ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 27 marzo 2018

Risus abundat..

E INTANTO RIDONO. MA DI COSA?


La Chiesa cattolica sta andando a pezzi ma essi ridono e Bergoglio ride più di tutti: "dice che Gesù fa lo scemo che Gesù si è fatto diavolo e poi ride". Perciò ci domandiamo:"che cos'è che fa ridere tanto il signor Bergoglio?" 
di Francesco Lamendola   

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A un osservatore anche distratto non sarà sfuggito che la  cifra della neochiesa, e particolarmente del pontificato attuale, è la risata. Bergolio ride, ride continuamente; ride Sosa Abascal, quello che afferma di non credere all’esistenza del diavolo; ridono Paglia e Galantino, tutte le volte che parlano in pubblico, e specialmente quando s’incontrano fra di loro; ride James Martin, facendo le corna e le boccacce in televisione; ride il cardinale Marx, ride il cardinale Schönborn, quello che invita il transessuale Conchita Wurst nella cattedrale di Santo Stefano; ridono Antonio Spadaro, Antonio Rizzolo, Hans Küng, Walter Kasper. La Chiesa cattolica sta andando a pezzi, ma essi ridono; la fede si sta squagliando come nebbia al sole, ma loro ridono; il popolo cattolico è gettato dai suoi stessi pastori nella più grande confusione, nel turbamento, nell’amarezza, ma il riso non manca mai sulle loro labbra. Bergoglio ride più di tutti: si mette il naso da pagliaccio; si pone in capo il sombrero; va a trovare le suore di clausura e ride a gola spiegata, raccontando barzellette; parla a raffica, rilascia interviste, improvvisa dovunque e ride, ride sempre, con gli occhi lustri dalla soddisfazione, mentre i fotografi gli scattano un flash dietro l’altro, e la sua immagine ridanciana compare sulle copertine di tutti i giornali. 

Più che la benedizione serve il miracolo?


DAL VANGELO SECONDO MATTEO (SALVINI) – ANCHE IL CAPO DEI VESCOVI, GUALTIERO BASSETTI BENEDICE L'EVENTUALE INTESA LEGA-M5S: “NULLA DA TEMERE” – BELPIETRO: LA CHIESA, DOPO I DURI ATTACCHI PRE ELETTORALI A SALVINI, SI STA RISINTONIZZANDO SULLE SCELTE DEGLI ITALIANI. MOLTE DELLE PAURE AGITATE NELLE SCORSE SETTIMANE NON HANNO FONDAMENTO. LA SOLA COSA CHE CONTA È…”

Qualche scocciatura di troppo?

Teologi contro Benedetto XVI
La società europea di teologia critica Ratzinger e difende Hünermann, autore del volumetto incriminato

Benedetto XVI e Papa Francesco insieme a Castel Gandolfo (foto LaPresse)
Roma. Se Benedetto XVI avesse deciso di scrivere, pur a malincuore, la “breve e densa pagina teologica” che mons. Dario Edoardo Viganò gli aveva domandato per presentare gli undici volumetti sulla sapienza teologica di Papa Francesco, si sarebbe evitato qualche scocciatura di troppo.

"La stagione dei corvi sembra non avere mai fine"

INTRIGHI VATICANI

Bisignani: chi c’è dietro le dimissioni di Viganò, pr del Papa 






Chi c’è dietro le dimissioni del pr del Papa. Lo rivela Luigi Bisignani sul Tempo, in un pezzo che porta alla luce gli intrighi che hanno portato al passo indietro di monsignor don Dario Viganò dal vertice della comunicazione vaticana.
Pochi giorni fa Viganò è stato rimosso dal suo incarico di Prefetto ma lasciato negli stessi uffici, nonostante l' irritazione di due figure importanti come Benedetto XVI e il segretario di Stato Pietro Paro lin.
Bisignani fa un lungo passo indietro: "La scintilla imprenditoriale, che fa nascere l' idea magistrale di un Bergoglio superstar mediatico, prende l' avvio quando Paolo Sorrentino decide di girare The young Pope". Nascono nuove alleanze. Per prima la Sony fornisce il costoso materiale per un sistema televisivo  in alta definizione a 4K, trasmissioni 3D e tutto l' arsenale mediatico più avanzato. Poi è stata la volta di Sky, certa di diventare il provider mondiale delle immagini del Papa e di eventi megagalattici. "E infatti, per due anni, Sky Uno ha trasmesso h24 ogni viaggio papale", spiega Bisignani.

Il frutto della debolezza della nostra fede

A CHI SI DEVE CREDERE ?


Il Diavolo figura simbolica? Questo cattolicesimo mutilato è il frutto della debolezza della nostra fede: Padre Sosa è la quintessenza di questa umanità post-cristiana e di un clero post-cattolico impregnato di spirito moderno 
di Francesco Lamendola  


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Gesù Cristo dice a un gruppo di giudei (Gv., 8, 44):  voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.
Gesù dice anche, parlando del giorno del Giudizio (Mt., 25, 41): Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
E san Pietro, in un passo del Nuovo Testamento (1 Pt., 5-8): Il diavolo, come leone ruggente, si aggira in cerca di anime da divorare. 
Ma il preposito generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa Abascal, in una intervista al supplemento del giornale El Mundo, alla fine di maggio del 2017, ha dichiarato: Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male. Anche i condizionamento sociali rappresentano questa figura, ci sono persone che si comportano così perché c’è un ambiente dove è molto difficile fare il contrario.

