ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 giugno 2016

Il giorno più lungo del secolo



01:19:00
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Il Segreto ancora Celato

La rapida “maturazione” dei bambini d’oggi!

INNOCENZA E CRIMINE PIU' ODIOSO

    Il crimine più odioso della modernità: la distruzione dell’innocenza infantile. Stupisce vedere come un tacito patto sia stato stretto fra le principali agenzie educative per sottrarre ai bambini una visione incantata del mondo 
di Francesco Lamendola  


I bambini non sono degli angioletti; questo lo si sa, nessuno più lo mette in dubbio, ammesso e non concesso che i nostri nonni o bisnonni lo credessero davvero, solo perché ritenevano giusto non dare scandalo davanti ad essi e proteggere, in qualche modo, la loro innocenza; e non è nemmeno vero che la “scoperta” della amoralità infantile risalga a Sigmund Freud: basta leggere un qualsiasi scrittore che abbia rappresentato nelle sue opere il mondo dell’infanzia, per esempio Ippolito Nievo, con la celebre figura della Pisana neLe confessioni di un italiano, oppure Charles Dickens (David Copperfield), o Victor Hugo (I miserabili), o Ferenc Molnár (I ragazzi della Via Pàl), o Mark Twain (Tom Sawyer e Huckleberry Finn), per rendersi conto che, già prima di Freud, erano ben pochi quelli che ancora credevano alla favola del bambino tutto innocenza, purezza e candore, esposto alla cattiveria del mondo degli adulti.
Da qui a indulgere nella esagerazione opposta, secondo la quale il bambino sarebbe naturalmente malizioso, intrigante, bassamente astuto, e che non sia necessario proteggerlo in alcun modo dai cattivi influssi che potrebbero venirgli dai grandi, anzi, prima imparerà a diventare adulto lui stesso, e tanto meglio sarà, tuttavia, ce ne corre assai:

Il "finto tonto"

 

Durante un discorso pronunciato il 16 Giugno,
Bergoglio ha testualmente detto, riferendosi a Nostro Signore,
che "fa un po' lo scemo", "ha mancato verso la morale" e che "non era uno pulito".

L'unico "scemo", o - come ha edulcorato il suo ufficio stampa - il "finto tonto"
pare essere solo l'autore di queste bestemmie.

Nell'assordante silenzio dei Sacri Pastori...
Postato da 

Il buio oltre la siepe dei grilli

TRENT’ANNI DI BUIO PRIMA DI PAPA FRANCESCO.

         MA COSA COMBINA IL VATICANISTA DEL TG1?

Cercando documentazione sulle recenti critiche avanzate dal vaticanista del TG1 Aldo Maria Valli al Santo Padre, che anche a mio avviso prestano il fianco a non pochi appunti, trovo da un lato chi, come il Dott. Valli, muove contro il presente pontefice -per me Santo Padre- e chi, come il teologo e docente Andrea Grillo1, non solo utilizza  i presupposti del teologo Sua Ecc. il Card. Kasper per rivisitare la dottrina dell’indissolubilità nella versione alternativa dell’ “indisponibilità”, (apertura al divorzio per esaurimento -morte- della relazione), ma, e questo è il punto, rimprovera a Valli di essere “antibergogliano”. Come se il punto sarebbe essere bergogliani o meno.
Cosa fa, allora, il teologo Andrea Grillo? Scrive una replica confutativa (vedi l’articolo intero:   A. M. Valli e la caricatura di papa Francesco in …

Eccone un breve passaggio
Il teologo Andrea Grillo
… Noi veniamo da 30 anni in cui progressivamente si è erosa ogni possibilità di “discernimento” per
affermare soltanto “valori e verità oggettive” su cui si è appiattito il Vangelo, per paura e per
diffidenza. Francesco, che ha ereditato questa pesantissima eredità, ha semplicemente recuperato,
accanto ai principi e alle norme generali, le relazioni e i casi particolari. Questa è la posizione
equilibrata e prudente, mentre ci eravamo tutti abituati allo stile drastico dell’ “aut-aut”, del quale
Valli sembra diventato un nostalgico piuttosto acceso. …

COSA COMBINA, ALLORA, IL CONFUTATORE?

Il teologo, che assunse la docenza durante il pontificato di San Giovanni Paolo II, contesta non un Papa, ma forse due … in un sol colpo ed in poche righe:
… Noi veniamo da 30 anni in cui progressivamente si è erosa ogni possibilità di “discernimento” per
affermare soltanto “valori e verità oggettive” su cui si è appiattito il Vangelo, per paura e per
diffidenza. Giovanni Paolo II paura? Lui e Papa Benedetto, già suo braccio destro, diffidenza?
Considerato che dal Concilio sono passati 50 anni; i 30 anni sono quelli di Paolo VI e Giovanni Paolo II? Non penso, perché quindici più ventisette darebbe quarantadue, mentre i ventisette di Giovanni Paolo II e gli otto di Benedetto XVI danno il risultato di trentacinque. Più vicina questa somma al periodo puramente generico indicato dal teologo, no?
Bergogliani o Ratzingeriani non è questo il problema.
Se crediamo, tutti, (teologi, vaticanisti, fedeli, pastori, parroci), che il Santo Padre sia un dono dello Spirito, dobbiamo abbassare i toni e ricercare nelle Loro parole la continuità nella Loro specificità, senza piegare, anche involontariamente, certo animati da buone intenzioni, le Loro parole. Non si proibisce a nessuno di parlare, ma evitiamo la guerra. Ma attenzione; questo lo dico non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i lettori di una stampa non omologata, per noi semplici e minimi collaboratori, come mi considero.
Mi permettete una battuta? Poveri GPII e BtoXVI. Qualcuno vi aspetta all’Alfonsiana per un poco di ripasso di pastoral-teologia!
Così va il mondo, diceva il Crocifisso a Don Camillo!
————–
1. Il teologo Andrea Grillo dal 1994 è docente di teologia sacramentaria e liturgica presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo in Roma, e presso l’ILP della Abbazia di S. Giustina in Padova. Riveste diversi e prestigiosi incarichi legati alla sua professione (cf pagina web di Andrea Grillo).

