ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 1 febbraio 2017

Fare la Tradizione

La reazione e la recriminazione



Gli anni passano, e passano veloci e chi vive di recriminazioni resta senza nulla in mano.

  Questo è vero per ogni cosa della nostra vita umana, ma è vero e forse ancora di più per la vita di fede, per la vita soprannaturale, la vita di grazia.

  Non è vero per un motivo moralistico, perché recriminare non è bene, non è bello; ma è vero per un motivo strutturale, cioè morale: la vita di grazia non può stare con la recriminazione, con il continuo lamento.


Grillofania ridens


Ma il card. Mueller ha letto “Amoris Laetitia”?

AL
In una intervista al “Timone” il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede risponde a una domanda con queste parole:
" D. – L’esortazione di san Giovanni Paolo II, "Familiaris consortio", prevede che le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi, per poter accedere ai sacramenti devono impegnarsi a vivere in continenza. È ancora valido questo impegno?
R. – Certo, non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell’enciclica "Veritatis splendor" con la chiara dottrina dell’"intrinsece malum". […] Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo."
Non soltanto qui si esprimono alcune convinzioni che non sono affatto “magistero acquisito”, bensì forzature recenti nella dottrina comune, ma si citano solo i lavori sinodali e si ignora il testo di AL. Non sono infatti “alcuni padri sinodali” che hanno esposto teorie stravaganti a proposito del rapporto tra Chiesa e matrimonio,  ma è il testo stesso di AL ai nn. 72-73 che parla rispettivamente di “segno imperfetto” e di “analogia imperfetta” per definire la relazione tra il sacramento del matrimonio e le nozze tra Cristo e la sua Chiesa. Lo fa apertis verbis e in tal modo permette di considerare, dottrinalmente e pastoralmente, non solo il “bene massimo” del matrimonio, ma anche il “bene possibile”. Rileggiamo i due testi, che il Prefetto sembra non conoscere. Sottolineo in neretto le espressioni più significative:
72. Il sacramento del matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi, perché « la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa. Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce; sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi». Il matrimonio è una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Pertanto, la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto di un discernimento vocazionale.
73. « Il dono reciproco costitutivo del matrimonio sacramentale è radicato nella grazia del battesimo che stabilisce l’alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento. […] Pertanto, lo sguardo della Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera che volge anch’essa lo sguardo verso Gesù ». Il sacramento non è una “cosa” o una “forza”, perché in realtà Cristo stesso «viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri ». Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi. Unendosi in una sola carne rappresentano lo sposalizio del Figlio di Dio con la natura umana. Per questo «nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una pregustazione del banchetto delle nozze dell’Agnello». Benché «l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa» sia una «analogia imperfetta», essa invita ad invocare il Signore perché riversi il suo amore dentro i limiti delle relazioni coniugali. 
Possiamo osservare che:
- nessuno parla di “vaga relazione”, ma di “analogia imperfetta”. Questo non esclude affatto un rapporto di “rappresentazione reale” e di “efficacia” tra sacramento e vita ecclesiale, ma distingue accuratamente e precisamente questa rappresentazione dalla “ripresentazione eucaristica”. Proprio questa “identità” sarebbe una forzatura della tradizione, alla quale sembra inclinare la interpretazione massimalistica avanzata dai 4 cardinali e che il Prefetto Mueller sembra condividere;
- la “legge della continenza” per le famiglie in seconde nozze è una soluzione provvisoria e parziale, che oggi è ancora possibile, ma non è più necessaria. Su questo, a me pare, la idealizzazione del sacramento coincide con una sfigurazione della antropologia. Ed è curioso che la sua formulazione sia stata “inventata” da Familiaris consortio mentre il Prefetto la presenta come una “verità costitutiva della teologia morale e della teologia dei sacramenti”. Trasformare un elemento positivo in struttura speculativa è sempre molto pericoloso. E tanto più lo è se si pretende di farlo ignorando il testo di una Esortazione Apostolica;
- far passare per “opinioni di alcuni padri sinodali” le esplicite parole di una Esortazione Apostolica può compiacere i lettori del Timone, ma non rende un servizio alla verità. Su questo punto il ministero di un Prefetto di Congregazione dovrebbe evitare di creare confusione e registrare la evoluzione di una disciplina, aiutando a comprenderla, piuttosto che fingere di ignorarla.
Mi pongo, infine, alcune domande: perché il Prefetto non legge con la dovuta attenzione i documenti del papa? E perché sposa superficialmente le tesi di cardinali che non vogliono applicare AL, mentre critica apertamente quei Vescovi che si sono messi dentro un serio percorso di recezione del documento? Anche su questo Mueller sembra ignorare che è AL stessa (nn.2-3) a chiedere ciò che il Prefetto censura: infatti un processo di recezione sinodale non è una infrazione al centralismo ecclesiale, ma il rimedio alla sua patologia.


