LA SACRA ICONA
DELLA MADRE DI DIO DI KAZAN
L’Immagine della Madre di Dio di Kazan è dipinta su legno e,
secondo gli studi e le prove degli esperti, risale al XIII secolo. È dipinta
nello stile tradizionale greco-bizantino e venne eseguita, probabilmente,
a Costantinopoli. La Santa Icona mostra la testa e le spalle della
Vergine Maria che ha il Cristo Bambino sulle sue ginocchia, quasi in
piedi. La mano destra del Bambino si alza verso sua Madre, in un gesto
benedicente. Un esame completo ai raggi X ha confermato che i colori
della Santa Icona si sono perfettamente conservati. I secoli hanno addolcito
il capolavoro, aumentando la bellezza e la serenità dei Volti. La
Sacra Icona è ricoperta di una lamina d’argento dorato (detta “riza”)
che profila le figure e gli abiti: sono visibili solo i volti della Madre di
Dio e del Bambino. Sotto questa copertura d’argento, il dipinto è perfetto
ed è della migliore qualità, tanto da poter essere giudicato una
squisita opera d’arte e, insieme, l’oggetto di grande devozione religiosa.
La “riza” risale al XVII secolo: cesellata e lavorata a sbalzo, è un’opera
molto raffinata, incrostata di più di mille diamanti, smeraldi, rubini
d’oriente, zaffiri e perle. La maggior parte di queste pietre preziose fu
incastonata molti secoli fa, altre furono aggiunte successivamente da
donatori. Per quanto il valore totale di questi gioielli sia molto grande,
la loro presenza testimonia la grande venerazione che, in passato, i Sovrani
e i popoli della Russia portarono a questa Santa Icona.
Ha suscitato non poche polemiche il libro scritto dal cardinale Walter Kasper dedicato a Martin Lutero (Martin Lutero – Una prospettiva ecumenica, Queriniana 2016). Il testo, pubblicato a maggio, presenta una serie di conferenze tenute dal cardinale sul riformatore sassone in vista della commemorazione dei 500 anni della Riforma Protestante.
Le polemiche hanno riguardato l’approccio – a dir poco benevolo – dell’autore nei confronti della Riforma Protestante e del suo ideatore Martin Lutero, così come le sorprendenti conclusioni che ne derivano a livello ecumenico.