La caccia al prete

Nostro dovere cristiano: difendere il Consacrato, l'Unto del Signore!


Potremmo trovare mille motivazioni, anche valide, per biasimare l'opera di un Consacrato e per abbandonarlo  inesorabilmente alla Giustizia Divina ed al disprezzo umano.
La sacra unzione crismale non conferisce infatti l'immunità ad un sacerdote indegno.
Il Sacro ordine presbiterale non immette i Consacrati in una casta di intoccabili tantè che essi vengono tentati dal diavolo mille volte di più di un laico e quando peccano lo fanno con una determinazione assai 
maggiore di normale fedele. 

Di preti-Giuda ne è piena la storia della Chiesa.
Guardiamo, ad esempio, come attualmente alcuni preti-Giuda stanno umiliando la Mistica Sposa di Cristo !



Alzare solo le sopracciglia?

Criticare il Papa. Si può (si deve)?
Si può – si deve – criticare il Papa? E’ una questione, una frase che certamente farà alzare le sopracciglia a molti cattolici. E' anche il senso di un lungo commento, molto articolato e interessante, che Jeffrey Mirus, fondatore di Catholic Culture, scrive oggi su quello che è una delle più seguite e autorevoli voci cattoliche sul web nel mondo anglofono.

La ‘sfida’ del barletto

SE QUESTO E' UN PAPA 




Ci siamo finalmente!
Il matrimonio religioso, il Sacramento della Chiesa Cattolica, quello che rende – o meglio: quello che rendeva - il vincolo coniugale santo ed indissolubile davanti a Dio e agli uomini, è stato annullato, con editto “estempore” o più correntemente, “a braccio”, dal regnante Papa che, debellata la dottrina millenaria quale ciarpame ingombrante ed inutile, stabilisce, in termini di prassi, essere preferibile una convivenza in cui sia praticata una laica ed umana reciproca fedeltà, piuttosto che un matrimonio religioso celebrato da sposi privi della consapevolezza di compiere un atto sacro.

La portata della rivoluzione

Rivoluzione papale

La vera svolta di Francesco è nella scelta dei nuovi vescovi. In Italia ne ha già nominati 85
Papa Francesco (foto LaPresse)
La vera svolta di Francesco è nella scelta dei nuovi vescovi. In Italia ne ha già nominati 85
Roma. Più che nei controversi documenti post sinodali e nella lenta riforma della governance curiale, la rivoluzione di Francesco consiste nella scelta dei nuovi vescovi mandati a guidare le diocesi sparse nel mondo. In un recente articolo pubblicato dal Sir, il Servizio d’informazione religiosa della Conferenza episcopale italiana, si legge che nel primo triennio di pontificato Bergoglio ha nominato per la sola Italia ottantacinque vescovi: più di un terzo del totale, essendo duecentoventisei le diocesi presenti nel nostro paese. L’età media dei prescelti è di cinquant’anni, il che significa che il mandato è – in teoria – di almeno venticinque anni. Il tempo sufficiente, insomma, per lasciare un’impronta tangibile.

martedì 21 giugno 2016

Ma l’Agnello li vincerà


L’occidente senza katèchon si prepara all’imminente intronizzazione di Lucifero


Untitled-1-720x14 essi vivonoEra il 1988. In tempi quindi non sospetti, sugli schermi cinematografici passava un film di “fantascienza” scartato dalla critica e ignorato dal pubblico dal titolo “Essi vivono noi dormiamo”. Eppure il regista hollywoodiano John Carpenter è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico di tutto rispetto, molto noto nell’ambiente e molto informato sui piani della sètta del Nuovo Ordine Mondiale. Almeno per lo spettatore degli anni ’80, la pellicola, a prima vista, poteva sembrare un calderone pieno di sciocchezze e vacuità. In realtà, Essi vivono comunica un forte messaggio riguardo l’élite descrivendo chiaramente il piano degli Illuminati e l’ambizione del controllo delle masse di tutto il mondo. Mentre seguiamo il protagonista del film John Nada (nada in spagnolo significa “niente”) nel suo vagabondare senza mèta per la città, la telecamera si concentra spesso su persone che guardano ipnotizzate la televisione e assorbono quindi passivamente tutti i suoi messaggi. La gente comune sembra apprezzare gli show televisivi proposti…. mezzi di distrazione di massa per il rimbecillimento umano su scala globale, almeno fino a quando un’organizzazione, riuscendo ad oscurare le frequenze, si mette a trasmettere messaggi sovversivi su chi li controlla. Nell’aria, infatti, c’è una sensazione di costante pericolo: gli elicotteri sorvolano e controllano la città e certi preti, agli angoli della città, avvertono il pericolo imminente urlando senza sosta per informare il popolo sui pericoli che i loro governanti ordiscono ai loro danni. Appena arrivato in città, Nada ascolta incuriosito la predica di un sacerdote tiene all’aperto:
«Si mimetizzano tra di noi come serpenti… e quando il serpente vomiterà dalla sua bocca, sarete travolti «dal fiume del suo assenzio. A loro si sono prostituiti tutti i governanti e la Terra è diventata un covo di corpi pieni di spiriti immondi perché le nazioni stanno bevendo il vino della loro sfrenata concupiscenza e i governanti si sono prostituiti con loro e i mercanti si sono arricchiti del loro lusso sfrenato. SVEGLIATEVI HANNO PRESO IL POSTO DI DIO»!