PROTESTANTI, AMORIS LAETITIA: MÜLLER A TUTTO CAMPO SU IL TIMONE. “LA VERITÀ NON SI NEGOZIA”.

Ne “Il Timone” di febbraio il cardinale Gerhard Ludwig Műller, prefetto della Congregazione per la Fede, risponde alle domande in materia dottrinale e pastorale da Riccardo Cascioli e Lorenzo Bertocchi. Un’intervista molto chiara, che sembra sgombrare il campo da ogni possibile equivoco sulle sue posizioni in materia. Sono dichiarazioni di grande interesse e importanza, nel momento in cui la confusione in ambito cattolico sul tema del matrimonio e dell’eucarestia ai divorziati risposati persiste, anche in assenza di una risposta da parte del Pontefice ai “Dubia” espressi da quattro cardinali, e condivisi in forma più o meno esplicita da molti altri cattolici, dai porporati ai semplici fedeli.
Le dichiarazioni del titolare del più importante dicastero vaticano toccano in particolare due ambiti oggi soggetti a un aspro confronto interno: i rapporti con i protestanti e la dottrina cattolica sul matrimonio. “Senza dottrina non c’è Chiesa”, si apre il “lancio” de “Il Timone; e all’interno le sei pagine dell’intervista sono introdotte da un titolo che appare eloquente: “La verità non si negozia”.
Sui rapporti con i protestanti: “La riforma protestante non deve essere semplicemente intesa come una riforma da alcuni abusi morali, ma bisogna riconoscere che andava a incidere sul nucleo del concetto cattolico di Rivelazione”. Allora “si può sempre riformare la vita morale, le nostre istituzioni, università, le strutture pastorali, è necessario anche sbarazzarsi di una certa ‘mondanizzazione’ della Chiesa: tutto questo possiamo accettarlo dalle istanze della riforma protestante, ma dobbiamo dire che per noi ci sono errori dogmatici fra i riformatori che mai possiamo accettare”. Perciò “per cercare l’unità non possiamo accettare di ‘regalare’ due o tre sacramenti, o accettare che il Papa sia una specie di presidente delle diverse confessioni cristiane’”.
Sull’esortazione post-sinodale ‘Amoris laetitia’: “Noi siamo chiamati ad aiutare le persone, a poco a poco, per raggiungere la pienezza del loro rapporto con Dio, ma non possiamo fare sconti”. Ancora: “Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica”.
Dogma e sviluppo: “Ciò che è definito dogmaticamente non può essere smentito in alcun modo: se la Chiesa ha detto che ci sono sette sacramenti, nessuno, nemmeno un concilio potrebbe ridurre o modificare il significato di questi sacramenti. Chi vuole unirsi alla Chiesa cattolica deve accettare i sette sacramenti come mezzi di salvezza”.
Infine: “La Chiesa ha chiaramente espresso il riconoscimento del matrimonio come una unione indissolubile tra un uomo e una donna (…) In questo le parole di Gesù sono molto chiare e la loro interpretazione non è un’interpretazione accademica, ma è Parola di Dio. Nessuno può cambiarla. (…) La Chiesa non accetta di secolarizzare il matrimonio. Il compito di sacerdoti e vescovi non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza”.
Ricordiamo che “Il Timone” è venduto solo in abbonamento (inoltre si può trovare in numerose parrocchie italiane, elenco completo sul sito www.iltimone.org ). Per informazioni contattare abbonamenti@iltimone.org o il numero telefonico 02/69015059 . Da questo numero “Il Timone” si può sfogliare online, a pagamento, su www.iltimone.org il giorno stesso dell’uscita della rivista cartacea.
Marco Tosatti

