ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 5 maggio 2017

Eppure la Madonna era stata chiara


Non si capiscono e segni

Gli Ebrei spesso chiedevano a Gesù un segno dal Cielo, ma Egli li rimproverava di non saperli cogliere. Così la Madonna aveva dato a Lucia un segno dell’imminenza della seconda guerra mondiale, ma non lo si capì,
Giovanni Paolo I ebbe il segno della fede perfetta del metropolita di Leningrado, ma forse non ne capi’ la portata.
Giovanni Paolo II, tre anni dopo l’attentato in cui fu ferito, ebbe il segno di Severomonrsk, dove, il 13 maggio 1984, esplosero i due terzi degli armamenti della flotta sovietica, ma non trasse la decisione di consacrare la Russia.
Anche Papa Francesco ebbe il segno, dopo la sua invocazione pubblica di non accrescere la guerra in Siria, ottenendo da Putin di convincere Obama a desistere.
Anzi, lo stesso Papa Francesco, che è tanto trepidante per il degrado climatico, ebbe il segno, proprio il 13 maggio del 2016, della firma statunitense tesa a diminuire il rischio.

L’interregno della profezia di Fatima

La profezia di Fatima sull’ora del Mysterium Iniquitatis
                      
                      Luca Signorelli, L'anticristo cappella di San Brizio Orvieto

Sull’Evento di Fatima, molti capirono subito che significava una vera esplosione del soprannaturale in terra. E, in vista dei suoi straordinari segni e messaggio profetico, che rappresentasse la grazia di un avvertimento divino per mezzo della maternale mediazione di Maria; avvertimento estremo per tempi di grandi sciagure spirituali, determinanti quelle sociali. Era diretto alla Chiesa, istituita con vescovi, che sono i «vigilanti» attenti a ogni avvertimento per la difesa della Fede.
Il Papa è il vescovo dei vescovi e perciò il supremo vigilante sulla Fede nella Chiesa. Come doveva accogliere la Profezia data con il sigillo divino del «Miracolo del sole» di dimensioni cosmiche? Naturalmente la vera difesa è nel ricorso e successiva accoglienza di un aiuto divino. “Senza di Me niente potete”, insegna Gesù. Perciò, nel senso inverso, la vera sconfitta si avvera quando nella Chiesa s’ignorano gli aiuti divini offerti come segni profetici. A Fatima non era forse l’aiuto offerto attraverso la Madre di Dio? Si badi bene, Gesù, Capo della Chiesa, non inviò allora un semplice profeta a garantire i Suoi avvisi, ma la «Regina dei Profeti». Ecco che, mancata l’accoglienza alla profezia di Maria a Fatima, il risultato fu l’immane aumento dei problemi del mondo e della Chiesa, com’è accaduto dal 1917 al 1958, tempo dei Papi di Fatima e oggi viviamo la più grave crisi spirituale d’ogni tempo, che evoca tremendi castighi!

In nome della nostra vita

L’aborto è l’omicidio di una persona innocente

“L’aborto è l’omicidio di una persona innocente”. Stéphane  Mercier – Università di Lovanio.
Ho deciso di intitolare quest’articolo con le parole del prof. Mercier dell’Università di Lovanio in Belgio (o meglio Belgistan), che è stato punito 1 per avere semplicemente acclarato un fatto reale: l’aborto è l’omicidio di una persona innocente.

Sono un ladro?


Nessuna resa e nessuna rinuncia

Rompo il silenzio che mi ero imposto perché mi ha colpito uno dei commenti che ho letto nella mia pagina facebook. Ha scritto un lettore: “A volte senti la rinuncia come la cosa più facile da fare. Ma la cosa più facile non ha mai prodotto qualcosa di più che un giardino di erbacce” (Richelle E. Goodrich). Lo stesso lettore, condividendo il mio post, ha scritto: “Un'altra arresa! La battaglia è appena incominciata e già…”.

Confermo quello che ho scritto: non si può combattere contro i mulini a vento. Dovevo aggiungere “da soli”, perché questa è la mia storia. Perché io ho combattuto e sto combattendo da solo, insieme a mia moglie e a mio figlio.

Alla maggior parte del mondo cattolico, questa mia storia andava bene – gli “piaceva”, perfino - quando mi faceva scrivere sui suoi giornali e sulle sue testate on line o mi invitava per raccontare la “favoletta” della conversione di uno che ha lavorato con Pannella. Ero quasi un fenomeno da baraccone.

Quando questo mondo cattolico ha compreso che si trovava di fronte uno che pensa, è iniziato l’ostracismo e l’isolamento.

Verbalmente si dicono cose che non si scrivono

E il teologo disse "non diffondete l'audio"

Ho avuto modo di partecipare, quando i cinque dubia dei quattro ancora non erano stati né inviati privatamente né portati alla pubblica conoscenza per un dibattito vivo e vivace ancora oggi, ad un incontro presso una realtà ecclesiale non parrocchiale, in quanto la parrocchia è amministrati dai frati francescani.

In poche parole mi sono trovato di fronte a un lupo vestito da agnello, un prete protestante travestito da sacerdote cattolico, un apostata della fede cattolica apostolica romana di sempre, uno dei tanti Giuda traditori del Figlio di Dio Gesù Cristo venuto a corrompere la sacra dottrina in quanto è andato oltre la fumosità di Amoris Laetitia.

L’"apparsa" si schierò

Foto:
Arhivski snimak
Nella festa del grande Vescovo e Dottore della Chiesa universale Sant’Atanasio d’Alessandria, il 2 maggio, ricordiamo nelle Diocesi erzegovinesi il 46o anniversario dell’Ordinazione Episcopale impartita nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo a Mostar dal Vescovo Petar Čule, insieme all'Arcivescovo Smiljan Čekada di Sarajevo e all'Arcivescovo Frane Franić di Split, al Sacerdote dell'Arcidiocesi di Split-Makarska e Rettore del Seminario minore don Pavao Žanić. Egli fu nominato Coadiutore, successore del Vescovo Čule, il 9 dicembre 1970.[1] Assunse l’amministrazione delle Diocesi nove anni dopo, nella festa dell’Esaltazione della S. Croce, il 14 settembre 1980, diventando Vescovo residenziale della Diocesi di Mostar-Duvno e Amministratore Apostolico di quella di Trebinje-Marcana. Il suo motto episcopale fu lo stesso di quello presbiterale: In fide, spe et caritate. Nel periodo tra il 3 novembre 1988 e il 14 gennaio 1990, su nomina di San Giovanni Paolo II, prese cura anche della Diocesi di Dubrovnik come Amministratore Apostolico.

Qualcuno in Vaticano ha cercato di rifilarci una patacca


UNA POLPETTA AVVELENATA PER “STILUM CURIAE”. E UN ATTACCO – INDEGNO – A PAPA BENEDETTO XVI.



Per certi versi, non si può negare che non abbia fatto piacere. In fondo è un riconoscimento: vuol dire che il lavoro che si sta compiendo, dal settembre 2016, dopo che La Stampa ha deciso di chiudere San Pietro e Dintorni, funziona, ha un senso e forse da’ fastidio. Tanto da spingere qualcuno a cercare di rifilarci una polpetta avvelenata, nel probabile tentativo di screditare “Stilum Curiae”. Che, come sa chi ci segue, si sforza di raccontare una realtà trascurata dalla maggior parte dei colleghi, troppo intenti a esaltare i “balconazos” e le meraviglie di simpatia e misericordia del regno vigente.
La storia è questa.

La malattia della Chiesa cattolica

LA MALATTIA DELLA CHIESA

    Rimettere la santificazione all’ordine del giorno. James Martin grande amico delle associazioni Lgbt influente gesuita statunitense è stato promosso dal papa a consultore della Segreteria per la Comunicazione 
di Francesco Lamendola  





E così, padre James Martin, editorialista della rivista dei gesuiti statunitensi America, è stato promosso dal papa Francesco consultore della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, in pratica il centro nevralgico per la diffusione in tutto il mondo delle notizie sul papa e sulla Chiesa. Questo James Martin è un grande amico delle associazioni LGBT e, fra le altre cose, ha appena scritto e pubblicato un libro intitolato Building a Bridge,  cioè “costruire un ponte”, una tipica espressione bergogliana; con questo chilometrico, ma, in compenso, chiarissimo sottotitolo: How the Catholic Church and the LGBT Community can enter into a Relationship of Respect, Compassion, and Sensitivity, ossia “come la Chiesa cattolica e la Comunità LGBT possono instaurare dei rapporti basati sul rispetto, la compassione e la sensibilità”.

giovedì 4 maggio 2017

Trova la Chiesa che non va d'accordo con il mondo…

Le Profezie, OGGI ATTUALI, di Mons. Fulton Sheen


Sebirblu, 4 maggio 2017

Il dipanarsi degli eventi mette sempre più in luce, attualizzandole, molte profezie del passato che, uscendo dall'oblio, prendono vita nel fosco scenario di questi nostri tempi.

