Perché il terzo segreto di Fatima non è stato rivelato nel 1960?
Intervista ad Antonio Borelli
a cura di Benoît Bemelmans
Siamo nel centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, un tema scottante sul quale gravano ancora tante domande. Per esempio: perché il “terzo segreto” non è stato rivelato nel 1960 come, invece, sollecitato dalla stessa Madonna? Lo abbiamo chiesto al celebre specialista Antonio Borelli, autore del best seller internazionale (più di tre milioni di copie) «Fatima: messaggio di tragedia o di speranza?».
Tradizione Famiglia Proprietà - Nel consegnare il terzo segreto di Fatima, suor Lucia chiese di non renderlo pubblico prima del 1960. L’attesa per la sua rivelazione raggiunse quindi l’apice quell’anno. Ciò non avvenne, provocando grande frustrazione nei fedeli. Tuttavia, lungi dal diminuire, l’attesa andò aumentando, incoraggiando perfino speculazioni non sempre prudenti. Sembrerebbe che la Santa Sede non si aspettasse una tale reazione.
Antonio Borelli - Quando finalmente la Santa Sede rivelò la terza parte del Segreto, il 26 giugno 2000, volle compensare il suo precedente riserbo dandole un’ampia divulgazione. I giornalisti accreditati presso la Sala stampa del Vaticano furono tutti convocati e ricevettero una copia del libretto «Il Messaggio di Fatima», in una sessione presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, con la partecipazione di mons. Tarcisio Bertone, segretario della stessa congregazione e del direttore della Sala stampa Joaquín Navarro Vals. La sala era strapiena. Canali televisivi di tutto il mondo trasmisero la sessione in diretta.
Dopo gli interventi del cardinale Ratzinger e di mons. Bertone, il direttore della Sala stampa diede la parola ai giornalisti per eventuali domande. Vari reporter chiesero i motivi per cui i Papi avessero posticipato la pubblicazione del Segreto per ben quarant’anni. La domanda più articolata, a mio parere, fu quella dello scrittore e vaticanista Gian Franco Svidercoschi, già vice-direttore de L’Osservatore Romano.
Ecco la sua domanda, tratta dal video fornito dalla Sala stampa: