ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 31 maggio 2017

«Fratelli e sorelle, buona notte e buon riposo…»


Era la sera di mercoledì, 13 marzo 2013 quando Jorge Mario Bergoglio, che era stato appena eletto papa e aveva scelto per sé il nome di Francesco (scelta che, finora, nessun pontefice aveva mai fatto, evidentemente per modestia, data la sublime altezza del modello rappresentato dal Santo di Assisi), si affacciava dalla loggia centrale della Basilica Vaticana per pronunciare il suo primo discorso pubblico, sotto forma di saluto inaugurale e di benedizione apostolica Urbi et Orbi, adottando un tono e uno stile di comunicazione che non avrebbe più smentito e che suscitarono, fin da subito, reazioni fortemente contrastanti.
In quella breve allocuzione, c’era già il programma di massima del nuovo pontificato; c’erano già le linee pastorali, se così possiamo chiamarle, che avrebbero ispirato la sua catechesi; e c’era il suo stile, inconfondibile per la sua impronta vistosissima di laicismo e di populismo piacione, demagogico, per quella sua ricerca esasperata della popolarità a buon mercato, per quell’inseguire strenuamente un consenso da stadio, incentrato sulla sua figura e sul suo modo di porsi, non certo sulla centralità di Cristo o sulla insostituibilità della dimensione soprannaturale. E c’erano i suoi silenzi, le sue idiosincrasie, i suoi pruriti, i suoi fastidi; c’era la sua viscerale avversione per ciò ch’egli chiama, stigmatizzandolo come il peggiore dei vizi, il “clericalismo”, ma che, fino a ieri, era un tratto specifico e qualificante del sacerdozio, per non parlare del papato. C’era tutto il suo disprezzo per il cattolicesimo tradizionale, quello di sempre, fatto di persone, consacrate e no, che sentono di essere partecipi di un comune destino, che hanno una storia, una tradizione, una identità ben precisa, e che, pur senza contrapporsi ad alcuno, hanno una loro visione del mondo da portare avanti, hanno dei valori loro propri, e non temono di scontrarsi, se necessario, con il sentire e con il desiderare del mondo, per esempio sui temi scottanti, ma ineludibili, del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia.

“Effettivamente sono attapirato”.


Tapiro a Paolo Brosio: “Apparizioni a Medjugorje non contano per il papa? Ci sono rimasto male”

Il conduttore, molto devoto e sostenitore delle apparizioni della Madonna nella località bosniaca, si becca il Tapiro d’Oro di Striscia la Notizia dopo che Papa Francesco ne ha ridimensionato l’importanza: “Effettivamente sono attapirato”.


Striscia la notizia, nella puntata in onda il 31 maggio, ha consegnato il Tapiro d’oro a Paolo Brosio dopo i dubbi di Papa Francesco sulle presunte apparizioni della Madonna a Medjugorje. Molto devoto da anni, il conduttore crede fermamente nella buona fede di chi sostiene di aver visto la Vergine nella località in Bosnia ed Erzegovina che da anni è meta di pellegrinaggi religiosi.

Recentemente, però, papa Francesco ha dichiarato come tali "presunte apparizioni" non abbiano "tanto valore". Raggiunto da Valerio Staffelli a Cologno Monzese, ha commentato con amarezza:


«Se Dio ci desse di Sua mano dei maestri, oh!.. »

Fatima e il comunismo, 100 anni dopo


di Cristiana de Magistris) «Se Dio ci desse di Sua mano dei maestri, oh! come bisognerebbe obbedir loro di buon grado! La necessità e gli avvenimenti lo sono innegabilmente».
Quando Pascal annotava questa riflessione, non voleva dire che bisogna cedere alla “corrente della storia”, nel senso ingannevole del mito hegeliano, ma intendeva asserire che la storia, interpretata secondo i criteri della Fede, è l’espressione infallibile della Volontà di Dio.
In questa storia si iscrivono le apparizioni della Bianca Signora ai tre pastorelli nella Cova di Iria, nell’ormai lontano 1917. Si tratta di una storia semplice, molto semplice allo sguardo della Fede, che gli uomini hanno reso quanto mai complessa e nebulosa. Per capirne le ragioni, giova partire dalla fine, cioè dalla visita del regnante Pontefice al Portogallo. Poco prima di partire, il Papa ha affermato: «Fatima ha un messaggio di pace portato all’umanità da tre grandi comunicatori che avevano meno di 13 anni. Il mondo può sperare pace e con tutti io parlerò di pace». E così è stato. Ma il messaggio di Fatima – chi può negarlo? – va in ben altra direzione. Ciò che l’occhio della Fede ha immediatamente percepito è che Fatima imbarazza la moderna gerarchia della Chiesa.

«Gesù, tenetevi forte, che qui sono legnate!».


Peppone, don Camillo e le legnate dei misericordiosi

    È sempre interessante e istruttivo vedere come i paladini della misericordia e del dialogo applicano questa linea di condotta quando si esce dalla sfera dei princìpi e si entra in quella dei casi concreti.
Caso numero uno. Un cardinale di Santa Romana Chiesa, noto per il suo appoggio alla linea misericordiosa e grande sostenitore dell’«Amoris laetitia», intervistato in un libro intitolato «Solo il Vangelo è rivoluzionario», a proposito del confratello cardinale Raymond Burke, che invece sull’esortazione apostolica, come si sa, ha qualche «dubia» e l’ha pure manifestato, dichiara, tutt’altro che misericordiosamente: «Lui non è il magistero: il Santo Padre è il magistero, ed è lui che insegna a tutta la Chiesa. L’altro dice solo il suo pensiero, non merita ulteriori commenti. Sono le parole di un povero uomo».

Non fa sconti a nessuno

Ma come è potuto accadere?



C’è una maniera quasi infallibile di riconoscere uno stupido da una persona intelligente, e consiste nell’osservare le loro rispettive reazioni davanti a una sconfitta. Lo stupido cercherà il colpevole dappertutto, darà la colpa al mondo intero, ma non sarà mai sfiorato dal dubbio di poter essere egli stesso il responsabile della propria sconfitta; la persona intelligente, invece, sì. La persona intelligente riflette, valuta, soppesa, e misura se stessa con l’identico metro, con l’identica attenzione oggettiva, con cui osserva e valuta gli altri. Non fa sconti a nessuno, tanto meno al proprio modo di agire; resta sempre aperto alla verità, poiché il suo obiettivo non è quello di giustificarsi, esplicitamente o implicitamente, trovando qualche capro espiatorio sul quale scaricare ogni colpa, ma, più praticamente e assai più onestamente, capire quel che è successo, in modo da imparare una lezione per il futuro.

Non per mammolette?


Sulla processione del 3 giugno a Reggio Emilia. Le sfilate, le marce, i raduni e i comizi intendono semplicemente aggiungere la propria voce nell’arena affollata di ciarlatani che spargono veleno… Un atto della religione cattolica, invece, è sempre e solo affermazione della Verità e condanna dell’errore. Tanto più quando è un atto di riparazione, che non rimane al livello rasoterra della piazza, ma sale più in alto, fino al Cielo per chiedere il perdono di Dio a nome di tutti.
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Mercoledì 31 maggio 2017
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E’ pervenuta in redazione:

Egregio dottor Gnocchi,
noto che sia lei che Riscossa Cristiana state sostenendo la processione in programma a Reggio Emilia in riparazione del Gay Pride. Ricordo che a suo tempo lei fu molto critico con il Family Day, al quale io ho partecipato. Che cosa fa, ha cambiato idea? A Reggio Emilia avranno l’onore della sua presenza?
Cordiali saluti
Massimiliano Croci

Albus silens et ruber loquax?

Quel "colpo basso" a Ratzinger nell'omelia di papa Francesco

Le parole di papa Francesco all'omelia lette come un messaggio al predecessore, Joseph Ratzinger. È scontro tra Bergoglio e Benedetto XVI?

Papa Francesco contro Joseph Ratzinger? In questi giorni sta diventando sempre più forte la voce di chi vuol vedere uno scontro tra i due papi in Vaticano.
Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio
Bergoglio, attivo e impregnato. E Benedetto XVI, silente ma non silenzioso nel suo ritiro nelle sacre mura di San Pietro.

