ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 giugno 2016

Quante decine di cristiani rimangono ancora in Europa?

Icona rubrica

Le giuste domande da fare per capire che la religione non è un sentimento, né un parere


"La vocazione di san Matteo", un dipinto di Caravaggio del 1599-1600
Pare che la polizia britannica abbia scovato un metodo infallibile per selezionare i richiedenti asilo per motivi religiosi, verificando se il loro cristianesimo sia sincero oppure di facciata. Interrogarli.

“I doni della Riforma”

Se Kasper ci vuole alla scuola di Lutero In vista della commemorazione a Lund (Svezia) a cui parteciperà anche il Papa, il cardinale tedesco pubblica un libro in cui sostiene la bontà delle tesi luterane e un ecumenismo che superi tutte le Chiese. Ma è l'esatto opposto di quanto da sempre insegnato dalla Chiesa cattolica.
Il primo giugno è uscito un comunicato congiunto della Federazione luterana mondiale e il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Nella sostanza riprende le linee del comunicato della Sala stampa vaticana del 25 gennaio che annunciava il viaggio del papa a Lund, in Svezia, per “commemorare” i 500 anni della riforma. La novità di giugno – e non si tratta di un particolare di poco conto- è la specificazione che il papa resterà in Svezia un giorno in più per incontrare i cattolici e celebrare con loro un’Eucaristia.

N.O.M(assone)*

NUOVO MESSALE PERCHE'?

Il Nuovo Messale Romano è stato il risultato di un colpo di mano della fazione modernista? Per 400 anni dal Concilio di Trento al Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha avuto un solo Messale poi messo in soffitta: cos’era successo?
di F.Lamendola  



  
Per circa 400 anni, dal Concilio di Trento al Concilio Vaticano II, e, più precisamene, dal 1570 al 1969, la Chiesa cattolica ha avuto un solo Messale: quello di Pio V, il Missale Romanum tridentinum. Poi, quasi dalla notte alla mattina, questo Messale è diventato (con una punta, se non di disprezzo, certo di compatimento) il Vetus Ordo, ed è stato messo in soffitta, nonostante le fortissime perplessità di una parte non piccola dei cardinali, dei vescovi, dei sacerdoti e dei fedeli. Ma che cos’era successo? Come’era potuta accadere una cosa del genere?

Loro sono chiesa?

Il 6 aprile del 1995 il cardinale Hans Hermann Groer, arcivescovo di Vienna, fu costretto alle dimissioni con l’accusa di pedofilia (accusa provata, ma fatti prescritti). Due mesi dopo fu lanciata una raccolta di firme, sottoscritta in 22 giorni da oltre 500mila cattolici austriaci, con cui si chiedeva un rinnovamento profondo della Chiesa. Cinque le richieste dell’ “Appello”. Il primo: costruzione di una Chiesa fraterna con il superamento delle barriere tra clero e laici grazie alla corresponsabilità comune. Il secondo: piena uguaglianza delle donne in ambito decisionale, diaconato femminile permanente, accesso delle donne al sacerdozio. Il terzo: libera scelta tra forma di vita celibataria e non celibataria per i sacerdoti. Il quarto: giudizio positivo sulla sessualità umana, libertà di coscienza in materia di contraccezione, più “umanità” verso i rapporti prematrimoniali e in tema di omosessesualità. Parlare meno di morale sessuale più di pace, giustizia sociale, ambiente. Il quinto: il messaggio della Chiesa non dev’essere fondato sulla minaccia ma sulla gioia, meno prescrizioni e più accompagnamento.

«L’esempio del papa non vi ha insegnato niente?».


L’avventura di un povero cristiano. Oggi

    Scena prima. Esterno giorno. Cortile di una parrocchia. La catechista, seduta davanti al banchetto, registra le prenotazioni per l’oratorio estivo. In poche ore si arriva alla quota prevista: centosettanta ragazzi. Per tutti i genitori che lavorano l’oratorio estivo è una risorsa importantissima, ma ovviamente è stato necessario fissare un tetto. Nell’accettare la prenotazione si favoriscono i ragazzi che hanno frequentato il catechismo in parrocchia e che abitano nella zona. Raggiunta la quota massima prevista, si entra in una lista d’attesa. Arriva un papà, chiede l’ammissione per il figlio, gli viene risposto che per ora è in lista d’attesa e il signore reagisce duramente: «Ma come? Non ci posso credere! Papa Francesco accoglie tutti e voi invece no? Ma che parrocchia è mai questa? Siete rimasti indietro! L’esempio del papa non vi ha insegnato niente?». La signora catechista, dietro al banchetto, resta senza parole. Si vede che è un po’ spaventata.

Semina non Verbi

Quelle orge gay di seminaristi. E la Tv dei vescovi sdogana gli Lgbt
Colleen Bayer, presidente del "Family Life International" della Nuova Zelanda, ha raccontato durante un incontro di cui circola un video in rete alcune drammatiche storie tutte legate all’ideologia gender e gay dentro la Chiesa e i seminari romani. Una denuncia che trova inquietanti conferme nello sdoganamento dell’omosessualità da parte di qualche eminente cardinale e della Tv dei vescovi italiani.
Il 6 giugno sulla televisione della Conferenza episcopale italiana, durante il programma “Il diario di Papa Francesco”, é successo qualcosa che non ha precedenti. Per la prima volta un’emittente cattolica ufficiale e legata alla gerarchia ecclesiastica, Tv2000, ospitava coloro che già all'inizio di maggio erano stati definiti dal quotidiano della Cei, Avvenire, con l'espressione di «cristiani Lgbt». Un ossimoro non meno grave che se il giornale avesse titolato «cristiani abortisti», indice della grande confusione dottrinale ed esistenziale della Chiesa. 

Quello che accade sotto i nostri occhi

Il cattivo gusto e il brutto sono sempre connessi al diavolo
Quando si parla del diavolo il pensiero evoca immagini repellenti, laide o lascive o comunque brutte, spiacevoli, che il buon gusto respinge come inaccettabili.
E’ il frutto di secoli di educazione cattolica, diranno i soliti saputi sociologi e ancor più i noti dotti psicanalisti, che sanno tutto dell’animo e del comportamento umano.

Noi non sappiamo come stanno le cose esattamente, perché apparteniamo a quella categoria di “condizionati” cattolici che sono fermi alle concezioni elementari del bello che è bello e del brutto che è brutto. Chiediamo scusa, riconosciamo i nostri limiti, ma non siamo ancora riusciti a farci piacere lo spiacevole e a scambiare il cattivo gusto per eleganza. Intendiamoci, non è che abbiamo fatto chissà quali sforzi in questa direzione, anzi ci rifiutiamo di farli e continuiamo a concentrare la volontà e l’intelligenza per chiamare ogni cosa col suo nome: il cielo, cielo e la terra, terra, il sole, sole e la luna, luna, la luce, luce e il buio, buio.
E non è colpa nostra se le cose stanno così, per il semplice fatto che solo dei pazzi potrebbero sostenere che i vivi sono morti e i morti sono vivi.

Giusto per esercitare l’istinto complottista?

               Sui due Papi. Chi è la Roccia?

Ratzinger è tuttora Pontefice
“Egli non ha abbandonato l’ufficio di Pietro – cosa che gli sarebbe stata del tutto impossibile a seguito della sua accettazione irrevocabile dell’ufficio nell’aprile 2005.  Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la “centrale” della sua preghiera e della sua compassione posta nei Giardini vaticani.

mercoledì 8 giugno 2016

Emeritato?


Un assalto lungo cent’anni -4° Cap- Massoneria e Alta Finanza “Ratzinger must go”


santa caterina
Untitled-1-720x14IL CARDINALE RATZINGER PER LA PROPRIETA POPOLARE DELLA MONETA CONTRO IL POTERE DELLE BANCHEUntitled-1-720x14

Ma il piano del Signore sussiste per sempre

IL PECCATO DELL'ANGELO

    Fu il peccato dell’Angelo a gettare un’ombra cupa su tutta la creazione. Dio non ha voluto una marionetta che lo adora solo perché non saprebbe fare diversamente ma una creatura libera che può scegliere fra l'amore per Lui e il rifiuto 
di F.Lamendola  




Si domandi a un qualsiasi cristiano, anche di buona dottrina, oppure a una qualsiasi persona colta, che abbia una certa familiarità con la Bibbia, che cosa fu il Peccato originale e chi lo commise, ed essi risponderanno, novantanove volte su cento: la disobbedienza di Adamo ed Eva a quanto Dio aveva loro prescritto nel Giardino dell’Eden. E invece non è così, se vogliamo parlare con precisione e non per approssimazione.

‘noi facciamo come ce pare’…

Referendum, la Cirinnà parla troppo....
La Convention delle Famiglie per il "NO" al referendum di ottobre sulla riforma della Costituzione è stata ignorata praticamente da tutti i mass media. Ma non da altri; e infatti un video con dichiarazioni imbarazzanti della parlamentare Monica Cirinnà, che l’organizzazione aveva postato per mettere in luce fremiti totalitari del PD dopo l’eventuale passaggio della riforma, è stato bloccato per questioni di copyright della RAI. In maniera straordinariamente rapida.