Troppa luce fa male all’uomo frustrato e binario…

FRUSTRAZIONE "UOMO BINARIO"


l mistero e "percezione del sacro": concetto non acquistabile con carta di credito. Vittorino Andreoli e l’uomo postmoderno che vive a imitazione della macchina e il cui ragionamento si fa binario "stimolo e risposta immediata" 
di Roberto Pecchioli   

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Leggere Vittorino Andreoli è sempre una stimolante avventura intellettuale. Lo psichiatra veronese, con quella sua aria da scienziato pazzo, i radi capelli lunghi, spettinati, simili a fili elettrici senza direzione, è un testimone importante del nostro tempo. La sua lunga esperienza clinica, unita a una sorprendente umanità e all’acuta sensibilità di studioso fanno riflettere. Un suo recente intervento si è focalizzato sull’uomo contemporaneo che non ragiona più ed è schiavo della frustrazione. Due condizioni che Andreoli considera complementari, legate da una trama invisibile quanto persistente.
L’uomo postmoderno vive a imitazione della macchina, il suo ragionamento si fa binario, stimolo e risposta immediata, sì o no, giusto o sbagliato. Tutto è cotto e mangiato immediatamente, evapora il tempo dell’attesa, che è anche quello della speranza, del sogno, del progetto. Inadeguato per natura a sostenere il paragone con l’apparato tecnico, vive di scosse, clicca continuamente su se stesso, perde la gioia dell’obiettivo raggiunto, la soddisfazione di chi si attarda a contemplare l’esito, assaporare gli effetti dell’agire dopo averli immaginati e costruiti. Perde anche la capacità di accettare le sconfitte o le semplici inadeguatezze, frutto dell’accettazione di sé, della condizione di creatura imperfetta, fino ad attribuirle ad una sorta di malfunzionamento della macchina personale.

Cosa accade? Nulla..


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LETTERA DI UNA MAESTRA. “VEDO LA DISSOLUZIONE NEI BAMBINI”


Posto qui, nel posto d’onore, la lettera che  ho ricevuto. Senza commenti.
Gentile direttore,
sono un’insegnante e più il tempo passa e più tutto nella scuola impazzisce.
Come spesso Lei ha scritto, l’apocalisse che si consuma è in gran parte umana, relativa alla nostra stessa umanità e, se giovani e adulti la riflettono, è nei bambini che appare nel modo più devastante.
Per usare un’immagine molto in voga al momento, la scuola sta diventando l’ospedale da campo della famiglia e come tutti gli ospedali simili è piena di morenti o pazienti terminali, in alcune strutture ci si spende per i ” pazienti”, in altre li si lascia al proprio destino.
Fino a pochi anni fa il disagio montante veniva coperto dagli stessi insegnanti: dichiarare disagio o addirittura disfatta era un segno di debolezza, scarso sintomo di professionalità, per cui gli insegnanti più anziani compativano i più giovani per le loro difficoltà nelle classi … ora docenti con trenta o più anni di servizio si dichiarano impotenti di fronte ad una prima elementare. Ho reincontrato una ex collega che stimo molto, ora prossima alla pensione e abbiamo parlato di una classe “tragica” di anni addietro che ospitava quasi tutti i casi difficili del paesino e siamo state concordi che rispetto agli alunni che abbiamo adesso erano per molti aspetti dei “fiori”.
Cosa accade? Nulla: bambini di sei anni che picchiano e insultano le maestre facendo ciò che più gli aggrada perchè così sono stati “educati”, altri di sette che buttano le insegnanti dalle scale … quelli più grandi non hanno ragione di rispettarti (e perché dovrebbero?), anche perché non vedono per quali motivi gli adulti meritino rispetto. Ricordo una mia collega allucinata (erano altri tempi): un bambino in classe sua saltava sopra ai banchi, lei aveva detto alla madre: “A casa sua non si metterà certo a saltare dal tavolo al divano!”. L’altra le aveva risposto semplicemente “Sì”. Un’altra maestra ha mostrato ad una madre un disegno del figlio che rappresentava il genitore con la testa scoppiata, il bambino dall’altro lato imbracciava un grande fucile. Lei si è messa a ridere. Tutto realmente accaduto nella mia scuola e ci tengo a precisare che non è una cosidetta scuola “di frontiera”, ha un’ utenza socialmente eterogenea e la presenza di bambini stranieri al trenta per cento circa. Paese dei dintorni di Milano.

Una battaglia fuori e dentro la Chiesa

PAPA EMERITO
Attacco a Benedetto XVI

Se c’è qualcosa di positivo nella vicenda che ha avuto per protagonista monsignor Dario Viganò è che ha fatto emergere con chiarezza che i più accesi sostenitori di papa Francesco perseguono una discontinuità con i pontificati precedenti e con la Tradizione.


Se c’è qualcosa di positivo nella vicenda che ha avuto per protagonista monsignor Dario Edoardo Viganò è che ha fatto emergere con chiarezza ciò che si è sempre voluto nascondere dietro dichiarazioni formali. Gli esegeti e i sostenitori più accesi di questo pontificato si pongono in chiara discontinuità non solo con i Papi precedenti, ma con tutta la Tradizione. Per questo l’obiettivo è diventato cancellare Benedetto XVI. Per quanto viva ritirato, la sua è una presenza ingombrante; fallito il tentativo meschino di arruolarlo tra gli ammiratori della teologia di Francesco (vedi al proposito la ricostruzione di Sandro Magister), è cominciato il tiro al bersaglio nei suoi confronti per quel giudizio negativo riguardo al teologo tedesco Peter Hünermann, uno degli autori degli undici volumetti in questione.

lunedì 26 marzo 2018

La vera pietà alle Anime del Purgatorio

Storia edificante su Maria Simma e il Purgatorio



Eravamo entrati nell’Annus Fidei, e fra di noi ci sollecitammo per offrire al nostro pubblico non già dei “santini“, ma vere e profonde testimonianze di vita cattolica che, vissute nel nostro tempo, sono state capaci di dare all’uomo ancora quella reale edificazione che spesso raccontiamo e raccogliamo dai Santi del passato….
Vi confessiamo che è davvero edificante ed un bene parlare fra noi di queste storie, andarle a cercare, per scoprire come il Signore, la Provvidenza Divina, opera e agisce in queste Anime delle quali spesso, purtroppo, ci si accontenta solo del “sentito dire“, costringendoci invece a leggere sui libri (pro e contro) per far andare insieme la Fede e la ragione. Ed eccoci così, dopo aver esaminato il caso di Natuzza Evolo, vedi qui, e donato a voi il Dossier sulla beata Emmerick con lo specifico delle Visioni, entrate qui, alla storia di Maria Simma di cui oggi vogliamo parlare. Non opinioni personali, ma vi riporteremo i fatti e le curiosità e, naturalmente, un confronto onesto con la Dottrina e la Tradizione Cattolica che ci hanno convinti della credibilità di questa Anima prediletta del Signore.