Certo, non ci saremmo immaginati mai che proprio noi e l'intera umanità d'oggi avrebbe vissuto in prima  persona i fatti narrati non solo in epoche remote come l'Apocalisse di Giovanni Apostolo, ma anche le visioni scritte in innumerevoli pagine antiche e moderne da santi, veggenti e mistici, giunte ora a compimento o in via di realizzazione.

Rientrano in questo novero le stupefacenti predizioni dell'arcivescovo Fulthon John Sheen che durante gli anni '40, con illuminata lungimiranza ha descritto quello che "vedeva" ‒ attraverso uno scorcio aperto nel futuro ‒ sul destino della Chiesa, sul Falso Profeta e sull'Anticristo, esponendoli con una precisione tale da farci sobbalzare comparandoli a ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi.

Per una panoramica maggiore consiglio vivamente tutti di confrontare gli altri articoli da me pubblicati sotto la voce "Profezie" e soprattutto quelli inerenti a "Bergoglio" il Falso Profeta ‒ che troverete nell'elenco delle Etichette qui a destra.

Complottismo? Dietrologia? Macché!

Ong, tutto molto trasparente


Perché prendersela tanto con le Ong? Perché insistere con l’avanzare populisticamente sospetti sulla loro attività? Dopotutto, non si capisce dove stia questa mancanza di trasparenza. Vi sono infatti Ong che da una parte svolgono la loro attività filantropica e, dall’altra – in almeno tre casi, quelli di Jugend Rettel, Sea Watch e Sea Eye –, si rifiutano di comparire di fronte alla Commissione difesa del Senato (fatto «motivo di preoccupazione», secondo Nicola Latorre del Pd, mica della Lega).

Stay Connected

Nota sui teologi di fama e appello ai Vescovi


Recentemente il nostro sito ha raggiunto una certa diffusione, grazie anche alla ripresa da parte di Timone e Corrispondenza Romana, per un articolo riguardante una conferenza subnormale tenuta da un "teologo di fama".
L'incontro è avvenuto davvero e le cose riportate sono state dette davvero e anzi sono continuamente ripetute in decine di incontri in tutta Italia.

A tal proposito dunque, qualcuno si è chiesto perché non pubblichiamo il nome del suddetto e si chiederà perché non pubblicheremo il nome dell'altro personaggio di cui parleremo questa settimana.

Ma questa è un’altra storia?


Quando i Cavalieri di Malta cacciarono i Gesuiti. Due volte


Tengono banco le vicende legate al Sovrano militare ordine di Malta, dopo le dimissioni di fra’ Matthew Festing e la successione al vertice, dal 29 aprile scorso, di fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto. Fatti che non hanno mancato di coinvolgere anche la Santa Sede e papa Francesco, confermando un rapporto non sempre facile. Anche con i Gesuiti.

Prima o poi, san Francesco sa farsi sentire…


Il francescanesimo del futuro annunciato da Radio Vaticana


(di P. Paolo M. Siano) Lo scorso 10 aprile i Ministri Generali di 3 delle 4 grandi antiche Famiglie Francescane hanno rilasciato un’intervista a Radio Vaticana rivelando che nei loro Ordini è in azione un movimento (guidato dalle rispettive gerarchie) che punta:
1°) a permettere a frati laici (professi di voti, non sacerdoti né diaconi) di accedere a uffici di “superiorato” (es.: Guardiano, Ministro provinciale, Ministro generale), il che viene ritenuto addirittura «una grazia» per i Francescani;
2°) a realizzare l’«unificazione» dei 4 Grandi Ordini (solo di quelli?), OFM, OFMConv., OFMCap, TOR. Sarebbe interessante sapere se questo progetto sia condiviso dalla maggioranza dei rispettivi Ordini (e in che misura), o se ci sia magari qualche perplessità di natura giuridica, storica, spirituale, amministrativa, economica. Nei limiti dello spazio concessomi offro qualche considerazione.

In infernum detrusum!

L'”infernologia” di Hans Urs von Balthasar



Trascrizione della relazione sul pensiero di Hans Urs von Balthasar riguardo l’inferno tenuta da mons. Ignacio Andereggen durante la Conferenza intitolata “Inferno e dintorni: è possibile un’eterna dannazione?”, organizzata nel 2008 dai Frati Francescani dell’Immacolata.
Inferno vuoto? Un confronto con l’”infernologia” di Hans urs von Balthasar
Rev. Prof. Don Ignacio Andereggen
Dato lo sconcerto che provoca il pensiero di von Balthasar nelle sue affermazioni centrali dovrò appoggiarmi molto ai suoi testi. Il materiale su questo tema è molto vasto, l’importanza del tema stesso è grande. Perciò, il metodo di questa conferenza sarà quello di presentare le idee centrali a partire dai testi. Sappiamo che il pensiero di von Balthasar è ampliamente diffuso e che ha un’importanza fondamentale anche nella costituzione di una specie di neo-ortodossia che si è formata negli ultimi tempi come contrapposizione al dilagare di altre concezioni manifestamente opposte alla verità della Tradizione. Tuttavia, proprio per il fatto che von Balthasar è considerato un autore in qualche maniera ortodosso, cioè in conformità con la Tradizione, diventa più pericoloso, perché gli errori, che sono veramente profondi e a volte subdoli, possono entrare in una maniera più sottile e, in qualche modo, possono fare più danno. Bisogna dire subito che non studierò tutto il pensiero di von Balthasar che, come in ogni autore, bisogna considerare nella sua evoluzione. Mi soffermerò soltanto alle ultime tappe di questo pensiero dopo il Concilio e poi ad alcuni punti principali, specialmente al tema dell’inferno. Questo tema è in qualche modo onnicomprensivo in von Balthasar al punto tale che si potrebbe dire che la sua concezione teologica è una vera “infernologia”.

Il ritorno di Giuda e Pilato!

Francia, per i vescovi contano di più Ue e immigrati La CEF contro la Le Pen, ma non manca il dissenso


In vista delle importantissime elezioni presidenziali in Francia, della scelta fra l'europeista Macron e la nazionalista Le Pen, la Conferenza Episcopale emette un comunicato vago, che sottolinea l'importanza dell'Ue e dell'accoglienza. Un implicito endorsement a Macron, che pure è laicista. Ma ci sono anche dissensi. Il filosofo Collin e i giornalisti Sevillia e Maxence ne parlano con la NBQ
La Conferenza episcopale francese di fronte alla scelta tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen prende la più classica tra le posizioni di equidistanza. Al contrario, musulmani ed ebrei invitano apertamente a votare Macron. Ma gli elettori cattolici come voteranno domenica prossima? 

Nessun dubbio?

 I massoni tifano per Bergoglio. Ma lui li vede come la peste

Massoni

Due sole volte papa Francesco ha parlato in pubblico dei massoni e della massoneria. E sempre contro.
La prima volta sull'aereo di ritorno dal viaggio in Brasile, il 28 luglio 2013. Interpellato sul caso di monsignor Battista Ricca e sulla "lobby gay", ha detto:
"Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il problema non è avere questa tendenza, no. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me".
La seconda volta a Torino il 21 giugno 2015. Incontrando dei giovani e rispondendo a braccio ad alcune loro domande a un certo punto ha detto:
"In questa terra alla fine dell’Ottocento c’era la massoneria in pieno, anche la Chiesa non poteva fare nulla, c’erano i mangiapreti, c’erano anche i satanisti… Era uno dei momenti più brutti e dei posti più brutti della storia d’Italia. Ma andate a cercare quanti santi e quante sante sono nati in quel tempo! Perché? Perché si sono accorti che dovevano andare controcorrente rispetto a quella cultura, a quel modo di vivere".

Mai, neppure per sbaglio..

Padre Bergoglio, perché non parla mai di Gesù ai giovani?



Caro Padre Bergoglio
 (come a lei piace essere chiamato),
ogni giorno cerco ansiosamente – fra i suoi numerosi interventi – qualcosa di bello, chiaro, non ambiguo, non parziale, che possa essere valorizzato e rilanciato. E pressoché ogni giorno resto deluso.