Inferno&Purgatorio

L'INFERNO E' NON PERDONARE

Quando l’incapacità di perdonare si alimenta della spirale dell’odio e del rancore. L’astuzia del Demonio e la sua capacità di impadronirsi delle anime: il Male trova un appiglio là dove c’è un ego gonfio di sé ostinato e orgoglioso 
di F. Lmendola  



Gesù ci ha comandato di perdonare; lo rammentiamo a noi stessi ogni volta che recitiamo il Padre nostro, la preghiera che Lui ci ha insegnato; e questo comandamento, che è, per alcuni, forse il più difficile da applicare,  non è solo il naturale completamento del comandamento dell’amore, esteso a tutti gli uomini e anche ai nemici, ma anche una raccomandazione che riguarda l’auto-protezione e l’auto-conservazione. Chi non riesce a perdonare, fa del male anche e soprattutto a se stesso; e, nei casi più gravi, quando l’incapacità di perdonare si alimenta della spirale dell’odio e del rancore, finisce per aprire le porte a delle forze malefiche, che penetrano nelle pieghe dell’anima e possono impossessarsi di tutta la vita interiore della persona.

Gesù ci avverte 15 volte..!

Le lacrime di Gesù sulla Amoris Laetitia

(di Josef Seifert) In tutto il mondo molte voci di gioia e lode hanno risposto all’ultimo documento di Papa Francesco, Amoris laetitia. Questo testo contiene indubbiamente numerosi passaggi molto belli e profonde verità che danno gloria a Dio e rallegrano il lettore. Il testo irradia l’amore misericordioso di Dio e del Papa verso tutti e contiene grandi perle di saggezza.
Nonostante la letizia della Gioia dell’amore e tutte le lodi che ne hanno tessuto vescovi e cardinali, sono convinto che Gesù e la sua Santissima Madre piangono su alcuni passaggi dell’esortazione apostolica e, in particolare, su quelli che avranno maggiori conseguenze.

Bambini sposi mai.

Le nozze gay per bambini, com'è "libero" il Belgio
Bambini sposi gay. La galleria degli orrori va in scena in Belgio, terra ormai alla mercé di tutte le ideologie distruttive dell’antropologia umana. Otto e Tito sono due bambini di una primaria di Gand, capitale delle Fiandre orientali. E la loro scuola ha pensato bene di utilizzarli come marito e marito di un progetto pedagogico (sic!) volto a far scoprire ai bambini la loro piena libertà.

martedì 7 giugno 2016

Ho proprio l’impressione che siamo in piena Babele

                                           
                          CHIEDO UN PO’ DI CHIAREZZA AL CODICE DI DIRITTO CANONICO

                                                                                                   di don Enzo Boninsegna*

Le Leggi della Chiesa ieri 
         Il cristiano si trova davanti a delle leggi divine che nessuno, neanche il papa può cambiare, perché il Sommo Pontefice non è la sorgente della legge divina, né il padrone della Chiesa, semmai ne è il servitore, il “servo dei servi di Dio”: dev’essere il custode delle verità e della volontà di Dio, manifestate a noi da Gesù Cristo.
        Ma accanto alle leggi divine ci sono anche leggi che il Papa può fare, o modificare, o abolire e sono le leggi ecclesiastiche, contenute prevalentemente nel Codice di Diritto Canonico. Cito alcuni esempi, i più conosciuti, di leggi ecclesiastiche che erano valide fino a qualche decennio fa, contenute nel vecchio Codice di Diritto Canonico approvato nel 1917: l’obbligo di mangiar di magro il venerdì, l’obbligo del digiuno dalla mezzanotte per chi desiderava ricevere la Comunione, ecc.

Solo un ingenuo?

"L'Europa deve molto all'Islam". Ecco l'errore di Papa Bergoglio


bergoglio beatificazione paolo VI 09

Solo un ingenuo oppure una persona profondamente in malafede potrà azzardarsi ad affermare -come ha fatto don Bergoglio, che in un improvvido raffronto ha comparato il Vangelo, libro d’amore per eccellenza, al Corano, nel momento in cui gli è stato conferito il Premio “Carlo Magno”- che l’Europa debba molto all’Islam. Esternare questo concetto, soprattutto da parte di un pontefice romano, significa semplicemente voler negare, in maniera proterva, la Chiesa stessa e la sua storia; una storia intrinsecamente veneranda i cui protagonisti, lungo il corso della sua bimillenaria esistenza, sebbene appesantiti dagli umani difetti di ciascun individuo, innumeri volte hanno cambiato non soltanto le vicende dell’Europa e dell’Occidente, ma anche gli accadimenti delle plaghe orientali dell’orbe terracqueo senza avvertire necessità alcuna di ricorrere a succedanei di natura diversa e di filosofie esistenziali diametralmente agli opposti sul piano antropologico e scientifico.

