ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 28 agosto 2016

La macchinosità di questo teatro



Nuovo convegno interreligioso ad Assisi


Dunque, Papa Francesco ripeterà l’incontro interreligioso che Giovanni Paolo II inventò al culmine della “guerra fredda”. Speriamo che stavolta si prendano precauzioni per evitare il sincretismo.

Telefona JorgeyGalantino 31-31

 
Rifugiati Mussulmani maltrattano i cristiani siriani anche in Germania

La missionaria cattolica Maria Guadalupe, intervistata da un giornale spagnolo (La Gaceta), si domanda perché’ i paesi islamici ricchi non abbiano aperto le loro frontiere per ricevere i loro fratelli mussulmani profughi dalle guerre.

ἀκρίβεια chi era costei?



L’omicidio dell’akribeia per l’oikonomia e il suo successivo suicidio


L’oikonomia della Chiesa è sempre fatta per portare all’akribeia o quanto meno per tendere verso essa, l’applicazione larga della legge morale è fatta per portare ad un’applicazione sempre più rigorosa.
di Pietro C. (02-07-2016)
In questo post accennerò brevemente e chiaramente a certi temi morali che si dibattono da molto nel mondo cattolico. Per mesi nel Cattolicesimo è stata invocata la “misericordia” nei riguardi di chi vive forme diversificate di convivenza dicendo che tali persone sono credenti di “serie B” dal momento che non possono accedere all’Eucarestia. Questo e discorsi analoghi sono tediosi e molto pericolosi e dirò il perché.

Restano nell’oblio e nelle tenebre

La misericordia prima del Giubileo     

Maria di Gesù d’Ágreda e la porta dell’amore operoso

Leggendo vari scritti pubblicati in occasione del Giubileo della misericordia, così come ascoltando omelie o altro, capita di sentir dire che solo recentemente si è riscoperto il volto misericordioso del Signore per lungo tempo taciuto, ma che il tal santo o personaggio fu un antesignano parlandone diffusamente già nei secoli passati. Un vero e proprio genere letterario in cui si offusca tutto per evidenziare la luce; ma le cose spesso non stanno proprio così. Ad esempio, il Papa medievale Onorio III (1216-1227) ebbe a scrivere che come le lampade senza l’olio non possono illuminare così le opere buone senza la misericordia non giovano a nessuno. O nel Siglo de Oro spagnolo suor Maria di Gesù d’Ágreda (1602-1665) nella Mistica città di Dio (Ed. Porziuncola, Assisi) parla di un tempo favorevole della misericordia perché tutti siano salvi, come si può leggere nel seguente brano. 

Prima che sia troppo tardi


«Io voglio capire che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione. Attenzione: io mi rivolgo ai singoli cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di amministrare per conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando la linea agli adepti. Che mi sembrano messi tutti sotto tutela come dei minus habens, eterodiretti da figure più o meno carismatiche e più o meno affidabili. No, no: qui io faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi».
Sono parole di Mario Palmaro, poche settimane prima delle sua morte. A suo onore e memoria - bistrattato com'era in vita dai cattolici adulti e dai cattolici delle associazioni, delle conventicole, dei movimenti e delle sette, che lo disprezzarono anche quando per primo disse parole chiare su Francesco I - ho scritto l'articolo“I tempi della conta finale”, pubblicato da chiesaepostconcilio.blogspot.itradiospada.orgimolaoggi.it, amicidellatradizionecattolica e da altri siti. 

Gli esempi si sprecano..

Per conservare e difendere la nostra Fede


Comunicato della Corsia dei Servi, 26/08/2016 
LA CHIESA NATA DAL VATICANO II
Non vi è dubbio che a partire dal Concilio Vaticano II un profondo cambiamento si è verificato nella Chiesa cattolica. Quale tipo di cambiamento? L'albero si riconosce dai frutti, come insegna il Vangelo: “Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni”. (Mt 7, 16-18;cfr anche Lc 6, 43-45).
Uno dei frutti di questo cambiamento riguarda l'incontestabile fatto che a partire dal Concilio Vaticano II il cattolico debba sentirsi continuamente messo nella necessità di scegliere tra Verità ed ubbidienza.