Chiesa misericordista..

Rigidità, l’ultima eresia  


Il paradosso misericordista della Chiesa moderna.    
di Marco Manfredini                                                                        

zbrrAlla fine, ciò che è stato faticosamente cacciato dalla porta nel corso di qualche decennio, rientra di prepotenza, e all’improvviso, dalla finestra. A dimostrazione che non può esistere nessuna dottrina, vera, traviata o falsa che sia, senza dogmi e di conseguenza senza eretici che li disattendano. Nemmeno quella dei tolleranti & misericordiosi.
“E’ così o niente”: questa affermazione rappresenta l’eresia secondo il nuovo e unico dogma rimasto, l’ideologia che si è impadronita della quasi totalità del clero, in particolare ai piani alti, a partire dal vertice: il misericordismo.
I paradossi di una Chiesa modernista: chi dice “è così o niente”, vale a dire “la verità è questa, non altra”, sia messo (metaforicamente, si spera) al rogo.
Il misericordismo, o ideologia misericordista, è quella particolare forma di pensiero salita alla ribalta negli ultimi tempi, con un’impennata parabolica registrata nell’anno in corso, per cui, travisando clamorosamente il concetto stesso di misericordia per non urtare il sensibile peccatore, viene sospesa ogni forma di giudizio su ciò che è bene e ciò che è male. Come se una persona adulta e consapevole, affetta da grave patologia, venisse tenuta all’oscuro del suo stato di salute, impedendole di fatto di accedere alle necessarie cure.

Da quel rubinetto io non bevo


Rispondo a chi mi domanda “sull’attuale confusione e sul Papa”

Lettera di un sacerdote a una donna perplessa...

Rispondo a chi mi domanda “sull’attuale confusione e sul Papa”  Il primo Papa,  san  Pietro,  disse  al Sommo  Sacerdote  Caifa:  “Giudicate  voi  stessi  se  sia giusto  innanzi  a  Dio  obbedire  a  voi  più  che  a  Lui;  noi  non  possiamo  tacere  quello  che abbiamo visto e udito”. Solo a Dio dobbiamo rispondere della nostra vita. Nessuno può venire ad insegnarci il Credo, se già lo sappiamo, né cambiare i Comandamenti o i Sacramenti. San Paolo  dice:  “In  realtà  non ce n’è  un  altro Vangelo;  solo  che  vi  sono alcuni  che  vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! 

Ma questi non sono migranti?

Bruxelles chiede aiuto al Papa
I parrocchiani di Santa Caterina, una chiesa nel centro di Bruxelles affidata alla Fraternità dei Santi Apostoli scrive al Papa, e gli chiedono di ascoltarli e di aiutarli a modificare una decisione che appare inspiegabile, e temono sia ideologica.


Se lo legge, cambia idea..!

Francesco e le donne. Omelie no, diaconato più no che sì


Il papa ha riaperto la discussione sul diaconato femminile, ma ha fatto capire che non se ne farà nulla. E intanto respinge l'idea di far predicare le donne durante la messa

di Sandro Magister



ROMA, 21 giugno 2016 – Durante una conferenza stampa di pochi giorni fa in Vaticano, il cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, ha confermato che è in fase di composizione la squadra di specialisti che tornerà a studiare la questione delle donne diacono, come annunciato da papa Francesco lo scorso 13 maggio, durante un'udienza (vedi foto) alle superiore generali delle congregazioni religiose femminili.

Ma Müller ha anche sottolineato che un ampio studio della questione del diaconato è già stato promosso diversi anni fa dalla commissione teologica internazionale che affianca la congregazione per la dottrina della fede, all'epoca presieduta da Joseph Ratzinger.

Lo studio si sviluppò in due riprese, ad opera di due successive sottocommissioni di cui fecero parte tre futuri cardinali di primo piano: lo stesso Müller, l'allora vescovo ausiliare di Vienna Christoph Schönborn e il filippino Luis Antonio G. Tagle, quest'ultimo oggi considerato da molti come il successore "in pectore" di Francesco sul soglio di Pietro.

Il prodotto di quello studio fu questo lungo e dotto documento pubblicato nel 2002:

Les jeux sont faits?

… la questione se Bergoglio riconosca come vera la religione cattolica, se sia veramente questa la sua religione, o addirittura se ne abbia una, diventa quasi secondaria  rispetto alla  poderosa accelerazione da lui stesso  impressa, e da una chiesa excattolica  che ora viene tutta allo scoperto, al disfacimento etico di una  società   avviata al suicidio.
di Patrizia Fermani  
.
zbrglMario Bergoglio, in arte Francesco, non è un compagno che sbaglia, cioè uno che,  galvanizzato dal proprio credo, per  eccesso di zelo ne esibisce interpretazioni imbarazzanti e prende iniziative avventate capaci di  nuocere alla credibilità  e al buon nome dei compagni di fede. Anzitutto perché  sarebbe  difficile individuare di quale fede egli possa essere  un cattivo interprete o un cattivo rappresentante.

lunedì 20 giugno 2016

Un grazie alla Provvidenza?