L’accordo pen-ultimato?

IL LEGAME INSCINDIBILE TRA LA SHOAH E IL VATICANO II ~ Dal ‘caso Williamson’ (2009) all’accordo olocaustico/modernista (2017)

bnai-brith-bergoglione-williamson

I
LA NEO-RELIGIONE OLOCAUSTICA/MODERNISTA
Abraham H. Foxman (direttore dell’Anti Defamation League of B’naiB’rith) ha detto: “l’olocausto non è semplicemente un esempio di genocidio, ma un attacco quasi riuscito alla vita dei figli eletti di Dio, e perciò a Dio stesso1.
Per il giudaismo talmudico la shoah ha una valenza religiosa poiché Israele è il “dio” dell’umanità e Gesù un impostore. Perciò il cristiano non può non interessarsi di questo falso “dogma” (nascondendosi dietro la scusa che è solo una questione storica di cui la Chiesa non si occupa…), il quale distruggerebbe la Fede del Vangelo. Rifiutarsi di farlo significherebbe rinnegare implicitamente l’unicità dell’Olocausto di Cristo unico Redentore dell’umanità intera.

Tertium datur?

LA TENAGLIA ANTICATTOLICA

    Modernismo e giudaismo la tenaglia che sta spezzando il cattolicesimo. Lo scontro in atto fra Islam e Occidente nasce da una gigantesca opera di manipolazione e strumentalizzazione con un terzo che le sta usando e aizzando? 
di Francesco Lamendola  





Le apparenze, talvolta, ingannano. Guardando le cose come appaiono, nella loro urgenza, nella loro corposità quasi gridata, si sarebbe portati a credere che la grande battaglia oggi in atto sia quella fra le due maggiori religioni monoteiste, il cristianesimo e l’islam, e, di riflesso, fra le due civiltà di cui esse sono l’espressione: quella occidentale e quella arabo-persiana; la prima, moderna e progressista, la seconda antimoderna e conservatrice.
Ora, che sia in atto uno scontro, non vi è dubbio: tuttavia, a ben guardare, si comprende che non è fra cristianesimo e islamismo, se non altro perché la civiltà occidentale è non solo post-cristiana, ma decisamente anticristiana, e dunque non è certo il cristianesimo, tanto meno il cattolicesimo, a poter essere protagonista di questo scontro. Oltre a ciò, il cristianesimo non crede più in se stesso e la chiesa non è più la Chiesa cattolica, ma una contro-chiesa gnostica, massonica e modernista. Pertanto, l’Occidente non è più quello del Vangelo, ma quello di Charlie Hebdoe il vangelo non è più il Vangelo, ma una sua mistificazione e una sua contraffazione in chiave progressista e modernista, buonista e relativista. Di conseguenza, se l’islam è all’offensiva contro l’Occidente perché cristiano, sta sbagliando completamente bersaglio; e quando i terroristi islamici compiono stragi e attentati contro i “crociati”, adoperano un linguaggio che tradisce la loro completa ignoranza della posta in gioco. Non si può fare a meno di dedurne che qualcuno li sta usando; che tutto lo scontro ora in atto fra l’islam e l’Occidente nasce da una gigantesca opera di manipolazione e di strumentalizzazione. Esistono delle forze, dei circoli di potere, con i relativi carrozzoni mediatici, interessati a far credere che le due grandi religioni monoteiste si stanno combattendo per la supremazia mondiale; invece c’è un terzo che le sta usando e le sta aizzando l’una contro l’altra. Si tratta di capire chi sia questo terzo e quale sia il suo disegno globale: perché non vi è dubbio che si tratti di una strategia planetaria, avente come posta il controllo dell’intera umanità.