Ho appena sentito il suo video mensile per la Rete mondiale di preghiera.
È dedicato ai giovaniMai, dico mai, neppure di sfuggita lei nomina Gesù. Mai, neppure per sbaglio, neppure come esempio di grande uomo.
Anzi, lei invita i giovani a “MOBILITARSI PER LE GRANDI CAUSE DEL MONDO”.
 Ma un Papa non dovrebbe chiamare i giovani a impegnarsi piuttosto per LA GRANDE CAUSA DI DIO e per la SALVEZZA DELLE ANIME, per LA SALVEZZA DELL’UMANITÀ ?

mercoledì 3 maggio 2017

La “nave della Chiesa”..

IL CARDINALE ZEN PARLA DI FATIMA, LE APPARIZIONI E IL SOGNO DI DON BOSCO SULLA NAVE DELLA CHIESA NELLA TEMPESTA.


Il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, arcivescovo emerito di Hong Kong, è un personaggio storico della Chiesa cinese. Volentieri condividiamo questo video-intervista, realizzato da Aurelio Porfiri, in cui il porporato parla delle apparizioni di Fatima, di cui quest’anno si festeggia il centenario, insieme alla canonizzazione di Giacinta e Francesco, due dei tre pastorelli. Per suor Lucia Dos Santos, la terza a cui apparve la Madonna alla Cova De Iria, è in corso la causa di beatificazione.

Il metodo preferito dai lupi

O CRISTO O IL MONDO

    Credete di ingannare Dio? Non potete servire 2 padroni! Quante volte lo ha detto Gesù e con quanta forza. La Neochiesa ha ridotto Cristo a un profeta qualsiasi come fanno islamici e giudei e come hanno sempre fatto gli atei di Francesco Lamendola  






Non potete servire due padroni! Quante volte lo ha detto Gesù Cristo, e con quanta forza; e come i cristiani dovrebbero ripetersi spesso quelle parole del Maestro, perché sembra proprio che se le siano dimenticate, o che non le abbiano neppure presenti. A partire dal Concilio Vaticano II, improvvisamente, sembra che il dovere primario della Chiesa e dei cristiani sia quello di “dialogare” con il mondo, di avere fiducia nel mondo, di fare ogni attenzione per non dare fastidio al mondo, e, se possibile, per andare d’amore e d’accordo con esso. E come lo stanno prendendo sul serio, questo dovere! Si direbbe che siano più che disposti a mandar giù qualsiasi boccone, pur di non compromettere le loro buone relazioni con il mondo; al punto che quei bocconi non sembrano più loro tanto amari, al contrario, si ha la netta sensazione che li trovino perfettamente di loro gusto.

G-g friendly

Il Vaticano amico dei gay
Padre James Martin, S. J., militante lgbt, nominato consultore della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede






Mercoledì di Pasqua, la Sala Stampa Vaticana ha pubblicato il Bollettino “Rinunce e Nomine”, contenente l’elenco dei nuovi Consultori della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, scelti da Papa Francesco.
Questo servizio per la Comunicazione si occupa di tutti gli organi di stampa, di comunicazione e delle reti sociali del Vaticano: cioè dal sito internet ufficiale, New Va, alla televisione, CTV, al twitter del Papa; cosa che fa capire l’importanza di questa Segreteria che distribuisce nel mondo le informazioni relative al Papa e alla Chiesa cattolica. Se si considera che i mezzi di comunicazione sono ritenuti il “quarto potere” in grado di influenzare le mentalità, si comprende come chi lavora in questo settore abbia tra le mani un vero strumento di propaganda… al servizio del bene… o del male!

Torcibudella

I migranti, "poverini", che usano Gesù come water
Ventimiglia. Una testa di Cristo, staccata da una statua e ricoperta di escrementi, segno di abitudine collettiva e inveterata. Succede in un campo di richiedenti asilo che vivono in una tendopoli e rifiutano i centri d'accoglienza perchè vogliono andare in Francia. E l'Occidente sta a guardare...
Ecco, una notizia del genere fa torcere le budella dall’indignazione. E non solo ai credenti; vale per ogni persona di medio buonsenso. Cristo non è soltanto addirittura Dio per i cristiani, ma è anche –e dai tempi di Costantino- il simbolo stesso dell’Occidente. Venire a sapere che qualcuno ci defeca sopra sdegna e dovrebbe sdegnare tutti. Lo fanno in quel di Ventimiglia, indovinate chi? «Profughi», poverini. Se ne è accorto qualche giorno fa l’assessore regionale all’agricoltura ligure, Stefano Mai, che ha compiuto un sopralluogo lungo le sponde del fiume Roja.

Gli unici peccatori rimasti sono i cristiani?

Meglio atei?


Confesso di non aver mai seguito con eccessiva attenzione i Papi nei loro viaggi apostolici. Son sempre stato del parere che, quando un Papa visita un paese, è giusto che se lo godano i fedeli e gli abitanti di quel paese. I discorsi che pronuncia in quella particolare circostanza sono in genere rivolti a loro e non a tutta la cristianità. Di solito perciò mi limito a leggere i titoli dei resoconti giornalistici, pur sapendo che, il piú delle volte, essi evidenziano solo alcuni aspetti, spesso marginali, di quanto ha effettivamente detto il Santo Padre.

Mi sono regolato allo stesso modo anche in occasione della recente visita di Papa Francesco in Egitto. Devo dire però che alcuni titoli hanno stuzzicato la mia curiosità, per cui mi sono andato a leggere il testo completo dei due discorsi rivolti ai cattolici egiziani: quello al clero, ai religiosi e ai seminaristi nel Seminario patriarcale di Maadi (qui) e l’omelia della Messa celebrata nell’Air Defense Stadium (qui).

Dove sono i giovani cattolici, oggi?

CHI SALVERA' LA CHIESA ?

    Il clero ha devastato la Chiesa, i laici la salveranno. Il male del modernismo è penetrato troppo in profondità nella Chiesa ha inquinato tutto, i seminari, i libri di teologia, la pastorale, la liturgia, perfino l’arte sacra 
di Francesco Lamendola  








È molto, ma molto improbabile che la Chiesa possa essere salvata dal clero, da quello stesso clero, profondamente infiltrato dall’eresia modernista - con tutto ciò che ne consegue, a cominciare dalla smania malsana di voler piacere al mondo e andare d’accordo con il mondo, anche nelle sue manifestazioni più aberranti - che l’ha condotta a un passo dal disastro e che l’ha fatto scientemente, pervicacemente, testardamente e orgogliosamente.  No: il male del modernismo è penetrato troppo in profondità, ha inquinato tutto, i seminari, i libri di teologia, la pastorale, la liturgia, perfino l’arte sacra: un’architettura che sa più di fabbrica o di palazzo dei congressi, che di chiesa; una pittura e una scultura che riflettono le angosce dell’immanenza radicale, non l’anelito verso Dio; una musica “sacra” che di sacro non ha più nulla, ma che è sempre più sguaiata, frivola, banale e mondana, e che, invece di elevare l’anima verso il cielo, la trascina nel ritmo quotidiano delle cose di quaggiù, e fa perno non su Dio, ma sull’ego dell’uomo. 

Divinitas Verbi

APPELLO PER LA PUBBLICAZIONE DELLA NUOVA RIVISTA
Divinitas Verbi

Quaderni di epistemologia teologica

Non essendo più possibile pubblicare la nuova serie della prestigiosa rivista Divinitas diretta da Mons. Brunero Gherardini, gli autori sotto indicati hanno deciso di dar vita ad una nuova rivista e hanno approntato il seguente appello per chiedere il sostegno necessario.

Nel pubblicarlo, aderiamo a questo appello e invitiamo i lettori a fare altrettanto.




Appello

Carissimi Amici,

come certamente sapete, è da qualche mese, precisamente dall’inizio dell’anno in corso, che si attende tutti con trepidazione l’uscita del n. 1 della Nuova Serie di Divinitas, sotto la nuova direzione di Mons. Antonio Livi. Ma il Signore ci chiama tutti a contribuire con coraggio e generosità al parto della Nuova Serie, che, come ci si poteva aspettare, è, prima ancora di nascere, molto osteggiata.

martedì 2 maggio 2017

Dies irae

FATIMA e i giorni dell’ira 

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Ogni giorno di più vanno scemando le nostre certezze sia per le frequenti catastrofi naturali sia per l’operato umano. Si ha la sensazione che dietro gli sconvolgimenti climatici, tellurici ed economici vi sia una forza devastante che sfugge ad ogni possibilità di difesa, ma della quale ci rendiamo complici con la superficialità ed il materialismo che caratterizzano l’attuale modo di vivere. Tutto, infatti, oggi ruota, pragmaticamente, intorno al denaro ed al potere, cui con disinvoltura vengono sacrificate la coscienza e l’onestà intellettuale. 