I complici

Spagna, gaystapo scatenata: vescovo sotto scorta E da noi Avvenire sdogana tutti i gusti sessuali
L'omoeresia inizia mietere le sue vittime. In Spagna un vescovo rischia il linciaggio di un collettivo Lgbt, complici anche presunte sigle di gay cristiani. Per uscire di chiesa interviene la polizia. 

Costola o tralcio secco?


Processione di riparazione
per il gay-pride di Reggio-Emilia
 3 giugno 2017

Risposta ad una omelia critica di Don Francesco Ricossa
 

In un caldo pomeriggio di tarda primavera, nella Domenica nell’Ottava dell’Ascensione, a Ferrara si è potuta udire un’interessante omelia tenuta dal superiore dell’Istituto Mater Boni Consilii [nota nostra], una costola staccatasi dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X nel lontano 1985. Ci sarebbe forse da aggiungere qualcosa per chi non conoscesse questo piccolo Istituto, fatto di piccoli numeri forse anche perché alcuni suoi esponenti si impegnano a far scappare anche quei pochi che arrivano. Ma andiamo al sodo.

Con chi ha tanto tempo da perdere non vale la pena perdere tempo, per giocare un po’ con le parole; tuttavia è necessario dare anche spazio a coloro i quali hanno una capacità inventiva così alta, ma così alta, da poter omettere anche di parlare del Vangelo del giorno. Giustamente, chi ha un talento è bene che lo faccia fruttificare e in questo, per certuni, evidentemente, il tempo da perdere viene considerato come talento.

martedì 30 maggio 2017

La Donna e il serpente


Nell’antico borgo di Grazzano, stretta fra le case basse e popolari, si erge la facciata della chiesa settecentesca di San Giorgio, il campanile smarrito più indietro, fra i tetti, perché non vi era spazio sufficiente per allinearlo ad essa. Il bambino non c’era mai stato prima: non era la sua parrocchia, quella; era lì solo perché nelle domeniche d’estate, dopo i Vespri, il sacerdote portava i chierichetti a vedere un film nel cinema-teatro della diocesi, uno di quei film buoni dei primi anni Sessanta, mitologici o avventurosi. E la chiesa di San Giorgio era lì, a due passi, in cima alla breve scalinata di marmo: immersa nella penombra, silenziosa, trasognata, semivuota: pareva sempre sul punto di dover rivelare un segreto, ma poi restava in silenzio. C’era un’atmosfera particolare, lì dentro: perfino il bambino, che non ne aveva mai varcato la soglia fino ad allora, la percepiva, la respirava: come se fra le ombre aleggiasse qualcosa, qualcosa o qualcuno; meglio, Qualcuno che aspettava e che restava in silenzio.

In alto i calici

Macron frigna per i gay ceceni ma sa che a Parigi c’è un evento con aree vietate ai bianchi? Forse no


In alto i calici, abbiamo superato quota 60mila! Con i quasi 10mila arrivi negli ultimi quattro giorni, il conto degli sbarchi nel 2017 ha infatti superato questo mitico livello, il 48% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando erano stati 40mila. Lo indicano i dati del Viminale, quindi il massimo dell’ufficialità. E da dove arrivano questi migranti che scappano da guerre e carestie? I nigeriani sono in testa tra le nazionalità delle persone sbarcate (8.120), seguiti da bengalesi (7.567) e guineani (6.144): non fate ironia del cazzo, sicuramente i quei Paesi sibilano i missili e detonano le bombe, siete voi razzisti a non accorgervene. I minori non accompagnati, inoltre, sono 6.242 ma non sono ancora stati conteggiati i numerosi arrivati degli ultimi giorni: per loro, status assicurato per legge. Tra le regioni, la Lombardia è sempre in testa per la quota di migranti ospitati (il 14% del totale), seguita da Campania e Lazio (9%). Insomma, cronaca ininterrotta di un’invasione.