“Dov’è l’uomo?”. O meglio: “Dov’era l’uomo?”

"Così dal male può nascere il bene", dice mons. Cavina.

Il vescovo di Carpi, uno dei comuni più colpiti dal terremoto in Emilia del 2012, riflette sul significato del dolore di fronte al sisma che ha ferito il centro Italia. "Davanti a tragedie come questa l'uomo scopre di avere bisogno di Dio"

Terremoto in centro Italia (Foto LaPresse)
Guardando alle macerie di Amatrice, Accumoli e degli altri luoghi colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso, la mente torna in modo ineluttabile a quanto accadde qui, in Emilia, quattro anni fa. Si rivive la medesima esperienza. Eventi come questi ci inducono a riconsiderare la verità sull’uomo e sul creato. E’ sufficiente un attimo: la terra trema e possiamo perdere ogni cosa, inclusa la vita. In pochi secondi. L’uomo che si crede signore assoluto e padrone della propria esistenza vede sgretolarsi in un attimo ogni umana certezza. E’ proprio in tragedie come questa, come quella che ha colpito Carpi e la bassa pianura emiliana nel 2012 e il centro Italia qualche giorno fa, che si ha la dimostrazione di come noi siamo tutto meno che autosufficienti. Siamo creature che dipendono da un Altro, ed è inevitabile che dinanzi a catastrofi simili si aprano spazi al trascendente, che vadano oltre la mera dimensione orizzontale.

Situazione apocrifa (1-0 ai supplementari?)




Si “rinuncia” alla GMG, non al Papato!


Dall’11 febbraio 2013, la Chiesa intera ed ognuno di noi che porta nel cuore Benedetto XVI e il papato quale istituzione divina,  si domanda che cosa abbia mai spinto il grande Ratzinger alla dolorosa e drammatica Rinuncia. Tra le migliaia di presunte risposte giunge ora quella che dovrebbe essere la più ufficiale e che dovrebbe porre fine ad ogni interpretazione arbitraria, o illazioni speculative.

sabato 27 agosto 2016

Questo nome è il più prezioso e caro per me.

Il Cardinale Raymond Leo Burke invita a pregare una Novena del Santo Rosario per 54 giorni a partire dall'Assunta



La "Novena del Rosario di 54 giorni" è una ininterrotta serie di Rosari in onore della Madonna, rivelata all'incurabile malata Fortuna Agrelli dalla Madonna di Pompei a Napoli nel 1884. Da 13 mesi Fortuna Agrelli soffriva di terribili dolori, i più celebri medici non riuscivano a curarla. Il 16 Febbraio 1884, la ragazza e i suoi parenti cominciarono una novena di Rosari. La Regina del Santo Rosario la premiò con una apparizione il 3 Marzo.

L’origine della sofferenza e della morte

                       

                                         I CASTIGHI DIVINI

          «Se vivete secondo la carne, morirete» (Rm 8,13). Questo versetto paolino ci dà l’occasione di parlare di un argomento importantissimo che, oggi, viene troppo spesso dimenticato: i castighi divini. Molti cristiani e, peggio ancora, membri della gerarchia cattolica affermano che il castigo in sé non viene da Dio, perché Egli è amore e non vuole la sofferenza e la morte dell’uomo. Una tale affermazione nega la nozione stessa di castigo divino e nasconde due gravi eresie insegnate implicitamente.

Uscire dal vicolo cieco

PERCHE'LA FEDE E'DIFFICILE OGGI ?