Il vuoto spirituale non esiste


HANNO IL DIAVOLO PER PATRONO

    Il silenzio assordante della stampa ufficiale sulla cerimonia d’inaugurazione tenutasi il 1° giugno all’apertura del tunnel del San Gottardo. Chi o che cosa voleva celebrare lo spettacolo offerto? Il Dio cristiano, no di certo
                                                                            di Francesco Lamendola 
Più ancora che il fatto in sé, colpisce il silenzio intorno al fatto: il silenzio assordante della stampa ufficiale e delle televisioni ufficiali sulla cerimonia d’inaugurazione tenutasi il 1° giugno 2016, in Svizzera, presenti i maggiori capi di Stato europei, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, al presidente francese François  Hollande, a premier italiano Matteo Renzi, per festeggiare l’apertura del tunnel di base del San Gottardo.
Si tratta di un’opera colossale, avveniristica, costata 17 anni di lavori e una spesa di 11 miliardi di euro: 57 km. di galleria per portare la linea ferroviaria dal versante sud al versante nord delle Alpi, agevolando enormemente le comunicazioni fra l’Europa meridionale e quella settentrionale: il tunnel più lungo del mondo, costruito secondo le concezioni più moderne e con le tecniche più avanzate in questo particolare ramo dell’ingegneria.
Naturalmente, non c’era l’ombra di un prete, o di un vescovo, a benedire l’opera e a recitare una preghiera per l’edificazione dei presenti; in omaggio al laicismo dello Stato moderno, la religione deve strasene fuori da qualsiasi evento pubblico, a maggior ragione se si tratta di un evento di carattere non solo tecnologico, ma anche politico. Si sa, però, che, se Dio viene cacciato dalla porta, qualcun altro si affretta a introdursi dalla finestra: il vuoto spirituale non esiste, e, di regola, i più accaniti nemici del cristianesimo sono i primi a sentire il richiamo del sacro, magari d’un sacro rovesciato. Ed è appunto quel che si è visto allo sbocco nord del tunnel del San Gottardo. Alla presenza stupefatta e imbarazzata (speriamo) dei capi di stato e di governo, si è svolto uno spettacolo grandioso, curato dal regista tedesco Volker Hesse e costato la bellezza di 8 milioni di euro, con la partecipazione di 600 “artisti” o figuranti, che dir si voglia, e contornato da coreografie gigantesche, in uno stile kolossal di gusto estremamente dubbio. Ma forse si è trattato di qualcosa di più, e di peggio, che di una semplice manifestazione di cattivo gusto.
La prima parte dello spettacolo si è svolta all’interno del tunnel, in un enorme salone sotterraneo, e ha immediatamente trasportato il pubblico in una atmosfera strana, ambigua, quasi surreale. Sul ritmo di un incessante, ossessivo rullar di tamburi, dapprima è sfrecciata una carrozza nera lanciata al galoppo, poi si è fatta avanti una legione di lavoratori in tuta arancione, lo sguardo spento, la postura rigida, il passo cadenzato e pesante, lentissimo, simile a quello di un esercito di zombie. Finché, di colpo, gli “operai”, in gran parte donne, hanno cominciato ad agitarsi, e, sempre continuando a camminare, si sono prodotti in una serie di contorsioni e di scatti improvvisi, decisamente inquietanti; ogni tanto acceleravano il passo, si mettevano a correre, come inseguiti da qualcosa o qualcuno, sempre sotto l’incalzar dei tamburi. A questo punto è arrivato il treno, con i vagoni scoperti: a bordo, in piedi, alcune decine di giovani di ambo i sessi, i quali indossavano solo la biancheria intima, tutta di colore bianco. Mano a mano che il treno si avvicinava, quei giovani cominciavamo ad abbrancarsi, a palpeggiarsi, ad afferrarsi (non ci vengono in mente parole più dolci o verbi più rassicuranti), anche fra persone del medesimo sesso: non sembravano, però, dei veri amplessi sessuali, o, se lo erano, tutto trasmettevano, tranne che un senso di gioia e di piacere; era, piuttosto, un brancicare smanioso, cieco, rabbioso, con le carni dell’altro, come se questi fosse una bambola di plastica o una creatura inanimata.
Poi, di colpo, scende dall’alto una creatura orripilante, disgustosa: una sorta di uccello umanoide, con due enormi ali setose e con un volto da bambino idiota in un corpo di donna giunonica, forse incinta, con le tette al vento; la bestiaccia, dall’espressione inespressiva, si dimena per un poco, agita gambe e braccia, semina il disordine fra le persone che si trovano sotto di lei; poi dilegua. Ma è solo l’inizio. Adesso si fa avanti un altro personaggio, se possibile ancor più sinistro, un uomo-caprone, con due enormi corna, tali e quali quelle del dio Pan o, piuttosto, del Diavolo cristiano, così come lo si vede raffigurato nei codici medievali. E così, di bruttura in bruttura, nella luce cupa del sotterraneo, con i tamburi che rullano all’impazzata, lo spettacolo continua, senza offrire mai alla vista dei presenti un volto amico, o anche solo sorridente; mai un gesto aggraziato o armonioso, mai una luce gioiosa, mai una nota serena.
