DALL'ABOLIZIONE DELL'ERESIA ALLA SOCIETÀ CON GLI ERETICI
Il
Concilio Vaticano II (dogmatico per la materia trattata e per l'obbligatorietà
delle sue risoluzioni) introdusse l'abolizione dell'eresia e della conversione,
in particolare, decretando che le false religioni erano strumenti di salvezza e
che contenevano elementi di verità utili alla Chiesa. Da parte sua Giovanni
XXIII aveva predicato che bisognava ecumenicamente badare a ciò che unisce
piuttosto che a ciò che divide, anche quando l'errante non era disposto a
recedere dal suo errore.
Questi due capisaldi del neomodernismo, già
condannato nella sua origine dai precedenti Pontefici, hanno costituito il
trampolino di lancio di Wojtyla e di Ratzinger per le innovazioni che avrebbero
giovato al gregge e all'Ovile, pardon: al popolo
di Dio, nonché all'intera umanità. Essi si diedero a pregare insieme ad
eretici, negatori di Cristo e pagani, a baciare il Corano, a rendere omaggio
alla Sinagoga, a chiedere perdono di colpe mai commesse dalla Sposa di Cristo.
Procedendo sulle stesse basi, Bergoglio è
pervenuto a giustificare il più grande eresiarca di tutti i tempi ed enorme
nemico della Chiesa, il quale chiamò il Papa "anticristo" e la Santa
Messa un'opera di superstizione.