L’umanità sembra aver perso la Luce per la sua elevazione morale e spirituale; si pensa e si agisce quali burattini manovrati da un’occulta regia, tuffandosi libidinosamente nel conformismo immanentista che orienta l’immaginario comune ad un sistema alternativo di valori falsi e massificati, atto a raggiungere già il paradiso in terra.

Stiamo grattando il fondo con la vergine cuccia?^


Il processo di beatificazione di Pio XII è bloccato, ma intanto si esalta don Milani. Non c’è da stupirsi: la neochiesa non può permettersi di porre sui suoi neoaltari un santo della vecchia religione.


Martedì 2 maggio 2017

E’ pervenuta in redazione:

Caro Gnocchi,
ho letto le attenzioni che il Papa ora riserva a don Milani, il “priore di Barbiana”, che ci viene presentato come un vero modello di sacerdote, tutto dedito alla Chiesa e ai giovani. Lasciamo stare la dedizione ai giovani, compresa l’omosessualità di cui il Milani era sospettato. Ma comunque questo prete è stato un pessimo esempio, con libri censurati dall’allora sant’Uffizio. Fu rimosso dalla sua parrocchia e mandato a Barbiana dal cardinale Dalla Costa e don Milani era così “obbediente” che il cardinale dovette addirittura minacciarlo di far intervenire la forza pubblica perché lasciasse la parrocchia. Un giudizio molto pesante lo diede su di lui anche Giovanni XXIII, che quando era ancora Patriarca di Venezia, dopo aver letto il libro di Milani “Esperienze pastorali” lo definì come “un pazzerello scappato dal manicomio”. E potremmo dirne altre sui suoi metodi educativi nella tanto osannata scuola di Barbiana. Ma se l’albero si giudica dai frutti, allora bisogna anche ricordare che personaggi come il Rodolfo Fiesoli, l’orco del Forteto, condannato per violenze sessuali su minori, era uno dei seguaci di don Milani e con lui altri personaggi di quell’inferno che era il Forteto.
Insomma, cosa possiamo dire su un Papa che su un personaggio così non ha almeno l’intelligenza di star zitto? Ma mi viene subito un paragone davvero sconcertante: adesso si beatifica Don Milani, ma intanto il processo di beatificazione di Pio XII è ibernato. Non se ne parla neanche più. A parte le vergognose diffamazioni sulla faccenda degli ebrei (e sappiamo quanti furono salvati proprio da Pio XII ai tempi del nazismo), questo è stato un vero grande testimone della fede cattolica. Forse nella “chiesa” di oggi è questa la sua colpa? Quando si riavvierà il processo di beatificazione per Pio XII? E chi lo sa? Ma intanto si esalta un don Milani. Stiamo grattando il fondo o dovremo vederne ancora delle altre?
Mi scusi, sono stato lungo, ma non potevo non dire queste cose. In questo caos in cui viviamo lei è un uomo libero e lo dimostra, uno dei pochi con cui si può parlare.
Buon lavoro, con tanta stima.
Donato Lorini
.

La vergine cuccia^

  1. vergine cuccia de le Grazie alunna 3,
  2. giovanilmente vezzeggiando, il piede
  3. villan 4 del servo con l’eburneo dente
  4. segnò di lieve nota: ed egli audace
  5. col sacrilego 5 piè lanciolla: e quella
  6. tre volte 6 rotolò; tre volte scosse
  7. gli scompigliati peli, e da le molli
  8. nari soffiò la polvere rodente.
  9. Indi i gemiti alzando: aita aita 7
  10. parea dicesse
  11. http://www.oilproject.org/lezione/parini-il-giorno-testo-parafrasi-vergine-cuccia-9292.html



Ong sul Mediterraneo, le intoccabili


di Giuliano Guzzo

Tutti contro Carmelo Zuccaro, il procuratore di Catania reo di indagare su alcune Ong che, sul Mediterraneo, avrebbero collaborato con gli scafisti. Sono difatti giorni che quest’uomo e la sua tesi vengono ridicolizzati, quasi fossero farneticazioni. Roberto Saviano ogni mezz’ora scrive un post su Facebook per sottolineare il «forse» che echeggia nelle dichiarazioni del magistrato (qualcuno gli spieghi che significa la parola prudenza), Avvenire ringhia («Basta fuoco sulle Ong», titolava l’altro giorno), mentre Repubblica ieri scriveva che costui «dice di essere in possesso di “evidenze”», con virgolette che odorano di presa per i fondelli lontano un miglio.

Il punto è che il procuratore di Catania, delle evidenze (senza virgolette, eh) su certe Ong, le possiede davvero – e pure pesantissime (documenti, telefonate per accordarsi sulle modalità di recupero marittimo dei migranti, chiamate agli scafisti affinché inviino gommoni anche se in condizioni precarie, rischiando di far annegare centinaia di persone) -, ma non è questa la sua “colpa” più grave. Il vero motivo per cui questo magistrato è nel mirino dei cecchini del buonismo è che (insieme al Parlamento) oggi indaga sullo sbarco continuo degli immigrati, fenomeno che più di qualcuno, a quanto pare, ritiene aprioristicamente una manna.

Poco importa la connessione indiscutibile tra il numero dei migranti diretti sulle coste italiane e quelli che annegano tra le acque – più ne partono più ne muoiono, ma non lo ricorda nessuno –; e poco importa che più aumentano gli arrivi e più si complica la possibilità, per il nostro Paese, di accogliere degnamente queste persone (tra le quali, comunque, i profughi sono un’esigua minoranza). L’importante è che gli arrivi di migranti continuino perché son risorse, coloro che ci pagheranno le pensioni, la nostra assicurazione sul futuro. Non è una provocazione, ma il ragionamento di tanti. Ecco perché per chi non osanna le Ong – o osa sospettare che qualcuno, in tutto ciò, speculi – scatta la fatwa.


Aiutare gli stranieri più dei compatrioti è immorale?

San Tommaso d’Aquino sul dovere di aiutare i vicini

30 aprile 2017, Santa Caterina da Siena
Santa Elisabetta d'Ungheria aiuta i vicini


Nell’articolo pubblicato nei mesi scorsi (Immigrazione e ordine nella carità, l’“accoglienza” indiscriminata è la negazione dell’amore di Dio) abbiamo affrontato la questione dell’ordine nell’esercizio della carità, con particolare riferimento al problema dell’immigrazione, compresa quella islamica, specialmente in rapporto al bene comune della società naturale e soprannaturale. Il presente articolo, che è in stretta relazione col precedente di cui è uno sviluppo, vuole offrire alcuni commenti di quei passaggi che in San Tommaso descrivono l’esercizio della carità soprattutto relativamente al problema se sia giusto o meno occuparsi prima e di più dei propri connazionali che non degli stranieri. Quando un membro della nostra famiglia, un compatriota o un commilitone viene trattato allo stesso modo dello straniero, ci può essere materia di peccato ed anche di peccato grave? Vedremo la risposta di San Tommaso d’Aquino, rimanendo nel solco della questione 26 della Secunda Secundaedella Summa Theologiae.

San Tommaso inquadra il problema con un argomento tratto da S. Agostino e che già contiene in nuce la risposta che poi svilupperà. Da un lato infatti sembrerebbe che si debbano aiutare tutti gli uomini in maniera uguale, ma è anche vero che non è possibile aiutare tutti e che bisogna tener conto del fatto che ad alcuni siamo uniti per circostanze di luogo e tempo o per qualsiasi altro motivo che ad essi ci stringe quasi ci fossero dati “in sorte” dall’Alto, dice l’Ipponense[1].

Da una parte è vero infatti che la ragione di tale amore verso gli uomini essendo Dio, essa ha uguale natura per tutti ed è anche vero che il bene che desideriamo per ogni uomo è quello supremo della vita eterna, la cui natura è la stessa per tutti. Ma non per questo consegue che ciascuno di noi debba amare ugualmente tutti, poiché l’esercizio della carità va ordinato anche in relazione alla situazione specifica e concreta di ciascuno di noi. Dobbiamo quindi avere verso tutti indistintamente quello che San Tommaso chiama “amore di benevolenza”, che alla lettera vuol dire volere il bene per tutti gli uomini, ma non potendo fare del bene a tutti dovremo essere ineguali nell’ “amore di beneficenza” (parola da prendere nel senso più ampio del termine di bene facere)[2]. Ovvero, senza escludere positivamente nessuno dal nostro amore di benevolenza per cui desideriamo per ciascuno il bene supremo ed eterno, dobbiamo amare in maniera differenziata il prossimo quanto alla beneficenza, che avrà diversa intensità a seconda che il prossimo sia più o meno legato a noi nelle diverse circostanze.