Amor di Dio. Preti, parlatene qualche volta! 


zmmgrtGiovedì 9 giugno 2016, nelle pagine di provincia (Saonara) del Gazzettino, edizione di Padova, titolo a tutta pagina: “Il prete a messa: ‘Ospito 5 profughi’ ”. Bravo – vien da osservare: predica bene e razzola altrettanto bene…
Si scorre il testo e si leggono diversi virgolettati dai quali si apprende che la parrocchia in questione un anno fa (circa) ha ereditato un appartamento al secondo piano di una palazzina, eccetera eccetera. Si va avanti e sempre la dichiarazione del parroco annuncia che cinque persone, cinque somali, avranno un’opportunità di vita migliore, e via con la Caritas, la Cooperativa…

Emeritus was impossible?

Giovanni Paolo II nel 2002: "A pope emeritus is impossible"


GPII
L'enigma di un "papa emerito" affiancato al papa regnante, addirittura nella forma di "un ministero in comune" tra un papa "contemplativo" e uno "attivo", continua a pesare  irrisolto sull'attuale stagione del papato:
La figura del "papa emerito" è stata deliberatamente introdotta da Benedetto XVI dopo le sue dimissioni, ma non ha precedenti nella storia.

Prossima enciclica eugenuitica?

PER SCALFARI IL CRISTIANESIMO SE L'È INVENTATO SAN PAOLO. UN ESERCITO DI STUDIOSI SI SBELLICA

Per Scalfari il cristianesimo se l'è inventato san Paolo. Un esercito di studiosi si sbellica
Eugenio Scalfari, fondatore di la Repubblica, ripropone il suo vecchio pallino su san Paolo come vero fondatore del cristianesimo.
Ne ha parlato in un suo recente editoriale: caduto da cavallo, Saulo «svenne e durante lo svenimento, mentre lentamente si riaveva, vide un’immagine affascinante da tutti i punti di vista che la sua mente ancora non totalmente riavutasi interpretò come l’immagine di Gesù. Di fatto fu il tredicesimo apostolo e sostanzialmente fu il vero fondatore della religione cristiana». Il quale inventò anche, sempre secondo Scalfari, lo Spirito Santo, parlandone per primo nella Lettera agli Efesini.

Saldi definitivi: si chiude tutto!?

















Avviene talvolta, nella dinamiche commerciali, che una società decida di assorbire un'altra, non tanto per acquisirne le professionalità e le competenze, quanto piuttosto per eliminare un fastidioso concorrente. Ovviamente, specialmente nella fase in cui sono in corso i colloqui tra le due società, quella che formula l'offerta di fusione afferma l'esatto contrario: ossia che lo scopo dell'acquisizione miri a potenziare il valore del concorrente, fondendo due realtà in modo da non disperdere il patrimonio, le tecnologie, le conoscenze e la clientela di entrambe. In realtà, nel volgere di breve tempo, la fusione si rivela semplicemente un modo per aumentare la posizione dominante della società più forte, facendo scomparire quella più debole. Anche la dirigenza ed i dipendenti, cui inizialmente vengono date garanzie e per i quali si ipotizza il sostanziale mantenimento delle condizioni contrattuali preesistenti, si trovano presto in condizioni di mobilità o addirittura licenziati.

Rimandatelo a scuola..!


Il grave errore di Bergoglio su matrimonio e convivenze


"E Gesù le disse: Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più". In questa semplice frase del Vangelo di Giovanni è racchiuso un po' tutto il senso della dottrina cristiana sul peccato. Cristo non è venuto a dire che i peccati non sono più peccati,ma che Lui ci può perdonare proprio perché abbiamo bisogno del perdono, a patto però  che si cerchi di evitare in futuro il peccato, odiandolo.

Gli manca proprio qualcosa*

Il vescovo di Erbil: “E’ un genocidio, non si aspettino vent’anni per dirlo”

Matteo Matzuzzi, su Il Foglio
Dopo Mosul, potrebbe toccare a Erbil, da più di un anno ancora di salvezza per le minoranze cacciate dalla piana di Ninive dalle milizie del Califatto islamico di Abu Bakr al Baghdadi. L’allarme l’ha dato il vescovo della città curda, Bashar Warda, in viaggio negli Stati Uniti per testimoniare quanto sta accadendo sul terreno, in Iraq. “E’ possibile” che la prossima preda dei jihadisti sia Erbil, ha osservato il presule, “anche se la coalizione, guidata dagli americani, ha fermato l’avanzata del Daesh”. Questo, ha aggiunto parlando a Indianapolis, “ha trasmesso qualche senso di sicurezza alla popolazione, ma Daesh è solo a quaranta chilometri da Erbil. Non è lontano. Tutto può succedere”. Warda, che lo scorso inverno aveva invocato un’azione militare (“non c’è altra scelta, ora”), ha raccontato le storie dei profughi, gente che “terrorizzata che ha camminato otto o dieci ore durante la notte” per cercare di scampare dalla persecuzione.