Orbi, Botti & Friends,

La processione del 3 giugno. Martellate amiche da TotusTuus 


Risposta all’articolo “Una processione controproducente”, di David Botti, pubblicato su TotusTuus – http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5273
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Gentile Sig. David Botti,
sono uno degli aderenti al Comitato Beata Giovanna Scopelli, uno di quei “ragazzini” irrequieti che scorrazzano per le catacombe di Reggio Emilia dilettandosi con l’anacronistico magistero di Pio XII e le celebrazioni in extravetus ordo. Questo a grandi linee, e in sunto, è il ritratto che esce da un suo articolo comparso su TotusTuus volto a screditare e ridicolizzare il nostro Comitato e la processione prevista per sabato prossimo.

Tra tutti gli epiteti insultanti la devo però ringraziare di quel “ragazzino” che mi giunge con favore, avendo il sottoscritto oramai triplicato l’età in cui solitamente ci si ritiene tali. E’ probabile comunque che alla processione di riparazione saranno presenti molti giovani, e questo, anziché motivo di scherno, sarà un elemento di gran buon auspicio per il futuro. Se con gli “anziani” siamo arrivati al punto che il giornale diocesano accetta tranquillamente come legittima la manifestazione del Gay Pride, non resta che sperare nei giovani.

Un altro Cristianesimo



Il ruolo geopolitico degli ortodossi

In Europa occidentale la religione sta sempre più perdendo il suo legame con l’identità nazionale. Con la secolarizzazione, si è sviluppata la tendenza a relegare la religione nell’ambito delle scelte individuali riducendo e spesso annullando il suo carattere di fenomeno identificante ed unificante di una nazione. Questo è avvenuto con forza dirompente nei Paesi protestanti ma è un fenomeno che si registra in aumento anche in quelli cattolici. Oggi solo il 23% dei francesi ed il 30% dei tedeschi ritengono la religione cristiana un importante elemento dell’identità nazionale.
D’altro canto, la stessa Costituzione europea, negando le “comuni radici cristiane”, ha di fatto marginalizzato il ruolo della religione a semplice eredità culturale, togliendole (in nome di una laicità ideologica) il carattere di identità fondante.

Il tempo della prova suprema è dunque arrivato?

È lui?



Sei tu colui che deve venire, oppure dobbiamo aspettarne un altro?, chiedono un giorno, a Gesù Cristo, alcuni discepoli di Giovanni il Battista, mandati da lui espressamente per incarico del loro maestro (Matteo, 11, 3).
Invece san Paolo (nella Seconda lettera ai Tessalonicesi, 2, 3-4), in un brano enigmatico e inquietante, che sembra quasi fare da riscontro a quella domanda, così ammonisce i primi cristiani: Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti [cioè prima del ritorno di Cristo] dovrà avvenire l’apostasia e dovrà essere rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.
Il passo di San Paolo, a sua volta, viene ripreso in un altro brano del Nuovo Testamento che la tradizione attribuisce a San Giovanni (Seconda Lettera di Giovanni, 7-11): Poiché molti  sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo! Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse.

Gli ultimi brividi?


PER FRANCESCO TOTTI? BRIVIDI (BUONI). PER IL CARD. BASSETTI? BRIVIDI...

Sul congedo di Francesco Totti da calciatore romanista, anzi romano: nostalgia di vincoli forti. Sulle esternazioni del cardinale Gualtiero Bassetti da neo-presidente della Cei, della serie ‘La coerenza è solo un’opinione’: folgorato sulla via di Santa Marta?
Gli ultimi giorni ci hanno offerto tutta una serie di notizie disparate, liete o tristi, suscettibili di stimolare qualche riflessione su ciò che accade nel mondo contemporaneo.
La più triste è quella di venerdì 26 maggio: nell’Egitto appena visitato da papa Francesco il terrorismo islamico ha portato un altro dei suoi attacchi disumani contro i cristiani copti, in veste di pellegrini sulla strada del monastero di San Samuele. Una trentina i morti, che – a quanto si è saputo – hanno rifiutato di abiurare al cristianesimo come richiesto dagli assassini. Veri martiri che hanno molto da insegnare a tutti noi, occidentali tentati dalla rassegnazione al male che avanza.
Sabato 27 maggio poi papa Francesco è andato a Genova in visita pastorale, incominciando dal contatto con il mondo del lavoro. Le considerazioni fatte – rispondendo ad alcune domande – sono di spessore, in larga parte condivisibili (il lavoro come priorità umana e dunque cristiana, l’imprenditore che non deve trasformarsi in speculatore, gli adempimenti burocratici imposti dalla politica che strangolano il lavoro imprenditoriale, il lavoro che è molto più di una sorgente di reddito, l’obiettivo del ‘lavoro per tutti’ da non confondersi con il ‘reddito per tutti’, i lavori indegni, la necessità di rispettare il tempo del riposo (altrimenti si diventa schiavi), in altra parte opinabili (sulla meritocrazia, sul consumismo).