Diversamente uguali


Restaurazione contro Rivoluzione?  Tradizione contro Innovazione? Antico contro Nuovo? Regresso contro Progresso? L’idea peregrina di salvare Benedetto XVI per dannare Francesco I, o viceversa salvare Francesco I per dannare Benedetto XVI, trova molteplici teorici e interpreti, oltre lo sventurato comunicatore vaticano. Fioriscono anche gazzettieri e romanzieri della discontinuità, dell’interruzione, della sospensione, della frattura, della “rottura” tra i due pontificati. Ma è tutto il contrario, in realtà. E risulta impresa agevole constatare, tra Ratzinger e Bergoglio, una continuità, una coerenza, uno spirito comune, un’identica esperienza e coltura ecclesiale, un medesimo afflato, un’uguale navigazione (sia pure con diverse sensibilità e interpretazioni) sulla stessa rotta. Sono, Benedetto e Francesco, “gemelli diversi”: due lieviti nella stessa pasta, due facce della stessa medaglia, una coppia di pattinatori sul ghiaccio, i cuochi della stessa minestra riscaldata, un duo strumentale sul Titanic. 

In Vaticano non funziona niente

Nelle università cattoliche si dice che “Dio è almeno bisessuale”                                                   
Trans divino. In Vaticano non funziona niente


Dio è almeno bisessuale o transessuale, Dio è Padre-Madre-Donna-Nero”. Qualcuno penserà che si tratta di vaneggiamenti senili o di bestemmie pronunziate in modo e tono elegante, ma non è così. E’ il contenuto, purissimo, della lectio magistralis che padre Benedito Ferraro ha letto in occasione dell’apertura dell’anno accademico della Pontificia università cattolica di San Paolo del Brasile. 

Non confondiamoci..

Ecco cosa c'è (davvero) dietro lo scontro tra i due Papi

La lettera di Ratzinger continua a far discutere. Ecco il teologo progressista che avrebbe convinto Bergoglio della bontà di alcune "svolte dottrinali"
C'è un altro retroscena sulla lettera di Ratzinger. Il papa emerito, rispondendo ad una missiva di monsignor Viganò, ha declinato l'invito a scrivere una "breve e densa pagina teologica" sugli undici "piccoli volumi" riguardanti La teologia di Papa Francesco.
Ma perché?
Il caso è ormai noto. Nella parte diffusa inzialmente dal Vaticano sembrava che Benedetto XVI volesse soprattutto sottolineare l'esistenza di una "continuità interiore" tra i due pontificati e la necessità della fine di un doppio "stolto pregiudizio" relativo alla sua natura solo dottrinale e a quella solo pragmatica di Francesco. Nei giorni successivi, Sandro Magister ha tirato fuori le parti "omesse". Prima si è scoperto che il teologo tedesco si era in qualche modo rifiutato persino di leggere quei testi, poi è emerso che tra gli autori selezionati per la raccolta era presente anche un anti-ratzingeriano doc: il professor Hünermann.

Sogno o son desto?

IL DUPLICE SOGNO DI PEZZO GROSSO. INQUIETANTE COME IL TERZO SEGRETO DI FATIMA.



Pezzo Grosso come suor Lucia? Dalla lettera che Stilum Curiae ha ricevuto ieri sera sembra proprio che il nostro caro amico abbia avuto una notte tormentata, e il risultato è molto simile, per tono e drammaticità, alla parte del Segreto di Fatima svelata nel 2000. Leggete e giudicate:

Il loglio ha ormai invaso il campo di grano

CAPOVOLTA LA PAROLA DI DIO


Usurpatori? Che chiesa è quella che capovolge la Parola di Dio? L’elenco delle discrepanze fra ciò che dice Gesù e ciò che dicono il signor Bergoglio e gli altri esponenti del neoclero. Il caso Viganò della lettera falsificata 
di Francesco Lamendola   

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Gesù, parlando di Giuda Iscariota, disse ai discepoli: Sarebbe meglio per lui se non fosse mai nato!; ma il signor Bergoglio ha detto che anche Giuda, probabilmente, si è salvato.
Gesù ha detto che sarebbe meglio per lui se chi dà scandalo si legasse una macina al collo e si gettasse nel mare, ma monsignor Paglia ha affermato che tutti dovrebbero prendere a modello la vita di Marco Pannella, persona, a suo dire, dalla spiritualità altissima.
Gesù, interrogato sul divorzio, ha ordinato: L’uomo non divida ciò che Dio ha unito; ma molti vescovi e sacerdoti, richiamandosi esplicitamente all’esortazione Amoris laetitia, ritengono i divorziati rispostati degni di ricevere la santa Comunione, come se non fossero affatto peccatori.
Interrogato sull’adulterio, Gesù dice alla donna adultera: Vai, e d’ora in avanti non peccare più; ma il signor Bergoglio, in Amoris laetitia (capitolo ottavo), dice che, in certi casi, Dio stesso non si aspetta altro che il divorziato risposato, o passato a una nuova unione, rimanga nello stato in cui è, cioè perseveri nel peccato dell’adulterio: Dio, così, smentirebbe la sua stessa legge.

Chi non ha scrupoli?

Altro che continuità, qui c'è una voragine. La vera storia degli undici libretti


A distanza di giorni è sempre più evidente che Francesco non ha affatto licenziato o punito monsignor Dario Edoardo Viganò, per come ha utilizzato la lettera che Benedetto XVI gli aveva scritto.
Al contrario, ne ha confermato e persino rafforzato i poteri, rinnovandogli esplicitamente il mandato di portare presto a termine l'accorpamento di tutti i media vaticani, compreso "L'Osservatore Romano", in un "unico sistema comunicativo" tutto controllato da lui, in filo diretto col papa e finalizzato a curarne l'immagine di pastore esemplare e ora anche di colto teologo.
L'operazione che ha fatto perno sulla lettera di Benedetto, infatti, è parte di questo disegno complessivo.

Solo questione di piede?