Il Christo che piace.. verso il nulla

Christo cammina sul lago, quando moltiplicherà i pesci?L’artista “installatore” Christo, per una volta non ha fatto una delle sue solite impacchettate di monumenti, curiose a vedersi, ma sostanzialmente inutili. Invece, l’idea delle passerelle sul lago d’Iseo è finalmente utile, perché i gitanti ci possono passeggiare e vedere le coste del lago senza dover noleggiare una barca.

Con un nome così c’è da chiedersi com’è che non ci abbia pensato prima. Non è riuscito nemmeno a Sophie Neveu, la protagonista del Codice Da Vinci che, per verificare se davvero era l’ultima discendente delle nozze di Gesù e la Maddalena, nel finale del romanzo provava a camminare sull’acqua. Prudentemente, però, ci appoggiava un piede solo e, vedendo che affondava, subito lo ritirava. 

Il carbone acceso

COMUNIONE: LA POSTA IN GIOCO

    Ancora sulla questione della sacra Comunione in bocca o sulla mano. La posta in gioco non è di tipo estetico e nemmeno simbolico: è di tipo teologico: implica un preciso atteggiamento nei confronti dell’atto più importante della Messa
di F. Lamendola  



Athanasius Schneider, tedesco del Kazakhistan, nominato nel 2011, da Benedetto XVI, vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana, la capitale della Repubblica centro-asiatica, è uno dei più fieri e attivi sostenitori della Tradizione cattolica e, quindi, uno dei maggiori critici delle tendenze moderniste e neomoderniste serpeggianti – e, da qualche tempo, neanche tanto serpeggianti, ma potremmo dire trionfanti – all’interno della Chiesa: ragion per cui  si trova, oggi, in una posizione piuttosto scomoda rispetto agli indirizzi liturgici e pastorali instaurati o favoriti da papa Bergoglio e dai sostenitori del rinnovamento radicale, i quali vorrebbero rompere definitivamente i ponti con le ultime vestigia ancora sopravviventi della teologia e della prassi pre-conciliare.
Una delle sue ”battaglie” è quella in difesa della maniera di distribuire l’Eucarestia secondo il vecchio rito, ossia ponendola direttamente in bocca ali fedeli, per mezzo delle mani consacrate del sacerdote, e non di darla direttamente loro in mano. Ne abbiamo già parlato in alcuni precedenti articoli; ritorniamo ancora sulla questione, perché ci sembra che gli argomenti e le riflessioni addotti da monsignor Schneider meritino la massima attenzione da parte di tutti i credenti. Inoltre, per capire la sua posizione, bisogna tener presente che essa viene da un uomo appartenente a una comunità che è stata doppiamente perseguitata ai tempi del regime staliniano, in quanto tedesca e in quanto cattolica (non tutti i tedeschi del Volga, poi deportati nelle remote regioni dell’Asia centrale, erano cattolici; ma lo era la famiglia di monsignor Schneider). Sua madre e altri suoi parenti e conoscenti, in quegli anni terribili, hanno letteralmente rischiato la vita per partecipare alla santa Messa e per ricevere la sacra Comunione, da parte di sacerdoti che agivano di nascosto, rischiando a loro volta la vita. Ma è stata proprio questa esperienza, l’esperienza di una Chiesa dispersa e perseguitata, di una Chiesa di testimoni e di martiri, come quella che visse nei secoli dell’Impero Romano anteriormente all’editto di Costantino, che ha forgiato la temperie spirituale dalla quale è scaturita la vocazione sacerdotale di monsignor Schneider, classe 1961, studi teologici in Germania, Austria, Brasile e Italia, ordinato sacerdote nel 1990, dottore in teologia patristica nel 1997, vescovo ausiliare di Karaganda, sempre in Kazakistan, nel 2006: un uomo coltissimo, che parla correntemente sette lingue fra antiche e moderne: il tedesco, il russo, l’italiano, il francese, il portoghese, il latino e il greco.
Questo è l’uomo che, nel 2015, è stato incaricato dalla Santa Sede di esplorare la possibilità, visitandone direttamente alcune sedi in Europa e negli Stati Uniti, di ricucire lo strappo determinatosi, durante il pontificato di papa Giovanni Paolo II,  tra la Fraternità sacerdotale San Pio X e la Chiesa, allorché, nel 1988, monsignor Lefebvre era stato colpito dalla scomunica ufficiale. La scomunica era stata poi rimessa ai vescovi da lui nominati (Lefebvre frattanto era morto, nel 1991) da Benedetto XVI, nel 2009, non senza che tale remissione scatenasse fortissimi contrasti e le ire dei teologi “progressisti”, come Hans Küng, i quali, con autentico spirito di fraternità e di carità apostolica, avrebbero voluto vedere perennemente esclusi dalla Chiesa quei loro fratelli “separati”, la cui vera colpa era stata quella di voler rimanere fedeli alla dottrina e alla liturgia della Chiesa di sempre. La missione affidata a monsignor Schneider sembra essere nata ed essersi sviluppata sotto buoni auspici. Dopo essersi recato a Flavigny, in Francia, e a Winona, negli Stati Uniti d’America (Minnesota), egli ha dichiarato non esservi dei gravi motivi perché i membri della Fraternità sacerdotale San Pio X – che conta, attualmente 6 seminari, 162 priorati, 750 chiese e cappelle, 2 università, 100 scuole, 3 vescovi, 603 sacerdoti, 215 seminaristi, 186 religiose, 84 suore oblate e 5 conventi di suore carmelitane, sparsi in tutto il mondo – non possano ricevere un definitivo riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa.
Ecco, dunque, cosa scrive l’autorevole prelato nella monografia Dominus est. Riflessioni di un vescovo dell’Asia centrale sulla Sacra Comunione, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2008, pp. 24-26; 45-46; 47-50):