San Tommaso dice con chiarezza che pecca molto più gravemente colui che rifiuta il suo amore ad una persona a lui oggettivamente più vicina e che invece dovrebbe amare, che non colui che rifiuta il proprio amore ad una persona lontana. Ed a supporto e spiegazione di tale asserto porta le parole del Levitico “chiunque maledirà suo padre e sua madre, sia messo a morte”[3]. Pena di morte che non è prevista per chi maledice altri che il padre e la madre. E’ molto più grave per un figlio provare odio per i propri genitori, che provare odio per una persona qualsiasi. Ne consegue evidentemente che dobbiamo amare di più alcuni nostri prossimi piuttosto che altri, in ragione del legame oggettivo ed ineguale che ad essi ci unisce, legame che non può essere stabilito né dal nostro arbitrio né dall’egalitarismo alla moda.

San Tommaso specifica quindi che, se è vero che in quanto alla natura del bene soprannaturale che vogliamo per tutti non c’è differenza, per tutti infatti dobbiamo volere l’eterna beatitudine, è anche vero che c’è un’intensità diversa nell’amore di carità e nei benefici che dobbiamo prodigare al prossimo, questa diversa intensità nasce dalla maggiore o minore vicinanza alla persona da amare. San Paolo dice che se qualcuno non si prende cura dei propri familiari è peggiore dell’infedele (1 Tim 5, 8). L’affetto interno della carità, con quanto di esteriore essa comporta, si deve esercitare primariamente verso chi ci è più vicino[4]. Ciascuno di noi deve “proporzionare” l’affetto di carità a ciò che egli è, alla situazione in cui la Provvidenza l’ha messo, alla famiglia in cui Dio l’ha fatto nascere, alla patria in cui è cresciuto. Di qui il dovere primario di amare di carità più intensa quelli che ci sono più vicini; se a tutti dobbiamo l’amore di carità in maniera indistinta, ad alcuni, in ragione di un altro amore d’amicizia (nel senso più ampio del termine) che ad essi ci lega, dobbiamo un amore di carità maggiore[5]. Ed è così che l’ordine stesso della carità ci “comanda” di amare maggiormente dapprima i nostri consanguinei, poi colui cui siamo legati per altre ragioni e San Tommaso cita, subito dopo i parenti, i concittadini[6].

Si potrebbe dire che sui vicini, sui familiari, sui concittadini abbiamo in certo modo un “mandato divino d’amore”, quasi una responsabilità su di loro, che ci viene dall’ordine voluto da Dio Creatore, sul quale l’ordine soprannaturale si innesta.

“Quelli che sono a noi più congiunti, sono da amare maggiormente secondo la carità, sia perché sono amati più intensamente, sia perché sono amati sotto più aspetti”[7], San Tommaso sta spiegando che a seconda del tipo di legame che ci unisce siamo tenuti ad una dilezione particolare ed ordinata nei confronti di qualcuno prima che di qualcun altro. Ad esempio in ciò che riguarda la nostra origine naturale dobbiamo amare principalmente i consanguinei, in ciò che riguarda lo scambio civile dobbiamo amare principalmente i concittadini e in ciò che riguarda l’azione bellica la nostra dilezione deve andare prima ai nostri compagni d’arme[8]. Nella distribuzione delle risorse familiari ad esempio, dice il Santo Dottore commentando Sant’Ambrogio, un padre è tenuto a nutrire i propri figli naturali piuttosto che eventuali figli spirituali[9]. E’ l’ordine delle cose, che l’ordine soprannaturale non va a scardinare, ma a perfezionare. Analogamente quindi deve dirsi del dovere dei cittadini e dei Governanti, che in primis debbono occuparsi dei concittadini della propria Civitas prima che di quelli d’altre città. E tale amore di carità deve rivolgersi più intensamente ai concittadini proprio relativamente a quelle cose che riguardano la vita civile, dice San Tommaso, ovvero il sostegno derivante dall’intervento pubblico, per esempio, deve rispettare questa maggiore intensità che comporta diseguaglianza d’amore e di trattamento fra i connazionali e gli stranieri. Solo così l’intervento civico potrà essere veramente giusto e soprattutto veramente caritatevole.

Alla luce dell’insegnamento di San Tommaso d’Aquino non appare conforme alla dottrina cattolica sulla carità affermare che gli stranieri vadano amati e beneficiati in maniera uguale rispetto ai concittadini. Elevare alla dignità di principio che si debbano trattare in maniera egalitaria tanto nell’ambito familiare che in quello della Civitas, i figli propri e i figli degli altri, i propri concittadini e gli stranieri, i figli della Chiesa e gli infedeli musulmani, non solo non è conforme al diritto naturale, ma appare anche in contrasto con la Divina Rivelazione e la Tradizione cattolica che ci insegnano la carità ordinata.


Don Stefano Carusi
P. S. Un’ultima considerazione offre San Tommaso nella citata questione 26 sulla carità, a proposito della beneficenza troppo facile e del rapporto fra benefattore e beneficiato: “amiamo maggiormente quelle cose in cui ci sforziamo (per ottenerle), quelle invece che a noi provengono facilmente in certo modo le disprezziamo”[10]. Se ne potrebbe trarre un ultimo ammonimento indiretto dell’Aquinate in materia di carità ordinata : i benefici eccessivi, completamente gratuiti e per giunta spesso sommamente ingiusti, perché dati togliendo il dovuto ai propri figli o ai propri concittadini a vantaggio dei lontani o dello straniero, talvolta anche apertamente ostile alla nazione ospitante, possono generare anche il disprezzo di colui che riceve i benefici e ritorcersi gravemente contro le società che hanno rinnegato, oltre la giustizia, anche l’ordine che ci offrono la fede e la carità. 


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[1] S. Tommaso d’Aquino, S. Th., IIa IIae, q. 26, a. 6, arg. 1: “Dicit enim Augustinus, in I de Doct. Christ., omnes homines aeque diligendi sunt. Sed cum omnibus prodesse non possis, his potissimum consulendum est qui pro locorum et temporum vel quarumlibet rerum opportunitatibus, constrictius tibi quasi quadam sorte iunguntur”.

[2] Ibidem, ad 1: “Ad primum ergo dicendum quod dilectio potest esse inaequalis dupliciter. Uno modo, ex parte eius boni quod amico optamus. Et quantum ad hoc, omnes homines aeque diligimus ex caritate, quia omnibus optamus bonum idem in genere, scilicet beatitudinem aeternam. Alio modo dicitur maior dilectio propter intensiorem actum dilectionis. Et sic non oportet omnes aeque diligere. Vel aliter dicendum quod dilectio inaequaliter potest ad aliquos haberi dupliciter. Uno modo, ex eo quod quidam diliguntur et alii non diliguntur. Et hanc inaequalitatem oportet servare in beneficentia, quia non possumus omnibus prodesse, sed in benevolentia dilectionis talis inaequalitas haberi non debet. Alia vero est inaequalitas dilectionis ex hoc quod quidam plus aliis diliguntur. Augustinus ergo non intendit hanc excludere inaequalitatem, sed primam, ut patet ex his quae de beneficentia dicit”.

[3] Ibidem, s.c.: “Sed contra est quod tanto unusquisque magis debet diligi, quanto gravius peccat qui contra eius dilectionem operatur. Sed gravius peccat qui agit contra dilectionem aliquorum proximorum quam qui agit contra dilectionem aliorum, unde Levit. XX praecipitur quod qui maledixerit patri aut matri, morte moriatur, quod non praecipitur de his qui alios homines maledicunt. Ergo quosdam proximorum magis debemus diligere quam alios.

[4] Ibidem, a. 7, s.c.: “Sed contra est quod dicitur I ad Tim. V, si quis suorum, et maxime domesticorum curam non habet, fidem negavit et est infideli deterior. Sed interior caritatis affectio debet respondere exteriori effectui. Ergo caritas magis debet haberi ad propinquiores quam ad meliores”. Ibidem, corpus.

[5] Ibidem, corpus: “Sed intensio dilectionis est attendenda per comparationem ad ipsum hominem qui diligit. Et secundum hoc illos qui sunt sibi propinquiores intensiori affectu diligit homo ad illud bonum ad quod eos diligit, quam meliores ad maius bonum. Est etiam ibi et alia differentia attendenda. Nam aliqui proximi sunt propinqui nobis secundum naturalem originem, a qua discedere non possunt, quia secundum eam sunt id quod sunt”.