Sinodo e giovani, per ora prevale il sociologismo

In occasione della XXXIII Giornata mondiale della Gioventù, celebrata ieri, è stato consegnato a Papa Francesco il documento finale del pre-Sinodo dei giovani, che si limita a una fotografia di ciò che i rappresentanti dei giovani pensono della Chiesa e della fede. - 

                                     Domenica delle Palme in piazza San Pietro

«Ci sono molti modi per rendere i giovani silenziosi e invisibili», ha detto il Papa nell’omelia pronunciata nella celebrazione liturgica della Domenica delle Palme. «Molti modi di anestetizzarli e addormentarli perché non facciano “rumore”, perché non si facciano domande e non si mettano in discussione». Francesco, invece, come ebbe modo di dire già nella Gmg di Rio nel 2013, vuole dei giovani che facciano «casino», capaci di «fare chiasso e smuovere la Chiesa».

IL DOCUMENTO PER IL SINODO DEI GIOVANI

Ieri si celebrava la ricorrenza diocesana della XXXIII Giornata Mondiale della Gioventù e al termine della messa è stato consegnato al Papa il documento conclusivo della riunione pre-sinodale che si è tenuta a Roma dal 19 al 24 marzo. Un atto preparatorio in vista del Sinodo dei Vescovi in programma per l’ottobre 2018, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. 300 giovani da tutto il mondo, di diverse fedi e anche non credenti, hanno lavorato nella logica della sinodalità cara a Francesco, parlando con “parresia”, anzi con «faccia tosta» come ha chiesto lo stesso papa Bergoglio in apertura dei lavori. Insieme a loro altri 15.000 giovani collegati tramite i social network.

Ne è uscito un documento di quindici pagine diviso in tre parti: la prima sulle sfide e le opportunità dei giovani nel mondo di oggi, la seconda su fede, vocazione e discernimento, la terza sulle attività formative e pastorali della Chiesa. Un riassunto concepito come il frutto del lavoro di 20 gruppi linguistici, e di ulteriori 6 gruppi tramite i social media, nella logica appunto di non silenziare i ragazzi, ma di mettersi in ascolto. Ma al di là di questo “ascolto”, di questa specie di fotografia di quello che pensano questi giovani sulla fede e sulla Chiesa, il documento non va. E comunque l’idea di ascoltare “il popolo” in vista di una riunione di vescovi non è una novità, un metodo analogo è stato seguito anche per il doppio Sinodo sulla famiglia tenuto nel 2014 e nel 2015.

LA CHIESA

In apertura una riflessione sulla Chiesa che, purtroppo, non sembra troppo rivoluzionaria, ma qualcosa di già sentito. «Molte volte la Chiesa appare come troppo severa ed è spesso associata ad un eccessivo moralismo», si legge nel testo. «A volte, nella Chiesa, è difficile superare la logica del “si è sempre fatto così”. Abbiamo bisogno di una Chiesa accogliente e misericordiosa, che apprezza le sue radici e i suoi tesori, amando tutti, anche quelli che non seguono quelli che crediamo essere gli “standard”». Come ha detto il cardinale Lorenzo Baldisserri durante la conferenza stampa di presentazione del testo, «i giovani si aspettano una Chiesa che sappia riconoscere con umiltà gli errori del passato e del presente e impegnarsi con coraggio a vivere ciò che professa». Una frase piuttosto generica, vedremo se e cosa suggerirà ai vescovi riuniti in assemblea nell’ottobre prossimo.

TEMI ETICI

Una verità il documento la coglie certamente, quando si legge che «c’è spesso grande disaccordo tra i giovani, sia nella Chiesa che nel mondo, riguardo a quegli insegnamenti che oggi sono particolarmente dibattuti». Il riferimento è a contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio e anche come viene percepito il sacerdozio nelle diverse realtà della Chiesa. Su queste questioni il dibattito è «aperto», indipendentemente dal «livello di comprensione degli insegnamenti della Chiesa» e «nonostante questo dibattito interno, i giovani cattolici le cui convinzioni sono in contrasto con l’insegnamento ufficiale desiderano comunque essere parte della Chiesa». E comunque si registra anche che «molti giovani cattolici accettano questi insegnamenti e trovano in essi una fonte di gioia. Desiderano che la Chiesa non solo si tenga ben salda ai suoi insegnamenti, sebbene impopolari, ma li proclami anche con maggiore profondità».

DONNE E ABUSI

Alla fine dal testo, spesso un semplice riassunto di posizioni antitetiche e solo accennate, sembrano emergere solo due indicazioni particolarmente forti. Quella che chiede alla Chiesa di continuare la “tolleranza zero” nei confronti dei casi di abuso su minori e  ridurre la «cattiva amministrazione delle ricchezze e del potere». Su questo sembra che i ragazzi riuniti a Roma per il pre-Sinodo abbiano trovato un accordo, visto che scrivono che la Chiesa «così riconoscendosi umile e umana potrà aumentare la propria credibilità e la capacità di entrare in empatia con tutti i giovani del mondo».

L’altra indicazione abbastanza schietta riguarda il ruolo delle donne nella Chiesa, che deve essere approfondito e meglio valorizzato. «Un’altra percezione comune di molti giovani è la mancanza di chiarezza sul ruolo delle donne nella Chiesa», si legge nel testo. «Se già da una parte è difficile per i giovani sentire un senso di appartenenza e leadership nella Chiesa, lo è ancora di più per le giovani donne. Per questo, sarebbe d’aiuto se la Chiesa non solo affermasse il ruolo della donna, ma che anche aiutasse i giovani a esplorarlo e a comprenderlo sempre più chiaramente.

Se questa è la “Chiesa giovane” che ha parlato, vale ancora il famoso invito che Giovanni Paolo II, il papa a cui si devono le Gmg, ha sempre rivolto ai giovani: «Spalancate le porte a Cristo!». Così accanto al giusto ascolto dei ragazzi c’è anche una proposta di vita capace di uscire dalle inevitabili secche della sociologia o della psicologia.