“Con due piedi in una scarpa”?

A proposito del riconoscimento canonico della Fraternità Sacerdotale San Pio X


Un articolo di Domenico Savino



Abbiamo letto con interesse un articolo pubblicato da Domenico Savino sul sito EFFEDIEFFE, il 24 gennaio, nel quale l’Autore svolge un suo ragionamento che ci sembra condivisibile e dà delle indicazioni che si sembrano parecchio interessanti.
I lettori, se vogliono, possono procurarsi l’articolo in questione, ma per intanto noi pensiamo sia il caso di esprimere le nostre considerazioni.

Savino suggerisce che l’attuale strategia di Bergoglio non sarebbe altro che una sorta di brillante idea sorta in quel di Bologna, in quella cosiddetta “scuola” che ha scritto una monumentale storia del Vaticano II e che non ha smesso di promuovere il noto “spirito del Concilio”, cioè quella tendenza di pensiero, supermodernista, che ha voluto che il Vaticano II fosse una vera rivoluzione in grado di annullare 2000 anni di storia e di magistero della Chiesa, in favore di una nuova Chiesa, ancora nominalmente “cattolica”, ma di fatto, “mondialista” e più dedita agli insegnamenti del mondo e al soddisfacimento delle sue esigenze terrene, che agli insegnamenti di Dio e ai Suoi disegni celesti.

Scrive Savino: «La strategia è questa: legittimarli senza condizioni, per farli
immediatamente dopo prigionieri

Mancanza di misericordia?

Müller striglia i vescovi che interpretano il Papa: «Niente comunione ai divorziati risposati»

Intervista esclusiva al mensile Il Timone del cardinale Gerard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: «Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris Laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa: «Non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce peccato mortale».


«La Amoris Laetitia va interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa…. Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris Laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica». Sono le chiare affermazioni del cardinale Gerard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una lunga intervista rilasciata al mensile Il Timone.

Nell’intervista, che appare nel numero di febbraio da oggi acquistabile e immediatamente disponibile sul sito della rivista (un numero 3 euro, abbonamento annuale 28 euro), il cardinale Müller esclude la possibilità della comunione per i divorziati risposati: «Non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce peccato mortale».

L'emorroissa



Chiesa, emorragia di frati e suore: la Santa Sede corre ai ripari


Un' interminabile tortura?

Ritorno al passato



Circa un anno fa, precisamente il 23 febbraio 2016, scrissi un post su quella che mi sembrava una tendenza serpeggiante nella Chiesa d’oggi: la nostalgia degli anni immediatamente successivi alla conclusione del Concilio Vaticano II (“Formidabili quegli anni”). Mi sono tornate in mente quelle riflessioni nei giorni scorsi per due o tre circostanze. La prima è stata la lettura di un articolo del Timonesull’esortazione  apostolica Amoris laetitia, la quale non sarebbe altro che la riproposizione delle tesi sostenute negli anni Ottanta dal Padre Bernhard Häring. La seconda circostanza è stata l’attacco del Prof. Andrea Grillo al Card. Carlo Caffarra sulla rivista Munera, nel quale si rievoca la protesta di un gruppo di teologi italiani alla fine degli anni Ottanta (capeggiata, anche questa, da Padre Häring). In questi giorni, infine, la notizia, data da SandroMagister e confermata dalla rivista dei gesuiti America, della costituzione di una commissione deputata alla revisione dell’istruzione Liturgiam authenticam (28 marzo 2001). Potrebbero sembrare — e senz’altro sono — fatti slegati fra loro; c’è però un filo rosso che li accomuna: lo sguardo rivolto al passato.