Perché la fede è diventata così difficile oggi? Perchè le persone fanno tanta fatica a credere in Dio ed in tutte le altre verità tramandate nel corso dei secoli e che formano la Rivelazione cristiana base della nostra civiltà?
di Francesco Lamendola



La crisi del sentimento religioso, e, in particolare, la crisi del cattolicesimo, traggono origine da svariati meccanismi dell’incontro/scontro fra la civiltà moderna, che si afferma nella sua versione estrema, tecnologica, edonista e relativista, e il mondo pre-moderno, le cui ultime forme superstiti cadono una dopo l’altra, venendo poi subito dimenticate (ma non è raro che vengano dimenticate, per così dire, mentre sono ancora in vita, e sia pure agonizzanti).
Al fondo di questo fenomeno, tuttavia, vi è un nucleo essenziale che non è difficile isolare e mettere specificamente a fuoco, tralasciando il resto, pur consapevoli del fatto che si tratta, con ciò, di una operazione di semplificazione e di schematizzazione, non però del tutto arbitraria, bensì, entro certi limiti, legittima e perfino utile per andare al nocciolo della questione: e questo nucleo si potrebbe riassumere in una breve, semplice domanda: Perché la fede è diventata così difficile, oggi? Perché, in altri termini, le persone fanno tanta fatica a credere in Dio, nell’immoralità dell’anima, nel Verbo incarnato ed in tutte le altre verità tramandate e insegnate nel corso dei secoli, e che formano la Rivelazione cristiana, base della nostra civiltà e del nostro modo di vivere, di sentire, di pensare, di amare, e persino di morire?

La preoccupazione principale del pastore

Quale pastorale?



Nel precedente post del 22 agosto promettevo un approfondimento sulle lettere pastorali. L’intervento si rendeva necessario dopo aver accennato a tali scritti nell’intervista rilasciata al sito Cooperatores veritatis. Eccomi dunque qui a mantenere la promessa, precisando però che non ho nessuna intenzione di fare un trattato sulle lettere pastorali, ma solo cercare di capire in che senso vada inteso l’aggettivo “pastorale” ad esse attribuito. Si noti che le due lettere a Timoteo e quella a Tito non sono sempre state designate in tal modo. Il primo a farlo è stato D. N. Berdot nel 1703, seguito poi da P. Anton nel 1726. Sono state cosí chiamate perché indirizzate a due “pastori” della Chiesa e perché trattano del modo di guidare le comunità loro affidate.


Il terremoto in corso


Stat Crux


Stat Crux dum volvitur orbis.


Mentre il mondo gira, la Croce resta ferma… e con essa la Chiesa, la vera Chiesa di Cristo: quella fondata sulla Sua immutabile dottrina, trasmessa una volta per sempre dagli Apostoli; formata dalla grazia dei Sacramenti, che dalla Croce promana; guidata dai legittimi Pastori, autentici successori degli Apostoli e garanti della retta fede, della continuità sacramentale del Corpo mistico e della comunione soprannaturale di tutte le sue membra vive. Queste caratteristiche comportano forse fissità o immobilismo? Solo per chi è cieco di fronte al meraviglioso sviluppo della Chiesa nel tempo e nello spazio: un inesauribile germogliare di nuovi rami e prodigioso comparire di nuovi fiori e frutti, ma sempre dello stesso albero e dalla stessa radice. Il corpo di un essere umano, quanto all’aspetto esterno, cambia considerevolmente dall’infanzia alla vecchiaia, ma è sempre lo stesso individuo, che dispiega ciò che è presente nel suo patrimonio cromosomico.


Diverso è il risultato delle manipolazioni genetiche, che se ne parli in senso proprio o in senso traslato; in ogni caso, sono pratiche moralmente illecite che traducono in atto un atteggiamento di suprema superbia: voler modificare ciò che ha fatto il Creatore e Redentore, come se andasse perfezionato o non fosse al passo con i tempi… o come se l’uomo fosse l’artefice e il salvatore di se stesso. Ma la Croce – non a caso attualmente così ignorata, se non da chi la profana o vilipende – resta saldamente piantata sul mondo, che, pur di svellerla, sussulta e si distrugge. È la natura che vorrebbe scuotersi di dosso la malvagità e le nefandezze umane o qualche nuovo esperimento tra Ginevra e il Gran Sasso? Comunque sia, il dolore per le distruzioni materiali e per la perdita di vite umane ci rimanda a quello, ancor più acuto, per la devastazione delle anime, che a causa di essa sono spesso del tutto impreparate a presentarsi al giudizio divino.

