il gioco delle tre carte

BENEDETTO XVI – VIGANÒ. SCANDALO SENZA FINE. NASCOSTA UNA PARTE DELLA LETTERA DEL PAPA EMERITO?

Lo scandalo dello scambio epistolare fra mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede e Benedetto XVI non sembra avere fine. E si arricchisce di un nuovo capitolo, che, come quelli precedenti, non fa fare una bella figura al responsabile della comunicazione vaticana. Anzi. Questa volta crediamo di poter asserire con un certo fondamento che qualcuno in Vaticano non ha gradito tutta l’operazione, e la strumentalizzazione, forse organizzata in precedenza, della risposta di Benedetto XVI (7 febbraio) alla lettera di invito di Viganò (12 gennaio, ma resa nota il 13 marzo). E ha provveduto a farlo sapere. In breve: come rivela il collega Magister, e possiamo confermare, anche se dobbiamo mantenere l’anonimato della fonte, che c’erano altre righe, mai lette e mai rivelate, nella lettera di Benedetto. Che spiegavano perché il papa emerito non aveva e non avrebbe letto gli undici libriccini sulla teologia di papa Francesco, e tantomeno li avrebbe commentati. In breve: perché due degli autori erano persone che si erano sempre opposte alla teologia di Giovanni Paolo II, di Joseph card. Ratzinger e di Benedetto XVI. Per i dettagli, potete andare su questo sito.

venerdì 16 marzo 2018

Una lotta senza quartiere

L'ORA DEL DIAVOLO INCARNATO?



Ecco perché sarà una lotta senza quartiere. Le forze tenebrose finalizzate a spegnere la luce di Cristo sono arrivate assai avanti nei loro piani: "è indispensabile fermare l’opera nefasta del falso clero e dei falsi cattolici" 
di Francesco Lamendola  

 

Ciò a cui stiamo andando incontro è la prospettiva di restare al buio: un buio totale, raccapricciante, da film dell’orrore, in cui sentiremo solo il fiato pestilenziale del Male e non avremo alcuno strumento per orientarci, per capire in quale direzione dirigere i nostri passi. Non era mai accaduto nella storia; non negli ultimi duemila anni, cioè dopo la venuta di Gesù Cristo sulla terra. Gesù, come dice il Vangelo, è la luce del mondo: se si spegne il suono della sua Parola, se viene cacciata la sua Presenza, il mondo ripiomberà nelle tenebre. Questa, oggi, è una possibilità reale; non solo: è una eventualità probabile, umanamente parlando. Umanamente parlando, non ci sono molte speranze di scongiurare un simile destino, perché le forze tenebrose finalizzate a spegnere la luce di Cristo sono arrivate assai avanti nei loro piani criminali; si sono impadronite, abilmente e silenziosamente, degli stessi vertici della Chiesa cattolica, o di buona parte di essi; e agiscono con estrema spregiudicatezza e decisione per portare a compimento la loro opera, traguardo al quale non manca che la spinta finale. E la loro diabolica astuzia è stata questa: di agire dall’interno della Chiesa; di presentarsi non solo come forze cattoliche, ma come forze positive, forze del rinnovamento, del dialogo col mondo, dell’apertura, della “vera” misericordia; e, servendosi di tutti gli strumenti mediatici e facendolo con consumata abilità, sfruttando ogni occasione, manipolando senza ritegno l’immaginazione dei fedeli, e facendo leva non sul loro discernimento personale, ma su una generica emotività e su quel tanto di basso e demagogico che sonnecchia in ogni anima umana, anche in quella dei cristiani, specialmente se sono ormai cristiani pigri e abitudinari, dei credenti più di nome più che di fatto, sono riuscite ad accreditarsi come il volto autentico della Chiesa, e a marginalizzare, svalutare e ridicolizzare ogni sacca di resistenza, ogni forma di critica e di opposizione.

Ta aloga zôa

SCANDALO VIGANÒ. STILUM CURIAE RISPONDE A INSULTI E DELIRI DI UN PRETE (?) SU FB.

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, vorrei condividere con voi un commento che ho trovato su FB e che mi ha colpito. Mi ha colpito perché l’autore, che non nomino, perché non merita menzione né nome, si professa sacerdote della Chiesa cattolica. Vive al nord, e nella sua fotografia di profilo di Facebook ha una bella maglietta che sembra della Sampdoria, e niente che lo possa identificare come un sacerdote. Tanto meno quello che scrive, in rapporto alla vicenda della lettera di Benedetto XVI al prefetto della Segreteria per la Comunicazione. Leggete. Credo che sappiate che Stilum Curiae è dotato di grande pazienza. Ma siamo uomini, e ogni tanto girano anche a noi. Ci sarà un piccolo commento alla fine.