Quando lo spettacolo si trasferisce all’esterno (in tutto crediamo che sia durato un bel po’: certo non meno di un’ora, un’ora e mezza), la luce del cielo e il magnifico spettacolo dei monti ancora innevati non valgono ad attenuare il senso di tetraggine, di angoscia, quasi di paura, che domina la scena. Di nuovo la marcia degli “operai”, più che mai ritmata: paiono uno squadrone di SS (e, stavolta, i tamburi sono quelli di una banda militare “ordinaria”), battono le scarpe al suolo con violenza; poi, di colpo, prendono lo slancio e salgono una specie di rampa alla base di un immenso maxi-schermo, alto qualche decina di metri, sul quale si succedono immagini caleidoscopiche, nessuna rassicurante e serena, anzi, una più incomprensibile e sinistra dell’altra; infine si spogliano a metà è, rimasti a torso nudo, si dispongono su due file, indi cominciano a brandire delle aste, con le quali eseguono dei movimenti guerreschi, le battono a terra con forza, scandiscono il ritmo. Dopo di che si allontanano e il loro posto è occupato, di nuovo, dai giovani in biancheria intima, i quali ricominciano ad agitarsi, si gettano addosso della farina (o qualche polvere bianca), si agitano, si contorcono come negli spasimi del’epilessia; quindi, di nuovo, prendono a toccarsi, ad abbrancarsi, ma stavolta in maniera ancor più sofferta, ancor più dolorosa, come se non provassero alcun piacere, anzi, come se si dibattessero negli spasimi dell’agonia. Da ultimo cadono a terra, uno dopo l’altro, come fantocci, e prendono a rotolare giù per la china, finché si fermano, esausti, ansimanti, i volti piegati a terra, morti o morenti - non si sa -, fiaccati da una forza sconosciuta. Alla fine si rialzano, ma solo per essere nuovamente investiti e dispersi da una forza misteriosa e maligna, che separa i loro abbracci e divide le loro mani.
Lo spettacolo prosegue. Di nuovo appare l’uomo caprone, che si mette a saltare qua e là, e davanti al quale tutti quanti si prostrano, adoranti; il suo volto mostruoso, ringhiante, compare al centro del maxi schermo, ingrandito decine di volte: è una maschera di odio e di rabbia, un ghigno che ben difficilmente si può dimenticare. Compare anche, sul maxi schermo, il volto di una vecchia: un volto decrepito, mangiato dalle rughe, che non ha niente di augusto, niente di nobile, ma è solamente orribile, come quello di un cadavere in putrefazione. Poi va in scena la coreografia più impressionante: una folla di uomini e donne velati di bianco, che si agita, ondeggia, emettendo lamenti, gemiti e urla spaventose: sembrano i dannati dell’Inferno descritti da Dante Alighieri (diverse lingue, orribili favelle, ecc.), oppure degli indemoniati, che si contorcono sotto la violenza brutale, incontenibile, della possessione satanica. Tre spiriti biancovestiti, dalle tuniche e dalle ali lunghissime, si stagliano sullo sfondo: ma non paiono angeli, non hanno la bellezza, né la semplicità iconografica degli angeli; si direbbero, semmai, degli spiriti malvagi, che hanno indossato abiti bianchi per una beffa sacrilega o per qualche altra ragione blasfema.
Si va verso la conclusione: un immenso orologio appare sul maxi schermo, dopo che una serie di altre immagini circolari si sono succedute, componendo figure fantastiche e di non semplice decifrazione; e tutti gli attori si genuflettono e si mettono ad adorarlo. Il tempo simboleggia forse Saturno, ma potrebbe anche alludere a Satana, il signore del mondo e di ciò che lo caratterizza, come, appunto, lo scorrere del tempo. Certo è che nessuno dei figuranti ha mai dato l’impressione di possedere una libera volontà, di poter fare delle scelte autonome, o riflettere un sentimento di pace e armonia con se stesso e col mondo; e l’adorazione finale dell’orologio/Satana completa e ribadisce tale impressione, come se l’intera umanità fosse schiava di forze potenti, alle quali si è votata e alla cui signoria non può ormai sottrarsi. Sembravano tutti dei manichini telecomandati, spenti, privi di vita e volontà proprie. Ora, la domanda è: chi o che cosa voleva celebrare, lo spettacolo offerto alle massime autorità europee, il 1° giugno scorso?