martedì 31 gennaio 2017

Inquietante e consolante

Inferno, preghiera e conversione: quel messaggio politicamente scorretto, ma evangelico di Fatima


A che servono le apparizioni? Fatima è tra le risposte maggiori, per un mondo che sempre più dimentica il significato vero della vita sulla terra e la sua continuazione nell’eternità. Fatima è un messaggio duro, politicamente scorretto e proprio per questo è evangelico, nella sua rivelazione della verità e nel suo rifiuto di ipocrisie, eufemismi, rimozioni. A cento anni dall’avviso inquietante e consolante giunto dal Portogallo. Parla Messori, nel nuovo libro di Vincenzo Sansonetti.

Il timbro e l'inchiostro

Intervista di Mons. Fellay all'emittente francese TV Libertes
 del 28 gennaio 2017  pubblicata il 29 gennaio 2017


GiornalistaGrazie Eccellenza, per essere venuto. Lei, dal 1994, è il Superiore Generale della FSSPX, fondata nel 1970 da Mons. Lefebvre a Friburgo, in Svizzera, paese di cui Lei è originario. La Fraternità conta oggi 613 sacerdoti, 117 frati, 80 oblati, 215 seminaristi. Nella Chiesa, lo sappiamo, ogni società religiosa ha la propria vocazione, legata ai suoi carismi di fondazione. Ricordiamo la povertà per i figli di San Francesco, lo zelo missionario per i Domenicani. Qual è, secondo Lei, la spiritualità propria della Fraternità San Pio X?

Mons. Fellay: Ebbene, la spiritualità propria della Fraternità è quella di non averne. Bisogna precisare che essa una ce l’ha, ma non è la propria, piuttosto essa si è appropriata della spiritualità della Chiesa. Dunque è molto più universale. Di che si tratta, dunque? Ecco, è la salvezza che ci viene dalla Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. Dunque è il sacerdozio, poiché Nostro Signore ci salva col Suo sacerdozio, e con l’atto sacerdotale che è la Croce, dunque la Messa. E’ questa la spiritualità della Fraternità. Quindi, essa si occupa dei sacerdoti, di formare dei sacerdoti, di santificarli, e poi, dopo, si spera che essi faranno il loro lavoro.


Forse l’amico di oggi sarà il nemico di domani..

L’ora attuale

Nella vita spesso prendiamo degli abbagli, siamo vittime di illusioni, di speranze mal riposte, crediamo a chi non è degno di fiducia. Spesso ce ne accorgiamo solo tardi, ma “meglio tardi che mai”. L’importante è scuotersi dall’illusione o dall’ incanto e riprendere contatto con la realtà, anche se sgradevole. Questo vuol dire essere “disincantati”, senza troppa ingenuità, più esperti, privi della capacità di ingannare noi stessi e quindi anche gli altri, come fanno non pochi leader o santoni.
L’Imitazione di Cristo ci avverte che forse l’amico di oggi sarà il nemico di domani. L’unico vero Amico che non tradisce o non illude mai è Gesù Cristo. Perciò cerchiamo di restargli sempre fedeli e di non tradirlo mai perché “Lui non ci abbandona se prima non lo abbandoniamo noi/Deus non deserit nisi prius deseratur” (S. Agostino). Quindi la nostra unica cura sia quella di non tradire Dio e, se per fragilità dovessimo offenderLo, sia quella di ritornare a Lui con cuore contrito e umiliato.