In mezzo a due fuochi

L’ABBAZIA DI TRISULTI IN VENDITA

Un’immagine eloquente dell’ambiente ecclesiale odierno… tra Scilla e Cariddi






La storia di Trisulti


La magnifica Abbazia di Trisulti (Collepardo di Frosinone) era un palazzo di caccia appartenente alla famiglia dei Conti di Segni, che nel 1204 venne donato da Lotario di Segni (divenuto papa Innocenzo III) ai monaci Certosini, i quali la lasciarono - dopo avervi vissuto, lavorato e pregato per oltre 700 anni (1) - nel 1947 a circa 60 monaci Cistercensi, che vi vennero a piedi (facendosi largo tra i rovi e le sterpaglie a colpi di roncola) dalla loro bellissima Abbazia di Casamari (FR) fondata da S. Bernardo di Chiaravalle, vicina a quella di Fossanova ove morì - il 7 marzo del 1274 - S. Tommaso d’Aquino e dove si può visitare ancora la camera in cui spirò dopo aver ricevuto ivi gli ultimi Sacramenti ed aver commentato il Cantico dei Canticisdraiato sul nudo pavimento mentre stava per rendere l’anima a Dio.

La morte dall’Abbazia di Trisulti

Purtroppo i monaci Cistercensi, che hanno vissuto a Trisulti sino a  poco tempo fa, non hanno avuto nuove vocazioni, son quasi tutti morti e l’Abbazia è stata ceduta al Ministero dei Beni Culturali nel 2016.

Trisulti concessa ai teocon 

Quello che lascia più addolorati e più stupiti dell’accaduto è non solo  il fatto dell’abbandono dell’Abbazia da parte dei monaci per mancanza di nuove vocazioni, ma il fatto che l’Abbazia sia stata concessa dalla S. Sede e dall’Ordine cistercense assieme al Ministero dei Beni Culturali (per un “canone” di  circa 100 mila euro annui) ai “teocon” anglo/americani, che vi hanno impiantato un’associazione denominata “Dignitatis Humanae Institute” nello spirito dell’Amicizia Giudaico/Cristiana. Quest’Institute è stato fondato da Benjamin Harnwell, teo/conservatore inglese amico intimo di Steve Bannon (l’ex consigliere alt-right del Presidente statunitense Donald Trump), degli on. Rocco Buttiglione e Luca Volonté, ex “ciellini” e democristiani passati tranquillamente dalla destra di Berlusconi al Partito Democratico post-comunista e viceversa (cfr. ADRIANO MARZI, Il Venerdì di Repubblica, 22 dicembre 2017, p. 27).  

Complice dei bugiardi e dei falsari

LE DUE "BANDE" DI CHIERICI: la visione manichea di stampo marxista del giornalista di Vatican Insider Gianni Valente





C’è qualcosa di peggio dell’avere un cattivo pensiero: 

è avere un pensiero bell’e fatto.
Charles Péguy

Ho avuto occasione di leggere un articolo di Gianni Valente dal titolo Le due bande di chierici e lo “storytelling papale” (qui). Valente, già redattore di 30Giorni, è giornalista dell’agenzia Fides e collaboratore, oltre che di Vatican Insider, anche della rivista Limes, nonché autore di alcuni saggi su Ratzinger e su Bergoglio. É amico personale di quest’ultimo (qui), con il quale intrattiene rapporti sin da prima della sua elezione. 

L’articolo inizia con una citazione di Charles Péguy, del quale Valente è estimatore: «Noi ci muoviamo continuamente tra due bande di preti: i clericali clericali e i clericali anticlericali». Dopo aver ricordato che fu «militante repubblicano e socialista, fondatore di una rivista, i Cahiers de la Quinzaine, frequentata da atei, agnostici e liberi pensatori», nel 1999 egli ebbe a scrivere (qui): «Quando Péguy ritrova la fede cristiana, non vive questo fatto come un’abiura della propria vita fino ad allora trascorsa in partibus infidelium» e a conferma di ciò Valente cita una sua frase: «È per un approfondimento del nostro cuore sul medesimo cammino, e non è affatto per un’evoluzione, né per un ripensamento, che abbiamo trovato la strada del cristianesimo. Non l’abbiamo trovata grazie a un ritorno. Piuttosto, l’abbiamo rinvenuta al termine. Ed è per questo, occorre che lo si sappia bene dall’una e dall’altra parte, che non rinnegheremo mai un solo atomo del nostro passato». 