venerdì 26 agosto 2016

Atti di sottomissione ed umiltà

Le pestilenze, le eruzioni, i terremoti e i campanili


GeremiaEcco, la sventura passa di nazione in nazione, un grande turbine si alza dall’estremità della terra  (Ger 25,32)
Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede (Sal 33,12)

Lo storico Pietro Colletta (1775 – 1831) nella sua Storia del reame di Napoli descrive la terribile eruzione del Vesuvio del 1794, quella, per intenderci, che modificò per sempre l’aspetto del vulcano, la cui cima sprofondò in se stesso così che da allora la sua altezza è divenuta inferiore a quella del vicino monte Somma, che prima sovrastava.

Il Colletta, contemporaneo di quegli accadimenti, riferisce dei tre giorni in cui la cenere trasportata dal vento oscurò il sole, mentre il vulcano eruttava alte colonne di lava incandescente che si abbatteva  in rivoli sulle città sottostanti, devastando terre fertilissime, case, conventi e chiese, senza risparmiare nemmeno il mare, nel quale trovava finalmente quiete.

Ponte della Maddalena

“Indietro non si torna”?

DOVREBBERO VERGOGNARSI

Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi. La navicella di San Pietro se ne sta andando allegramente alla deriva quasi che una brama di autodistruzione li avesse afferrati. Sorge la domanda: quale padrone stanno servendo? 
di Francesco Lamendola



Oramai ne stiamo vedendo di tutti i colori, per cui, purtroppo, si finisce per non meravigliarsi più di nulla, per non scandalizzarsi, per non indignarsi. Specialmente quando il cattivo esempio viene dall’alto, non c’è trombettiere o mascotte del reggimento, perfino vivandaia al seguito, che non si sentano autorizzati a stracciare e lordare le bandiere, a tirare fango contro le uniformi, a ballare oscenamente sulle ceneri di ciò che un tempo furono onore, disciplina, spirito di sacrificio, senso del dovere, lealtà, fedeltà, coerenza.
La navicella di San Pietro se ne sta andando allegramente alla deriva e una parte dei marinai, invece di ammainare le vele, le mandano tutte a riva, quasi che una brama di autodistruzione li avesse afferrati; e il nocchiero, invece di tenersi sottovento, porta la nave di traverso alle onde e si direbbe che voglia offrirle il fianco per farle imbarcare più acqua che sia possibile, fin che le onde non l’avranno rovesciata e affondata.

Che fine ha fatto la linea Maginot..?

La resistenza ad Amoris Laetitia e l’esempio della linea Maginot


Lo scorso 20 maggio il Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo emerito di Bologna, ha tenuto a Pavia, con grande giovamento intellettuale e spirituale dei presenti (fra cui chi scrive), una conferenza il cui tema era ben descritto dal titolo: «Permanere nella verità di Cristo. Famiglia, Sinodo, modernità: l’Esortazione Amoris Laetitia».
Il Cardinale ha illustrato in modo esemplare il contenuto della dottrina della Chiesa sulla famiglia, menzionando anche i passaggi di Amoris Laetitia che la richiamano e la esprimono congruamente. Poi, ovviamente, ha affrontato il tema dei temi: il capitolo VIII dell’Esortazione, quello relativo alle famiglie ferite e, così, alla cruciale questione della comunione ai fedeli civilmente divorziati e risposati.