Consapevole della grandezza ed importanza del momento della sacra Comunione, la Chiesa nella sua bimillenaria tradizione ha cercato di trovare un’espressione rituale che potesse testimoniare nel modo più perfetto possibile la sua fede, il suo amore e il suo rispetto.  Questo si è verificato quando, NELLA SCIA D’UNO SVILUPPO ORGANICO, a partire almeno dal 6° secolo, la Chiesa cominciò ad adottare  la modalità di distribuire le sacre specie eucaristiche  direttamente in bocca. Così testimonia o:  la biografia di papa Gregorio Magno (pontefice negli anni 590-604) e un’indicazione dello stesso papa (“Dialoghi”, III, PL, 77, 224). Il sinodo di Cordoba dell’anno 839 condannò la setta dei cosiddetti “casiani” a causa dl loro rifiuto di ricevere la sacra Comunione direttamente in bocca. Poi il sinodo di Rouen nell’anno 878 ribadiva la norma vigente della distribuzione del corpo del Signore sulla lingua, minacciando i ministri sacri della sospensione dal loro ufficio, se avessero distribuito ai laici la sacra Comunione sulla mano. In Occidente, il gesto di prostrarsi e inginocchiarsi prima di ricevere il corpo del Signore si osserva negli ambienti monastici già a partire dal 6° secolo (per esempio nei monasteri di san Colombano). Più tardi (nei secoli 10° e 11°), questo gesto si è divulgato ancora di più. Alla fine dell’età patristica la prassi di ricevere la sacra Comunione direttamente in bocca divenne quindi una prassi ormai diffusa e quasi universale. Questo sviluppo organico si può considerare come UN FRUTTO DELLA SPIRITUALITÀ E DELLA DEVOZIONE EUCARISTICA DEL TEMPO DEI PADRI DELLA CHIESA.  Di fatto ci sono parecchie esortazioni dei Padri  della Chiesa sulla massima venerazione e circa verso il Corpo eucaristico del Signore, in particolare a proposito dei frammenti del pane consacrato. Quando si cominciò a notare che non esistevano più le condizioni nelle quali si potevano garantire le esigenze del rispetto e del carattere altamente sacro del pane eucaristico, LA CHIESA SIA IN OCCIDENTE SIA IN ORIENTE IN UN AMMIREVOLE CONSENSO E QUASI ISTINTIVAMENTE  HA PERCEPITO L’URGENZA DI DISTRIBUIRE  LA SACRA COMUNIONE AI LAICI SOLAMENTE IN BOCCA.  […]
Nell’antica Chiesa siriaca il rito della distribuzione della Comunione era comparato con la scena della purificazione del profeta Isaia da parte di uno dei serafini. In uno dei suoi sermoni sant’Efrem lascia parlare Cristo con queste espressioni: “Il carbone portato santificò le labbra di Isaia. Sono Io che, portato adesso a voi per mezzo del pane, vi ho santificato. Le molle che ha visto il profeta e con le quali fu preso il carbone dall’altare, erano la figura di Me nel grande sacramento. Isaia ha visto Me, così come voi vedete Me adesso stendendo la Mia mano destra e portando alle vostre bocche il pane vivo. Le molle sono la Mia mano destra. Io faccio le veci del serafino. Il carbone è il Mio corpo. Tutti voi siete Isaia”. Questa descrizione permette di concludere che nella Chiesa siriaca al tempo di sant’Efrem la sacra Comunione era distribuita direttamente in bocca. Ciò si può constatare anche nella liturgia detta di san Giacomo, che era ancora pi antica di quella detta di san Giovanni Crisostomo. Nella liturgia di san Giacomo, prima di distribuire ai fedeli la sacra Comunione, il sacerdote recita questa preghiera, Il Signore ci benedica e ci renda degni di ricevere con mani immacolate il carbone acceso, mettendolo nella bocca dei fedeli”. […]
Parecchi ani fa il cardinale Joseph Ratzinger ha fatto la seguente constatazione preoccupante  riguardi al momento della Comunione in parecchi luoghi: “Noi non ascendiamo più alla grandezza dell’evento della Comunione, ma trasciniamo il dono del Signore giù all’ordinario della libera disposizione, alla quotidianità”. Queste parole dell’allora cardinale Joseph Ratzinger sono quasi un’eco delle ammonizioni dei Padri della Chiesa riguardo al momento della Comunione come lo si può percepire per esempio nelle seguenti espressioni di San Giovanni Crisostomo, dottore eucaristico:”Pensa quanta santità è necessaria che tu abbia, dal momento che hai ricevuti dei segni ancora più grandi  di quelli che i Giudei ricevettero nel Santo dei Santi? Ad abitare in te, infatti, non tieni i Cherubini, ma il Signore degli stessi Cherubini,  non hai né l’arca, né la manna, né le tavole di pietra e neppure la verga di Aronne, ma il corpo e il sangue del Signore, lo Spirito al posto della lettera, un dono inenarrabile. Ebbene, con quanti più grandi segni  e più venerabili misteri sei stato onorato, di tanta maggiore santità sei tenuto a rendere conto”. […] La Santa Sede in una recente Istruzione per le Chiese orientali cattoliche, parlando del modo di distribuire la Comunione, specialmente dell’usanza che soltanto i sacerdoti tocchino il pane eucaristico, esprime un criterio che è in se se stesso valido per la prassi liturgica di tutta la Chiesa: “Anche se ciò esclude la valorizzazione di altri criteri, pur legittimi, e implica la rinuncia a qualche comodità, una modifica dell’usanza  tradizionale rischia di comportare un’intrusione non organica rispetto al quadro spirituale che si è richiamato”. Nella misura in cui si è constatata una cultura , che si è allontanata dalla fede e che non conosce più Colui di fronte al quale inginocchiarsi, il gesto liturgico dell’inginocchiarsi “è il gesto giusto, anzi quello interiormente necessario”, come osservava il cardinale Joseph Ratzinger.  Il grande papa Giovanni Paolo II insisteva sul fatti che, in vista della cultura anti-sacrale del tempo modero, la Chiesa di oggi  debba sentire uno speciale dovere riguardo alla sacralità dell’Eucaristia: “Bisogna ricordarlo sempre, e forse soprattutto nel nostro tempo, nel quale osserviamo una tendenza a cancellare la distinzione tra “sacrum” e “profanum”, data la generale diffusa tendenza (almeno in certi luoghi) alla dissacrazione di ogni cosa. In tale realtà la Chiesa ha il particolare dovere di assicurare e corroborare il “sacrum” dell’eucaristia. Nella nostra società pluralistica, e spesso anche deliberatamente secolarizzata, la viva fede della comunità cristiana garantisce a questo “sacrum” il diritto di cittadinanza” (Lettera apostolica “Dominicae cenae”, n. 8).