Usando i soliti trucchi..

Ancora notizie false dal Vaticano,
“il papa in soffitta” e il capolinea del neo-cattolicesimo



Mons. Viganò mostra la maglietta di Bergoglio “superpope”


L’AP sorprende il Vaticano presentando una foto cruciale di una “lettera di Benedetto” che elogia Francesco. Come al solito, si tratta di un espediente della macchina propagandistica Bergogliana.

Cinque anni dopo che Benedetto XVI è scappato dalla cattedra di Pietro, permettendo al “Papa dittatore” di occuparla – realizzando così l’obiettivo temporaneamente sventato della “mafia” di San Gallo – lo stesso Benedetto ora dichiara in una sua presunta lettera che c’è “continuità interiore”  tra il suo pontificato e la dittatura bergogliana. Indirizzata a mons. Dario Vigano, Prefetto della Segreteria per le Comunicazioni, la lettera ha tutte le caratteristiche di uno stratagemma da pubbliche relazioni per ripristinare la fiducia in un papato che anche i commentatori della dirigenza neo-cattolica sono finalmente costretti a riconoscere come “disastroso”.

Puer natus..

Se le fake news nascono in Vaticano



Davvero un brutto scherzo del destino l'operazione truffaldina di monsignor Viganò proprio nell'anno in cui il Papa lancia un messaggio contro le fake news. E i tentativi di metterci una pezza stanno solo peggiorando la situazione.


Foto "artistica", secondo il Vaticano


«Anche una distorsione della verità in apparenza lieve può avere effetti pericolosi». È un passaggio del messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali - il prossimo 13 maggio - dedicata a «Fake news e giornalismo di pace». Davvero un brutto scherzo del destino dover raccontare ora della notizia clamorosamente fake propagata proprio dal Vaticano.

Fort Jorgache

La corte di Papa Francesco

La reazione al pasticcio della lettera di Benedetto XVI dà l’idea di un Vaticano ridotto a fortino assediato


Roma. Francesco le corti non le ama, dice di non tollerare i pappagalli e men che meno i pavoni che svolazzando attorno alla sua persona sperano di entrare nelle sue grazie e di ottenere così qualche incarico, magari una croce pettorale da esibire o un posticino in qualche ufficio pubblicando libercoli su periferie e povertà, rilasciando interviste su ospedali da campo e uscite in missione. Forse non le ama perché sa che possono creare solo danni, a lui e alla chiesa. E’ un po’ sempre accaduto così, dopotutto: cortigiani più o meno autorizzati si sono presentati come portavoce del Papa, interpreti non autorizzati del pensiero del vicario di Cristo. Sia che si dovesse decidere la qualità dell’ermellino sintetico da applicare al cappellino da imporre sul capo del povero Pontefice, sia che si tratti ora di mazzolare per bene i dissenzienti veri o immaginari sui social network. O, magari, di lodare giustamente il quinquennio di Francesco rimproverando i soliti tradizionalisti che non rispettano né la chiesa né il Papa e al contempo irridendo con buona dose di veleno altri cardinali – vedasi il recente commento del professor Alberto Melloni su Repubblica di qualche giorno fa.

giovedì 15 marzo 2018

Nell’assistere alla santa Messa

A Messa con Padre Pio (imperdibile)


«…chi non ricorda il fervore col quale Padre Pio riviveva, nella Messa, la Passione di Cristo? Da qui la stima che egli aveva della Messa da lui chiamata “mistero tremendo” come momento decisivo della salvezza e della santificazione dell’uomo mediante la partecipazione alle sofferenze stesse del Crocifisso. “C’è nella Messa tutto il Calvario”. La Messa fu per lui la “fonte e il culmine”, il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera».(san Giovanni Paolo II, in visita a san Padre Pio il 23 maggio 1987)
«Come il Curato d’Ars, anche Padre Pio ci ricorda la dignità e la responsabilità del ministero sacerdotale. Chi non restava colpito dal fervore con cui egli riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica? Dall’amore per l’Eucaristia scaturiva in lui come nel Curato d’Ars una totale disponibilità all’accoglienza dei fedeli, soprattutto dei peccatori. Inoltre, se san Giovanni Maria Vianney, in un’epoca tormentata e difficile, cercò in ogni modo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della penitenza sacramentale, per il santo Frate del Gargano, la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò fino alla morte. Quante persone hanno cambiato vita grazie al suo paziente ministero sacerdotale; quante lunghe ore egli trascorreva in confessionale!» (Benedetto XVI al Clero, in visita a san Padre Pio 21 giugno 2009)