Lorenzo Bertocchi

http://www.lanuovabq.it/it/sinodo-e-giovani-per-ora-prevale-il-sociologismo

SINODO DEI GIOVANI
Partenza con il piede sbagliato

Il pre-Sinodo dei giovani è stato caratterizzato da molta sociologia debole, condita con il linguaggio politichese dell'«ascolto». Ma in certi contesti le opinioni (o le opinioni presunte) dei “giovani” servono a promuovere cose a cui quelli che comandano puntano già.



È certo che non tutti i politici siano ipocriti. Quando iniziano a mostrarsi preoccupati, pubblicamente, di ciò che sta accadendo “ai bambini”, alcuni di loro preoccupati lo sono davvero. I dibattiti pubblici sulla gioventù sono però spesso esercizi di ventriloquio, che adoperano le opinioni (o le opinioni presunte) dei “giovani” per promuovere cose a cui quelli che comandano puntano già.

Il Vaticano sta organizzando un Sinodo dei Giovani (programmato per ottobre) e sono convinto che la percentuale di persone coinvolte sincere sia parecchio elevata rispetto alla media dei politicanti democratici. Motivo per cui è controproducente se cominciano a usare il politichese dell’«ascolto», del non fare semplicemente qualcosa «per» i giovani ma dello stare «con» i giovani (clicca qui).

Quando ero giovane, avrei trovato questo genere di cose - gli adulti che si fossero comportati come se avessero avuto bisogno d’imparare qualcosa da me - patetico, e in verità molto sospetto. Forse i giovani sono cambiati nel profondo del cuore, ma ne dubito un po’.

Ascoltare i giovani può essere un bene, ma dipende da chi ascolta e dal perché lo fa. Padre James Martin “ascolta” i giovani affetti da diversi disordini sessuali, specialmente in occasione di eventi come i convegni “IgnatianQ”, che sono incontri sulla diversità di sesso e di genere attualmente organizzati in università gesuite. Hanno lo scopo di convincere i giovani che essere LGBTQetc. vada benissimo, benissimo anche per lo stesso Gesù. E che le persone che la pensano altrimenti siano intolleranti, piene di odio e non cristiane.
Se vivesse oggi, quell’ex militare che fu sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) agirebbe in modo senza dubbio più energico - e molto diverso - rispetto a quanto facciano i suoi attuali eredi su questi temi, che sono d’importanza pari alla Riforma che egli combatté, e forse maggiore.

Farebbe probabilmente qualcosa di molto simile a quel che Karol Wojtyła (1920-2005), ora san Giovanni Paolo II, fece con le sue famose gite in canoa e le sue famose escursioni: incontrare i giovani, cosa che comprendeva la Messa, le confessioni e l’assistenza spirituale. Li «accompagnava» dicendo la verità del cattolicesimo. Non li vessava, ma, dopo avere esposto con chiarezza gli argomenti, diceva loro «decidete voi» la strada da seguire. Funzionava. Questo accompagnamento mosse molti giovani: non ad accettare l’inaccettabile, ma a salvare la verità e le opere.

Il mondo ha disperatamente bisogno di 10mila di questi “accompagnatori”: oggi, ieri, ogni anno, per i decenni a venire. Uomini maschi che non abbiano paura di dire che la volontà di Dio va accettata; donne compassionevoli, ma caparbie che non si tirino indietro e che contrastino la triste cultura di oggi, a volte anche dentro la Chiesa.

Settimana scorsa si è svolta una sessione di progettazione del Sinodo dei Giovani, motivo per cui mi sono trattenuto a Roma per qualche giorno. Finora la mia impressione è che non vedremo molto ascolto e molta azione del tipo wojtiłiani. (Come fatto in passato, pubblicherò qualche resoconto ulteriore se gli sviluppi lo giustificheranno.) Quel che già abbiamo è parecchia sociologia debole, come si è visto anche prima dei due Sinodi sul matrimonio. Nessuno dovrà poi sorprendersi se questo evento diventerà qualcosa di molto diverso da ciò che era stato pianificato.

Sono state ovviamente svolte indagini, e i giovani parteciperanno via Facebook. Com’è vero oggi per quasi tutte le inchieste pubbliche, non è molto difficile far dire ai sondaggi tutto ciò che si vuole. I sondaggi di argomento religioso possono del resto essere particolarmente ingannevoli giacché a seconda dei soggetti a cui si rivolgono le domande - i cattolici impegnati, chi è cattolico solo di nome, gli indifferenti - i risultati possono essere anche molto diversi, ancora prima che la girandola delle interpretazioni cominci a muoversi.

Qui il fatto più saliente è che i giovani dei Paesi più sviluppati sono stati efficacemente catechizzati - dallo Stato laico, dai media, dalla cultura di massa e dalle scuole statali - a rispondere con scetticismo alla verità, ma a credere fermamente in due cose: che la scienza abbia confutato la religione e nella rivoluzione sessuale.

Quanto alla rivoluzione sessuale, c’è stato un po’ di contraccolpo. Alcuni millennial hanno subito il divorzio dei genitori o hanno vissuto in contesti familiari deboli e sembrano quindi nutrire prospettive più stabili su matrimonio e genitorialità. Attenzione a essere però esageratamente ottimisti su queste che ancora sono prime tendenze: l’eros sfrenato non ha smesso di lacerare il tessuto sociale dei Paesi sviluppati.
I millennial dicono però che il motivo principale per cui abbandonano la religione è il fatto che la “scienza” (e le utilissime tecnologie che ne derivano) abbia dimostrato che la fede è un’illusione. Ovviamente il crederlo è esso stesso un’illusione, generata da un modo di ragionare estremamente debole: non bisogna essere credenti per sapere che la scienza e la fede - propriamente intesi - siano due realtà diverse, nessuna riducibile all’altra o rifiutabile dall’altra.
Ma per comprendere questa distinzione occorre un pensiero accurato: insegnato da chi oggi?

L’amore e la misericordia - l’ospedale da campo evocato dalla suggestiva immagine scelta dal Papa - sono due belle realtà cristiane e aggirano l’ostacolo posto dalle obiezioni meccaniche alla religione. Ma se poi non si concentrano sul punto principale, cioè se non vengono rafforzate da un pensiero forte, non restano cristiane a lungo, e neppure restano realtà, come si vede dalle fragilità sempre maggiori della nostra società e dalla polarizzazione feroce che ci circonda.