Il Dio cristiano, no di certo. Forse le antiche divinità pagane, selvagge, sfrenate, sessualmente incontrollabili, e gli impulsi umani da esse ispirati? O forse l’oscuro Pantheon gnostico-massonico, venato di occultismo e di simbologia esoterica, e finalizzato alla resurrezione di divinità obliate da secoli e millenni, e tuttavia segretamente adorate da tenebrose élites di sedicenti illuminati? Oppure, ancora, veniva adorato Satana, il signore dell’abisso, e il tunnel del San Gottardo veniva a lui dedicato,  e lui veniva ringraziato per la conclusione dell’immane lavoro? Una ulteriore possibilità è che quello spettacolo blasfemo, angosciante, sinistro, fosse un inno all’uomo: un manifesto della volontà dell’uomo di auto-divinizzarsi, di celebrare la propria audacia e la propria intelligenza, la propria capacità di esercitare il dominio sulla natura. Ma ciascuna di queste quattro possibilità potrebbe anche incrociarsi con le altre, completandosi a vicenda l’una con l’altra. Forse si è voluto celebrare il dio Pan con le altre divinità del mondo antico; forse, il Grande Architetto dell’universo; forse, il Demonio; e forse l’Uomo, con la “u” maiuscola: l’Uomo prometeico che ruba il fuoco ai celesti, o l’Uomo faustiano che stringe un patto col Diavolo per ottenere potenza, conoscenza e ricchezza: e forse tutto questo insieme.
Certo è che spettacoli simili non sono del tutto nuovi, in questi ultimi anni. Alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra, nel 2012 (una cerimonia intitolata, si badi, Pandemonio, cioè con il nome che John Milton, nel Paradiso perduto, attribuisce alla città del demonio), si era già visto qualcosa del genere. E anche l’iniziativa denominata Fiat Lux, che ha avuto per sfondo la facciata della Basilica di San Pietro, a Roma, la notte dell’8 dicembre 2015, in coincidenza con il Giubileo straordinario indetto da papa Francesco, si era visto qualcosa di anomalo: pantere, leoni, scimmie, coccodrilli, cannibali con l’osso al naso, si erano succeduti sulle pietre del più augusto edificio cristiano del mondo. È come se qualcuno volesse mettere la propria firma sui grandi eventi del terzo millennio; qualcuno che, forse, agiva da tempo, ma nell’ombra, e che ora sta venendo allo scoperto, e vuol farci sapere che esiste e che si prepara a nuove manifestazioni. Qualcuno che ha in mente un Nuovo Ordine Mondiale e che pensa di avere il diritto/dovere di prendere in mano le redini dell’umanità, per guidarla nel periglioso cammino di questi difficili tempi. Fra parentesi, nello spettacolo del San Gottardo, a un certo punto, si è vista una ragazza mostrare un agnello morto: e l’agnello, come tutti sanno, è il simbolo di Gesù Cristo. Il messaggio cifrato era forse che il tempo di Gesù è finito, e incomincia il tempo di Pan/Satana?
È difficile parlare di queste cose, perché farlo significa esporsi al ridicolo: significa passare per una vittima della paranoia di un Grande Complotto. La cultura ufficiale non ne parla, o, al massimo, ci scherza sopra; ma nessuno degli intellettuali di prestigio si sporca la reputazione per lanciare l’allarme. Ci tengono troppo alle poltrone, tutti quanti. E nessun giornalista, che noi sappiamo, ha posto a Renzi, o a Hollande, o alla Merkel, le scomode domande: Ma lei, cosa ne pensa dello spettacolo del 1° giugno? Le è piaciuto? Lei condivide l’impostazione e i contenuti? Oppure non se l’’aspettava? Se non se l’aspettava non pensa che qualcuno possa aver sfruttato la sua presenza come una sorta di avallo ufficiale a una politica occulta, parallela alla politica “ufficiale”, portata avanti da poteri di cui non si quasi nulla? E le sembra normale che la stampa e le televisioni non parlino mai delle riunioni annuali del Gruppo Bilderberg? Se quei signori non hanno niente da nascondere, perché si ritrovano in segreto? Perché non rilasciano comunicati stampa, per spiegare all’opinione pubblica di che cosa si sono occupati?
Domande; domande senza risposta; domande che non verranno mai fatte a chi di dovere. Perché? Non si torva più un solo giornalista, un solo proprietario di giornale, una sola rete televisiva ancora liberi? Son tutti a libro paga di quei tali poteri occulti? O, se non lo sono, sono tutti, però, intimiditi quanto basta per starsene buoni e zitti, e occuparsi solo di quelle cose delle quali hanno il permesso di occuparsi e di riferire? Tornando allo spettacolo del San Gottardo: chi ha deciso di pagare 8 milioni di euro per una cosa simile? Chi ha concordato col regista Volker Hesse i temi e i modi dello spettacolo stesso? Chi ne ha visionato e approvato l’anteprima? Il governo svizzero lo sapeva? Lo sapevano i governi tedesco, francese, italiano, che hanno finanziato l’imponente lavoro? E il signor Hesse, che cosa ha voluto fare? A chi ha voluto rendere omaggio? Chi era l’uomo-caprone?

