Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo
“Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l’educazione da noi ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. E’ diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita è diversa da quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade” (Sap 2, 12-15).
Da mesi assisto inerme a decine di attacchi portati avanti sul web a scapito dei frati francescani dell’Immacolata e in modo particolare del loro fondatore p. Stefano M. Manelli.
Finora sono rimasto in silenzio nella consapevolezza che la verità prima o poi viene a galla; ma quando ho letto gli ultimi articoli usciti sulla stampa, mi sono detto: “ogni pazienza ha un limite!”
Anche perché ormai non ci si accontenta più di vaghe accuse indimostrate e indimostrabili di autoritarismo in campo liturgico e amministrativo, che fanno ridere anche i muri del convento dove p. Stefano è stato e vissuto, ma anche di fatti criminosi, quali patti di sangue, atti di libidine, costrizione ad assumere cibi avariati, furti, omicidi…
Sembra insomma che i francescani dell’Immacolata, vecchio corso, siano stati tutti una banda criminale e settaria, degna solo di finire i suoi giorni nelle prigioni vaticane.
Sembra insomma che i francescani dell’Immacolata, vecchio corso, siano stati tutti una banda criminale e settaria, degna solo di finire i suoi giorni nelle prigioni vaticane.