In questo clima, è forte la tentazione di credere che ridurre le esigenze dell’amore e della misericordia, sminuendone le fondamenta cristiane, attirerà più gente. Negli anni 1780, Thomas Jefferson (1743-1826), un uomo tutt’alto che stupido, scrisse a un amico: «Sono felice che in questo Paese benedetto fondato sulla libertà di ricerca e di credo, che ha non ha piegato la propria coscienza a nessun re e a nessun prete, si stia rinvigorendo la vera dottrina dell’unico Dio e confido che negli Stati Uniti non un solo giovane di oggi morirà unitariano» (1). L’ultimo sondaggio effettuato dal Pew Research Center dà gli unitariani negli Stati Uniti allo 0,3 %, forse 600mila persone in tutto il mondo.

Dal progressismo c’è da attendersi poco, come non solo gli unitariani, ma tutti i protestanti liberal sanno. Il Sinodo si è assunto un compito immane in un momento altamente sfavorevole. Stare «con» i giovani potrà certamente abbatterà i soliti steccati, all’inizio. Ma la parte più difficile è quella che viene dopo: la via, la verità e la vita.
Sarà un miracolo se il Sinodo riuscirà ad avanzare in mezzo a tanta resistenza, non da ultimo all’interno della Chiesa stessa. Ma come tuti i cristiani dovrebbero ricordare sempre, i miracoli continuano ad avvenire. Preghiamo. Tanto.

(Traduzione di Marco Respinti)

NOTA del traduttore

(1) L’unitarianesimo, nato all’inizio del 1500, è un movimento religioso di origine cristiana che rifiuta la Trinità. Negli Stati Uniti, le idee unitariane si sono diffuse in seno ai congregazionalisti - una delle forme allora assunte dal puritanesimo nordamericano - della Nuova Inghilterra per poi svilupparsi e diffondersi autonomamente. Non rientra nel concetto di “cristianesimo ortodosso” (caro anche alle confessioni protestanti trinitarie) e ha orientamenti teologici progressisti sviluppatisi poi in filosofie “metareligiose” come il trascendentalismo e l’universalismo, di fatto secolarizzati.

* La versione originale di questo articolo è stata pubblicata il 19 marzo 2018 su The Catholic Thing con il titolo God Save Them 

Robert Royal
http://lanuovabq.it/it/partenza-con-il-piede-sbagliato

domenica 25 marzo 2018

L'“ossessivo Paschalismo”

Gravità



Testo dell'audio
Vediamo come la gravità appropriata al Sacrificio della Messa e alla Morte del Signore lasci il posto alla gioia. Qual è la fonte di questa gioia? Il senso di un banchetto comunitario che richiama gli incontri agape nella Chiesa primitiva? Ma, come spiega il cardinale Ratzinger, questi raduni, che nei tempi più antichi erano associati alla celebrazione della Messa, furono in breve riconosciuti come sostanzialmente diversi dalla Messa e furono, di conseguenza, separati da essa. O deriva, questa gioia, da un senso dell’Ultima Cena? Ma, come Romano Amerio sottolinea in Iota Unum (cap. 270), l’Ultima Cena è permeata piuttosto da uno spirito di tragedia.
O deriva essa dalla commemorazione della Resurrezione, poiché la Messa è anche questo? 

Un guanto di sfida

Meno pasticcini e più ostie Mons. Negri sfida la Chiesa

È proprio un guanto di sfida questo libro di monsignor Luigi Negri, gettato in faccia a tutti coloro che, pur di fare pace col mondo, in Comunione e liberazione hanno tradito don Giussani e nella Chiesa hanno tradito Cristo
È proprio un guanto di sfida questo libro di monsignor Luigi Negri, gettato in faccia a tutti coloro che, pur di fare pace col mondo, in Comunione e liberazione hanno tradito don Giussani e nella Chiesa hanno tradito Cristo.


Come sappiamo sono tantissimi e forse solo un vescovo emerito, suppergiù pensionato, poteva concedersi la libertà di mettersi contro mezzo mondo cattolico: la metà che detiene il potere, per giunta. Il vecchio allievo del fondatore di Cl, e primo presidente diocesano del movimento, non ha mai avuto peli sulla lingua. Stavolta ci si mette anche l'intervistatore Giampiero Beltotto che anziché moderare, come ci si poteva aspettare da un comunicatore istituzionale, aizza, essendo pure lui un ciellino della prima combattiva ora.

Quello che passa di fatto

Ecco come è stata "imposta" la comunione in mano

Un sacerdote compie lo studio più approfondito su come si è arrivati a concedere la distribuzione della comunione in mano che Paolo VI e la maggioranza dei vescovi bocciò. Anzitutto con un indulto che doveva essere rivolto solo a quelle diocesi dove si commettevano abusi. Ma poi la "moda" è dilagata. Resta il fatto che la ricezione della comunione in ginocchio e in bocca sia legge universale della Chiesa, la forma consuetudinaria attuale sia solo frutto di una concessione. 




Don Federico Bortoli è attualmente parroco della parrocchia Sant’Andrea Spostolo in Acquaviva, Diocesi di San Marino Montefeltro. E’ inoltre Cancelliere vescovile, Vicario giudiziale e consulente ecclesiastico dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. Presso il Tribunale Ecclesiastico Flaminio di Bologna è Difensore del Vincolo. Il libro La distribuzione della Comunione sulla mano, pubblicato lo scorso 22 febbraio è la sua tesi di Dottorato in Diritto Canonico. E’ su questo importante tema che lo abbiamo intervistato.

