Propongo
di seguito un articolo di don Laurent Jestin, pubblicato sull'ultimo
numero, 117/Autunno 2012, di Catholica - prestigiosa Rivista francese di
riflessione politica e religiosa - non ancora disponibile on line. Il
titolo già ci introduce nel cuore del problema attualissimo
dell'ermeneutica - anzi delle ermeneutiche - e, insieme al corpo
dell'articolo, fa riferimento al discorso di Benedetto XVI alla Curia del 22 dicembre 2005.
La trattazione è articolata e interessante e si sviluppa passando in
rassegna gli scritti più recenti: prende infatti in considerazione
autori francesi come don Claude Barthe e don Bernard Lucien, le
parole di un vescovo ausiliare di Parigi, ma attinge soprattutto a
recenti apporti di autori italiani, come Pasqualucci, Gheradini,
Lanzetta e - anche - la sottoscritta, citando il mio libro recente. Su alcune formule, quali il magistero pedagogico
di Bernard Lucien, l'autore si pone con circospezione. Ma la visione
d'insieme risulta interessante e porta alla conclusione che il
discorso di Benedetto XVI ha avuto un effetto liberatorio che ha
prodotto i suoi effetti, ma richiede di essere vieppiù precisato e
risolto non solo teoricamente perché la posta in gioco è molto alta.
Tutto è iniziato lo scorso agosto quando Tina Beattie, docente
di Studi cattolici presso l’Università inglese di Roehampton, esperta
di questioni di etica e di femminismo, membro della direzione del
settimanale cattolico britannico The Tablet, ha firmato un pezzo sul
Time in favore del matrimonio omosessuale.