Il “cavallo di Troia”


La prostituzione e la misericordia della Chiesa


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E’ chiaro come una certa esplosione modernista (o implosione visto che è interna alla Chiesa) si è avuta a causa dei “sensi di colpa” di molti cattolici (preti, frati, vescovi, papi, laici e suore) i quali, guardando al proprio passato schiavi di una certa propaganda ottocentesca anticlericale, massonica e pure protestante, si vergognavano della Chiesa interpretando e salutando così l’avvento del Concilio come un “voltare pagina e ricominciare tutto di nuovo, con una nuova Chiesa ripulita da un certo passato“… Oggi le cose sono peggiorate, molti Cattolici non amano il proprio passato, si vergognano di questo passato, si vergognano della propria MadreMolti altri se ne vergognano ma non conoscono affatto la sua storia, o la rifiutano, o si accontentano di come la dipingono certi falsi maestri. Basti pensare a come viene dipinto il Concilio di Trento, un evento del quale vergognarsi, e con la pretesa che l’ultimo Concilio lo abbia così cancellato. Per questi falsi maestri il Vaticano II è stato il “cavallo di Troia” attraverso il quale fondare una “nuova” chiesa appoggiata sui loro sensi di colpa, una chiesa a misura d’uomo, una chiesa ad personam, una chiesa libera da dogmi e precetti colpevoli e responsabili di tanta frustrazione. Insomma, questa Madre, di ben duemila anni, proprio non piace! Non si vuole comprendere che a cambiare non deve essere la Madre, ma i figli che dovrebbero (e debbono come insegnano i Santi) cambiare per diventare, appunto, Santi.

Sanguis Martyrum, semen Christianorum


Quando le religioni muoiono. Sul dramma dei cristiani in Medio Oriente

“Le religioni muoiono”. Scrive così, senza tanti giri di parole, lo storico americano Philip Jenkins (cristiano anglicano) all’inizio del suo libro La storia perduta del cristianesimo (Emi, 352 pagine, 22 euro), nel quale affronta il tema della sempre più precaria presenza cristiana in Medio Oriente. È vero, le religioni possono morire. Succede quando scompaiono i loro fedeli. E i fedeli possono scomparire per più motivi: persecuzioni, genocidi, emigrazioni forzate.
Quanto al cristianesimo, e alla sua difficile situazione attuale nel Medio Oriente, Jenkins, pur raccomandando di non lasciarsi andare a letture superficiali, ammette che la situazione è drammatica sotto molti profili. Proprio nei luoghi in cui questa religione è nata ed ha conosciuto la sua prima espansione (Medio Oriente, Asia Minore, Nord Africa, Penisola araba) la presenza cristiana è ridotta al lumicino e il quadro peggiora di giorno in giorno. Perché? È proprio vero che un ruolo determinante è giocato dall’Islam e che i rapporti tra cristiani e musulmani sono sempre stati segnati da violenze, persecuzioni e sopraffazioni?

Non scripta volant

"Ma il papa non ha scritto queste cinque semplici parole". Ecco quali                     

Marafioti
"Il papa nella 'Amoris laetitia' ha scritto oltre 56 mila 600 parole, ma non ha scritto queste cinque semplici parole: 'È possibile dare la comunione ai divorziati risposati'. Se lui non le ha scritte, ritengo che nessuno le debba inserire, e nessuno deve fare ciò che lui non ha detto".
Questo dice il gesuita Domenico Marafioti in una limpida presentazione dell'esortazione postsinodale "Amoris laetitia" pubblicata sul numero di Ferragosto di "Ascolta", periodico dell'associazione ex alunni e amici della Badia di Cava.
Padre Marafioti è persona di grande autorevolezza. È preside presso la Facoltà teologica dell'Italia Meridionale di Napoli e insegna teologia dei sacramenti, in particolare del matrimonio, dell'ordine e della penitenza.

giovedì 25 agosto 2016

Preghiera e penitenza

Perseverate nella nuova "crociata del Rosario", "crociata di preghiera e di penitenza"

"Contiamo sulla vostra generosità per riunire nuovamente un mazzo di almeno dodici milioni di rosari:
perché la Chiesa sia liberata dai mali che la opprimono o che la minacciano in un prossimo futuro;
perché la Russia venga consacrata e giunga presto il Trionfo dell'Immacolata".
Precisa le sue intenzioni con queste parole: "affinché
questa prova terribile sia abbreviata;
la cappa modernista che circonda la Chiesa – almeno dal Vaticano II – venga strappata;
le Autorità svolgano il loro ruolo salvifico presso le anime;
la Chiesa ritrovi il suo splendore e la sua bellezza spirituale;
le anime del mondo intero possano udire la Buona Novella che converte, ricevere i Sacramenti che salvano ritrovando l'unico ovile". 