Scusismo

Scuse ai gay? Ma di che cosa?
Ha iniziato un anno fa il cardinale Marx. E ora qualsiasi vescovo tratti il tema omosessualità non può fare a meno di presentare le necessarie scuse ai gay per le discriminazioni subite. Un falso storico, è solo un pretesto per forzare la legittimazione dell'omosessualità nella Chiesa. Le scuse andrebbero fatte sì, ma a chi deve subire questa cultura omosessualista....

lunedì 29 maggio 2017

Siamo cristiani vecchi?

La Chiesa neocattolica e la tentazione di andarsene



Ha scritto qualcuno che se uno dice di volersene andare, è perché con l’anima se ne è già andato. La Chiesa neo cattolica ha talmente deluso che non vale nemmeno la pena gridare, o attaccare adepti e banditori del nuovo culto. Si va via, alla spicciolata, tutt’al più scuotendo la testa. “Fu: così si chiama il digrignar di denti e la mestizia più solitaria “dice Zarathustra. Più modestamente, viene in mente l’inutile invocazione di Sancho Panza nei confronti di chi lo bastona: Sono cristiano vecchio! Nella Spagna di Cervantes, cristiani vecchi si definivano con orgoglio gli iberici di sangue, diversi dai convertiti ebrei e mussulmani, marranos e moriscos, cristianizzati per obbligo dai Re Cattolici, pena l’esilio. L’esilio interiore spetta oggi a chi resta legato alla fede di sempre: non vi è nulla di più terribile del mutamento, nelle cose dell’eternità e della religione.

Panem nostrum quotidianum..

Reddito e lavoro – Tesi di Bergoglio e antitesi della Dottrina Sociale della Chiesa

La nota stonata di Bergoglio a Genova:  
"Dev’essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, ma il “lavoro per tutti”! 
  
di Sergio Basile e Rocco Carbone / Sete di Giustizia
il reddito secondo la dottrina sociale della chiesa











 Bergoglio: si al lavoro… E il reddito per tutti?    
Roma - di Sergio Basile e Rocco Carbone/ Sete di Giustizia –  Nella visita pastorale all’arcidiocesi di Genova, Papa  Bergoglio ha incontrato un folto gruppo di rappresetanti del mondo del lavoro nello stabilimento dell'Ilva, dedicando un pensiero a quanti soffrono la piaga della disoccupazione, paradossale morbo dell'era della globalizzazione: catastrofe mondiale, tra l'altro, benedetta dai "grandi della Terra" nell'ultimo, inutile, G7 di Taormina. Il suo discorso d'esordio per certi versi era apparso incoraggiante, almeno nelle prime battute, in quanto recante l'invito a 
               "…non rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, 
che immagina un mondo dove solo metà o forse due terzi dei lavoratori lavoreranno, 
                         e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale. 
                                                      Papa Bergoglio

Fiat voluntas mea!

Quale programma?



Un lettore mi ha segnalato la conferenza che Enzo Bianchi ha tenuto a Cagliari la settimana scorsa, il 23 maggio (qui l’audio-clip). Al minuto 15:57 della registrazione, il relatore si lascia andare a una confidenza a proposito della determinazione di Papa Francesco nel portare avanti le riforme: 
Un giorno gli [= al Papa] è stato chiesto in una situazione confidenziale: «Ma, Santità, porterà a termine tutte queste riforme che annuncia?». La sua risposta è stata: «Io non pretendo; voglio che si inizino processi, e voglio che quel tanto di cammino che facciamo insieme non si possa piú tornare indietro».