[6] Ibidem, corpus: “Et sic hoc ipsum quod est diligere aliquem quia consanguineus vel quia coniunctus est vel concivis, vel propter quodcumque huiusmodi aliud licitum ordinabile in finem caritatis, potest a caritate imperari. Et ita ex caritate eliciente cum imperante pluribus modis diligimus magis nobis coniunctos.

[7] Ibidem, a. 8, corpus.

[8] Ibidem“Sic igitur dicendum est quod amicitia consanguineorum fundatur in coniunctione naturalis originis; amicitia autem concivium in communicatione civili; et amicitia commilitantium in communicatione bellica. Et ideo in his quae pertinent ad naturam plus debemus diligere consanguineos; in his autem quae pertinent ad civilem conversationem plus debemus diligere concives; et in bellicis plus commilitones”.

[9] Ibidem, ad 2.

[10] Ibidem, a. 12, corpus.

disputationes-theologicae.blogspot.it/2017/04/aiutare-gli-stranieri-piu-dei.html

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Migranti, mons. Perego (Cei): l’Italia puo’ trovare un futuro nel ‘meticciato’

“un Paese che sta morendo, nel 2016 150.000 morti in più rispetto alle nascite, può trovare un suo futuro in percorsi di ‘meticciato’, come più volte ha detto il card. Scola”

La situazione drammatica e instabile della Libia l’ha creata l’Europa e le incaute scelte europee non possono essere pagate solo da coloro che oggi sono costretti a mettersi in mare e arrivano da noi, cioè i migranti. A dirlo è il Direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, partecipando alla trasmissione “CoffeeBreak” su La 7.
“Sempre e in ogni occasione è giusto che la Procura e la Magistratura sia vigile e assuma conoscenze sulla situazione attuale nel Mediterraneo, perché i migranti non siano doppiamente vittime“, ha detto Mons. Perego: però, il fuoco politico “indistintamente sulle nove ONG che operano nel Mediterraneo per salvare le vite umane – difronte alle morti che sono passate a oltre 5 mila nel 2016 rispetto alle 3 mila del 2015 – con risorse di fondazioni bancarie e di privati, della società civile è stato un atto, lo ripeto, ipocrita e vergognoso”.
“Sono troppi coloro che stiamo accogliendo? 175.000 persone se accolte in maniera diffusa negli ottomila comuni italiani, valorizzando percorsi personali di accompagnamento e di integrazione, utilizzando le risorse disponibili per un servizio nuovo e per figure, educatori, mediatori etc., che possono essere utili per creare e favorire dialogo e inserimento sociale sul territorio credo sia un atto intelligente e di responsabilità. Tanto più in un Paese che sta morendo, nel 2016 150.000 morti in più rispetto alle nascite, e che può trovare un suo futuro in percorsi di ‘meticciato’, come più volte ha detto il card. Scola, come è sempre avvenuto nella storia italiana, questa volta in maniera pacifica. E’ chiaro – ha concluso Perego – che anche nell’accoglienza diffusa dei migranti l’Europa deve finalmente svegliarsi dal sonno e promuoverla in tutti i e 27 paesi europei”. (askanews) –
Incombono le elezioni ed il governo “scopre” la regia dietro gli sbarchi
Le elezioni amministrative di giugno incombono e, soprattutto, entro la primavera del 2018 si voterà per il rinnovo del Parlamento: come nel caso tedesco, urge chiudere momentaneamente “i rubinetti” dell’immigrazione per non ingrossare le fila delle destre sovraniste. L’attenzione del governo e della magistratura si è quindi improvvisamente focalizzata sui legami tra gli scafisti e le ong che operano nel Canale di Sicilia. Concentrarsi sulle navi “taxi” permette di sottrarsi dall’analisi della vera regia dietro le ondate migratorie: quei poteri atlantici che hanno gettato nel caos la Libia ed utilizzano i flussi incontrollati come strumento di destabilizzazione dell’Europa nel medio-lungo termine.

Ong? Semplici rotelle di un meccanismo

Conciliare fedeltà all’establishement atlantico, interessi economici ed indici di gradimento decorosi non è un’impresa semplice: deve essere questa l’amara constatazione del governo di centro-sinistra, diviso tra il desiderio di continuare con la politica migratoria sinora seguita in ossequio ai diktat di Washington, di incassarne i cospicui dividendi economici (si veda il giro d’affari ruotante attorno alle cooperative rosse e bianche, un giro  che muove 3,5-4 mld l’anno1 e, come ammesso da Salvatore Buzzi, “rende più della droga”2) e di evitare una Caporetto ai seggi.
Si avvicinano, infatti, le amministrative di giugno (Catanzaro, Genova, L’Aquila, Palermo ed una ventina di capoluoghi di provincia) e, soprattutto, nei primi mesi del 2018 sarà inevitabile indire le le elezioni per il rinnovo del Parlamento: se la crisi economica e l’emergenza disoccupazione ha già decimato i consensi del PD, l’ennesimo anno record di sbarchi rischia di infliggere al centro-sinistra una sconfitta da cui sarebbe difficile riprendersi, sulla falsariga di quella recentemente incassata dal partito socialista in Francia.
I numeri dei primi mesi del 2017 devono aver fatto suonare la campanella d’allarme: dopo i 170.000 arrivi del 2014, i 153.000 del 2015, i 181.000 del 2016, nel primo trimestre si è registrato un aumento del 50% rispetto all’anno precedente, prospettando l’anno in corso la cifra record di 200.000-250.000 clandestini/rifugiati. Decisamente troppo per un governo che, già ai minimi in termini di popolarità, sarà costretto entro la primavera del 2018 a sottoporsi al vaglio di un elettorato sempre più allarmato dal fenomeno: la barriera che i Paesi confinanti hanno tacitamente eretto attorno all’Italia e la ripartizione coatta degli immigrati nei comuni medio-piccoli, hanno rispettivamente intensificato l’emergenza (chiudendo le valvole di sfogo verso l’Europa del Nord) ed aumentato la percezione dell’emergenza tra i cittadini. Il “blitz” del 15-17 aprile, quando il clima ecumenico di Pasqua è stato sapientemente sfruttato per il maxi-sbarco di 8-500 immigrati, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: anche nei Palazzi romani si è constata la necessità di tirare il freno in vista delle elezioni. A distanza di un paio di giorni, è così apparsa la notizia sui sospetti dell’esecutivo circa una possibile “regia” dietro gli sbarchi: “Il governo pensa che gli sbarchi record di migranti non siano casuali: c’è una regia”3 scriveva La Stampa il 20 aprile.
L’improvvisa resipiscenza del governo italiano sul fenomeno migratorio non è certo la prima in Europa. Dopo la fulminea apertura della “via balcanica” che riversò un milione di immigrati in Germania nel solo 2015, il crollo verticale della CDU nei sondaggi e le pesanti sconfitte in alcuni land strategici, anche la Grande Coalizione di Angela Merkel corse ai ripari in vista delle legislative di quest’anno, firmando nel marzo 2016 un accordo con Ankara per bloccare il flusso migratorio sul confine greco-turco. Si può dire che Angela Merkel agì con unanime consenso: visti i drammatici effetti sull’opinione pubblica, per l’establishment atlantico era concreto il rischio di perdere una figura chiave dell’architettura UE/NATO come la cancelliera. Nel caso dell’Italia, nessuno si angoscia invece per le sorti di Paolo Gentiloni e Matteo Renzi (sostituibili in qualsiasi momento dal fedele Movimento 5 Stelle) tranne, forse, i diretti interessati: il “rinsavimento” del governo di centro-sinistra è un semplice gesto dettato dall’istinto di auto-conservazione (particolarmente radicato nell’ex-premier).
Denunciare tout court  la politica migratoria portata avanti da Washington è però impensabile per il governo italiano. Si ripiega quindi, alludendo alla loro collusione con gli scafisti, sulle organizzazioni non governative, finite all’attenzione del grande pubblico dopo anni di “salvataggi” nel Canale di Sicilia. Sono le ong (Medici Senza Frontiere, Human Rights Watch, Sos Mediterranee, etc, etc,) che, nascondendola dietro un velo di umanitarismo e apoliticità, attuano l’agenda estera dell’establishment liberal: nell’economia generale dei flussi migratori, il loro ruolo è certamente determinante ma limitato, paragonabile a quello di una rotella di un meccanismo. Se la rotella è ancora alla portata della magistratura italiana e dei partiti nostrani, il meccanismo esula invece dal loro campo di analisi/azione.
Si superi ad esempio il Canale di Sicilia e si osservi la Libia, dalle cui coste vanno e vengono le navi delle ong cariche di immigrati. L’ex-colonia italiana è stata scientemente trasformata negli ultimi anni nel “trampolino” africano dell’immigrazione clandestina verso l’Europa: si comincia nel 2011 col cambio di regime orchestrato da angloamericani e francesi, si prosegue nel 2012-2013 lasciando che le forze centrifughe si radichino nel Paese, si fa il salto di qualità nel 2014 sostenendo il golpe islamista che installa in Tripolitania una giunta appoggiata da Washington, Londra, Doha ed Ankara, si evita per tutto il 2015 di fornire assistenza politico-militare al legittimo governo esiliato a Tobruk, si crea nel 2016 un effimero “governo d’unità nazionale” che, installato a Tripoli, copra i traffici di immigrati gestiti dalle milizie islamiche. Di fronte all’esplodere dei flussi migratori, la NATO si guarda bene dall’isolare la Libia con un blocco navale: invia, al contrario, le proprie navi affinché contribuiscano al “servizio taxi” che copre il Canale di Sicilia. Un governo che volesse arginare i flussi migratori, anziché preoccuparsi delle ong, dovrebbe avere come priorità la ricostruzione dello Stato libico: un onere impensabile per l’Italia del 2017.
Come è poi noto, la Libia, con i suoi 6 milioni di abitanti, non è altro che un Paese di passaggio per i flussi migratori dell’Africa sub-sahariana: tagliare alla radice i flussi migratori significherebbe arrestare l’endemica opera di destabilizzazione attuata dagli angloamericani in quest’area (vedasi, ad esempio, Boko Haram in Nigeria) e offrire un modello economico alternativo all’FMI/Banca Mondiale, che con i loro prestiti finanziari in cambio di “riforme strutturali” ed austerità, sono all’origine della disoccupazione a due cifre che affligge i Paesi africani come la Grecia o l’Italia. È questo un peso che l’Europa, completamente succube dei poteri atlantici e ripiegata su se stessa, non può neanche immaginare di sobbarcarsi.
Già, l’Europa: non c’è alcun dubbio che il Vecchio Continente sia l’obiettivo finale della politica migratoria attuata dall’establishment liberal. Il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, ha scorto dietro la collusione tra ong e scafisti la volontà di “destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi”4: se si tratta certamente di destabilizzazione, è riduttivo affermare che abbia soltanto finalità economiche, magari di breve termine. Le ondate migratorie verso i Paesi europei mirano ad una vera e propria destabilizzazione della società nel medio-lungo termine, soprattutto in quegli Stati dove la percentuale di immigrati sul resto della popolazione era ancora ridotta (Est-Europeo ed Italia) e le tensioni sociali relativamente ridotte (Germania). Lo Stato-Nazione coeso, pacifico e monolitico è il maggiore ostacolo che si frappone tra l’élite mondialista e la creazione di strutture sovranazionali sempre più allargate: società insicure, accartocciate su di sé e sfilacciate, sono la miglior garanzia perché l’oligarchia cosmopolita possa governare indisturbata.
L’improvviso attivismo del governo contro le ong (peraltro contestato da molti settori dello stesso PD) è politica spicciola in vista delle prossime tornate elettorale: attendersi qualche effetto sull’emergenza migratoria è illusorio. Il flusso coatto dall’Africa verso l’Europa si potrà fermare solo smantellando la gabbia UE/NATO in cui è imprigionato il continente, permettendo alle Nazioni di riappropriarsi del proprio destino: entriamo però nel campo dell’alta politica, lontana dagli espedienti adottati per vincere un’elezione amministrativa o legislativa. Anche in questo caso, non resta che riporre le speranze nelle imminenti presidenziali francesi: la vittoria di Marine Le Pen è un’occasione imperdibile per scardinare quelle istituzioni con cui si sta cercando di cancellare le identità europee.