 
Hanno scelto il Diavolo per patrono e vogliono imporlo anche a noi
di Francesco Lamendola
http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8899:hanno-il-diavolo-per-patrono&catid=131:mistero-a-trascendenza&Itemid=162

«Ma è preconciliare! Sì, ma fa bene!».

Misericordia, giustizia, verità. Nuove noterelle

Anche se a questo mondo ci sono tante cose importanti da fare (per esempio seguire i playoff di basket tra Milano e Reggio Emilia, e capire che fine farà l’Inter in mani cinesi), continuo a studiare la questione che mi sta a cuore dopo le perplessità sorte in me in seguito alla lettura e rilettura di Amoris laetitia, specialmente per quanto riguarda la pastorale del «caso per caso». Due le domande.
La prima: può una norma morale generale  essere ridimensionata e resa meno stringente per adattarla al caso particolare? E qual è la relazione tra misericordia, giustizia divina e verità rivelata?
Voi direte: amico mio, continua a dedicarti al basket e all’Inter, forse è meglio! Posso essere d’accordo, però sapete che cosa c’è? Sono entrato in un’età in cui mi succede sempre più spesso di pensare alla morte, ma non alla morte in generale: dico alla mia morte. Non ho paura, ma prendo molto sul serio il buon Dio, che mi ha donato la fede e mi ha dotato di ragione. Di qui le domande.

La verità é omofoba!

Processo pubblico al cardinale che s’è scagliato contro l’ideologia gender

Le associazioni lgbt denunciano l'arcivescovo di Valencia, mons. Antonio Cañizares Llovera: “Odia i gay”


L'arcivescovo di Valencia, cardinale Antonio Cañizares Llovera (LaPresse)
Roma. Le Cortes valenciane, cioè il parlamento regionale della Comunità valenciana, voterà presto una mozione di condanna dell’arcivescovo cardinale Antonio Cañizares Llovera, reo d’aver preso posizione contro la diffusione dell’ideologia gender in una lectio magistralis tenuta nei giorni scorsi presso la sede spagnola dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia.

Forse questa è l'ora dei profeti

Alice nel paese di "Amoris laetitia"


La folgorante critica di una studiosa australiana all'esortazione postsinodale. "Abbiamo perso ogni punto d'appoggio e siamo caduti come Alice in un universo parallelo, dove nulla è ciò che sembra essere"

di Sandro Magister


ROMA, 7 giugno 2016 – Occhio all'autrice del volume qui sopra, prima edizione critica di un capolavoro di san Basilio il Grande andato perduto nell'originale greco ma giunto a noi grazie a un'antica versione in siriaco attestata in cinque manoscritti, pubblicato due anni fa dalla storica editrice Brill attiva in Olanda dal XVII secolo.

L'autrice è Anna M. Sllvas ed è studiosa tra le più rinomate al mondo dei Padri della Chiesa, soprattutto orientali. Appartiene alla Chiesa grecocattolica di Romania e vive in Australia, ad Armidale, nel Nuovo Galles del Sud.

Insegna nella University of New England e nella Australian Catholic University. I suoi principali soggetti di studio sono i Padri Cappadoci, Basilio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, lo sviluppo del monachesimo, l'ascetismo femminile nella prima cristianità e nel Medioevo.

Tiene inoltre corsi sul matrimonio, la famiglia e la sessualità nella tradizione cattolica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia di Melbourne.

Quello che segue è il suo commento all'esortazione apostolica postsinodale "Amoris laetitia", pronunciato davanti a un folto pubblico con vescovi e sacerdoti e poi pubblicato sul sito web della parrocchia del beato John Henry Newman a Caulfield North, nei pressi di Melbourne:

Roma tace ancora su questi falsi maestri.