Il peccato non è più peccato?

INFERNO VOLONTA' DEL PECCATORE

L’Inferno non è una punizione esterna ma la volontà stessa del peccatore. Il peccato non è più peccato? pertanto anche l’Inferno non sarà più quello o meglio non vi sarà più “bisogno” di credere nell’esistenza dell’Inferno 
di Francesco Lamendola




La teologia e la pastorale odierna fanno un gran parlare, come è giusto, dell’amore di Dio per l’uomo e della Sua misericordia infinita; non è altrettanto giusto, però, presentarli come se fossero qualche cosa di distinto e di “superiore” alla Sua giustizia, quasi che il Dio “giusto” sia solo quello dell’Antico Testamento, e che il Dio del Nuovo Testamento sia solo ed esclusivamente amorevole e misericordioso, a scapito delle altre Sue qualità, ugualmente perfette.
Amorevole, intendiamoci, Dio lo è sempre, perché Egli è l’Amore stesso, dunque non potrebbe non essere pieno di amore in ogni Suo pensiero e in ogni Sua azione: dalla Creazione, all’Incarnazione, alla Passione, Morte e Risurrezione, tutto in Lui è amore, e non vi è alcuna’altra ragione se non un amore immenso, gratuito, addirittura incomprensibile (da un punto di vista puramente umano) nel suo voler amare gli uomini nonostante tutto, e nell’aver detto fino all’ultimo: Padre, perdona loro, quando già essi gli battevano i chiodi nelle mani e nei piedi, per crocifiggerlo.

Cinque anni di terremoto

Senza acqua né luce, nel monastero di Aleppo dove cadono i missili

Padre Firas Lutfi al Meeting di Rimini: “Il problema è l’islam wahaabita”

Il monastero di Er Ram, ad Aleppo, è colpito quasi quotidianamente dai missili jihadisti (LaPresse)
Rimini. “Qui non c’è più acqua, elettricità. Le bombe cadono giorno e notte, tante famiglie se ne sono andate. Ad Aleppo non ci sono più zone sicure né tranquille”. Padre Firas Lutfi, quarantuno anni, è il viceparroco della chiesa di San Francesco e con il Foglio commenta la situazione in quella che definisce “la città più martoriata della Siria”. Ieri è intervenuto al Meeting di Rimini: “Sperare contro ogni speranza” era il titolo dell’evento cui ha partecipato anche Jàn Figel, inviato speciale della Commissione europea per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione europea. Assente il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in seguito al terremoto che ha colpito il centro Italia. Sperare è difficile, ma “il paradosso è che più c’è violenza più c’è fede. Un cristiano che ha fede ripone ogni speranza nelle mani del Signore”. Di cristiani ad Aleppo ce ne sono sempre meno. “Prima della guerra eravamo centocinquantamila, oggi siamo ridotti a trentamila. Un quinto della comunità originaria”.

Memento


Il terremoto e l'esistenza di Dio


di Alessio Calò

"Come puoi credere nella Provvidenza o nell'amore divino quando vedi la terra tremare e le persone morire con una tale facilità?"

In effetti, quando accade un terremoto come quelli che sono accaduti in questi anni si ripresenta inesorabile la domanda di come essi possano succedere e di come Dio li abbia potuti permettere. L’esistenza del male è infatti un mistero insondabile, utilizzato da sempre come prova della non esistenza di Dio: si parte dalla delusione rispetto alle proprie idee (errate) circa l’Assoluto, fino ad arrivare alla ribellione, se non al rifiuto. La presenza del male può anche generare dei dubbi che, se affrontati correttamente dal punto di vista filosofico (e poi teologico), possono rappresentare un punto di ripartenza, nella vita (e nella fede).