Sono parole riportate, ovviamente; ma non c’è motivo per metterne in dubbio l’autenticità, anche perché pronunciate da un uomo assai vicino al Santo Padre. A voler essere pignoli, Bianchi non svela nessun segreto. 

Lo sguardo duro, le labbra contratte..

Il liquidatore risentito



Il 19 maggio scorso, nella sua quotidiana omelia presso la Casa di Santa Marta, il papa ha puntato il dito contro i suoi critici, e, come al solito, li ha consegnati al pubblico abominio. Non ha minimamente tentato di confrontarsi con essi, non ha minimamente preso in considerazione le loro obiezioni, né ha fatto loro il regalo di crederli mal consigliati, forse, però in buona fede; al contrario, li ha dipinti come perfidi seminatori di zizzania, impossessandosi, ancora una volta, di una bellissima parabola evangelica per seminare rancore nei confronti di quanti, della Chiesa, non capiscono, non approvano e non condividono ciò che lui sta facendo, il modo in cui sta governando la Sposa di Cristo, il suo stile pastorale, e, soprattutto, la sua dottrina, o piuttosto la sua demolizione sistematica della dottrina cattolica. 

Se mai ci fosse stato un dubbio

Amoris Laetitia. Muller e vescovi belgi su posizioni opposte

Il cardinal Muller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, intervistato dalla Tv americana EWTN, ribadiva che il sacramento del matrimonio è indissolubile e che i divorziati e risposati non possono accedere all'eucarestia. Ma nel frattempo la Confereza Episcopale del Belgio emanava direttive contrarie, affermando che si debba giudicare caso per caso e decidere in "coscienza" sull'eucarestia alle coppie di divorziati e risposati. Grande confusione sotto il cielo.

Se mai ci fosse stato un dubbio sulla confusione che l’ambigua formulazione dell’Amoris Laetitia sta creando nella Chiesa, e fra i fedeli, e sulla necessità che da parte del Pontefice giunga finalmente una parola chiara in risposta ai “Dubia” presentati da quattro cardinali, gli avvenimenti degli ultimi giorni stanno a testimoniarlo.

La prossima volta state zitti, perché l'avete fatta fuori dal vasino?

Gay pride Il vescovo e il comando
Zittisce i suoi preti che sui giornali hanno sdoganato l'omosessualità, bacchetta i fedeli che non gli hanno chiesto il permesso di usare la Cattedrale per la veglia di riparazione, si rifà alla "vituperata" nota dell'86 per dire che gli omosessuali devono cercare castità e preghiera e soprattutto definisce, ancora, l'omosessualità un disordine. Il vescovo di Reggio interviene sul caso gay pride. E ribadisce un concetto spesso dimenticato: il comando appartiene a lui, piaccia o no lo stile.

Alla fine ha parlato lui. Il vescovo di Reggio Massimo Camisasca è intervenuto sulla vexata quaestio che da giorni sta infiammando Reggio Emilia e non solo. La vicenda è quella del gay pride previsto per sabato prossimo nella Città del Tricolore. Anche la Nuova BQ se n'è occupata, quindi per le puntate precedenti rimandiamo agli articoli dei giorni scorsi (quiqui e qui). 

Una grossa duplice contraddizione

Qualche considerazione a freddo sulla vicenda dei matrimoni della Fraternità San Pio X 




La probabile sede romana della Prelatura Personale della Fraternità
(si veda l'intervista di Don Alain-Marc Nély, secondo Assistente di Mons. Fellay)
       

A margine della vicenda, ormai tanto dibattuta, dei matrimoni della Fraternità San Pio X, è intervenuto in questi ultimi giorni di maggio Don Michele Simoulin.
L’ex Superiore del Distretto italiano della Fraternità, oggi come in pensione in un complesso scolastico nel Sud della Francia, è solito intervenire sempre a sostegno delle posizioni dei Superiori, sia per il suo tipico senso della disciplina – vecchio retaggio militare -, sia per il suo personale convincimento della necessità per la Fraternità di rientrare all’obbedienza del Vaticano.

