Il sogno divenuto realtà
Gesuita, arcivescovo di Milano e cardinale, fu il più autorevole e
osannato antagonista dei pontificati di Wojtyla e Ratzinger. I suoi
seguaci vedono oggi in Francesco colui che ne raccoglie l'eredità. E la
mette in pratica
di Sandro Magister
ROMA, 15 ottobre 2013 – A sette mesi dall'elezione a papa di
Jorge Mario Bergoglio, le interpretazioni di questo inizio di
pontificato sono contrastanti.
Dentro la Chiesa i giudizi più
positivi, se non entusiastici, sui primi atti di papa Francesco
provengono dai sostenitori del cardinale che ha rappresentato per anni,
con grande autorevolezza e largo consenso, la più netta linea
alternativa ai pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Quel
cardinale era Carlo Maria Martini, gesuita, già rettore del Pontificio
Istituto Biblico, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, morto il 31
agosto 2012 dopo aver lasciato le sue consegne in un'intervista
anch'essa molto critica, pubblicata subito dopo la morte come suo
"testamento spirituale":