La questione, come ben si capisce, travalica alquanto il fatto, strettamente materiale, di ricevere la sacra Eucarestia direttamente in bocca, oppure di prenderla sulla mano. La posta in gioco non è di tipo estetico e nemmeno simbolico: è di tipo teologico.Da sempre, la liturgia è l’espressione del soprannaturale nella realtà terrena della Chiesa, cioè di quella parte della Chiesa che vive nella dimensione terrena (mentre una parte è formata dalle anime dei sacerdoti e dei fedeli defunti; e un’altra, la più importante, dalla presenza dello Spirito santo, dagli Angeli e dai Santi, che ispira e sostiene i vivi e che garantisce l’infallibilità (ma non l’impeccabilità) del sommo Magistero ecclesiastico. Il fatto di ricevere l’Ostia direttamente sulla mano – e vi sono dei sacerdoti i quali, abusando indegnamente della loro autorità e della loro veste, sgridano addirittura i fedeli, spesso di una certa età, i quali si accostano all’altare aprendo la bocca, ed impongono loro di prendere la sacra Particola con le mani! – non è una questione di ordine puramente personale, né puramente esteriore, perché implica un preciso atteggiamento nei confronti dell’atto più importante della santa Messa, la quale, a sua volta, è l’atto più importante - sia in senso liturgico, sia in senso teologico – di tutto il culto cristiano.
Ora, sappiamo bene che Gesù Cristo, quando ha istituito questo Sacramento, non ha preteso di mettere in bocca agli apostoli il pane consacrato, ma li ha esortati a mangiare e bere, consapevoli che si trattava del suo corpo (e, per il vino, del suo sangue). Tuttavia, i comuni fedeli non sono gli Apostoli: questi ultimi ebbero l’immenso privilegio di vedere Gesù e di condividere, per qualche tempo, la sua presenza sulla terra; i comuni fedeli delle epoche successive, no. Quindi, il richiamo all’Ultima cena, che taluni fanno, per giustificare l’uso liturgico di consegnare in mano la divina Particola ai fedeli, è sbagliato. Non solo. A partire dal sesto secolo, sia nelle Chiese latine che in quelle greche si diffuse la Tradizione di distribuire la santa Comunione direttamente in bocca i fedeli; e tale uso è stato confermato e corroborato da autorevolissimi pararei teologici di svariati Padri della Chiesa, e ribadito, anche recentemente, dai pontefici, fino a Benedetto XVI. Come abbiamo visto, secondo molti di essi non solo è più giusto ricevere la Comunione in bocca, per manifestare quella umiltà, quel rispetto, quel “farsi fanciulli”, secondo l’esortazione evangelica (e i bambini piccoli ricevono, appunto, il cibo direttamente dai genitori), ma sarebbe doveroso ritornare anche all’usanza di ricevere la Comunione non stando ritti in piedi, ma inginocchiandosi, per sottolineare l’atteggiamento di umiltà e di rispetto: come facevano i nostri nonni.
Anche Benedetto XVI, la Messa, la celebrava così: distribuendo la Comunione ai fedeli che stavano in ginocchio. Forse che Benedetto XVI era un fanatico, oppure un uomo affetto da una scrupolosità morbosa, e quasi patologica? Lo dicano apertamente, tutti coloro i quali trovano cosa normalissima, e anzi una sorta di “diritto” dei cristiani che si auto-definiscono adulti, e non bambini, quello di ricevere la Comunione sulla mano, standosene ben ritti in piedi davanti al sacerdote: sacerdote che, in quel momento, è Cristo stesso. Sì, è vero: il centurione disse a Gesù: O Signore, non sono degno che tu entri nella mia casa, ma di’ soltanto una parola…; ma questo non ci autorizza a trarne la conclusione di essere “degni” che Gesù venga a noi come farebbe un amico qualsiasi, e che noi ci permettiamo con Lui una familiarità eccessiva e, comunque, sconveniente. Al contrario: più si riflette sul mistero eucaristico, e più, a nostro avviso, si arriva alla conclusione che si tratta di un dono talmente immenso, anzi, di un dono così incommensurabile, che le manifestazioni di umiltà, di rispetto, di auto-mortificazione, da parte dei fedeli, per quanto grandi, non saranno mai esagerate.
Non è un fatto di pura discrezionalità soggettiva, ma un qualcosa che investe direttamente la sostanza della relazione fra Dio e l’uomo.
Il cristiano, certamente, è stato chiamato da Gesù ad essere suo “amico” (Vi ho chiamati amici, e non servi, perché il servo non sa cosa fa il padrone, mentre io vi ho fatto conoscere tutto quel che mi ha rivelato il Padre mio, dice Gesù durante l’Ultima Cena, secondo il Vangelo di Giovanni); nondimeno, l’amicizia di Dio non può voler dire che la differenza ontologica fra Lui e noi sia stata abolita, e neppure sospesa. Di quella differenza, noi siamo e dobbiamo restare ben consapevoli, e, quindi, accostarci a Lui con timore e tremore. Questa è la parte che spetta a noi, nel momento in cui riconosciamo la nostra piccolezza, la nostra fragilità e la nostra natura di peccatori penitenti: sarà Lui, poi, a farci alzare in piedi, e ad abbracciarci con l’amore che il Padre ha mostrato per il ritorno del figlio perduto…