Papi di se stessi

3 mesi fa, il 31 ottobre 2016, il papa commemorava Lutero a Lund


Dal Concilio Vaticano II (1962-1965) in poi si registra una netta e crescente volontà, da parte delle autorità cattoliche di passare, in rapporto a tutte le religioni, le ideologie, le mode del momento e le tendenze culturali, “dall’anatema al dialogo” (come recita il titolo di un libro un tempo celebre del filosofo francese Roger Garaudy).
Il Concilio stesso parla lungamente di ecumenismo tra cristiani nel decreto Unitatis redintegratio, arrivando perfino a dire, nero su bianco, che tra i beni condivisi dalle varie chiese cristiane, non esclusi dunque luterani e calvinisti, ci sarebbero niente di meno che la Scrittura e la fede (così ai nn. 3 e 23).

Esattamente il contrario di quanto afferma, lo stesso Concilio, nella Costituzione dogmatica Dei Verbum (al n. 10), in cui è detto che senza il Magistero della Chiesa e la Tradizione, non si possiede la Bibbia, se non in senso materiale. Ma comprare una Bibbia in libreria, non vuol dire avere lo spirito del testo e la sua retta interpretazione (cose decisive).

Il “papa di nuova generazione”

La vittoria di Trump e i piani della setta per il completamento dell’agenda del “papa di nuova generazione”. Le profezie di San Francesco.

UN’AGENDA QUELLA DI TRUMP CHE DOVREBBE PIACERE ALLA GERARCHIA…

16266066_10211727700697858_3856315737430113482_n(Nella foto a fianco: “femministe” in piazza contro Trump)
La vittoria di Donald Trump ha portato un vero e terremoto di novità, speranze e incertezze. Che tipo di presidente sarà il Donald? Il suo spirito nazionalista attenuerà e farà passare in secondo piano quello filo-giudaico che ci piace molto meno? E’ certo che mentre il neo-presidente era intento a prestare il solenne giuramento, sul sito internet della Casa Bianca  sparivano le pagine dedicate ai “diritti” LGBT insieme a quelli del cambiamento climatico. Ma non solo: il neo-presidente si è già affrettato a mantenere la parola data in campagna elettorale circa il suo sostegno in difesa della vita nascente mettendo al bando l’erogazione di fondi federali alle Ong internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo.
Ma mentre i media di tutto il mondo ci parlano della manifestazione femminista contro il neo-presidente misogino e maschilista si dimenticano di parlarci di chi siano i suoi veri nemici: una risposta trattenuta anche perchè è molto imbarazzante dovere ammettere che i Trump Haters sono la compagnia di Wall Street, e il mondo della masso-finanza che con la presidenza di Obama aveva messo il turbo al programma di colonizzazione globale sotto l’egida del NWO. Troppo imbarazzante dover ammettere che i nemici di Trump sono coloro che mirano a stritolare i popoli distruggendo le loro domestic-economies, così come gli invertiti e le prostitute che si sono fatte testimonial della lotta per la “libertà”, come Louise Veronica Ciccone che aveva promesso blow-jobs a manetta a tutti coloro che avessero votato per la Clinton.

La reductio ad Hitlerum


"LA VERITA'" VERSUS “AVVENIRE” - IL GIORNALE DEI VESCOVI SI SCHIERA CONTRO TRUMP CON PARAGONI CON HITLER E IL CALIFFO AL BAGHDADI E L’ACCUSA DI ESSERE “SIGNORE DEI MURI”: MA IL QUOTIDIANO DOV’ERA QUANDO I CLINTON E OBAMA HANNO INCENDIATO IL MONDO CON LE LORO BOMBE, I DRONI INTELLIGENTI, LE GUERRE UMANITARIE?

Francesco Agnoli per “La Verità”


avvenire prima pagina family dayAVVENIRE PRIMA PAGINA FAMILY DAY
LA VERITA BELPIETROLA VERITA BELPIETRO
Non mi era mai capitato prima d' ora di leggere su Avvenire un fuoco di fila così violento contro un personaggio politico. Su Avvenire ho scritto per qualche anno, all' epoca in cui il direttore era Dino Boffo. Un giornale sempre ponderato, forse talvolta anche troppo, ma giustamente attento a non trascinare la Chiesa italiana in vicoli ciechi, polemiche inutili e dannose.