La sofferenza non è mai inutile

IL BENE MORALE DELL'UOMO



Filosofia. Nulla andrà bene finché non torneremo a volere il bene. Dobbiamo disintossicarci e de-condizionarci dalla cultura moderna, la cui essenza è la negazione di Dio e del bene. Ma che cos'è il bene? una tremenda menzogna 
di Francesco Lamendola  


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Già da tempo la cultura moderna aveva insinuato il sospetto che predicare il bene, insegnare il bene, additare il bene quale meta ultima della nostra vita, sia una operazione poco limpida, interessata e mossa da chissà quali inconfessabili fini, o, nel meno peggiore dei casi, una forma di ipocrisia, perché predicano il bene coloro i quali, per primi, si guardano  dal praticarlo nella loro vita. Poi è arrivata la psico-analisi di Freud e la cultura moderna, materialista, edonista, utilitarista, si è trovata fra le mani lo strumento di cui abbisognava per vibrare il colpo decisivo contro l'idea del bene: una teoria pseudo scientifica spacciata per verità inconfutabile, lo strumento definitivo per smascherare gli ipocriti e i  fraudolenti che ci vengono a parlare del bene collo scopo recondito di addormentarci, di manipolarci, di asservirci. Questa tesi era già stata esplicitata da Marx e a riguardo alla religione e alla Chiesa: i preti, aveva affermato, hanno creato l'idea di dio, di un dio da adorare e servire, affinché  gli uomini restino sprofondati nella passività e nella superstizione, e ciò permette alle classi dominanti, nobiltà e clero, di sfruttarli illimitatamente. Che Dio possa esistere e che il bisogno di  Dio possa  far parte della struttura fondamentale dell'anima umana, non è mai venuto in mente a Marx e ai suoi seguaci; così come a Freud e ai suoi seguaci non è mai venuto in mente che esista il bene e che gli uomini siano naturalmente attratti verso di esso, o almeno che ne sia attratta la loro parte migliore, e che ciò sia un dato reale, che è parte del loro statuto ontologico e non una proiezione del super-io o una sublimazione di pulsioni inconsce che, se si rivelassero apertamente (l'istinto di veder morto il proprio padre e di avere rapporti sessuali con la propria madre) ci provocherebbero un trauma psichico dagli effetti devastanti.

La sua fede può spiegare la follia di questo sacrificio

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ARNAUD BELTRAME. LA CHIESA LO RICONOSCA “EROE DELLA CARITÀ CRISTIANA”.


Oggi pomeriggio ho letto un documento impressionante. Era la testimonianza di un canonico amico di Arnaud Beltrame, il tenente colonnello morto dopo essersi offerto in cambio degli ostaggi al terrorista islamico di Trèbes. Da quanto ho letto, credo che la diocesi a cui apparteneva questo eroe – un Salvo D’Acquisto, un Massimiliano Kolbe – francese dovrebbe attivarsi perché sia riconosciuto beato “per testimonium caritatis heroicis”, “per testimonianza eroica della carità. Niente obbligava Arnaud Beltrame a compiere il gesto che ha fatto, se non una spinta veramente eroica motivata dalla sua fede. Ma leggete la
Testimonianza di un canonico dell’Abbazia di Lagrasse (Aude) il giorno della sua morte, il 24 marzo 2018.
È stato per il caso di un incontro durante una visita alla nostra abbazia, Monumento storico, che ho fatto la conoscenza del tenente colonnello Arnaud Beltrame e di Marielle, con cui si è sposato civilmente il 27 agosto 2016. Abbiamo simpatizzato rapidamente e mi hanno chiesto di preprarali al matrimonio religioso che avrei dovuto celebrare vicino a Vannes il 9 giugno prossimo. Abbiamo allora passato parecchie ore a lavorare sui fondamenti della vita coniugale nel corso di due anni. Il 16 dicembre ho benedetto la loro casa e abbiamo completato il dossier canonico per il matrimonio. La bellissima dichiarazione di intenti di Arnaud mi è giunta quattro giorni prima della sua morte eroica.

Dominica II Passionis seu in Palmis

SETTIMANA SANTA

È l'obbedienza al Padre che cambia il senso della storia

In questo inizio di Settimana Santa chiama tutti quelli che credono nel Signore a partecipare della novità che la morte e resurrezioine di Gesù hanno portato nel mondo: una luce, ancora flebile, che solca un mondo devastato dalla violenza. Una luce che cambia il corso della storia e la spinge verso il suo compimento, e che passa dalla dedizione alla volontà del Padre che arriva fino all'accettazione della morte, vergognosa e dolorsa, in Croce.




L’annunzio antico e sempre nuovo che la Chiesa con indefettibile fedeltà propone da duemila anni, quello della morte e resurrezione del Signore, l’uomo nuovo che vive nel mondo, chiama tutti quelli che credono in lui a partecipare di questa novità. Questo annunzio solca oggi come luce furtiva, la notte del mondo, come la liturgia cattolica richiama spesso nelle grandi festività del Natale e della Pasqua. La Pasqua solca come luce - però ancora flebile - un mondo devastato.

Il mondo di oggi è un mondo devastato dal male. È un mondo in cui la violenza costituisce la cifra del comportamento a tutti i livelli. Da quelli familiari a quelli internazionali. Violenza che elimina l’interlocutore, sentito come nemico, per affermare un possesso, indiscusso e indiscutibile, da parte di ogni singola persona.

La violenza che ha seminato morte nelle famiglie con uccisioni di mogli, mariti, perfino figli; come ci dicono le statistiche ogni anno in Italia abbiamo centinaia di orfani di entrambi i genitori, nei casi di omicidio-suicidio, o di uno dei due genitori. Migliaia di bambini dissestati nella loro fondamentale esigenza di avere un ambito di accoglienza e di educazione.

La violenza poi terribile, anche per i modi in cui viene veicolata, attraverso immagini che la televisione smercia in ogni momento, con questi cadaveri abbandonati lungo la strada, a malapena coperti da qualche straccio bianco. Sembrano diventati una presenza scontata, in città come le nostre, dove ormai ti aspetti che da un momento all’altro si accenda una sparatoria, che qualcuno che faccia giustizia a modo suo.

Questa violenza ha ormai invaso i rapporti, la vita sociale. È stato terribile per me che sono un vecchio professore, essere stato richiamato dai fatti e avprendere coscienza che anche la scuola è diventata un ambito di violenza: violenza di alcuni insegnanti – pochissimi per fortuna – sui ragazzi, violenza invece dei ragazzi sugli insegnanti o dei genitori dei ragazzi sugli insegnanti. Come se il rapporto più grande e più sacro che c’è sulla terra, cioè il rapporto educativo, diventasse un rapporto di controparti. Come se i genitori fossero la controparte degli insegnanti, gli insegnanti la controparte dei ragazzi. E tutto fosse teso a stabilire chi ha ragione. Ovviamente sul presupposto che i ragazzi non hanno mai torto.