Ancora sulla questione della sacra Comunione in bocca o sulla mano

di Francesco Lamendola

Comunione in ginocchio: «Nella nostra parrocchia stiamo diventando un "caso strano"»


Una ragazza è "emarginata" nella sua stesssa comunità parrocchiale   perchè assieme ad altri amici di un gruppetto legato alla Riparazione Eucaristica si ...inginocchia per ricevere la Santa Comunione. 
Pubblichiamo alcuni passi di un toccante intervento della giovane salvaguardando l'identità e la località dei giovani, alcuni giovanissimi  oggetto di scherno e di emerginazione da parte dei  stessi fratelli e delle sorelle della loro comunità parrocchiale.
Il doloroso  sfogo della giovane  ci mostra il reale volto attuale della chiesa "della misericordia" nella quale "nessuno deve essere emarginato" ma che invece perseguita crudelmente  coloro che vogliono adorare in ginocchio, come hanno fatto tutti i Santi,  il Signore Gesù Cristo presente "nell'Ostia radiosa".
Quei supponenti persecutori , chierici o laici, che sentono puzza di "setta" solo in aerea "tradizionale" invece di emarginare  "e a presentarsi alla porta di casa" dei ragazzi che si mettono in ginocchio per accogliere Gesù Sacramentato potrebbero almeno cercare di capirne le motivazioni spirituali. 
Rinnoviamo ai giovani, che qualcuno vorrebbere affidare alle cure psichiatriche (siamo a questo punto!!!),  la nostra fraterna ammirazione accompagnata da un duplice consiglio:
- rimanete sempre ostinatamente ancorati alla vostra comunità parrocchiale che, per quanto disastrata e crudele, è la vostra casa dalla quale non dovreste mai allontanarvi: mai gruppi o gruppetti isolati! Mai!
Il vostro parroco e i vostri fratelli parrocchiani siano sempre degli onesti"notai" di ogni vostro fare;
- permanete nel vostro santo proposito di comunicarvi in ginocchio perchè la Chiesa di sempre vi sostiene. 
Da parte nostra continueremo a segnalare alla competente Congregazione Vaticana anche questo caso di violenza psicologica nei confronti di alcuni normalissimi giovani dotati di una particolare devozione eucaristica.
AC 
Allora.....siamo al ridicolo. 
Nella nostra parrocchia stiamo diventando un "caso strano"

" ... Nella nostra parrocchia stiamo diventando un "caso strano".
Alcuni ricevono la comunione in ginocchioper sua scelta estremamente personale.
Ci conosciamo benissimo. 
Siamo amici e anche fratelli, ma tra di noi non ci siamo fatti la domanda "perché tu ti inginocchi? " Sono talmente fissati che possiamo essere vittime di una setta o di una psicopatica .., che vanno a fare domande e a presentarsi alla porta di casa "perché siamo preoccupati per voi. Forse non state bene". Basterebbe conoscere l' ABC del catechismo e il significato della liturgia per non porre razionalmente la domanda più stupida del mondo. 
Sappiate che stiamo benissimo. godiamo di ottima salute psichica e fisica. 
Anche nelle nostre famiglie vaa tutto bene ..grazie. 
E sì....qualcuno ci dice di metterci in ginocchio davanti a Dio: è la nostra coscienza individuale e personale che ce lo chiede !
Cercate nel Catechismo il significato di Coscienza o Primo Maestro interiore ecc..ecc. .e leggete meno cose inutili. ... 

P.S. Alla veglia di Pentecoste ci siamo inginocchiati anche davanti al  Arcivescovo. e non ha mosso obiezione alcuna. né in quel momento né in seguito. ... "