Boffo, chiamandomi nel 2005 come collaboratore dell'inserto Vita è, decise che c'era però un argomento su cui parlare con chiarezza: la difesa della vita. Trattasi, infatti, di un tema che non è né di destra, né di sinistra, né cattolico, né laico, ma di diritto naturale, di ragione. Un tema in cui esiste solo il sì e il no, perché con la vita non si gioca.

Dopo il Kalvario la Kroce?

FRANCESCANE IMMACOLATA. NUOVO DECRETO DI COMMISSARIAMENTO? ROMA VORREBBE CHIUDERE IL CASO DEI FFI ENTRO L’ANNO…


Il calvario dei Frati Francescani dell’Immacolata, e del ramo femminile dello stesso nome starebbe per arricchirsi di nuovi capitoli. Secondo indiscrezioni di buona fonte, la Congregazione per i Religiosi, e in particolare il prefetto, il brasiliano Braz de Aviz, insieme al Segretario, lo spagnolo francescano Carballo, avrebbero intenzione di chiudere lo spinoso e mai realmente spiegato capitolo del commissariamento entro quest’ anno.
E’ opportuno ricordare che del commissariamento di quello che era uno degli ordini più fiorenti e ricchi di vocazioni nel panorama cattolico degli ultimi decenni non è mai stata fornita una motivazione chiara. Si è cercato di supplire a questa mancanza di trasparenza con una campagna mediatica almeno discutibile, in cui si è accusato il fondatore, padre Stefano Manelli, di pratiche e comportamenti scorretti. Il tutto ha provocato una denuncia per associazione a delinquere, diffamazione e calunnia contro i responsabili di un sito, giudicato da Manelli e altri, responsabile della campagna, presso il tribunale di Avellino.

L'apostolo dei giovani


La (vera) Chiesa in uscita di San Giovanni Bosco


Si parla fin troppo di Chiesa in uscita e l'impressione è che l'uscire sia sinonimo di abbandono. Gli incitamenti di papa Francesco a raggiungere tutte le periferie dell'esistenza sono bellissime parole, che puntualmente vengono ritirate con proclami sull'indifferenza religiosa. Il prossimo sinodo dei vescovi sarà sui giovani e sull'emergenza giovanile. Quali proposte si faranno se la Chiesa tende a ritirarsi dal mondo? La Chiesa Cattolica ha abbandonato le nuove generazioni al mondo e ha avvallato le scelte e i pensieri più scellerati per essere al passo con i tempi e per apparire più giovanile. Oggi la gioventù cattolica è dispersa e smarrita.
I vescovi guardino a San Giovanni Bosco! I giovani li conosceva bene e anche la solitudine che spesso vivevano, abbandonati a loro stessi per le strade di Torino. 

Ciechi non san leggere?


Attenzione, pericolo! Niente più discorsi del papa nelle visite "ad limina"


Vescovi
Pochi l'hanno notato. Ma nel riprendere gli incontri con i vescovi in visita "ad limina apostolorum", dopo la lunga vacanza del giubileo, papa Francesco ha inaugurato una nuova prassi.
I primi a sperimentarla sono stati i vescovi dell'Irlanda, ricevuti dal papa lo scorso 20 gennaio.
Il bollettino ufficiale della Santa Sede ha fornito i nomi dei trentun vescovi presenti. Nient'altro. Neanche l'ombra delle parole rivolte loro da Francesco.
E così per i cinque vescovi della Cambogia ricevuti dal papa il 26 gennaio e per i nove vescovi di Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia ricevuti oggi, 30 gennaio.
In precedenza non avveniva così. Da decenni le visite "ad limina" erano regolarmente concluse da un discorso del papa reso pubblico subito dopo, nel quale si trovavano spesso dei riferimenti alle questioni più scottanti di quella tal Chiesa nazionale, con i relativi giudizi, incoraggiamenti, rimproveri da parte del successore di Pietro.

lunedì 30 gennaio 2017

La Chiesa in barca?

