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SOGNI DI DON BOSCO. Lasciatemi solo; soffro troppo.
La sera del 25 giugno 1867 Don Bosco narrava ai giovani uno dei suoi sogni più suggestivi.
Gli sembrò di essere sulla via che conduce a... (e nominò la città), quando si sentì chiamare per nome dalla sua Guida. La seguì. Viaggiavano con la rapidità del pensiero, senza che i loro piedi toccassero terra. Giunsero a un palazzo di mirabile struttura, ma inaccessibile.
— Entra in quel palazzo — gli disse la Guida.
— Come faccio se non c’è l’entrata?
— Entra! — replicò imperiosamente la Guida.
E vedendo che Don Bosco non si muoveva, disse:
— Fa’ come faccio io: alza le braccia e salirai.
Così dicendo, allargò le braccia verso il cielo; Don Bosco lo imitò e si sentì sollevare in aria, finché si trovò sulla soglia del palazzo.
— Che cosa c’è qui dentro? — chiese Don Bosco.
Roma. L'eco del discorso di sabato pronunciato dal Papa in occasione del cinquantesimo anniversario dell'istituzione del Sinodo dei vescovi ha continuato a risuonare pure oggi nell'affollata Sala stampa vaticana. Francesco, in realtà, di nuovo non ha detto nulla, visto che le stesse frasi, i medesimi princìpi e concetti sono ben spiegati nell'esortazione Evangelii Gaudium, vera summa programmatica del suo pontificato. E il documento risale a due anni fa.