Egli ha presentato il suo punto di vista in un articolo, Si continua!, pubblicato sul numero di giugno 2017 de Le Seignadou, il bollettino del Priorato Saint Joseph des-Carmes. In esso Don Michele non cita apertamente neanche una volta i Decani e la loro lettera, e tuttavia si esprime a riguardo con una certa durezza, per poi sviluppare un ragionamento tutto suo, molto ligio nei confronti dei Superiori, ma che non sfiora neanche la questione di merito posta dai Decani e dagli stessi fedeli.

Niente di nuovo sotto il sole!?

Si continua!
Un articolo a proposito dei matrimoni della Fraternità







L'articolo è stato pubblicato nel numero di giugno 2017 de Le Seignadou.

In esso l'ex Superiore del Distretto italiano della Fraternità affronta a suo modo la questione della nuova disposizione di Papa Francesco sui matrimoni della Fraternità San Pio X, partendo da alcune pesanti considerazioni relative all'inziativa presa dai Decani della Fraternità riguardo a questa nuova disposizione romana.

Don Michele, a suo modo, rappresenta una certa parte della Fraternità: quella che sembra essere indifferente al fatto che dopo più di quarant'anni di resistenza si possa corrispondere all'abbraccio mortale della Chiesa conciliare.

E' a questo titolo che pubblichiamo il suo intervento tra i documenti.

domenica 28 maggio 2017

Fatima 100 anni dopo

Aleppo Consacrazione Madonna di Fatima




La processione della Madonna di Fatima a Aleppo - un evento impensabile negli ultimi anni.

Anche se la città di Aleppo è stata duramente colpita dalla guerra civile in Siria,il 13 maggio 2017, ha visto un raggio di speranza giorno di cui ricorre il centenario della prima apparizione della Madonna di Fatima.
Consacrazione e Santa Messa è stata celebrata nella Cattedrale di San Francesco di Assísi, da padre Ibrahim Alsabagh, e concelebrata dai vescovi e sacerdoti della città. Nella Messa era presente un'immagine benedetta della Madonna di Fatima, che è stata inviata direttamente as Aleppo dal santuario in Portogallo, dove nello stesso giorno Papa Francesco ha celebrato il 100 ° anniversario della prima apparizione mariana a Fatima.


Un ritorno al passato

Socci, le schegge impazzite ora sono a capo della Chiesa



Il nuovo presidente della Cei voluto da papa Bergoglio, il card. Gualtiero Bassetti, come ha notato ieri Vittorio Feltri, di fronte all' eccidio dei 35 cristiani egiziani compiuto dai terroristi, se n' è uscito dicendo: «Non sono le religioni che provocano violenze e terrorismo». Eppure proprio l' editoriale dell' Avvenire (quotidiano della Cei) ieri spiegava che quei poveretti sono stati uccisi perché «hanno chiesto loro di rinunciare a Cristo e di diventare musulmani. Se avessero accettato li avrebbero risparmiati, ma hanno rifiutato».
Dunque perché Bassetti parla di «religioni» (al plurale)? Non sono tutte la stessa cosa. C' è la religione dei carnefici e c' è quella delle vittime. Non si possono confondere vittime e carnefici. La causa della strage è stata proprio religiosa: l' odio per la fede cristiana. Con buona pace di Bassetti. Del resto dopo aver affermato che non sono «le religioni» a compiere questi orrori, il cardinale ha aggiunto: «sono loro schegge impazzite». Ma «loro» e «schegge» sono al plurale. Quindi ci sarebbero «schegge impazzite» di tutte le religioni che fanno massacri? A Bassetti risulta che vi siano organizzazioni di terroristi cattolici che uccidono quei musulmani che non si fanno battezzare in Chiesa? Nessuno può sostenere una tale assurdità. Bassetti - che già si arrampicava sugli specchi - ha aggiunto: «Vediamo creature pazze di furore e impazzite di odio, ma anche per noi in passato è stato così visto che i terroristi rossi venivano anche dalle nostre università cattoliche». La superficialità di queste parole lascia di stucco. 

L'illusione di Medjugorje

Notizie da segnalare