La Fraternità San Pio X, la Tradizione e la Chiesa 

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Quali sono i rapporti tra la Tradizione e la Chiesa? Si può affermare che la Chiesa sia l’espressione viva della Tradizione e che questa sia l’aspetto teorico e vivificante della Chiesa; la Tradizione è l’insieme della Rivelazione e dei Sacramenti, che si attua nella Chiesa e nel fluire della sua storia, facendosi civiltà. Tutta la vita dei cristiani non è altro che il riflesso della Tradizione, sia per ciò che la Chiesa ha costruito, quando l’ha seguita, sia per ciò che essa, nella sua parte umana, ha evitato di costruire o, addirittura, ha distrutto, quando se ne è discostata. Possiamo, quindi, riscontrare un’identità tra la Chiesa e la Tradizione: questa è l’elemento oggettivo di quella, che ne è, a sua volta, l’elemento soggettivo.
Questo concetto, ovvio per quasi due millenni di storia cristiana, appare oggi, dopo le infiltrazioni moderniste e, soprattutto, dopo il Concilio Vaticano II, quasi completamente dimenticato; tanto è vero che tra coloro che si professano cattolici solo una numericamente infima minoranza dichiara di seguire la Tradizione: per la quasi totalità del mondo cattolico è possibile, quindi, appartenere alla Chiesa di Cristo, pur ripudiando la Tradizione. Oggi chi ancora la segue si sente costretto ad aggiungere alla propria definizione di cattolico la specifica «di Tradizione». Già in questa semplice constatazione lessicale si può notare tutta la profondità dell’attuale crisi della Chiesa.

Cerca il timbro..

IL LEGAME INSCINDIBILE TRA LA SHOAH E IL VATICANO IIDal “caso Williamson”(2009) all’accordo olocaustico/modernista (2017)


I
LA NEO-RELIGIONE OLOCAUSTICA/MODERNISTA

Abraham H. Foxman (direttore dell’Anti Defamation League of B’naiB’rith) ha detto: “l’olocausto non è semplicemente un esempio di genocidio, ma un attacco quasi riuscito alla vita dei figli eletti di Dio, e perciò a Dio stesso” (1).

Per il giudaismo talmudico la shoah ha una valenza religiosa poiché Israele è il “dio” dell’umanità e Gesù un impostore. Perciò il cristiano non può non interessarsi di questo falso “dogma” (nascondendosi dietro la scusa che è solo una questione storica di cui la Chiesa non si occupa…), il quale distruggerebbe la Fede del Vangelo. Rifiutarsi di farlo significherebbe rinnegare implicitamente l’unicità dell’Olocausto di Cristo unico Redentore dell’umanità intera.

La teologia cattolica insegna che il giudaismo è responsabile della morte del Verbo Incarnato, vero Dio e vero uomo. Tutti i Padri della Chiesa (Tradizione) fondandosi sulla S. Scrittura e sul Magistero che è l’interprete ufficiale delle due fonti (Tradizione e Scrittura) della divina Rivelazione (cfr. Pio XI, Mitbrennender Sorge, 1937) lo asseriscono (2).

«È inevitabile che gli scandali avvengano».


Confessione ambrosiana

[Interno giorno.
Un confessionale ambrosiano, in una chiesa ambrosiana.
Un fedele si accosta alla grata.
Il prete fa scorrere la grata.
Attraverso i buchi proviene una luce fioca].

Padre, vorrei confessare i miei peccati…
Dimmi figliolo, apri il tuo cuore…

Ecco, io… non so se riesco a trovare le parole…
Non temere, io sono qui per accoglierti.

Bene, grazie. È che non è facile…
Niente paura figliolo. Io ti accompagno.

Bene, dunque. Io sono cattolico…