Violenza anche in un certo modo di vivere il divertimento: ci si diverte senza nessuna regola; ci sono spazi di divertimento soprattutto a livello giovanile che sfuggono a qualsiasi considerazione, a qualsiasi controllo. Giorni e notti nei week end dominati da una espressione, belluina si potrebbe dire, dei propri istinti. Coperti dalla privatezza e ostentati pubblicamente nel momento in cui emerge con chiarezza ciò che ha dato contenuto alla convivenza nel periodo del week end.

Di fronte a una società come questa dove il male dilaga, la Chiesa - soprattutto attraverso la testimonianza di ciascuno di noi - dice che c’è un’altra cifra sul mondo. Non quella della violenza, della sopraffazione, non quella dell’affermazione incondizionata dei propri diritti, presunti o reali. C’è un’altra cifra, ed è la cifra della dedizione al Padre per cui il Signore si è sacrificato, ha accettato la morte, la morte dolorosa e vergognosa della Croce. È per l’obbedienza al Padre che ha accettato il suo destino di mortificazione per cogliere il destino di trionfo, di gloria. “Regnavit a ligno Deus”. Dio ha regnato dalla esperienza lunga e povera della Croce su cui ha accettato di essere inchiodato.

Vorrei parlare a tutti gli uomini, senza distinzione tra credenti e non credenti, senza distinzioni di razze, di culture, di fattori sociali e politici, con quell’ampiezza di cuore che ha avuto la prima Chiesa che per bocca di Paolo ha detto “Non c’è più né giudeo né greco, non c’è più né schiavo né libero, non c’è più né uomo né donna perché tutti siamo un essere solo in Cristo Gesù”. Vorrei dire a tutti gli uomini che conosco, e anche quelli che non conosco ma che custodisco nel cuore, che la dedizione di Dio all’uomo e la dedizione dell’uomo a Dio che si celebra gloriosamente nella morte e nella resurrezione del Signore, cioè nella Pasqua del Signore, ha cambiato il senso della storia; ha cambiato e cambia il senso della storia ed è un elemento positivo, è un’energia positiva che è dentro il tessuto della storia e la muove verso il suo compimento.

Possiamo apparire allora – cito ancora Paolo - come “un piccolo gregge”, ma siamo mandati a tutti gli uomini come segno certo di unità, di speranza e di salvezza. È nella certezza di questa unità del Signore con noi fratelli che rinnovo a tutti gli auguri di Buona Pasqua. Che sia una immedesimazione reale con la Pasqua del Signore per sperimentare il suo sacrificio e la sua gloria. In noi, fin da ora.
Luigi Negri
* Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio
http://www.lanuovabq.it/it/e-lobbedienza-al-padre-che-cambia-il-senso-della-storia

Domenica delle Palme

La Domenica delle Palme segna l’inizio della Settimana Santa, come ben ricorda la monizione che precede la liturgia e introduce la processione: “Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della morte e Resurrezione”.


                                   Duccio di Boninsegna, Ingresso a Gerusalemme

La Domenica delle Palme segna l’inizio della Settimana Santa, come ben ricorda la monizione che precede la liturgia e introduce la processione: “Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della morte e Resurrezione”. Già queste parole ci consentono di entrare nel cuore della celebrazione, che ha come suo punto d’inizio il ricordo dell’ingresso messianico di Cristo a Gerusalemme, il Re di tutti i secoli e Nostro Signore che entra nella Città Santa sul dorso di un’umilissima asina, adempiendo così la profezia di Zaccaria: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina” (Zc 9, 9).

I rami e i mantelli che la folla stese sulla strada sono il segno di un popolo che acclama il suo re, senza tuttavia immaginare che la regalità di Cristo avrebbe trovato il suo compimento sul Calvario. È la logica di Dio, così sorprendente e scandalosa per il mondo, è il mistero della croce che è già contenuto in quello che per la logica umana ha l’apparenza di un ossimoro: il Re su un asino. Un Re al quale i fanciulli cantano “Osanna al figlio di Davide”, che sconcerta chi detiene una qualche forma di potere terreno (“non senti quello che dicono?”, domandano sdegnati gli increduli scribi e sommi sacerdoti), a cui Gesù ricorda la necessità di farsi piccoli per entrare nel Regno dei Cieli, rievocando il Salmo 8: “Sì, non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti ti sei procurata una lode?”.

Ecco perché il culmine della liturgia odierna non può che essere la Passione. Tutte le letture mostrano il commovente legame tra l’Antica e la Nuova Alleanza che si realizza in Cristo, il divin Verbo che ama ciascuno di noi e perciò abbassatosi fino a noi per mantenere le promesse di salvezza, ossia la liberazione dal peccato e dalla schiavitù a cui ci assoggetta Satana con i suoi inganni. Solo Cristo è la risposta al male, solo dalla sua croce - che ogni cristiano è chiamato a portare - passano la vittoria sulla morte e la gloria eterna, e non per nulla la liturgia della Parola si apre con un’altra profezia avverata, riprendendo un passo cristologico di Isaia, noto come Terzo canto del Servo: “Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba, non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi” (Is 50, 6). Il Servo cantato da Isaia è la prefigurazione di Gesù sofferente e obbediente in tutto alla volontà del Padre, per espiare i nostri peccati e realizzare il disegno salvifico.

La processione che precede la liturgia è documentata a Gerusalemme fin dal IV secolo, presto estesasi in altri centri della cristianità come la Siria e l’Egitto. Con il tempo la processione accrebbe la sua importanza, arricchendosi di inni sacri e della rituale benedizione delle palme, attestata dal VII secolo. In quest’epoca operò tra gli altri un celebre innografo e teologo come sant’Andrea di Creta (c. 650-740), che sulla Domenica delle Palme scrisse: “Corriamo anche noi insieme a Colui che si affretta verso la Passione e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a Lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti e altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai Suoi piedi le nostre persone. […] Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”.

 http://lanuovabq.it/it/domenica-delle-palme-1-1-1-1