                   

                                   GESÙ CRISTO OGGI

Gesù è nome significativo. Significa “Salvatore”. Questa parola, “salvare”, ha un significato pregnante, piuttosto drammatico. La si usa, propriamente, a fronte del pericolo di perdere tutto, di perdere la vita, le ragioni stesse di vivere. Gli apostoli la pronunciarono durante una tempesta che aveva fatto temere il peggio: «Salva nos, perimus!». Questo nome compete propriamente al Redentore dell’umanità. Egli salva l’umanità, ogni uomo, tutto l’uomo. Nella illimitatezza di questa redenzione, egli rivela anche l’illimitatezza del suo essere. Il vero Salvatore è infinito. Gesù è Dio. Come potrebbe salvare ogni uomo passato presente e futuro se non fosse Dio? È assolutamente necessario che il Salvatore dell’umanità sia Dio; la salvezza di cui abbiamo bisogno è proprio senza speranza se non è compiuta da Dio stesso.

“Il maiale lavato torna a rotolarsi nel fango”.

FALSI PROFETI E FALSI MAESTRI

    E' l’ora del peccato contro lo Spirito. Qualcuno ha mai udito un rabbino, dopo che i cristiani si sono scusati con il mondo intero per i propri errori, scusarsi a sua volta perché i suoi antenati misero in croce un certo Gesù Cristo 
di F. Lamendola 


Vi sono parecchi sedicenti cristiani i quali leggono poco la Bibbia e leggono poco perfino il Nuovo Testamento; conoscono a mala pena iVangeli e gli Atti degli Apostoli, forse qualcuna delle epistole paoline. Non sanno quasi niente delle altre lettere cattoliche; e, quanto all’Apocalisse, la conoscono forse meno di qualsiasi altro libro, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento: con la scusa che è troppo “difficile”, non provano nemmeno a sfogliarlo e non tentano affatto di capire che cosa significhino le visioni escatologiche in esso descritte. Per il resto, si affidano a quel che si sente dire in giro. Della dottrina, sanno quel che è stato insegnato loro quando frequentavano il catechismo, da bambini; il Catechismo degli adulti non hanno mai provato il bisogno di leggerlo. Del Magistero, sanno ancor meno: si fidano di quanto ne riportano i media, la stampa e la televisione; se, poi, si tratta della stampa “cattolica”, la prendono a scatola chiusa, come fosse oro colato. Basta che Avvenire, o magari Famiglia cristiana, riferiscano che il Papa ha detto questo, o fatto quest’altro, e quella è, per loro, la pura verità.

lunedì 6 giugno 2016

Emmerickhaus


    
48:30
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Anna Katharina Emmerick

Il documentario è di "Canale 5" mentre l'articolo qui riportato è de "Il Foglio"

Le profezie della mistica Emmerick e la rovina della chiesa con due papi.

Chissà se Giovanni Paolo II, nel 2004,avrebbe mai immaginato che un giorno
neanche troppo lontano la monaca tedesca che si accingeva a beatificare sarebbe divenuta di grande attualità? Sono passati solamente 9 anni da quel 3 ottobre del 2004 quando, il grande Papa polacco, il più grande “canonizzatore” della storia della chiesa, elevò agli onori degli altari Anna Katharina Emmerick,monaca agostiniana tedesca vissuta tra il 1774 e il 1824, proclamandola beata. La Emmerick, nata da una famiglia di origini contadine, viene venerata dalla chiesa universale per le sue doti mistiche e di veggente. Grazie alle sue visioni tramandateci è stata dissotterrata, vicino a Efeso, la casa che, secondo gli archeologi, avrebbe ospitato Maria e Giovanni in seguito alla morte di Gesù. I diari “La dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo” rivelano alcuni particolari inediti relativi alla morte di Gesù.

Europa cattolica o massonica* ?

D'AVIANO E DIFESA DELL'EUROPA

Marco d’Aviano mostra come si può e si deve difendere il Cristianesimo e l’Europa. Egli ci dimostra che il diritto e il dovere alla difesa di ciò in cui si crede non cade mai in prescrizione, anche con il trascorrere dei secoli 
di Francesco Lamendola  
  


Il beato Marco d’Aviano (al secolo Carlo Domenico Cristofori, nato a Villotta di Aviano, nel Friuli, il 17 novembre 1631 e morto a Vienna, dove si era recato su ordine del papa, benché malato, il 13 agosto 1699) rappresenta un aspetto della cristianità che oggi si tende a ignorare, e cioè la strenua volontà di difesa contro un terribile nemico esterno, l’islam: volontà che non solo non contraddice la mitezza del Vangelo, ma si unisce ad una intensa, straordinaria spiritualità.