Dio offre continuamente occasioni di riflessione

PEDAGOGIA DEL VANGELO 

Senza di me non potete fare niente. L’inferno è per l’uomo dover affrontare le conseguenze della sua superbia e disprezzo di Dio. La pedagogia del Vangelo: per imparare ad amare l’uomo deve imparare a soffrire 
di Francesco Lamendola  



Uno dei tratti più caratteristici della psicologia degli uomini moderni, compresi quanti ancora si dicono e si sentono cristiani, è la smania del fare; la tensione febbrile, compulsiva, verso l’agire, il moltiplicare le tracce superficiali del proprio passaggio: anche scattando continuamente delle fotografie, inviando messaggini telefonici, postando messaggi sui social network, incidendo le cortecce degli alberi e le panchine dei giardini pubblici con il proprio nome o con quello della persona amata. Si direbbe che l’uomo moderno abbia il terrore di divenire trasparente e invisibile non solo agli altri, ma anche a se stesso, e che dedichi una attenzione incessante a far sì che la sua presenza nel mondo non passi inosservata, che il suo più piccolo gesto e il suo più fuggevole pensiero vengano fissati per sempre, a futura memoria. 

Riduzione psicologistica e spiritualistica della fede

Se la fede si riduce a sentimentoNel libro di Luigi Negri “False accuse alla Chiesa un giudizio inequivocabile su Lutero: «Ha demolito la Chiesa riducendo la fede a sentimento». E sul referendum costituzionale pone un interrogativo per orientarsi: «Chiediamoci in questo nuovo assetto che fine farebbe la realtà della Chiesa».

«Chiamiamo le cose con il loro nome, Lutero non voleva riformare, ma ha obiettivamente demolito la Chiesa. Ha ridotto la fede a sentimento e soppresso la realtà ecclesiale nella sua sacramentalità. E' inesatto e parziale dire che è stato un riformatore non capito». Sono parole di monsignor Luigi Negri, che domenica sera al cinema Tiberio di Rimini ha presentato in un affollato incontro pubblico il suo ultimo libro, la nuova edizione aggiornata di "False accuse alla Chiesa.

Tanti si chiedono: perché?


Mentre l'Italia piange le centinaia di morti del terribile sisma di Amatrice, Accumoli e Arquata e continua a scavare nella speranza di trovare dei superstiti, c'è chi ha vissuto l'esperienza lancinante del terremoto sulla pelle e può usare parole di comprensione e di vicinanza: è il vescovo di Carpi Cavina che quattro anni fa si è trovato tutte le chiese della sua diocesi distrutte. E invita a riflettere: «Con il sisma emiliano la nostra gente ha ricercato le proprie radici e ha ridato spazio a quella dimensione trascendente che si domanda a Chi vogliamo affidare la consistenza della nostra vita». 

Damasco Road.

San Pio X, il Papa che condannò l'eresia modernista


La storia della mia conversione al kattolicesimo è nota a quelli che hanno letto il mio libro Come fu che divenni c.c.p. (cattolico credente e praticante), Lindau. Un po’ meno noto è il seguente aneddoto. Dopo una giovinezza piuttosto scioperata in cui inseguivo il mito sessantottino (uno dei tanti) del Cantautore Impegnato e, perciò, indulgevo volentieri alla débâuche, avvenne la folgorazione sulla Damasco Road.

mercoledì 24 agosto 2016

"Posso solo affidarmi a Dio"



Amatrice. Il coraggio di non mollare scritto nei suoi santi


Ci sono città il cui destino sembra scritto nella loro storia. Amatrice, che era e continuerà ad essere fra i borghi più belli d’Italia e del mondo, è oggi fra le località più colpite dal tragico terremoto che questa notte ha scosso il centro della Penisola. Isolata, colpita nei suoi abitanti e nei suoi edifici, la cittadina del reatino non è distrutta, non è scomparsa. Lo dice la sua storia. Una storia che per Amatrice passa anche attraverso la devozione popolare.