Lo Stato sentenzia che le ONG non si toccano. E Saviano fa l’apologia di Al-Nusra dalla De Filippi 

Come volevasi dimostrare, il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha capito suo malgrado cosa significhi toccare un nervo scoperto. Anzi, un filo dell’alta tensione. Dopo aver improvvidamente avanzato l’ipotesi che alcune ONG impegnate nel salvataggio dei migranti potessero essere finanziate dagli stessi trafficanti di uomini, ieri sera ha fatto una parziale retromarcia, dicendo che le sue sono ipotesi di studio e non prove, almeno al momento attuale. Atteggiamento sbagliato: un magistrato deve indagare in silenzio e, quando l’ipotesi accusatoria che persegue pare solida, allora parla.

C’è però un problema: quante indagini quantomeno strampalate ha conosciuto questa stanca Repubblica, senza che il 90% della stampa e ben due ministri di punta, come quelli di Interno e Giustizia, sentissero il dovere di schierarsi preventivamente contro? Siamo sicuri che Minniti e Orlando sarebbero scesi in campo, se non si fosse trattato d immigrazione, ONG e accoglienza? Io no. Anche perché, se Catania ha esagerato nelle esternazioni, Roma (intesa come centro del potere) ha messo in campo una forza delegittimatrice che non si vedeva da tempo. Ad esempio, da quando una parte del pool Mani Pulite decise di dare un’occhiata ai rubli di Mosca in direzione Botteghe Oscure. Non c’è niente da fare: il potere in questo Paese non è solo cristallizzato, è una stalattite mortale per chiunque le si avvicini.
Io capisco che Andrea Orlando, candidato alla segreteria del PD, abbia sentito l’impulso irrefrenabile di dire qualcosa di sinistra a poche ore dalle primarie di domenica ma, esattamente come il procuratore di Catania, anche lui avrebbe dovuto spogliarsi dei panni del ministro e parlare da dirigente di partito: invece no, è stato Largo Arenula a dire chiaro e tondo da che parte sta in questa vicenda. La quale, tra l’altro, è agli inizi, all’acquisizione di prove: ma, state certi, è anche alla fine. Il retromarcia di ieri sera di Buccaro parla la lingua di uno che ha capito come si sta al mondo e, vedrete, che tutto finirà in una bolla di sapone: le ONG ne usciranno più pulite dell’Olandesina del mitico spot sul sapone degli anni Settanta.
Anche perché, guarda caso, le coincidenze si sprecano. Mentre il procuratore di Catania meditava su quanto detto al mattino ad “Agora” e si preparava alla mezza smentita all’Ansa dell’ora di cena, ecco che a Roma i pm avanzavano le richieste di condanna per “Mafia capitale”, mega-processo legato proprio all’attività di alcune coop e al duo Buzzi-Carminati, operanti nel settore dell’accoglienza: un comparto che “fa guadagnare più della droga”, come disse – intercettato – il ras delle cooperative, Salvatore Buzzi. La stessa formula usata da Buccaro per motivare la sua accusa di probabili pagamenti alle ONG da parte dei trafficanti, anche per colpire l’economia italiana. In un caso è Vangelo, anzi la madre di tutte le inchieste recenti, nell’altro trattasi pressoché di un mitomane.

Eppure, come ci ricorda “Panorama” dell’8 febbraio 2017, nell’articolo di Chiara Degl’Innocenti, “Mafia Capitale è stata archiviata. Non sono emersi “elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio” e così la posizione di 113 indagati nell’inchiesta viene, appunto, archiviata perché il reato al centro di tutte le indagini, l’associazione di stampo mafioso regolata dall’articolo 416 bis, non sussiste”. Insomma, se il procuratore di Catania ha ecceduto nelle esternazioni, forse trasportato dal clamore dell’inchiesta, quelli di Roma hanno forse ecceduto nel muovere delle accuse enormi: avete notizia di stampa indignata o, peggio, ministri che richiamassero alla continenza? Zero. L’unico magistrato fuori registro in Italia è Buccaro. Anzi, a essere fuori registro, è l’argomento della sua inchiesta: l’accoglienza non si tocca.

Proprio poco fa, dall’inchiesta sul terrorismo di cui è titolare la procura di Brindisi sono scaturiti un arresto in Germania e un’espulsione: le persone coinvolte avrebbero avuto legami con Amis Amri, l’attentatore di Berlino, poi freddato a Sesto San Giovanni. Ma lo stesso Viminale, quello che ha visto il suo titolare entrare in tackle scivolato sull’inchiesta di Catania durante il question time alla Camera, non aveva confermato che Amri era un lupo solitario, senza alcun aggancio o complice in Italia? Come vedete, nel corso di un’inchiesta le cose possono cambiare. Solo per Zuccaro c’è la certezza che tutto sia già scritto: le ONG sono candide come vestali. Punto, lo certifica lo Stato.
Ma se ieri è stato il giorno delle polemiche, domani sarà quello del rito di purificazione televisiva. Già, perché il sito di “Repubblica” ci informa, bontà sua, che domani sera sarà ospite ad “Amici” da Maria De Filippi il cantore della verità assoluta, Roberto Saviano, con una simil-piece dedicata indovinate a chi? Ai volontari che salvano i migranti! Lascio all’aulica prosa di “Repubblica” deliziarvi con i particolari: “L’audio di un bombardamento in Siria dopo gli applausi, le risate e il tifo. Sabato 29 aprile ad “Amici”, su Canale 5, Roberto Saviano porta il rumore della paura e della morte. Nello studio si crea un silenzio irreale… Il suo intervento nel programma di Maria De Filippi parte da un frammento dal documentario premio Oscar “Caschi bianchi”, per parlare della guerra “a tre ore di volo da qui” che in sei anni ha causato oltre 450mila vittime, e dei migranti. Nei giorni della feroce polemica sul ruolo delle Ong, Saviano mette al centro del racconto due storie esemplari, quella di Khaled Omar, 31 anni, volontario dei caschi bianchi che ha salvato centinaia di vite – ed è stato ucciso durante un bombardamento – e quella di Ileana Boneschi, 28 anni, l’ostetrica di Medici senza frontiere che fa nascere i bambini in situazioni estreme. Sotto le bombe, stremate dalla fame”.

Che meraviglia assoluta, non vi pare? Nemmeno la “Cura Ludovico” di Arancia Meccanica era arrivata a tanto: tra un ballerino e un cantante, ecco il nuovo eroe dei Due Mondi che ci racconta le gesta dei meravigliosi volontari delle ONG. E cosa utilizza per farlo? gli “Elmetti bianchi”, ovvero la protezione civile di Al-Nusra, di fatto dei fiancheggiatori a pieno titolo dei terroristi operanti in Siria, come ormai dimostrato da decine di documenti! E il tutto, in prima serata del sabato su Canale5, rete ammiraglia di Mediaset: questo sì che meriterebbe l’apertura di un’inchiesta per apologia di terrorismo internazionale ma, state certi, finirà solo con un botto di auditel e la canonizzazione in vita di Saviano, demiurgo che plasma la kora del politicamente corretto e spaccia per eroici salvatori dei supporter dei tagliagole. D’altronde, hanno vinto l’Oscar. Siamo alla circonvenzione di incapace di Stato, Kubrick era un dilettante e Orwell un mitomane.
White Helmets faking rescue
Netflix and the White Helmets, hand in hand with al Qaeda
Assad blamed for Gas attack Again. Truth about the White Helmets


White Helmets Staged Rescue
Saviano poi parla di “guerra a tre ore da qui”, per farci capire quanto siamo insensibili, non come quegli angeli delle ONG: e dove cazzo era Saviano quando la sinistra di governo che ora si strappa le vesti contro la Procura di Catania apriva le sue basi militari per bombardare a un’ora da qui, in Serbia? E, vi assicuro, che dopo l’assalto al Parlamento macedone di ieri notte, debitamente silenziato dai media italiani (dovevano dare conto di Matteo Renzi che cantava “Ricominciamo” di Adriano Pappalardo durante una visita a Corviale), proprio quel fronte balcanico tornerà a farsi sentire: anche a livello di flusso di profughi, visto che dopo l’ingresso del Montenegro nella NATO, la Macedonia e la sua tratta di confine con l’Albania rappresentano il corridoio perfetto verso l’Europa e per la nascita del progetto pan-albanese di destabilizzazione tanto perseguito dagli USA. Non a caso, l’ambasciata statunitense di Skopje è stata attivissima nello schierarsi subito con i partiti di minoranza nel loro tentativo, questo sì golpistico, di fare eleggere uno speaker della Camera fuori dalle norme parlamentari.
Mi sono rotto i coglioni di dover ribaltare la realtà distorta tutti i santi giorni, ve lo confesso. Ma non mi arrendo. Giuro che, parafrasando Nanni Moretti quando ricordava agli italiani che si meritavano la mediocrità da uomo medio di Alberto Sordi, io non mi merito Roberto Saviano. E la realtà, per quanto vi faccia ingoiare tonnellate di bocconi amari, alla fine emerge sempre. Come in Canada, dove il premier-sex symbol, Justin Trudeau, ha messo in pratica un po’ troppo in fretta la metafora di Ricucci, quella del lanciarsi facilmente in attività omosessuali con le terga altrui. E questi grafici


ce lo mostrano: i canadesi, a parole accoglienti e sprezzanti di quel gretto vicino di casa che è Donald Trump, cominciano ad averne pieni i coglioni loro stessi di profughi. Come certifica il “Financial Times”, non “L’eco del balilla”, “il passaggio di migranti dal confine del Quebec è triplicato su base annua e anche il dato dell’Ontario è aumentato moltissimo”. E, come ci mostra questo grafico

basato su un sondaggio della Reuters, ben il 46% dei cittadini canadesi è contrario alla politica del governo sull’immigrazione e chiede maggiori espulsioni. Di più,

addirittura il 40% dice che l’immigrazione illegale rende il Paese meno sicuro. Che cazzo di razzisti questi canadesi, quando Saviano ci delizierà con un’intemerata contro questi Grizzly senza cuore? Magari a “Forum”, tra un litigio e l’altro sull’eredità di zia Mariuccia? Ma nessuna paura, è solo una sparuta minoranza di razzisti, le istituzioni canadesi sono sane, liberali e aperte verso chi scappa da Trump: insomma, mica troppo. Lo conferma Anthony Navaneelan, avvocato di Toronto che si occupa proprio di immigrazione: “Abbandonare una richiesta avanzata negli Stati Uniti e venire in Canada dopo una decisione negativa delle autorità statunitense o, ancora, non avanzare richiesta di asilo ma aver passato comunque molto tempo negli USA, sono tutti aspetti molto negativi. Più a lungo stai lontano dal tuo Paese di origine, più è difficile che qui le istituzioni decidano che tu sia un rifugiato”. Insomma, aperti sì ma coglioni no. Quella è una prerogativa italiana.
Ma anche in Germania c’è qualche rogna con gli atteggiamenti buonisti, come ci mostra questo grafico:

i cittadini tedeschi hanno infatti scoperto, immagino con enorme gioia, che sono fino a 270mila i cittadini siriani che hanno maturato il diritto di portare tutti i membri della loro famiglia in Germania, questo su un totale di 431.376 che hanno presentato richiesta d’asilo nel 2015 e 2016. Auguroni. E se questi due grafici,


elaborati da uno studio Vladimir Shalak della Russian Academy of Science, l’istituto che ha sviluppato il sistema di analisi dei contenuti per Twitter (Scai4Twi), ci mostrano come – dall’analisi di 19mila tweets originali – Germania e Austria siano i Paesi più aperti verso i rifugiati, invitati a recarsi lì attraverso il social, quest’altro
ci mostra da dove sono generati quei tweets: USA e UK, solo il 6% viene davvero dalla Germania! Comunque tranquilli, non c’è nessuna pianificazione riguardo l’ondata migratoria, è tutto assolutamente spontaneo e figlio legittimo della fuga da guerre, fame, carestie, disturbi gastrici, suocere rompicoglioni e altre emergenze umanitarie. E, ovviamente, il procuratore di Catania è, a prescindere, un mitomane di Stato. Auguri, il futuro da schiavi sarà duro da sopportare. Ma ve lo siete cercato. Buon Saviano per domani sera, io ho altri programmi per il 29 aprile.
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https://www.rischiocalcolato.it/2017/04/lo-sentenzia-le-ong-non-si-toccano-saviano-lapologia-al-nusra-dalla-de-filippi.html

san Nicola estirpato da Bari

Nel quadro generale dell'accoglienza degli immigrati acattolici, il programma ecumenico prevede l'esilio per i cattolici, a cominciare dai dottori della Chiesa.

In altre parole, il solito Papafrancé ha stabilito che san Nicola di Bari va spedito in Russia alla mercé degli scismatici (le spoglie erano state portate a Bari il 9 maggio 1087, indovinate perché?, perché Myra era stata invasa dai muslimslamici).

In altre parole, in Russia la fede non è qualcosa di cui vergognarsi (e Papafrancé presume che tra poco verremo ineluttabilmente invasi dai muslimslamici).

Qui sotto: novembre 2013, Putin bacia un'icona della Vergine di Vladimir appena donata a papa Bergoglio, mostrando al frastornato gesuita cosa significa onorare le immagini sacre. E pensare che a suo tempo Putin era "il capo del KGB, i servizi segreti dei komunisssssti!"